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RICAMBIO GENERAZIONALE E MIGLIORAMENTO DELLE STRUTTURE AGRICOLE

Nel documento Il mercato fondiario in Italia (pagine 91-94)

MOBILITÀ FONDIARIA E POLITICA DELLE STRUTTURE

7. RICAMBIO GENERAZIONALE E MIGLIORAMENTO DELLE STRUTTURE AGRICOLE

7.1. Le dinamiche dell’occupazione e del reddito agricolo

Il progressivo invecchiamento della popolazione attiva agricola è un fenomeno che ha assunto dimensioni molto rilevanti a partire dagli anni cinquanta, quando l’esodo dalle campagne modificò in modo sensibile la distribuzione per classi d’età degli occupati nel settore agricolo. La forte diff e- renza di produttività, e quindi le migliori condizioni di lavoro e di reddito, tra settore agricolo e set- tori extragricoli determinò il passaggio di milioni di lavoratori agricoli verso altri settori. Il fenome- no è stato selettivo perché ha riguardato quasi esclusivamente gli occupati più giovani dotati di una migliore istruzione rispetto a quelli anziani e più propensi a ricercare nuove opportunità di lavoro. Lo squilibrio generazionale è rimasto inalterato nei decenni successivi e proprio la senilizzazione del settore ha provocato ulteriori contrazioni della manodopera agricola, ovvero si è assistito alla fuoriuscita per pensionamento o decesso dei lavoratori più anziani. Il ridotto numero di nuovi ingressi in agricoltura ha contribuito a mantenere sbilanciato il rapporto tra classi d’età. Infatti il processo di riequilibrio generazionale - che, secondo i demografi, dovrebbe avvenire naturalmente sempre che non intervengano nuovi cambiamenti - viene impedito dalla continua contrazione del ritmo di ingresso di giovani leve e da un ultimo strascico dell’esodo negli anni settanta. Un’analisi riferita agli anni settanta (Barbero e Mantino, 1988) evidenziava significative differenze tra la realtà del Nord Italia dove il ricambio è stato relativamente più elevato e il Centro Sud dove l’esodo non aveva ancora terminato il suo ciclo.

Soltanto negli anni ottanta si intravede una inversione di tendenza dato che i saldi migratori delle prime classi d’età ridiventano positivi, ovvero gli ingressi superano le uscite. Malgrado ciò la distribuzione percentuale rimane fortemente sbilanciata verso le classi d’età più avanzata: gli occu- pati agricoli con più di 55 anni rappresentano nel 1991 il 23% del totale degli occupati (tab. 7.1). La senilizzazione risulta ancora più accentuata passando dai lavoratori dipendenti (12%), ai coa- diuvanti (17%) e ai lavoratori indipendenti (39%). Un recente studio di Carbone (1996) ha cercato di stimare la distribuzione per classi d’età con una proiezione al 2001 e 2011 sulla base di tassi migratori pari a quelli verificatisi durante gli anni ottanta(1). I risultati non sono confortanti, dato

che “l’inversione di tendenza registrata negli anni ottanta non è di entità sufficiente ad avviare il cammino verso il riequilibrio del rapporto tra le generazioni” (Carbone, 1996, p. 164). In pratica i nuovi entranti non riescono a rimpiazzare completamente gli agricoltori che passano nelle classi d’età superiori, soprattutto a causa della progressiva riduzione degli ingressi nella classe 14-24 anni che costituisce il primo gradino della piramide demografica.

Proseguendo l’analisi a livello regionale, i lavoratori agricoli con età compresa tra i 55 e i 64 anni sono all’incirca 312mila (tab. 7.2), suddivisi tra lavoratori in proprio (197mila) coadiuvanti (14mila) e i circa 80 mila lavoratori dipendenti(2). Il peso percentuale sugli occupati totali varia da

un minimo del 12% in Puglia al 33% delle Marche, ma il campo di variazione si riduce notevol- mente con riferimento ai soli lavoratori in proprio: dal 22% della Sardegna al 36% sempre delle Marche (tab. 7.2). A livello di circoscrizioni si nota un grado di senilizzazione più basso nell’Italia Meridionale rispetto al Nord e soprattutto rispetto all’Italia Centrale.

(1) Lo studio prende in considerazione la sola categoria dei lavoratori indipendenti.

(2) Rispetto alle 7 diverse posizioni nella professione definite dall’ISTAT, sono state escluse dalla tab. 7.2 le posizioni “Imprenditori e liberi professionisti” e “Dirigenti” in quanto poco significative ai fini d e l l ’ a n a l i s i .

Il problema del ricambio generazionale in agricoltura presenta due facce: al fenomeno della senilizzazione si contrappone la permanenza dei giovani nel settore. Le informazioni disponibili dall’Indagine delle strutture agricole realizzata dall’ISTAT nel 1993(3)offrono la possibilità di ana- lizzare alcuni dati economici suddivisi per classe d’età del conduttore.

Tab. 7.1 - Popolazione residente attiva in agricoltura per posizione nella professione

Totale di cui:

Imprenditori, Coadiuvanti Dirigenti,

lavoratori in direttivi,

proprio e soci quadri, impiegati di cooperative e altri lav. dipendenti

Totale 1.589.267 672.665 97.911 733.625

Oltre i 55 anni 365.739 263.118 16.481 86.140

In percentuale 23,0 39,1 16,8 11,7

Fonte: ISTAT, Censimento della popolazione, 1991.

