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LO STUDIO DEI REGISTRI PARROCCHIALI RISULTAT

5.3 I resti scheletrizzati o parzialmente mummificati: materiali e metodologie di ricerca

Gli individui solo parzialmente mummificati e i distretti scheletrizzati, sono stati indagati mediante osservazioni e analisi dirette e sottoposti ad un protocollo di interventi che ha previsto una serie di prelievi preliminari di campioni destinati a specifiche indagini laboratoristiche e strumentali, quali l’analisi degli elementi in traccia e degli isotopi stabili, nonché campionamenti multitessuto per esami microbiologici e paleopatologici. I resti sono stati successivamente sottoposti a osservazione autoptica diretta per la diagnosi del sesso e dell’età di morte, a rilevazioni osteometriche per la ricostruzione della statura e degli indici antropometrici, nonché ad analisi di biologia e patologia scheletrica tra cui l’esame

173

A chiusura della giornata di indagini, non è stato registrato nessun falso positivo (segnalazioni dubbie sono state doppiamente sondate con altro strumento e con osservazione autoptica diretta), sono state repertate due positività (sacco 94 US 26 id. 86 e sacco 70 US 23 e). Trattandosi di resti incompleti non destinati al mantenimento espositivo, si è proceduto con il prelievo dei target metallici che comunque, in entrambi i casi, non è stato demolitivo rispetto ai distretti anatomici trattati; nel primo caso si è trattato di una tasca in tessuto cucita e rivoltata, al cui interno è stato collocato un elemento di supporto (forse materiale organico) su cui è stata adagiata una medaglietta. La tasca è stata poi nuovamente cucita all’esterno per chiudere la fessura di inserzione ed è stata dotata di due piccoli lacci, utili per il suo fissaggio al corpo/vestito. Il secondo caso è un elemento metallico ferroso, gravemente consunto e squamato, vagamente inarcato, in pertinenza a presunto fodero/impugnatura in materiale organico (forse cuoio) che presenta lavorazione (cuciture interne), interpretato come un attrezzo da lavoro o parte di un arma bianca.

dello sviluppo delle inserzioni muscolari, o entesi e di altri indicatori ergonomici di carico biomeccanico, allo scopo di ricostruire le attività lavorative a cui erano dediti i membri di questa piccola comunità montana174, anche in relazione alla loro evoluzione diacronica.

Le citate operazioni preliminari di svestizione degli inumati hanno posto in evidenza come in diversi casi, individui apparentemente integri e completi in fase di recupero, fossero in realtà incompleti, essendo mancanti di qualche distretto anatomico (fig. 56). La causa di queste lacune è riconducibile al lungo periodo di utilizzo della cripta come cimitero della comunità e alla sovrapposizione dei corpi al suo interno, che ha comportato lo spostamento secondario dei corpi o di porzioni di essi. Il rotolamento verso il basso di alcuni elementi scheletrici, così come la perdita di volume del corpo durante la decomposizione, ha plausibilmente provocato lo spostamento verso le UUSS sottostanti di alcune parti anatomiche appartenenti ai corpi sovrastanti non più saldamente connesse tra loro.

Per quanto possibile, le analisi sullo scheletro post-craniale sono state eseguite su coppie di ossa omologhe (scapola, clavicola, omero, radio e ulna per il distretto

174

L. CAPASSO, K.A.R. KENNEDY, C.A. WILCZAK; Atlas of occupational markers on human remains, Teramo, 1999.

Figura 56 – L’individuo US 23 sacco 69 prima e dopo la vestizione; una volta privato dei vestiti e del materiale erratico, è stato possibile rilevare l’assenza di alcuni distretti anatomici (foto Mirko Traversari.

superiore; osso coxale, femore e tibia per il distretto inferiore), che meglio possono descrivere eventuali effetti di lateralizzazione anatomo-funzionale o di specifiche dinamiche biomeccaniche.

