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2.2 GIUSEPPE CAPOGRASS

2.2.5 RIFLESSIONI GIURIDICHE NEI PENSIERI A GIULIA

I Pensieri a Giulia, se da un lato sono stati fonte necessaria per una buona comprensione degli scritti giovanili di Capograssi, lo sono in special modo per gli scritti successivi al 1918, anno in cui egli comincia a

267 DANTE, Pd., 1, pp. 103-113. 268 Pensiero 28 dicembre 1918, n. 24. 269 Pensiero 20 maggio 1921, n. 927.

comunicare a Giulia, mediante umili fogli di carta, non solo il suo amore ma le sue convinzioni, le sue perplessità, i suoi pensieri scientifici.

Proprio i Pensieri a Giulia, del periodo che va dal dicembre 1918 alla primavera inoltrata del 1920, costituiscono una fonte indispensabile per una esatta ricostruzione del fondamento dottrinale che sottende le Riflessioni, e consentono di evitare incerti sforzi ermeneutici tesi ad individuare il pensiero di questo o di quell'autore come fonte privilegiata da Capograssi per la stesura di tale opera.

La Nuova Democrazia Diretta (N.D.D.)270, nonostante sia stata scritta in pochi giorni, è un’opera meditata a lungo soprattutto per quanto concerne gli elementi costitutivi, i quali sono il frutto sia di un prosieguo di riflessioni iniziate già nel Saggio sullo Stato e approfondite nelle Riflessioni, sia di un’osservazione attenta della realtà politica del momento.

Proprio l’attenta analisi della società e della sua trasformazione fa della Nuova Democrazia Diretta un’opera che si iscrive «in quel versante di pensiero che collega il travaglio teorico e pratico della democrazia rappresentativa e più in particolare della idea e della prassi della rappresentanza politica alle trasformazioni in atto sia soprattutto nel sistema sociale sia, correlativamente, nel più generale contesto delle strutture costituzionali»271.

Nei pensieri a Giulia compresi fra il 1919 e il 1921 oltre a diversi riferimenti ai capisaldi istituzionali è possibile scorgere alcuni riferimenti

270 CAPOGRASSI G., Opere, I, pp. 405 segg.

271 FISICHELLA D., Crisi della rappresentanza e nuova democrazia, relazione svolta nel

convegno romano su Giuseppe Capograssi, Roma, 1986, p. 249; ZAMPETTI P.L., Dallo Stato liberale allo stato dei partiti, Giuffré, Milano, 1965; BOBBIO N., Democrazia

anche al problema elettorale, all’organizzazione della società, alla guerra mondiale e alla vita politica in genere.

Sono impressioni che, se costituiscono la fase di incubazione del pensiero capograssiano sulla democrazia, di tanto in tanto escono da tale fase e si presentano come parziali formulazioni di pensiero, come primi approcci alla problematica affrontata poi più ampiamente. In altri termini, si presentano sottoforma di brevi articoli apparsi su Il Tempo nel 1919272.

Pertanto, si ritiene che Capograssi, pur non avendo mai pensato a tale lavoro in maniera sistematica, ne sentisse, però, il bisogno a livello d’intuito. Al fine di confermare queste impressioni, è opportuno procedere per gradi nella ricostruzione analitica della fase di incubazione della Nuova

Democrazia Diretta.

Dal novembre del 1919 alla primavera inoltrata del 1921 Capograssi, scrivendo a Giulia, ha l'opportunità di esprimere ripetutamente le sue impressioni su alcuni problemi della vita politica, meglio su come essa è vissuta.

Sono impressioni che denotano tutto il suo disappunto per la superficialità, l'esteriorità di tale vita che, presa dalle passioni e dagli interessi provati , finisce col divenire una giostra senza anima, limitata ai programmi che non concorrono mimicamente a purificare l’uomo273.

Il disappunto per il modo in cui sono state organizzate le elezioni politiche del 16 novembre 1919 e per i loro programmi è tale che

272 CAPOGRASSI G., Il nuovo regionalismo, in Il Tempo, 3 marzo, 1919, p. 3; ID., La

rivoluzione amministrativa, in Il Tempo, 18 aprile 1919, p. 5; ID., La riforma elettorale in Francia, in Il Tempo, 4 luglio 1919, p. 3.

273

FISICHELLA D.,La giostra del potere. Partiti ed istituzioni nel vortice della crisi, Giuffré, Milano, 1981.

Capograssi giunge ad affermare che «le elezioni sono il più colossale festival che si poteva organizzare»274.

Si tratta di programmi politici che hanno in sé le cause della loro debolezza, debolezza del loro tempo e della conseguente crisi sociale.

«I grandi libri che contengono i grandi sogni e i grandi pensieri degli uomini giacciono – egli infatti precisa – senza essere toccati; e i grandi problemi stanno, senza essere trattai, stanno minacciosi e tempestosi a minare l’avvenire e a turbare il meraviglioso andare della storia, sotto la mano santa e pietosa della Provvidenza. Intanto i grandi interessi umani stanno non curati, negletti, e nell'ombra covano, tempestano, urgono con vigore di bufera, le grandi crisi che si addensano su questo nostro Paese, così grande e così misero»275.

È talmente negativa l'impressione che Capograssi riceve dalla conduzione delle elezioni politiche da trarre, di conseguenza delle considerazioni negative anche sulla funzione elettorale.

La società moderna, infatti, a suo parere, non sa cogliere l'essenziale, neanche nella funzione elettorale. per cui, anziché trovare in tale funzione la fonte viva e vitale del proprio rinnovamento, vi trova una fonte inaridita, che porta la società a crogiolarsi in un eterno circolo vizioso, che parte dagli interessi particolari, finiti, empirici e ad essi torna dopo un lungo percorso, senza avere l'opportunità o la capacità di

fare un salto di qualità in direzione degli interessi generali.

274

Citato in LIPPOLIS L., Il pensiero del giovane Capograssi attraverso i “foglietti” a Giulia, Giuffré, Milano, 1988, p. 204.

«Lo società moderna – egli precisa in maniera aspra, ma rigorosa – è indecorosa, e nessuna cosa, nessun atto sa celebrare degnamente, sa consacrare»276.

L'opportunità di trarre le sue considerazioni sulle elezioni politiche gli viene nuovamente offerta nel maggio 1921 da elezioni indette anticipatamente, a soli diciotto mesi dalle precedenti del novembre 1919.

Questa volta Capograssi non registra il disappunto per come esse siano state organizzate, perché, dopo la propria esperienza, ha ormai assunto un atteggiamento di distacco.