5. DISCUSSIONE 59
5.3 RILEVANZA DEI RISULTATI RISPETTO ALL’USO DI P OCEANICA COME
Dalle relazioni considerate tra variabili biotiche e abiotiche, soprattutto dalle relazioni con la concentrazione di azoto e di materie organica, si capisce perchè
P. oceanica possa essere un buon indicatore della qualità delle acque. Le
praterie risultano infatti essere molto sensibili a cambiamenti della torbidità delle acque, che è a sua volta una caratteristica legata alla concentrazione di nutrienti e di materia organica. Queste caratteristiche chimico-‐fisiche dell’ambiente sono a loro volta spesso influenzate dalle attività antropiche (scarico di acque reflue, maricoltura, diportismo). L’ampia distribuzione geografica, l’abbondanza, la longevità, il fatto di non essere una pianta stagionale e la facilità di campionamento infine sono quelle caratteristiche necessarie per il ruolo di bioindicatore della qualità delle acque costiere che P.
oceanica possiede (Boudouresque et al., 2006).
In particolare la Direttiva quadro sulle Acque (2000/60/CE), indica nelle fanerogame marine uno tra gli Elementi di Qualità Biologica (EQB) da utilizzare per la classificazione dei Corpi Idrici marino-‐costieri e la P. oceanica è, tra tutte le fanerogame, la più adatta al ruolo di bioindicatore per le caratteristiche appena citate.
Sono stati quindi creati diversi indici, che prendono in considerazione le caratteristiche delle praterie per valutarne lo stato di salute, e quindi per classificare le acque costiere. Questi indici si differenziano tra loro per le variabili biotiche prese in considerazione (Lopez y Royo et al., 2011):
-‐ l’indice POMI (Posidonia oceanica multivariate index) viene usato in Spagna e Croazia e prende in considerazione caratteristiche sia a livello di popolazione (densità, copertura dei fasci), sia di individuo specifico (superfice fogliare, necrosi delle foglie), sia di tipo fisiologico (contenuto di azoto e fosforo nei rizomi) che a livello di comunità associate come il contenuto di azoto negli epifiti (Romero et al., 2007);
-‐ l’indice BiPo oltre alla morfologia del limite inferiore delle praterie (profondità e tipologia), utilizza alche caratteristiche a livello di popolazione (densità dei fasci) e di individuo (lunghezza delle foglie); -‐ l’indice PoSte infine considera solamente caratteristiche a livello di
popolazione (densità dei fasci) e di individuo (allungamento e produzione rizomi e produzione fogliare).
-‐ l’indice PREI (Posidonia oceanica Rapid Easy Index) viene usato in Italia, Francia e Cipro è un indice multimetrico basato sull’analisi di cinque differenti descrittori delle praterie: la profondità e la tipologia del limite inferiore, la densità, la superficie fogliare e il rapporto tra la biomassa degli epifiti e la biomassa fogliare del fascio (Bacci et al., 2013).
Gli unici due indici accettati dalla Direttiva quadro sulle Acque sono il PREI e il POMI. Alcuni descrittori delle praterie utilizzati negli indici multimetrici sono ricorrenti (es. densità in tutti gli indici) mentre altri sono presenti in maniera minore (es. superficie fogliare e copertura) oppure sono rari e rappresentano caratteristiche di difficile determinazione (es. biomassa epifiti).
Bisogna quindi tener presente come l’utilizzo di un indice sia strettamente legato alla presenza dei relativi dati necessari e quindi come sia fondamentale promuovere campagne di monitoraggio che mirino ad ottenere tutte le informazioni utili per l’applicazione di quel determinato indice. Ad esempio il valore della biomassa di epifiti in rapporto alla biomassa fogliare è un descrittore molto complesso previsto in Italia dall’indice PREI che, anche come si capisce dall’analisi della ricerca bibliografica sistematica effettuata nell’ambito di questo lavoro di tesi, non viene raccolto in maniera routinaria nei monitoraggi e nelle ricerche in campo. Allo stesso modo le campagne di monitoraggio Spagnole della Regione Murcia e della Comunità Valenciana prevedono solo di calcolare la densità e la copertura non permettendo l’applicazione dell’indice POMI previsto.
Alla luce di questo lavoro di tesi è importante sottolineare che tutti gli indici descritti in precedenza valutano i valori dei descrittori che sono raccolti in condizioni standardizzate. Alcuni sono rilevati in corrispondenza del limite
inferiore mentre gli altri sono raccolti ad una profondità intermedia prestabilita di 15 metri.
È evidente che questa assunzione però potrebbe falsare la valutazione dell’indice e quindi la stima finale sullo stato delle acque. Infatti, secondo la Direttiva la classificazione dello stato ecologico è basata sulla deviazione dallo stato di riferimento rappresentato dalla qualità biologica delle condizioni pristine. Ogni indice, quindi, deve essere caratterizzato da un valore di riferimento al quale rapportare il valore campionato. In particolare il PREI, considerando l’impossibilità di trovare condizioni naturali, ha definito i valori delle condizioni di riferimento come i migliori valori per ogni parametro rilevati in campo (Gobert et al., 2009).
Diventa quindi necessario tenere in considerazione la variabilità di risposta dei descrittori alle variabili ambientali lungo il gradiente geografico e più in generale delle condizioni delle altre variabili. Le curve di relazione tra le variabili hanno infatti degli andamenti diversi a seconda che ci si sposti lungo il gradiente longitudinale o latitudinale. Questo significa che alla medesima profondità standard di 15 m si otterranno valori differenti per la variabile biotica a seconda della longitudine o della latitudine in cui ci si trova.
Questo fenomeno dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si applica un indice e in particolare quando si va a determinare l’influenza di un particolare descrittore della prateria (es. densità) sul valore finale dell’indice. Il peso di quel descrittore dovrebbe essere calcolato tenendo conto della posizione geografica.
Questi accorgimenti servirebbero a migliorare ed implementare un approccio eco-‐regionale al problema della conservazione dell’ecosistema delle praterie di
P. oceanica che al contrario ora risulta essere analizzato in aree localizzate, in
regioni al massimo, e con l’utilizzo di indici diversi tra loro che non tengono conto del gradiente longitudinale e latitudinale.
In quest’ottica l’approccio proposto in questa tesi potrebbe aiutare ad armonizzare le condizioni di riferimento degli indici di ciascun Paese (es. variazione di latitudine per l’Italia) ma anche a supportare le fasi di
Figura 20. Relazione tra la densità e la profondità a seconda nelle differenti fasce latitudinali
500 1000 0 10 20 30 40 50 Profondita Densita Fasce.latitudinali Fascia alta Fascia bassa Fascia intermedia