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sono riportabili a un subarchetipo comune cosicché, commenta la Menichetti, «non sembra illecito pensare all’azione, entro la famiglia veneta della

Scelgo V come testo base, perché più affidabile a livello testuale Già Frank propendeva per la stessa soluzione; più recentemente Magdalena León Gómez

CDEHNa 1 sono riportabili a un subarchetipo comune cosicché, commenta la Menichetti, «non sembra illecito pensare all’azione, entro la famiglia veneta della

“seconda tradizione”» (MENICHETTI 2015, p. 149). Ma anche, ad esempio, in un

componimento di Aimeric de Belenoi (BdT 392.26) E attinge il proprio testo da un subarchetipo ben definito che lo apparenta ai codici Na1 (ABCDaEIKJMN2a1). Con tutte le cautele del caso, dovute all’esiguità dei dati e all’assenza di errori significativi, si potrebbero interpretare questi elementi nel senso del pervenimento

195 ad E di materiali veneti, fattispecie per altro ben riconoscibile in diverse configurazioni stemmatiche (vd. MENICHETTI 2015, pp. 171-186).

All’interno del raggruppamento ENVa1, i codici Na1 costituiscono un ulteriore gruppo definito in primo luogo dallo stesso ordine strofico e dall’assenza in entrambi della VIa cobla. Sono diversi i luoghi significativi in cui le lezioni di Na1 concordano in opposizione alle varianti di tutti gli altri codici: al v. 9 ab fin cor e

de bon talan vs. de bon cor e de fin talan (de bon cor e de bon talan V); al v. 12 e non sai per qe vs. e no sai cossi (lezione dei soli CRE; V ha qui una lectio singularis); al. v. 14 no sai co s’es d’amor vs. no sai don mou/s’es l’amor; al v. 17 no torn a dan vs. nom tengua dan; al v. 27 bel cors vs. bel huelh; al v. 31 mas ades i son vs. e si la vei pro; al v. 35 douç baisar vs. dous pens.

Infine, sulla base di alcune coincidenze di varianti ci si potrebbe anche arrischiare nel sostenere la configurazione EV: al v. 14, ad esempio, don seis l’amor

EV vs. co ses l’amor Na1 don mou/veys l’amor CR; al v. 40 on plus val meins li

cove EV vs. on mais val meyns hi cove C on val mays mens si coven R. Tuttavia, i

dati mi sembrano troppo esigui per unire espressamente i due testimoni. Per la definizione del gruppo EV Beretta Spampinato cita anche i vv. 5, 37 e 40 ma non vi rinvengo accordi di lezioni significative (cfr. Beretta Spampinato 1978, p. 178). Newcombe nota più correttamente che in alcuni casi EV inclina verso CR (vv. 9, 10, 12, 17, 27 e 35), ma più frequentemente verso Na1 (vv. 2, 3, 5, 6, 7, 14, 17, 21, 23 e 32) e conclude che «the grouping is: CR; EV, Na» (NEWCOMBE 1971, p 89).

La ricostruzione di Frank invece è più prudente e si limita a riconoscere i due gruppi

CR e ENVa1 e a distinguere all’interno del secondo la coppia Na1 (vd. FRANK 1949, p. 314), ma mantiene E e V divisi. Nel ricostruire i rapporti tra i testimoni seguo dunque Frank e riassumo le parentele tra i codici nel seguente schema:

196 O

C R N E V a1

Si riporta infine qui di seguito l’elenco delle lectiones singulares (evito di segnalare nuovamente gli errori, già discussi supra): a1, vv. 21, 34; C, vv. 8, 13, 14, 18, 22, 40, 41; E, vv. 12, 18, 23, 25, 26, 33, 34, 36, 37, 38, 39, 42; N, vv. 10, 30, 33, 34, 40; R, vv. 14, 18, 36; V, vv. 9, 12, 13, 14, 28, 30, 33, 34, 35, 38. Come commenta Beretta Spampinato: «la presenza delle lectiones singulares e degli errori peculiari di ciascun manoscritto ci fornisce […] l’indice della sua ‘deriva’ rispetto alla tradizione» (BERETTA SPAMPINATO 1978, p. 178)

Quanto alla scelta del manoscritto-base gli editori precedenti si sono mossi in direzioni diverse. Frank sceglie come base N argomentando che ha il vantaggio, rispetto a EV, di conservare l’ordine strofico corretto, mentre rispetto a CR «d’avoir des lessons mieux assurées en face des innovations des ces mss.» (FRANK

1949, p. 314). Dovendo scegliere tra N e a1 Frank predilige N perché «le texte de celui-ci se lit dans une édition facilement accessible» (FRANK 1949, p. 314).

