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IL CONTESTO SOCIALE E CULTURALE

4.1 JOAN BARCELÓ

4.1.1 STATO DEGLI STUDI

Si deve a Giovanni Spano, in Pitture antiche a fresco e storia artistica sarda,

la prima notizia su Joan Barceló: «un tal Magister Johannes Barcalò,

1_ Quando non diversamente specifi cato, i documenti d'archivio cui si fa riferimento in questo capitolo sono stati da me rinvenuti.

2_ Su Joan Barceló e sul Retablo della Visitazione cfr. SPANO 1861a, p. 172; SPANO 1861b, pp. 42-43; SPANO 1870, p. 14; BRUNELLI 1907, pp. 359-361; ARU 1913, pp. 517-521; BRUNELLI 1920b, pp. 284-288; ARU 1924a, pp. 4, 11; ARU 1926, pp. 165-166; ARU 1931a, pp. 169-178; POST 1935, p. 460; MAYER 1942, p. 104; GUDIOL RICART 1955, p. 255; POST 1958, p. 467; AINAUD DE LASARTE 1959, p. 642; DESSÌ DELIPERI 1964, p. 270; DICCIONARI 1966, pp. 204, 206; CULTURA QUATTRO-CINQUECENTESCA 1985, p. 120; RÁFOLS 1980, p. 90; AINAUD DE LASARTE 1984, p. 119; AINAUD DE LASARTE 1985, p. 27; CATALÀ ROCA 1985, pp. 15-17; PESCARMONA 1987; CONCAS 1988, p. 28; AINAUD DE LASARTE 1990, p. 115; SERRA 1990, pp. 53-54; VERGÉS 1992, p. 73; SPANISH ARTISTS 1993, p. 101; GODDARD KING 2000, pp. 94-98; RUIZ QUESADA 2003, p. 57; MATA DE LA CRUZ 2005, p. 205; SCANO NAITZA 2005, p. 207; SCANO NAITZA 2006, p. 249; LIMENTANI VIRDIS 2007, p. 157; SARI 2009, p. 49; PASOLINI 2013b, pp. 100-101, 109, 114; PORCU GAIAS 2013, pp. 135-139; PUSCEDDU 2013, pp. 146-150; SALIS 2013, pp. 117-119, 121; SCANO NAITZA 2013, pp. 12-21; YEGUAS GASSÓ 2013, pp. 147-150.

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pittore sassarese, il quale visse nell'anno 1510» [1861b, pp. 42-43]3. Nella

nota a corredo della segnalazione il canonico aggiunge: «Questo Johannes Barcalò, sembra l'autore della bella tavola della cappella dell'Annunziata

di S. Francesco di Stampace, in cui vi è scritto Joannes Barchinonie F.»;

nella Guida della Città e dintorni di Cagliari, alla quale egli stesso rimanda,

riporta «si vede il nome, sotto della Madonna, senza indicazione d'anno, in un tassellino, IOHAES BARCELLONIE FECIT. Giovanni di Barcellona fu dunque l'autore di questa tavola». In seguito invece, nella Storia dei pittori sardi, sostiene trattarsi di due artisti distinti [SPANO

1870, p. 14] (fi gg. 1, 1b). L'errata lettura dell'iscrizione nel cartiglio, alla quale devono aver contribuito le stratifi cazioni di sporco sulla superfi cie pittorica, è stata accolta da Enrico Brunelli, che la trascrive a sua volta: «Iohaes barcell/nie fecit» [BRUNELLI 1907, p. 360] e la traduce in «Giovanni di Barcellona fece». Qualche anno più tardi Carlo Aru pubblica il regesto del documento indicato dallo Spano, datato 12 febbraio 1510, in cui Barceló fi gura come testimone [ARU 1913, pp. 517- 521] e contestualmente riporta la trascrizione dell'iscrizione nel retablo in quella che si è dimostrata essere la lezione corretta: «Joha(nn)es Barcelo me fecit» («Joan Barceló mi fece») [ARU 1913, p. 518], facendo sua l'ipotesi d'identifi cazione tra il Barceló pittore del documento e quello autore del Retablo della Visitazione. La trascrizione di Aru è