Dalla lettura della tabella 7.3, che riporta i dati nazionali, emerge una netta differenziazione delle caratteristiche economiche tra le aziende condotte da giovani imprenditori e quelle condotte da imprenditori anziani. Innanzitutto la dimensione economica delle aziende risulta quasi sempre maggiore tra le aziende dei giovani con valori doppi nel confronto tra le classi estreme (tab. 7.3). Inoltre la produttività del lavoro appare altrettanto differenziata con i conduttori al di sotto dei 35- 45 anni in grado di raggiungere valori nettamente più elevati rispetto agli altri agricoltori, con una disparità tra ordinamenti produttivi giustificata dal tipo di produzioni realizzate. Al contrario la produttività per ettaro - ovviamente molto differenziata tra i diversi indirizzi produttivi - non pre- senta significative differenze.

In generale si nota una struttura produttiva più robusta tra le aziende condotte da giovani imprenditori, con livelli di efficienza economica significativamente più elevati rispetto alle aziende delle altre classi d’età. I dati appena esposti appaiono confermare quanto da più parti ribadito a pro- posito della necessità di una presenza giovanile in agricoltura al fine di garantire una maggiore eff i- cienza nell’allocazione delle risorse. Peraltro una condizione importante per indurre i giovani a rimanere in agricoltura è rappresentata dalla dimensione dell’azienda: le elaborazioni presentate nel libro di Barberis e Siesto (1993) confermano una tendenza differenziata tra le aziende “professiona- li” e quelle a part-time (Battaglini, 1993). E’soprattutto nelle prime - caratterizzate da una maggiore dimensione economica più che di superficie - che si assiste al rinnovato interesse per l’attività agri- cola da parte dei giovani. In sostanza, secondo Barberis, si afferma un circolo virtuoso per cui “è l’azienda che, sufficientemente ampia, seleziona i giovani: questi poi contribuiscono ad ingrandirla ulteriormente” aumentandone l’efficienza economica.

Un’ultima considerazione merita il confronto intersettoriale della redditività, dato che una maggiore dinamicità infrasettoriale è condizione necessaria ma non sufficiente per garantire un futuro ai giovani in agricoltura. Infatti se la principale causa dell’esodo agricolo va ricercata nell’e-

(3)Nel volume ISTAT (1996) Struttura e produzione delle aziende agricole. Italia, anno 1993 sono riportati i dati sul numero di aziende, sulla loro superficie, sulle giornate di lavoro dedicate complessivamente all’at- tività aziendale e sul reddito lordo standard calcolato in base a valori medi riferiti alle annate 1989-91. E’ quindi possibile conoscere la dimensione media delle aziende in termini di superficie e di reddito prodotto e calcolare gli indici di produttività per ettaro e per unità lavoro. In quest’ultimo caso si sono trasformate le giornate di lavoro in unità lavoro assumendo che 1 unità corrisponde a 275 giornate lavorative.

Tab. 7.2 - Popolazione attiva in agricoltura con età compresa tra 55 e 64 anni, per posizione nella pro- fessione

Regioni Totale di cui:

Lavoratori in Coadiuvanti Direttivi proprio e soci quadri impiegati di cooperative e altri lavoratori dipendenti Piemonte 27.861 21.506 2.675 1.818 Valle d’Aosta 754 600 43 94 Lombardia 20.609 13.859 1.065 2.962 Trentino A.A. 6.441 4.472 545 808 Veneto 26.575 19.225 1.330 3.274 Friuli V.Giulia 4.658 3.143 294 589 Liguria 5.884 4.672 347 598 Emilia Romagna 33.616 23.556 2.235 5.348 Toscana 17.158 10.520 748 4.655 Umbria 6.423 3.815 254 1.988 Marche 13.889 9.686 840 2.473 Lazio 15.809 10.587 499 3.669 Abruzzo 11.914 8.989 476 1.623 Molise 5.421 4.291 318 580 Campania 27.745 17.891 993 7.821 Puglia 28.123 12.787 763 13.313 Basilicata 7.683 4.500 284 2.567 Calabria 12.100 2.802 69 9.020 Sicilia 30.515 14.163 387 14.772 Sardegna 8.740 6.188 185 1.880 ITALIA 311.918 197.252 14.350 79.852

in percentuale su popolazione attiva totale

Piemonte 27,2 32,5 16,8 13,3 Valle d’Aosta 22,6 29,6 14,0 11,0 Lombardia 21,5 29,2 10,6 11,0 Trentino A.A. 20,4 27,4 10,6 10,8 Veneto 25,5 32,5 13,7 13,0 Friuli V.Giulia 21,8 28,7 14,7 10,3 Liguria 24,8 29,9 14,9 12,9 Emilia Romagna 24,5 31,5 17,3 13,1 Toscana 26,0 31,4 16,7 20,2 Umbria 27,5 34,9 21,5 20,3 Marche 32,7 36,3 24,6 26,5 Lazio 20,5 27,1 11,4 12,8 Abruzzo 29,8 35,1 19,4 18,6 Molise 25,5 29,1 17,4 15,8 Campania 17,5 28,1 15,9 9,3 Puglia 12,2 23,2 11,4 8,2 Basilicata 20,0 29,7 15,9 12,8 Calabria 12,6 32,3 17,8 10,5 Sicilia 13,8 24,4 9,9 9,7 Sardegna 15,9 21,5 6,7 9,1 ITALIA 19,6 29,3 14,7 10,9

Tab. 7.3 - Reddito lordo standard per classe di età del conduttore, orientamento tecnico economico Orientamento tecnico Classi di età del conduttore Totale

economico 14-24 25-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65 ed oltre

Nel documento Il mercato fondiario in Italia (pagine 91-94)