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IL RETABLO PER LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI ALGHERO

IL CONTESTO SOCIALE E CULTURALE

4.1 JOAN BARCELÓ

4.1.4 IL RETABLO PER LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI ALGHERO

Il contratto di commissione del retablo per l'altare maggiore della chiesa di San Francesco di Alghero, stipulato ad Alghero il 7 giugno 1488, costituisce l'unica attestazione dell'attività professionale di Joan Barceló in Sardegna (doc. 4). L'atto, in catalano, è annotato nel Llibre primer del convento e gli accordi e patti che lo costituiscono si stipulano

tra Gaspar Romanga, obrer della chiesa e del monastero, e «mestre

Johan Barsalo pintor natural de Tortosa». Il primo dato rilevabile è che la committenza è rappresentata da una sola persona che ricopre la carica di obrer. Non è specifi cato se si tratti dell'obrer capo o di uno

degli amministratori delegato appositamente per la gestione di questa pratica e nulla sappiamo circa la sua professione. A differenza di altri contratti riguardanti la commissione di retabli per chiese o conventi, come per esempio quello del Retablo di San Bernardino per la chiesa di San

Francesco di Stampace di Cagliari (1455), in cui insieme al cittadino di Cagliari Francesch Oliver è presente il frate guardiano del convento

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Miquel Gros [ARU 1926, pp. 194-195], in questo documento non compare tra i contraenti nessun rappresentante dell'istituto religioso, ragion per cui è lecito pensare che l'intera somma pattuita per il pagamento sia a carico dell'associazione degli obrers. Del pittore non

si fornisce alcun dato circa la cittadinanza o residenza, mentre lo si qualifi ca come nativo di Tortosa.

Barceló si impegna con il detto obrer a dipingere il retablo nell'altare

maggiore della chiesa, di cui esiste già la struttura, bene e debitamente, con tutta la perfezione (possibile) come si conviene a un buon maestro nell'arte. L'incarico per cui egli è chiamato è quindi relativo alla pittura di un retablo già esistente collocato nell'altare maggiore della chiesa («lo dit mestre Johan Barsalo pintor promet y se obliga al dit obrer pintar lo retaulo de la sgelsia de Sanct Francesch que es del cap de la dita sglesia»).

La conduzione del lavoro doveva articolarsi in diverse fasi. Ogni parte del retablo sarebbe dovuta essere sottoposta a levigatura, ingessatura e doratura, operazioni che Barceló avrebbe eseguito nella città di Sassari, dove il polittico sarebbe stato trasportato a spese del committente. Il tragitto inverso sarebbe stato invece a carico del pittore, che doveva dipingere le tavole ad Alghero, dove Gaspar Romanga avrebbe provveduto a individuare un laboratorio per lui e un suo aiutante e a fornire loro, a spese del convento, il vitto e l'alloggio.

Oltre ai requisiti di qualità, Barceló deve rispettare le indicazioni che gli vengono date riguardo alle scene da dipingere («en lo qual retaulo fara e se obliga fer les istories seguents»), dalla cui descrizione si desume che doveva trattarsi di un retablo a triplo trittico. Si parla infatti di tre tavole centrali di cui quella in basso doveva raffi gurare la Madonna col Bambino, quella intermedia San Francesco con il Santo Crocifi sso e quella in alto la Crocifi ssione di Cristo. Nelle tavole laterali, previste in numero di tre per parte, dovevano essere rappresentate le scene della vita di San Francesco così come sarebbero state indicate in un secondo momento dall'obrer. Al centro del tabernacolo della predella si chiedeva

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fosse dipinto «Jesus lansant lo sanch del costat en hun colper e tenint en la huna de la ma la creu e bandera», mentre gli altri scomparti erano riservati a ospitare «fi guras» a discrezione del committente. Ai lati della predella le porte dovevano essere dipinte con le immagini di San Pietro e di San Paolo.