accolta da Georgiana Goddard King, che in modo non chiaro da un lato richiama «l’attenzione su un Daniel Barceló legato al pintor Joan Reixac nell'esecuzione del retablo dipinto dal secondo per il castello di Játiva. Secondo la studiosa non si trattava probabilmente di un pittore poiché, nonostante il suo nome appaia nelle ricevute del 1439, viene comunque rimpiazzato nel 1463 da Pietro Garro, altrove detto "En Pere Garro lochtinent". Tuttavia, nel tardo Quattrocento Játiva e la Sardegna erano spesso in contatto. Sia Reixac, lì attivo nel 1439, sia Jacomart nel 1450, poterono conoscere un fi glio di Daniel Barceló e portarlo nell’isola a

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incontrarvi il successo» [GODDARD KING 2000, p. 94]. D'altro canto sostiene che «sappiamo con certezza che Joan Barceló proveniva dal Limosino» [p. 98].

Nel saggio del 1926 su Archivio Storico Sardo Carlo Aru pubblica due documenti, già rinvenuti due anni prima dal canonico Damiano Filia [1924], riguardanti alcune questioni economiche del pittore cittadino sassarese: uno del 5 gennaio 1494, in cui risulta coniugato con Antonusca Puliga, l'altro del 16 giugno 1516 [ARU 1926, pp. 164- 167]4. Con Un documento defi nitivo per l'identifi cazione di G. Barcelo [ARU

1931a], lo studioso ritiene defi nitivamente chiusa la questione legata all'errata lettura del nome dell'autore del Retablo della Visitazione. Infatti

egli individua e trascrive integralmente quello che fi nora è l'unico documento sardo riferito all'attività artistica del pittore, che il 7 giugno del 1488 si impegna a dipingere un retablo, andato perduto, per l'altare maggiore della chiesa di San Francesco di Alghero5. Rimandando al

relativo paragrafo l'analisi del documento, per ora si segnala che il pittore è detto nativo di Tortosa.

Parallelamente agli studi sardi, anche le ricerche sul versante barcellonese hanno portato alla scoperta di nuovi elementi. Josep Maria Madurell Marimón [1944], individua, limitandosi a citarli o a estrapolarne brevi passaggi, altri documenti riguardanti Joan Barceló a Barcellona: uno del 23 agosto 1485 «Johanotus Barcelo pictor civis Barchinone» [p. 71, nota 123]6, un altro relativo all'incarico per la

realizzazione del retablo per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Pi di Barcellona, di cui non specifi ca la data, che viene fi ssata

4_ BUS, ms. 655, II, f. 79v.

5_ BUS, ms. 606, f. sciolto [ARU 1931a].

6_ AHPB, notaio Jaume Vilar, leg. 5 bis, ms. 3. Un riordino dell'archivio successivo allo studio del Madurell ha comportato una nuova collocazione del documento, che attualmente è: notaio Jaume Vilar, 245/3, 23 agosto 1485.

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da Chandler Rafton Post al 1510 [1958, pp. 467-468, nota 13], forse in base all'altro documento sul retablo del Pi, del 2 aprile 1510, in cui gli obrieri della chiesa lamentano l'assenza del Barceló da Barcellona7. Solo

in seguito, prima da Ráfols nel Diccionario de artistas de Cataluña, Valencia y Baleares [1980, ad vocem, p. 90] e poi da Ainaud de Lasarte [1990, p. 115],

si specifi ca che il contratto del retablo per la chiesa del Pi è del 15088.

Il grande storico dell'arte catalano, inoltre, riferisce, senza riportare alcuna indicazione bibliografi ca o archivistica, che Barceló è attestato nel 1472 a Tortosa9.

