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La gestione, da parte del genitore, del momento dell’addormentamento e del sonno del proprio figlio può offrire spunti per descrivere lo stile educativo e relazionale del genitore, poiché esso rappresenta un momento quotidiano di cura ripetuta, in cui entrano in gioco da parte del genitore eventuali routine, il rispetto di alcune regole (come ad esempio l’orario in cui andare a dormire o riposarsi, dormire nel lettino o nel lettone), il contatto fisico, e da parte del bambino la richiesta di vicinanza, il mantenimento della routine (ad esempio una ninna nanna, un peluche). Il sonno è presente anche nella vita del nido in diversi momenti della giornata: al pomeriggio durante il “riposino” e al mattino soprattutto per i bambini più piccoli. L’importanza e la cura dedicati al momento dell’addormentamento al nido sono tali che al genitore si richiede pari attenzione, tempo e disponibilità - per inserire il bambino al sonno pomeridiano in modo graduale- similmente alla modalità adottata per l’inserimento del bambino al mattino.

Anche il momento dell’addormentamento, parallelamente all’assunzione del cibo, rivela differenze tra nido e famiglia. Considerando il questionario, le domande sulle modalità di addormentamento a casa offrono spunti interessanti di riflessione.

Sul piano statistico non vi sono concordanze significative tra genere, età del bambino, età del genitore e le risposte scelte dai genitori nel questionario. Vi è invece una connessione positiva (Q di Yule = 0,513) tra il genere del genitore e la modalità di addormentamento a casa, in particolare le madri affermano che per addormentare il bambino è sempre necessaria la loro presenza, mentre i padri affermano che il bambino/la bambina si addormenta da solo. Come le stesse madri confermano, si può ipotizzare, con un certo grado di certezza, che questa differenza significativa tra madri e padri nell’affermare che il bambino necessiti, o meno, della vicinanza dell’adulto sia da attribuire all’allattamento, infatti alcune madri specificano nel questionario la loro scelta di allattare ancora. Le madri e i padri concordano invece sulla modalità post addormentamento affermando (42% dei genitori) che, terminata la fase di addormentamento, il bambino dorme poi nel suo lettino nella camera dei genitori. E’ interessante sottolineare la presenza di una percentuale di genitori (16,6%) che sceglie due modalità: il bambino dorme nel suo lettino nella camera dei genitori, ma spesso dorme anche nel lettone. Questo succede, a detta dei genitori, spesso durante la notte, quando il bambino si sveglia e i genitori hanno l’abitudine, non di riaddormentarlo nel lettino, ma di portarlo nel lettone con loro. Il medesimo dato è confermato dalle interviste, in cui quattro famiglie su sei69 affermano similmente a questa madre, che

«è come se la notte fosse divisa in due. Prima, proviamo, e l’addormentiamo

nel suo lettino, ma poi finisce sempre con noi nel lettone quando si risveglia»

(I3, 3° intervista-marzo, madre).

Il sonno notturno del bambino influisce profondamente anche nelle relazioni all’interno della coppia come in quei casi in cui i padri dormono sul divano, oppure nel lettino del bambino. Nel gruppo ristretto dei nuclei familiari che hanno partecipato alle interviste, 3 famiglie su 6 hanno affermato, con parole diverse, come l’inserimento al nido abbia facilitato e “abituato” il bambino a dormire da solo nel suo lettino.

«Le dade hanno tutti questi bambini, non si può pensare che li

addormentano uno per uno in braccio […]. Mi dicono che V. dorme

tranquillo nel suo lettino e si addormenta subito, a casa ci mettiamo delle

ore» (C2, 2° intervista-dicembre, madre)

L’abitudine del bambino, acquisita al nido di dormire da solo nel suo lettino viene vissuta da molti genitori come una conquista non solo per l’autonomia del bambino, ma anche come una conquista di ritrovata intimità tra i genitori, che possono nuovamente condividere il letto e godere anche di un sonno più tranquillo e ristoratore.

«Ho sempre un po’ paura di muovermi e di schiacciarlo, e poi è sempre

attaccato a lei [la madre, ndr]» (A1, 1° intervista-settembre, padre).

E’ interessante, segnalare come due madri (dei sei nuclei familiari) ammettano di provare due sentimenti contrastanti: da una parte il desiderio che il bambino dorma nel suo lettino e dall’altra la paura di perdere la vicinanza fisica del bambino soprattutto quando la fase di allattamento è terminata. Congiuntamente permane, per alcune madri, un sentimento di “forzato adattamento” del bambino alle modalità di sonno del nido, ovvero il bambino si abitua a dormire da solo poiché, non essendoci il rapporto uno a uno, le educatrici non possono addormentare in braccio e singolarmente ogni bambino. Secondo i dati del questionario, infatti, la differenza di modalità di addormentamento tra nido e casa è l’aspetto del comportamento del bambino che, dai racconti delle educatrici, è descritto come il più differente tra casa e nido. A conferma di ciò vi è una connessione significativa positiva tra la richiesta di informazioni alle educatrici e la specifica richiesta di informazioni sull’addormentamento (Q=0,62), e ciò dimostra come, i genitori siano fortemente interessati, più ancora che al cibo o al comportamento con i compagni, alle modalità di addormentamento adottate al nido e le conseguenti condotte dei bambini, e tra queste due aspetti emergono: i tempi brevi con cui il bambino al nido si addormenta, e il rispetto della “regolarità oraria” che a casa sembra mancare. Su questo tema, un’interessante ricerca americana condotta oramai vent’anni fa, proponeva un confronto tra genitori americani, giapponesi ed italiani nelle abitudini dell’addormentamento e del sonno (Wolf, Lozoff, Latz, & Paludetto, 1996).

Tra i risultati più evidenti, nelle famiglie delle tre diverse nazionalità, vi era la comune discrepanza tra ciò che il genitore affermava di ritenere giusto (belief, credenza) per l’addormentamento del bambino e ciò che poi nella realtà faceva.

La maggioranza di famiglie italiane (89,4%) non aveva specifiche routine per il momento del sonno, aspetto molto importante, invece nella vita

per i dati relativi all’assunzione del cibo, anche nel caso dell’addormentamento si ritrovano regolarità e presenza di routine come indici di differenza tra nido e famiglia

Vita quotidiana: arrivati a casa cosa si fa?