Per quanto riguarda i materiali da utilizzare, Romanga si impegna a fornire a Barceló l'oro e i colori azzurro e carminio necessari, mentre gli altri dovevano essere messi a disposizione del pittore.

Il pagamento è fi ssato in 200 lire da corrispondere a rate in base allo stato di avanzamento dei lavori, che sarebbero dovuti partire dalla predella e dalle porte, conclusi i quali Barceló avrebbe ricevuto 35 lire, per poi proseguire con le tre tavole centrali, valutate in 36 lire, cioè 12 lire ciascuna, così come 12 lire sarebbe stata pagata la consegna di ognuna delle sei tavole laterali; 12 lire erano previste anche per i polvaroli. Le restanti 21 lire sarebbero state pagate a compimento del lavoro ossia con la doratura fi nale delle incorniciature dei casamenti. Non è specifi cata la durata e la data di consegna dei lavori se non per quanto riguarda il completamento e la posa in opera della predella e dei portals, fi ssata al 15 settembre di quello stesso anno, quindi dopo tre

mesi e una settimana.

Testimoni del contratto sono Guillelmus Coll, consigliere della città di Alghero, e i sarti Julianus Francisco e Demondus Aguglondo abitanti algheresi.

Restano ancora da chiarire i motivi per i quali al pittore sia stato fatto obbligo di trasportare a Sassari il retablo per la preparazione e per la doratura dei fondi; Carlo Aru, nel pubblicare il documento, rileva come questo fatto non abbia riscontri, a sua conoscenza, né in Sardegna né altrove e suppone che sia dovuto a cause contingenti come, per esempio, i lavori di costruzione della chiesa ancora in corso [ARU 1931a, p. 175]. In ogni caso la zona del presbiterio doveva essere già conclusa nel settembre del 1488 se per quella data si prevedeva di collocarvi la predella con il tabernacolo, indispensabile per l'offi ciatura

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della messa30. Ritengo non sia da escludere tuttavia che tale situazione

si considerasse necessaria per la buona conduzione del lavoro, la cui esecuzione avrebbe potuto giovare di miglior cura se svolta nella bottega di Barceló, dove il pittore avrebbe potuto disporre di tutti gli strumenti e aiuti che il caso avesse richiesto.

Riguardo al pagamento concordato, si tratta a mio avviso di una cifra elevata se si tiene conto che il pittore non doveva sottrarre al ricavo: le spese per l'acquisto del legno e per la sua lavorazione (tavole, traverse, montanti, cornici e pinnacoli decorativi ecc.), generalmente affi data a un fuster (e a un entallador); le spese per l'acquisto dell'oro, dell'azzurro

(verosimilmente l'azzurro oltremare ricavato dal lapislazzuli) e del carminio, tutti materiali costosissimi e di non semplice reperimento, il cui prezzo variava in rapporto con l'andamento del mercato; le spese per il soggiorno suo e del collaboratore ad Alghero per tutta la durata del lavoro. A suo carico restavano quindi solo i costi per il trasporto da Sassari a Alghero, e quelli "ordinari" di bottega (paga per il collaboratore, materiali e colori di normale utilizzo).

Un'ultima considerazione di natura generale è che il documento ci trasmette due coordinate "geografi che" non diversamente interpretabili: la prima è relativa all'origine tortosana di Barceló, la seconda all'ubicazione della sua bottega (e quindi almeno anche residenza, se non cittadinanza) nella città di Sassari.

30_ Le vicende costruttive iniziali della chiesa di San Francesco di Alghero sono ipotizzate solo attraverso l'analisi formale e stilistica dell'edifi cio poiché ancora non sono emersi documenti a riguardo. L'unico appiglio cronologico è costituito proprio dal documento di commissione del retablo. Per un inquadramento generale della questione cfr. SEGNI PULVIRENTI-SARI 1994, pp. 81-88.

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4.1.5 IL RETABLO PER LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL PI DI