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Capitolo 3. Criticità e prospettive

3.5. Riordino

Una altra difficoltà riguarda l’ordinamento degli archivi di famiglia. Generalmente il metodo storico63 è l’unico ritenuto capace di soddisfare in maniera adeguata le esigenze di un corretto ordinamento dei fondi. Nel caso degli archivi privati però non sempre è in grado di essere applicato, soprattutto quando si ha a che fare con quegli “archivi impropri” per i quali spesso viene a mancare un requisito richiesto per operazioni di questo tipo, ovvero la presenza del “vincolo naturale”64. Essi infatti hanno processi di formazione diversificati fra loro, del tutto arbitrari, non riconducibili a procedure burocratiche o a norme fisse, ma tutt’al più riferibili a tendenze culturali peculiari dell’epoca di costituzione dell’archivio65. L’archivio di famiglia si forma attorno alle funzioni istituzionali della famiglia, svolte non tanto in virtù di norme giuridiche, ma dettate da interessi economici, privilegi di casta, situazioni di fatto che mutano con i tempi, con i diversi regimi politici, con la diversa organizzazione amministrativa, con il mutare della mentalità e dell’eticità66. Spesso inoltre negli archivi familiari l’ordine originale e necessario che i documenti assumono in relazione all’attività pratica che li determina è di difficile interpretazione, a causa dei forti condizionamenti e delle strategie di produzione

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ASSOCIAZIONE ARCHIVI STORICI DELLE FAMIGLIE, http://www.archivistorici.com/it/, ultima consultazione 01/10/2017.

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Il metodo storico si basa essenzialmente sulla ricostituzione del fondo secondo i criteri originari di ordinamento e implica un attento studio dell’ente che ha prodotto i documenti, del suo rapporto con la documentazione prodotta, e delle sue interrelazioni con gli altri enti di un determinato contesto storico-istituzionale.PAOLA CARUCCI, L’ordinamento, in Archivistica. Teorie, metodi, pratiche, a cura di Linda Giuva e Maria Guercio, Roma, Carocci editore, 2014, p.147.

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ANTONIO ROMITI, Per una teoria della individuazione e dell’ordinamento degli archivi

personali, in Specchi di carta. Gli archivi storici di persone fisiche: problemi di tutela e ipotesi di ricerca, a cura di Claudio Leonardi, Firenze, Fondazione Ezio Franceschini, 1993, p. 903. MICHELE

SANTORO, Archivi privati: esperienze a confronto, «Biblioteche oggi», vol. 19, ottobre 2001, p. 59. 65

BOLOGNA, L’archivio Durazzo Pallavicini Giustiniani, pp. 327. 66

71 della propria immagine che le famiglie hanno messo in atto67. Le carte possono poi essere conservate in modo frammentario e disordinato. Tutto ciò rende il riordinamento di un archivio privato e/o di famiglia sempre un’operazione di grande difficoltà e incerta l’applicazione del metodo storico68.

Tuttavia è possibile adattare il criterio principe dell’archivistica alle esigenze degli archivi privati. Come afferma Antonio Romiti, «un profondo studio del soggetto produttore, dei soggetti con esso interagenti e della realtà nella quale ha operato può consentire la realizzazione di un intervento di riordinamento sufficientemente aderente all’oggettività», dando all’archivio «quell’ordine che avrebbe potuto avere all’origine»69. In particolare, riordinare un archivio familiare secondo il metodo storico significa preliminarmente ricostruire l’origine della famiglia, conoscere la sua dimensione culturale e il contesto sociale nel quale essa operava, individuare le attività svolte e successivamente accertare quali furono i metodi di organizzazione della documentazione archivistica conservata e quali sono i nessi interni ed esterni70.

Per certi versi ogni ordinamento è un’interpretazione, una ricostruzione parzialmente soggettiva del presunto ordine originario. Esistono però punti di riferimento e criteri anche oggettivi cui l’ordinatore può e deve rifarsi. Spesso, ad esempio, il fondo che ci si trova a ordinare appartiene a una tipologia già indagata ed è quindi possibile e molto utile - se non prioritario - fare un confronto con esperienze precedenti71.