Tuttavia, già nella sua recensione all’edizione di Frank, Hoepffner si chiedeva: «Pourquoi ne pas rester fidèle aux manuscrits EV, qui servent de base à presque toutes les chansons de Pons, plutôt que de suivre dans cet unique cas les manuscrits Na, dont le texte n’est pas supérieur à EV?» (HOEPFFNER 1951, p. 117). La critica

di Hoepffner è da accogliere in quanto, come notato supra, ad esempio, N non ha meno errori di V; nel caso di E invece i guasti metrici e il sovvertimento del suo ordine strofico scoraggiano a prenderlo in considerazione. Dovendo scegliere dunque tra Na1 e V sembrerebbe più ragionevole optare per quest’ultimo non solo

197 per l’importanza del codice (data la sua catalanità) nella tradizione manoscritta di Pons de la Guardia, ma anche perché, insieme a E e a C, è stato scelto nella presente edizione come testo-base anche per altre canzoni del corpus del trovatore come BdT 377.3 e 377.7: un testo su base Na1 risulterebbe insomma estraneo all’interno di un’edizione che privilegia sempre i manoscritti della famiglia y. Escludendo dunque il codice R per il suo alto livello di corruttela e il codice C per la tendenza del copista ad acconciare il testo, assumo qui il testo di V, adottando tuttavia l’ordine strofico maggiormente attestato, ossia quello di CRNa1, per le ragioni addotte nel paragrafo § Ordine strofico. Quanto alla veste grafica, per semplificare la scripta di V, che alterna i, j e y per rappresentare gli stessi fonemi (vd. ZUFFEREY

1987, p. 236), il grafema j in fine e all’interno di parola è stato reso sempre con i. Ho inserito la maiuscola ad Amor al v. 3.

Nondimeno, scelgo di intervenire su alcune lezioni singolari di V al momento della constitutio textus, sulla scorta della legge della maggioranza. Al v. 9, laddove

V legge de bon cor et de bon talan (probabile errore di ripetizione) si è preferito

emendare in de bon cor e de fin talan, lezione riportata da CER (anche Na1 ha la

variatio bon/fin ma invertita). Al v. 12 invece la varia lectio si articola come segue:

C R N a1 E V

e no sai cossi mesdeue e no say cosi mes deuen e non sai per qe me deuen e non sai per qe mes deuen enonsai consi sesdeue e pero no se cos maue

La lezione di V ha un verbo diverso (avenir in luogo di (es)devenir), riporta una congiunzione assente in tutti gli altri testimoni (pero) e al posto di non sai legge un

no se che potrebbe essere interpretato come un esito catalano della riduzione SAPIO

>*SAIO > sé (vd. BATLLE ET AL. 2016, p. 337). La maggioranza dei testimoni riporta

il cosi prima del verbo, pertanto ho scelto di rendere il verso secondo la lezione di

CER (notando che in E si ha s’esdeve in luogo di m’esdeve probabilmente per una

dittografia). Ricostruisco pertanto il v. 12: e no sai cossi m’esdeve. Di conseguenza anche al v. 13 ho aggiunto il que a inizio verso perché si trova in tutti i testimoni

198 tranne V e introduce più coerentemente la completiva soggettiva et eu l’am plus preceduta dalla temporale can li platz. Al v. 28 V legge dolor mentre ENa1 hanno

dousor e CR baudor. La lezione di V è incongrua: il poeta sta dicendo che gli occhi

della donna e il suo aspetto gli riempiono il cuore di emozioni positive che gli fanno dimenticare ogni sofferenza (maltrait, v. 26); non mi sembra dunque opportuno qui introdurre il concetto di dolor, che pure si trova spesso in dittologia con gaug. Si tratterà di una sorta di errore polare favorito dall’esistenza della dittologia

gaug/dolor. Nell’adiaforia delle varianti degli altri testimoni scelgo dousor perché

maggiormente attestata. Al v. 30 V legge totz iorns mentre tutti gli altri testimoni

ades: scelgo di stampare ades anche perché si pone in parallelo con l’ades del v. 32

e potrebbe dunque essere preferibile retoricamente. Al v. 34 V legge un ob che mi sembra di troppo (quem agra ob mort): l’espressione aver obs (o ops) ‘avere bisogno’, di solito seguita da que o da a + infinito (cfr. SW V, p. 502), non mi pare dia senso in questo contesto ed è assente in tutti gli altri testimoni, pertanto ho emendato. Al v. 37 ho aggiunto un que (aquels que van) per risanare l’ipermetria. Gli altri editori, ossia Newcombe e Beretta Spampinato, scelgono entrambi come base C. Newcombe, inserendo il testo nella sua edizione di Berenguer de Palazol, segue C coerentemente con quanto sceglie di fare per tutti i testi che pubblica: C infatti contiene tutte le liriche di Berenguer ed è «virtually free of errors» (NEWCOMBE 1971, p. 57). Un ragionamento simile è quello della Beretta

Spampinato la quale, argomentando che «la recensione del gruppo CR finisce per essere equipollente a quella di ENVa, in quanto la maggiornaza delle varianti sono accettabili più o meno sullo stesso piano» (BERETTA SPAMPINATO 1978, p. 178),

decide di seguire C perché è stato usato come manoscritto di base per le precedenti canzoni di Berenguer, il cui corpus è attestato interamente dai soli codici CR.