Nel 2005 Sofía Mata de la Cruz individua un Joan Barceló nel censimento di Valls stilato nel 1496, ma in assenza della qualifi ca professionale è diffi cile affermare che si tratti proprio del Barceló pittore [MATA DE LA CRUZ 2005, p. 2005; IGLÉSIES 1987, p. 176]10.

Di recente, Marisa Porcu Gaias [2013, p. 139] riferisce di due documenti, uno del 1497, l'altro del 1505 (già segnalato in PORCU GAIAS 1996, pp. 130, 316), in cui il pittore è attestato in Sardegna11, mentre Sara Caredda,

7_ AHPB, notaio Joan Benet, leg. 3, ms. 1.511, bolsa. La collocazione attuale è: notaio Joan Benet, 262/18, bolsa.

8_ RÁFOLS 1980, p. 90: «Barceló, Joan. Maestro pintor y dorador del siglo XV-XVI, ciudadano de Barcelona. Hallándose avecindado en Tarragona, hacia el 1508 se comprometió a pintar y dorar el retablo mayor de la parroquial de Nuestra Señora de los Reyes, de Barcelona, por el precio de mil trescientas libras».

9_ AINAUD DE LASARTE 1990, p. 115: «A Sardenya hi confl ueix també un pintor format en el cercle valencià de Joan Reixach. Es tracta de Joan Barceló, esmentat a Tortosa el 1472, que a Barcelona va a contractar el retaule major de l'església del Pi el 1508 – obra no executada aleshores – i que signa el Retaule de la Visitació, a Caller (Galleria Nazionale). Sabem que s'havia casat amb una dama de Sassari i que entre el 1488 i el 1516 estava en plena activitat a Sardenya».

10_ Un altro Joan Barceló è nominato nel medesimo censimento come residente a Montblanc [IGLÉSIES 1987, p. 184].

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nello studio sulla storia del mausoleo di Martino il Giovane nella cattedrale di Cagliari, supporta la sua ipotesi che il primitivo sepolcro potesse essere un sarcofago dipinto in base a due note da lei individuate nel registro di conti di Íñigo López de Mendoza, viceré di Sardegna dal 1487 al 1491, riferite all'anno 1488 e attestanti un pagamento ai «maestros que subieron la tumba del Señor Rey don Martín» e un altro a «mestre Joan el pintor» per «la pintura de la tumba del Rey don Martín» [CAREDDA 2013, p. 2147]12.

Per concludere la rassegna sulle notizie storiche e d'archivio, segnalo due documenti da me rinvenuti nell'Arxiu Històric de Protocols di Barcellona. Nel primo, datato 30 settembre 1508, fi gura come testimone un «Joannes Barsalo studens in artibus» abitante di Barcellona [doc. 11], che escludo, vista la qualifi ca, di poter identifi care con il Barceló pittore. Il secondo, datato 17 ottobre 1524, è un contratto stipulato tra gli obrers della chiesa di San Giuliano di Argentona e il fuster Joan

Romeu cittadino di Barcellona per la realizzazione della struttura e degli elementi decorativi lignei di un retablo per la chiesa. Tra i testimoni e fi deiussori (garanti) dell'accordo fi gura anche un Joan Barceló [doc. 20].

di Alghero, che, secondo la Porcu Gaias, potrebbe aver acquisito in pagamento del retablo di San Francesco (BUS, ms. 607, f. 264). Il documento del 3 febbraio del 1505 è il testamento di Zacaria Puliga, nel quale «mastru Joha Barcelo, connadu meu», è nominato tutore dei fi gli, assieme alla moglie di questi, allo zio don Nanni Puliga e a messer Giovanni Martines Dezar, dottore e nipote del defunto. Il testamento sarà aperto nel 1511 alla presenza dell’ex Governatore Andrea de Biure (ASSS, Busta 3 fasc. 2) [PORCU GAIAS 2013, p. 139].

12_ AIVDJ, Registro de pagos del virrey Íñigo López de Mendoza, Envio 110, caja 81, f. 10r.

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