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La ricerca educativa fa ricorso al metodo etnografico quando vuole studiare dall’interno i meccanismi che regolano le interazioni fra gli individui e

gruppi per comprendere le regole tacite e i modelli che li orientano.

Il metodo etnografico è pertanto un utile strumento per la descrizione e comprensione della vita quotidiana e dell’esperienza dei soggetti all’interno di contesti di vita che possono essere definiti naturali. La peculiarità del metodo etnografico è “lo studio dall’interno”, ovvero la possibilità, per il ricercatore, di adottare una posizione simmetrica e partecipata a quella degli individui con cui si realizzare la ricerca.

Nella presente ricerca, si è scelto di adottare un metodo di indagine etnografico poiché la ricerca etnografica parte da una domanda, un interesse di ricerca conoscitivo e il ricercatore esplora (questa indagine è definita appunto esplorativa) recandosi nel contesto e rimanendo assieme ai soggetti (Coggi & Ricchiardi, 2005).

Rendere l’intervista etnografica ha, quindi, significato preservare, o almeno tentare di preservare, le unicità del contesto in cui essa veniva realizzata e di mantenere la naturalità dell’ambiente nido. L’obiettivo era quello di presentare, al genitore intervistato, l’intervista non come uno strumento di indagine estraneo alla quotidianità, ma come un possibile strumento, offerto al genitore, per conoscere e riflettere sulla propria relazione con il figlio frequentante il nido. Per far questo, si è scelto di imitare la modalità comunicativa educatrici-genitori dei colloqui41 che, nella norma, precedono

41 I colloqui individuali sono momenti di conoscenza reciproca tra famiglia e nido e si realizzano

generalmente, prima della data d’inizio dell’inserimento del bambino al nido. La finalità principale dei colloqui è la conoscenza reciproca tra nido e famiglia: le educatrici raccolgono il maggior numero di informazioni relative alle abitudini del bambino (alimentazione, giochi preferiti, eventuali allergie o malattie, modalità di addormentamento e di consolazione, relazioni con i genitori, etc.), dall’altra presentano alla famiglia le caratteristiche del nido di infanzia come la giornata tipo, il progetto pedagogico, le modalità di inserimento, regole e modalità in caso di malattia del bambino, etc. Il colloquio è descritto come uno degli strumenti di comunicazione tra famiglie e nido (art.16 del “Regolamento comunale dei nidi d’infanzia”).

l’inserimento del bambino al nido: nei colloqui, generalmente, i genitori e le educatrici parlano della vita familiare e del nido seguendo una scaletta preparata dalle educatrici al fine di ottenere una reciproca conoscenza. Nel caso dell’indagine esplorativa si è voluto però aggiungere quattro elementi di novità, nel contenuto e nella forma, che differenziano, il colloquio dall’intervista:

Centralità della vita familiare e degli aspetti relazionali tra genitore e bambino che

sono vissuti quotidianamente. A differenza dei tradizionali colloqui, in cui vengono soprattutto indagate le abitudini alimentari di sonno, i giochi preferiti dei bambini, l’intervista in profondità ha l’obiettivo di raccogliere le narrazioni dei genitori sulla vita familiare e affettiva;

Presenza del bambino durante l’intervista42. Si è molto riflettuto sull’importanza di prevedere la presenza del bambino durante l’intervista ai genitori, poiché il bambino e la bambina erano lasciati liberi di agire e di muoversi nello spazio della loro sezione. L’aspetto, forse, più importante era la presenza del nucleo familiare all’interno del nido durante lo svolgimento di un compito, come quello di rispondere e riflettere sulla relazione, mentre la relazione stessa era in atto. Un esempio: il padre che risponde all’invito dell’intervistatrice di descrivere il contatto fisico del bambino con la mamma e il papà, mentre il figlio gioca durante l’intervista con la madre, rivela al ricercatore molte informazioni utili e al contempo permette al padre di rispondere in maniera più dettagliata e meno evocativa «ecco, vedi [riferendosi all’intervistatrice] fa proprio così anche a casa» (D1, 1° intervista-settembre, padre). Similmente la presenza del bambino e il suo relazionarsi, durante l’intervista, ai genitori e ad una persona esterna (l’intervistatrice), sperimentare la vicinanza e lontananza nello spazio dai genitori, manifestare modalità di consolazione o di richiesta di attenzione, ha offerto, ad entrambi i genitori, la possibilità di guardare assieme il figlio (attenzione congiunta) e di guardarsi reciprocamente. Come si vedrà nell’analisi dei dati (si veda il paragrafo 3.3) emergono elementi di accordo e di disaccordo tra i genitori;

Spazi e tempi dell’intervista. Si è scelto di svolgere le interviste all’interno della

sezione frequentata dal bambino e dal genitore al nido, senza modificare

l’arredamento e l’allestimento degli angoli. Per la realizzazione delle interviste si è cercato di creare un clima rilassato e sereno per permettere alla coppia dei genitori e al bambino di essere, il più possibile, a loro agio. Per fare ciò i genitori sono stati invitati ad accomodarsi come preferivano all’interno della sezione e a scegliere una postura comoda: alcuni genitori hanno preferito sedersi sui divanetti, altri a terra, ed altri ancora in piedi per seguire il bambino che era libero di muoversi e giocare all’interno dello spazio sezione. Durante le interviste il registratore digitale era sempre visibile, posizionato fuori dalla vista e portata del bambino. Le interviste non avevano una durata prestabilita.

Intervistatrice-educatrice. L’intervistatrice che ha realizzato e condotto le interviste

con i genitori era, ed è tuttora, educatrice all’interno di quel servizio frequentato dalle famiglie, in una diversa sezione.

Il doppio ruolo ha avuto effetti positivi: il genitore intervistato già conosceva l’intervistatrice nel suo ruolo lavorativo di educatrice ed è stata pertanto percepita come “una del contesto” già informata sulla vita del nido, sui bambini stessi e sulle altre educatrici del nido. La percezione dell’intervistatrice come familiare e non estranea ha, a mio avviso, permesso di accelerare i tempi di

conoscenza e di costruzione di reciprocità durante la prima intervista. Nel contempo, il fatto che l’intervistatrice non fosse l’educatrice di riferimento

della sezione lattanti-piccoli ha invitato i genitori ha spiegare in maniera più dettagliata e non dare, quindi, per scontato alcune dinamiche della relazione bambino-educatrice. Come intervistatrice, il mio compito è stato quello di mantenere separati ed contemporaneamente uniti i due ruoli: separati nella lettura e nell’analisi delle narrazioni, uniti nelle modalità comunicative con i genitori e al momento di interpretare i dati alla luce di possibili implicazioni pedagogiche.

Adottando un approccio etnografico, è stato deciso di presentare il progetto di ricerca con le sue finalità e tempistiche durante l’assemblea dei genitori di inizio anno e di lasciare libera l’adesione a partecipare al progetto di ricerca. In accordo con il coordinamento pedagogico si è deciso inoltre di realizzare quattro interviste alle educatrici: un’intervista di gruppo a settembre 2014 (in concomitanza dei primi giorni di inserimento) e tre interviste individuali al termine dell’anno educativo (metà giugno 2015).