199

I Plus ay de talant que no suil

com pogues far auzir chantan com ten Amor en son coman e com fay de mi zo que·l play, qu’era·m fay chantar aitam be ab lo laig tems et ab la gran freidor com degra far lai el tems de pascor.

4

I. 1. Plus ay] Mais ai C, Mays ay R – que] quen N 2. com pogues] co fezes C, co fes R – auzir chantan] auzir en chantan CR 3. com ten amor] damor cum ten C, damor co fay ten R, com ten amors a1 4. e com fay] ni quo fai C, ni co fay R 5. qu’era·m fay] queram fa Na1 – be] gen CR, ben Na1 6. ab lo laig] ab lo brau CR – freidor] freidura E 7. com degra far lai] cum siera lay C, co si eram lay R – el tems] el belh temps C, el bel tems R

I. 1. Plus ay] Plus ai ENa1 – talant] talan CRN, telan a1 – que] qe a1 – suil] suelh

CR, sueill E, soill N, sueil a1 2. far auzir chantan] far ausir chantan Na1 3. com ten] com te E 4. e com fay] e com fai Ea1, e con fai N – de mi] de mj V, de mi

CRE, de me Na1 – zo] so CRENa1 – que·l play] quel plai CN, queil plai a1, queill plai E 5 qu’era·m fay] quer me fai C, quer me fay R, caram fai E – aitam] aitan

CENa1, aytan R 6. laig] laç N, lag E – tems] temps Ca, tenps N – ab] am R – freidor] frejdor V, freydor C, freior R 7. com] con a1 – tems] temps Ca1, tenps

N

I. Più di quanto sia solito, ho desiderio di far intendere col canto come Amore mi tiene in suo potere e come fa di me ciò che gli piace, al punto che ora, con il tempo brutto e il grande freddo, mi fa cantare tanto bene come dovrebbe fare quando viene primavera.

200 II On plus vau, plus am et plus vuil,

de bon cor et de fin talan, la bela que·m compret baissan. Era l’am tan que non pusc mai e no sai cossi m’esdeve

que, can li platz que·m fay be ni honor et eu l’am plus, no sai don s’eix l’amor.

8

12

II. 8 plus am et plus vuil] mielhs am e mais uuelh C, pus amz e mays vuelh R 9 de bon cor e de fin talan CER, ab fin cor e de bon talan Na1 10 que·m] que a1 compret] con ques N 11 era l’am] eran lam V, queras lam CR, eram lam N, era lam a1, que lam E – tan que] tan queu N 12 e pero no se cos maue V, e non sai per qe me deuen N, e non sai per qe mes deuen a1, enonsai consi sesdeue E 13 que] e V 14 et eu l’am plus] a des lam mais C, ades lam mays R, 7 ieu lam mais

E, e lam mais N, et eu lam mais a1 – don s’eix] don mou C, don ueys R, coses N, con ses a1 – l’amor] damor Na1

II. 8 On plus vau] Hon plus uau C, On pus uau R, On plus uauc Ea1 – plus vuil] plus uueill E, plus uoill N, plus ueill a1 9 talan] telan a1 10 la bela que·m] la belha quem C, la bela qem N – compret] comprec R – baissan] baizan CE, bayzan

R, baisan N, baian a1 11 que non pusc mai] que non puesc may CR, queu no puesc mai N, qe non puesc mais a, que non puesc mai E 12 e no sai cossi mesdeue

C, e no say cosi mes deuen R 13 can] quan CE – li platz] li play CR, li plaç N –

que·m] qem a1 – fay be] fa be C, fai be E, fai ben Na1 – honor] onor R 14 eu] ieu E – no sai] no say R, non sai a1 – s’eix] seis E

II. Ove più vada, più amo e più voglio con cuore fedele e con sincero desiderio la bella che mi ha comprato baciandomi: ora la amo tanto che di più non posso e non so in che modo mi succeda che, quando le piace di farmi del bene e di onorarmi e io la amo di più, non so donde nasca l’amore.