Il protocollo delle analisi di laboratorio ha preso avvio, come detto, dal campionamento del DNA antico, per evitare successive contaminazioni, per poi proseguire con rilevazioni antropometriche complete175, con i relativi indici, e con la determinazione del profilo biologico degli individui in esame: la diagnosi probabilistica del sesso o DSP176 fondata sull’esame del bacino, è stato il metodo di elezione per la determinazione del sesso177. La metodica di Acsadi e Nemeskeri178 è stata applicata al cranio. In accordo con la Secondary Sex Diagnosis, sono stati applicati diversi protocolli per ogni singolo distretto179. Per quanto riguarda la determinazione dell’età di morte ci si è avvalsi della valutazione del grado di rimodellamento della sinfisi pubica secondo Kimmerle et al.180 e Suchey e Brooks181, in combinazione con l’analisi della superficie auricolare dell’ileo secondo Schmitt182

. La stima dell’età dal cranio si è invece basata sul grado di usura dentaria183

e sul grado di saldatura delle suture ecto184 ed endocraniche185. L’età è stata stimata valutando queste tre metodiche per specifico distretto, allo scopo di restringere il più possibile il range di età alla morte attribuito.

175 R. Martin, K, Saller; Lehrbuch der anthropologie, Stuttgart, 1957 176

P.MURAIL,J.BRUZEK,F.HOUET,E.CUNHA; DSP: A tool for probabilistic sex diagnosis using worldwide variability

in hip-bone measurements, «Bulletins et mémoires de la sociétéd’anthropologie de Paris», n.s., 17/ 3-4 (2005), p. 167-

176.

177 Si è comunque tenuto in considerazione, quando il distretto non permetteva l’applicazione del protocollo DSP, delle

metodiche suggerite da A.CANCI,S.MINOZZI; Archeologia dei resti umani: dallo scavo al laboratorio, Roma 2005; G. ACSADI,J.NEMESKERI, History of human life span and mortality, Budapest 1970.

178A

CSADI-NEMESKERI, History, cit.

179 Per il femore si veda M.B

ASS; Human osteology: a laboratory and field manual, Missouri 1995; per omero, radio, ulna, clavicola T.D.STEWARD; Sex determination of the skeleton by guess and by measurement, «American Journal of Physical Anthropology» 12-3 (1954), pp. 385-392 e ACSADI-NEMESKERI, History, cit.

180E.H.K

IMMERLE,L.W.KONIGSBERG,R.L.JANTZ,J.P.BARAYBAR; Analysis of Age-at-Death Estimation Through the

Use of Pubic Symphyseal Data, «Journal of Forensic Science» 53/3, (2008), pp. 558-577. 181

S.SHEILAGH,T.BROOKS,J.M.SUCHEY; Skeletal Age Determination Based on the Os Pubis: A Comparison of the

Acsadi-Nemeskeri and Suchey-Brooks Methods, «Human Evolution» 5, (1990), pp. 227-238. 182A.S

CHMITT ; Une nouvelle methode pour estimer l’age au deces des adultes a partir de la surface sacro-pelvienne

iliaque. A new method to assess adult age at death from the iliac sacro-pelvic surface, «Bulletins et Memoires de la

Societé d'Anthropologie de Paris» 17 1/2, (2005), pp.89-101.

183 C.O.L

OVEJOY; Dental wear in the Libben population: its functional pattern and role in the determination of adult

skeletal age of death, «American Journal of Physical Anthropology», 68 (1985), pp. 47-56. 184 R.S.M

EINDL,C.O.LOVEJOY; Ectocranical suture close: a revised method for the determination of skeletal age at

death based on the lateral-anterior sutures, «American Journal of Physical Anthropology» 65 (1985), pp. 57-66. 185 A

Per il calcolo della statura è stata usata la formula proposta da Trotter e Gleser186, applicata al femore, tibia, omero, ulna, radio. Gli indici di robustezza sono stati ricavati applicando le formule di Olivier187. Le indagini volte alla ricostruzione delle attività occupazionali, si sono basate sull’esame dei caratteri ergonomici secondo la metodologia di Hawkey e Merbs188 e Mariotti et al.189.

Relativamente al distretto scheletrico superiore sono state esaminate le inserzioni muscolari rilevabili su clavicola, scapola, omero, ulna e radio; per il distretto inferiore sono state considerate quelle di ileo, femore e tibia. I caratteri epigenetici dello scheletro, utili per l’analisi delle distanze biologiche individuali e tra popolazioni, sono stati classificati secondo gli standard proposti da Berry e Berry190. I resti sono inoltre stati analizzati dal punto di vista paleopatologico, con riferimento agli specifici trattati e atlanti più comunemente in uso191.