Attraverso la fertilizzazione dalle discipline tradizionalmente separate di psicologia sociale e e della neuropsicologia negli ultimi anni, la ToM è stata uno degli sviluppi più fruttuosi nello studio della mente e del comportamento umano (Mitchell & Phillips, 2015).
La natura dell'attività sociale umana infatti è stata descritta essere la prima pressione evolutiva per la straordinaria grandezza e complessità del cervello umano (Adolphs, 2009).
La capacità di comprendere che gli stati mentali siano la causa di comportamenti e pensieri, infatti, serve per spiegare e prevedere il comportamento degli altri, garantendo grandi vantaggi strategici agli individui, come quello di sapersi muovere in un ambiente sociale complesso (Premack & Woodruff, 1978; Wan, 2012).
Le numerose evidenze sperimentali esaminate nei paragrafi precedenti hanno messo in evidenza la quantità delle varie componenti alla base della capacità di ragionamento sulla Teoria della Mente.
Questo risulta di grande importanza nel momento in cui si voglia valutare la teoria della Mente come una prestazione complessa in cui contribuiscono molteplici fattori, come ad esempio la capacità di rilevare e rielaborare le informazioni controfattuali, ad esempio le gaffe, il sarcasmo e le bugie, e l'uso non letterale del linguaggio (Wang & Su, 2006). Un individuo che ha una capacità di ToM è anche in grado di valutare e comprendere l'emozione in qualsiasi forma essa sia espressa. In questo senso, la percezione delle emozioni e la ToM sono viste come diverse componenti di un unico sistema (Mitchell & Phillips, 2015).
Le abilità di ToM permettono non solo di riconoscere le emozioni in maniera appropriata, ma concorrono anche a riconoscere un contesto inappropriato di un
enunciato al fine di spiegare gli stati mentali degli altri (Happè. 1994; Kaland et al., 2005).
Il lavoro di ricerca presentato in questa tesi prende avvio da una riflessione sull'importanza di indagare la capacità di ragionamento sulla ToM in patologie quali l'EC.
Gli ultimi studi infatti hanno messo in luce una compromissione della corteccia orbitofrontale attraverso alcuni test che indagano la ToM nei soggetti con EC (Gomez- Beldarrain et al., 2011), senza però relazionare tale disfunzione al malfunzionamento della capacità di ragionamento sulla ToM. In questo studio si è voluto perciò indagare la ToM nei soggetti con EC.
In linea con lo studio di Gomez-Baldarrain et al. (2011) si è riscontrata una differenza nella prestazione del Faux Pas Test e del Reading Mind in the Eyes tra il gruppo di EC e quello di controllo. Anche in altri compiti di ToM, come lo Strange Stories Task, il Test delle Situazioni Sociali e il Test di Attribuzione delle Emozioni, i soggetti con EC hanno avuto degli esiti più bassi rispetto al gruppo di controllo.
Dati i limiti sopra riportati, non si può parlare di differenze significative, ma possiamo aprire delle riflessioni in merito e dare uno spunto per ulteriori indagini sulla ToM nei soggetti con EC.
Reclutare campioni più ampi di pazienti e monitorare nel decorso nel tempo la prestazione ai compiti di ToM e anche al variare di gravità, intensità, frequenza degli attacchi emicranici e durata della malattia, fornirebbe importanti evidenze sulla possibile presenza dei deficit di ToM e sulla precisa evoluzione (soprattutto da quando origina) in queste popolazioni cliniche, in linea con gli studi che rilevano una compromissione cognitiva nei soggetti con EC e altri tipi di dolore cronico al variare di tali parametri (Schmitz et al., 2008; Boyer et al., 2014; Mathur et al., 2015).
Indagare tali aspetti è importante al fine di chiarire maggiormente il quadro cognitivo di questo tipo di patologie e le possibili conseguenze sul piano psicologico oltre al funzionamento sociale, occupazionale e della QdV che risultano compromessi in questi soggetti (Lipton, 2009; Schwedt et al., 2013).
Studiare i meccanismi della ToM e come questi siano implicati nella QdV e nel funzionamento psicosociale e occupazionale potrebbe essere un ulteriore aspetto da tenere in considerazione nel trattamento psicologico di sostegno alla persona che viva una condizione cronica disabilitante e di psicoterapia orientata al mantenimento- recupero di una buona qualità di vita affiancato a quello medico-farmacologico, specifico per la patologia emicranica e pertanto limitato al sintomo.
La psicologia che intenda muoversi in queste direzioni deve necessariamente considerare anche i vissuti dei soggetti che vivano un quadro di comorbilità spesso associato alla EC, deve peraltro considerare la qualità di vita come costrutto complesso su cui lavorare in ottica preventiva oltre che curativa, infine deve tradurre la teoria di riferimento (nel caso specifico la ToM) in una operazionalizzazione della stessa che permetta, una volta compiuta la diagnosi (neuro)psicologica, di svolgere interventi psicologici coerenti e pertinenti la cornice teorica di cui al presente studio gli assunti fondamentali. Se ne evince una prospettiva di Psicologia della salute integrata con gli studi di tipo neuropsicologico, oltre che con le risultanti aree della Psicologia clinica: l’ambito dell’EC indagato attraverso la ToM potrebbe quindi rivestire significati interessanti per le prospettive di una Psicologia realmente multidimensionale.
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