In generale è necessario operare seguendo i criteri acquisiti dalla dottrina archivistica, adottando un metodo che rispetti l’origine, la formazione e la struttura

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ROBERTO NAVARRINI, La conservazione della memoria nell’azienda di famiglia, in Archivi

nobiliari e domestici, pp. 89. Gli archivi familiari possono aver subito interventi di riordino per diversi

motivi, tra cui il sorgere di nuove esigenze funzionali (ad esempio la mutata natura del patrimonio da amministrare), di nuove preoccupazioni ideologiche (ad es. il bisogno di provare l’antichità delle funzioni feudali pur non essendo reperibili titoli formali di concessione), di controversie successorie; la struttura dell’archivio può modificarsi anche per l’aggregazione di serie provenienti da un altro archivio. CARASSI, Qualche consiglio, p. 10. MARCO BOLOGNA, Per un modello generale degli

archivi di famiglia, «Studi e documenti di storia ligure : in onore di don Luigi Alfonso per il suo 85.

Genetliaco», Genova, Società ligure di storia patria, 1996, («Atti della Società ligure di storia patria», nuova serie, vol. XXXVI (CX), fasc. II), p. 578

68

FOTI, L’archivio Firmaturi di Corleone, p. 15. 69

ANTONIO ROMITI, Gli archivi domestici e personali tra passato e presente, in Archivi nobiliari e

domestici, cit., pp. 30-31.

70

SANTORO, Archivi privati, p. 60. 71

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storica dell’archivio assieme alla sua tradizione di conservazione. Occorrono una scientifica flessibilità nella valutazione critica delle carte, la massima cautela per evitare di interpretare laddove è invece possibile leggere la struttura assumendo una posizione interna a essa; e una costante, uniformata, normalizzata capacità di descrizione72.

L’ordinatore inizia il lavoro in biblioteca, dove sviluppa una ricerca storico istituzionale a partire dalla rassegna bibliografica e dallo spoglio della normativa relativa alla tipologia istituzionale del soggetto produttore. In un seconda fase egli studia le unità archivistiche che possono contribuire a raccontare l’ordine originario, a partire da statuti, regolamenti e titolari, nonché gli eventuali strumenti di ricerca coevi, allo scopo di impostare uno schema primordiale della fisionomia del fondo, e per indirizzare il lavoro di descrizione delle unità. Infine l’ordinatore interroga l’archivio con sensibilità e competenza, e questo gli si viene svelando progressivamente73.

A causa della minore riconoscibilità del vincolo naturale che caratterizza le carte private, la ricerca dell’ordine originario - e quindi il riordinamento - deve includere lo studio delle precedenti strutture, cioè degli ordinamenti pregressi74. La maggior parte degli archivi di famiglia in Italia, salvo ulteriori modifiche dovute a eventi esterni, assumono la loro caratteristica fisionomia nel corso del diciottesimo secolo. In quel periodo vengono realizzati la maggior parte degli strumenti di corredo alle carte e le storie genealogiche delle famiglie75. Tali ordinamenti settecenteschi degli archivi di famiglia sono l’espressione di un modo di organizzare e trasmettere la memoria di sé che in mancanza di altri parametri ufficiali devono essere alla base dell’analisi dell’archivio e costituire la principale chiave di lettura dello stesso76.

Negli ultimi vent’anni si è assistito a una intensa attività di recupero e valorizzazione di archivi privati; la prima iniziativa realizzata sulla scorta di un

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FOTI, L’archivio Firmaturi di Corleone, p. 16. 73

VALACCHI, Diventare archivisti, pp. 119-120. 74

FOTI, L’archivio Firmaturi di Corleone, p. 16. 75

ELISABETTA INSABATO, Un momento fondamentale per gli archivi di famiglia in Italia: il

Settecento, in Il futuro della memoria, pp. 289-291.

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73 solido approccio teorico fu l’opera di censimento dei fondi di personalità della cultura e della storia toscana, con la pubblicazione dei relativi inventari77.