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STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DELLA TEORIA DELLA MENTE

1.2 LA TEORIA DELLA MENTE

1.2.2 STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DELLA TEORIA DELLA MENTE

Grazie all'evoluzione del concetto di ToM, sono stati sviluppati diversi strumenti per misurare questo tipo di abilità.

La letteratura riporta che la comprensione della mente dell’altro si sviluppa intorno ai quattro anni di età, ossia quando il bambino comprende che se una persona possiede una credenza errata rispetto a un evento che non corrisponde con il dato di realtà, può, di conseguenza, comportarsi in modo inadeguato (Camaioni, 1995). le prova che valuta tale credenza è il compito della falsa credenza come accennato precedentemente che sono:

• La prova classica dello “spostamento inaspettato” di Wimmer e Perner (1983) che ha rappresentato la prima dimostrazione sperimentale di questa capacità nei bambini di età prescolare.

• La “scatola ingannevole” (Perner, Leekam, Wimmer, 1987).

attorno ad un personaggio, Maxi, che nasconde un cioccolatino in una scatola prima di andare fuori a giocare.

Mentre lui è fuori, la madre sposta la cioccolata di Maxi dalla scatola all'armadio. Poi Maxi ritorna e lo sperimentatore chiede: "Dove cercherà Maxi la cioccolata?" Il test permette di distinguere se il bambino predice il comportamento di Maxi sulla base delle proprie conoscenze (Maxi guarderà dove il cioccolato è davvero) o se capisce la falsa credenza di Maxi (Maxi guarderà dove il cioccolato era prima) (prova dello “spostamento inaspettato”).

Gli autori hanno osservato che mentre la maggior parte dei bambini di 4 anni predicono correttamente il comportamento di Maxi sulla base della sua falsa credenza, la maggior parte dei bambini di 3 anni rispondono sulla base della nuova situazione senza tener conto che la credenza di Maxi è rimasta la stessa indipendentemente dalla realtà cambiata (Wimmer & Perner, 1983).

Baron-Cohen, Leslie e Frith (1985), come scritto in precedenza, hanno usato una variazione del paradigma Wimmer e Perner (1983) dello “spostamento inatteso” con il “compito di Sally e Ann”.

Ai bambini è stata presentata una scena con due bambole, 'Sally' e 'Ann' nella quale Sally ha un cestino e Ann una scatola.

Sally mette la sua biglia nel cestino e lascia la scena. Mentre lei è fuori, Ann toglie la biglia fuori dal cesto e la mette nella la sua scatola. Viene poi posta la domanda: “Dove cercherà Sally la biglia?” Gli autori hanno dimostrato che l'80% dei bambini autistici falliscono, mentre la maggior parte dei gruppi di controllo hanno superato il test (85% dei bambini in normale via di sviluppo e 86% di bambini con la sindrome di Down). Perner, Leekam, Wimmer (1987) si sono chiesti se il fallimento nel compito di falsa credenza sia dovuto alla difficoltà del soggetto testato di tenere conto in considerazione l'aspettativa implicita del protagonista (un oggetto rimane laddove è stato collocato) Gli autori decidono di rendere esplicita tale aspettativa all'interno della narrazione. Nel compito degli “Smarties” al bambino viene chiesto di indovinare cosa contiene un tubo di Smarties (un noto pacchetto di caramelle). Dopo che il bambino risponde correttamente "dolci" o "Smarties" lo sperimentatore apre il pacchetto e mostra il contenuto reale, una matita. Il coperchio viene poi sostituito e al bambino viene chiesto: "Quando per la prima volta hai visto questa scatola, prima di levare il coperchio, cosa pensavi ci fosse dentro? (domanda sul proprio stato mentale).

In questo compito, bambini di 3 anni, non sembrano ricordare la loro falsa credenza ma invece rispondono "una matita". Lo stesso risultato si verifica quando al bambino viene

chiesto: “cos'altro un bambino potrebbe dire se gli venisse indicato lo stesso tubo di Smarties?” (domanda sullo stato mentale di un'altra persona). A 3 anni di età si aspettano una vera credenza, mentre a 4 anni riconoscono la falsa credenza, quindi i bambini falliscono ancora al test, i cui prerequisiti per il superamento di tale prova (compito di falsa credenza di I ordine) richiedono:

• la capacità di saper decentrare la propria conoscenza

• saper rappresentare la credenza (falsa) (Perner, Leekam, Wimmer, 1987).

La prova di falsa credenza di II ordine (compito di John e Mary) (Perner & Wimmer, 1985), al bambino viene raccontata la storia di J. e M. che giocano insieme nel parco, quando vedono un carretto dei gelati. Mentre M. va a casa a prendere il denaro per comprare il gelato, J. Vede il carretto spostarsi verso la chiesa. Anche M. però viene a conoscenza, all'insaputa di J. che il gelataio si è spostato.

A questo punto si chiede al bambino: “Dove pensa John che Mary sia andata a comprare il gelato?”. Per rispondere in modo corretto il bambino deve tenere in considerazione che John sa che Mary è a conoscenza del fatto che il carrellino si è spostato. Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo del tipo metarappresentazionale. (Perner & Wimmer, 1985).

Alcuni autori (Surian e Leslie 1999; Clements e Perner 1994) hanno cominciato a sottolineare le difficoltà concettuali del test della falsa credenza.

Innanzitutto, diversi studi hanno messo in evidenza come risolvere tale test implichi non solo, e non tanto, una buona capacità di ToM, ma anche diverse e ben sviluppate capacità cognitive, di tipo linguistico, attentivo/mnestico e di ragionamento (Barres & Johnson-Laird,1997).

Tali capacità cognitive non sono però specifiche della ToM (Fodor, 1992). L’incompleto sviluppo di tali capacità, più che la mancanza di una ToM, potrebbe allora spiegare l’insuccesso dei bambini più piccoli in questo tipo di compiti.

Bloom e German (2000) argomentano quindi che il test della falsa credenza richiede qualcosa di più che la ToM per essere superato e che, d’altro canto, la ToM è una capacità più ampia del semplice passare il compito sulla falsa credenza, concludendone che il paradigma della falsa credenza non è appropriato allo studio della ToM.

L’uso del test della falsa credenza, confonde il concetto di prestazione con quello di competenza, affermando di fatto che l’unica ragione per non mettere all’opera una certa abilità è che non la si possiede (una capacità “tutto-o-nulla”) (Camaioni, 1993).

La nozione di falsa credenza è divenuta un criterio evolutivo fondamentale per stabilire il momento in cui i bambini sviluppano una teoria della mente strutturalmente simile a

quella adulta.

Per quanto riguarda lo studio della ToM nei soggetti adulti alcuni studi hanno indagato la ToM negli attraverso test più sofisticati, nello specifico i compiti delle Strange stories (Happé, 1994) e il Faux Pas Test (Baron-Cohen et al., 1999).

Per indagare la ToM viene usato anche il Test delle Situazioni Sociali (Happe, 1994; Blair, Cipolotti, 2000) il quale si pensa avere delle richieste funzionalmente simili al test del faux pas, ad esempio entrambi coinvolgono la rappresentazione degli stati mentali degli altri e le risposte emozionali, particolarmente nella spiegazione della rabbia (Blair, Cipolotti, 2000). Un altro test utilizzato per indagare la ToM è il Reading Mind in the Eyes (Baron-Cohen et al., 2001). Per la descrizione di quest'ultimi test si rimanda alla parte sperimentale.

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