(2) L u c c h e s in i C .
Illustrazione delle lingue antiche e m oderne, e p rin c ip a l
mente dell’italiana, procurata nel secolo X V I I I dagli ita lia n i,
L u c c a , tip . Baroni, 1 8 19 ; Part· h Pag-75
e seg g ·(3) F e d e r ig h i F .
Memorie dell’ab. Francesco de A lb e rti;
n e lla s e c o n d a edizione delD izionario universale critico enciclopedico della lin gu a italiana,
Milano, per G aetano C airo, 18 2 5 , con r it r a t t o ; e , a c c r e s c iu te , n e lla te rz a edizione, M ilano, per G io van n i S ilv e s t r i, 1 8 3 4 ; poi in D e T i p a l d o E .
Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed a rti d el secolo X V i l i e dei contemporanei;
vol. V , pp. 1 0 4 - 1 0 9 ; e fin a lm e n te n e ll'A lb u m ,
d i R o m a , n. i [1839].(4) C a r d e l l a G . M.
Compendio della storia della bella lettera tu ra ;
to n i. I l i , part. III, pp. 364-366.(5) L o m b a rd i A .
Storia della letteratura italiana del secolo X V I I I ;
t o n i. I V , pp. 20-22.GIORNALE LIGUSTICO
1 2 3
» fatto dimenticare gli altri dizionari, ed a chi volesse succe-
» dergli non ha lasciata molta speranza di far cosa migliore.
» N ato essendo nel contado di Nizza, erano a lui naturali le
» due lingue italiana e francese, nelle quali inoltre pose molto
» studio finché visse; quindi colle acquistate cognizioni e co
» dizionari della Crusca e deil’Accademia Francese potè fai e
» un’ opera utile e degna di vivere lungamente ». E qui è da sapersi che l’ Alberti, dopo avere per un tratto di tempo abitato nella Polonia, dove ottenne il titolo di canonico onorario del Capitolo di Varsavia, non che una pingue pensione da un ricco Principe di quel regno, si trasferì a Parigi, poi fece ri
torno nella nativa sua Nizza. Si mise allora a rivedere e ac
crescere il Dizionario francese italiano dell abate Annibaie A n to n in i; ma, per testimonianza del Federighi, « le giunte e
» le correzioni furono tali e tante, che invece di ristamparlo
» col nom e di lui, vi appose, con più di ragione, il proprio »;
e lo pubblicò a Marsiglia, nel 1 7 7 2 , co’ torchi di Giovanni M ossy.
D el Dizionario universale critico enciclopedico della lingua ita
liana il Ginguené dette questo giudizio : « est fort estimé
» et peut tenir lieu, à des étrangers, du dictionnaire de
» L a Crusca ». Peraltro, più che quello del Ginguené, è no
tevole il giudizio che di quest’ opera dette il Lucchesini, perche rispecchia il pensiero de’ dotti d allora. « L Accadem ia della
» Crusca », così scrive, « nel suo Vocabolario poche parole
» aveva registrate spettanti alle scienze e alle arti; quelle cioè
» solamente che, 0 sono più comuni, 0 si trovano negli autori
» approvati ; dicendo che di queste far si dovea un Vocabo-
» lario separato. Conosceva essa certamente le difficoltà che
» nel raccogliere queste voci si dovevano incontrare. L e dif-
» ficoltà non sgomentarono l’ Alberti. Egli esaminò i libri mi-
» gliori che trattano di queste facoltà, viaggiò per le città
» della Toscana, visitò le officine degli artefici ed ogni altro
124 G IO R N A L E L IG U S T IC O
» luogo da cui trar potesse siffatte v o c i , e ne a r r i c c h ì il s u o
» Dizionario ( i ) . N è trascurò p u re le altre p a r o le c h e a s c i e n z e
» ed arti non appartengono, m a un n u m e r o g r a n d i s s i m o n e
» radunò traendole dagli autori citati nel V o c a b o l a r i o d e l 1 7 2 9
» e dallo stesso V ocabolario n ella p refazio n e , o n e l le s p i e g a -
» zioni delle voci che dagli a c c a d e m ic i n on f u r o n o r e g i s t r a t e .
» A queste aggiunse egli altre fonti di n u o v i a c c r e s c i m e n t i ,
» che furono: r.° G li autori a p p r o v a t i c o l p a r t i t o c h e d ic e s i
» preso dall’ Accadem ia F io re n tin a nel 1 7 8 6 ( 2 ) ; 2 . 0 L a d e
l i ) Il Federighi così racconta il fa t to : « N e l 17 9 3 v ia g g iò p e r le c ittà
» della Toscana; visitò le fabbriche d e lla se ta , d e lla l a n a , d e l f e r r o , d e l
» sale e di altre arti, tenendo discorso c o g li arte fici n e lle o ffic in e d e lle lo r o
» manifatture, osservan done la esecuzione e g li stru m e n ti ; e s e a lc u n a c o s a
» di singolare g li a v v e n iva di sco rgere, ch e m e g lio fo sse s t a t o a v e r e so t-
» t’ occhio, ne form ava di sua m ano in c a rta il d ise g n o ( e m o lt i n e fe c e
» d’ ogni sorta), apponendo alle parti ed a l tutto q u e l n o m e c o n c h e o g n i
» cosa udiva chiam ata. A d assicu rarsi poi d e ll’ esa tte zz a e p r o p r ie t à d e l
» nome, con industria usò spesso di ad d im a n d a rn e a ltri a r t e f ic i d e ll’ a r te
» medesima, ed in città diverse, m o stran d o lo ro , o d e s c riv e n d o s o lt a n t o la
» cosa che bram ava di riudire n o m in ata, aste n e n d o si p e rò e g li d a l n o m i-
» narla. In Livorno raccolse i vo cab o li di n a u tica e di p e s c a , e v e r ific ò
» quelli che già raccolti a veva a ltro ve , e re g is tra ti. In F ir e n z e si tr a t te n n e
» più lungo tempo che in altro lu o g o , o ccu p an d o si p a r t ic o la r m e n t e d e lle
» voci di uso, e consultando alcuni dei p rin cip a li a c c a d e m ic i d e lla C r u s c a
» sopra diversi oggetti di lingua ».
(2) Il Granduca Pietro Leopoldo fin d a l 17 8 4 a v e v a s o p p r e s s o le tre Accademie della Crusca, Fiorentina e d e g li A p a tisti, fo rm a n d o n e u n a s o l a ; cosa che, al dire d ell’ab. F r a n c e s c o B e c a t t i n i [
Vita pubblica
ep r iv a ta d i Pietro Leopoldo d’A ustria Granduca d i Toscana, p oi im peratore L eopoldo I I ,
Siena, M D C C X C V II. A ll’ insegna del M a n g ia ; p. 1 9 7 ] ,
5
« in c o n t r ò b ia s im o» universale presso tutte le persone di buon se n so » . V it t o r io A lf ie r i c o l sonetto:
L’ idioma gentil, sonante e puro e coll’ epigramma :
Boreal scettro inesorabil duro fece le vendette della Crusca.
125
» rivazione delle voci adottate, cioè i superlativi, diminutivi,
» accrescitivi, vezzeggiativi, diminutivi di diminutivi, peggio-
» rativi, avvilitivi, participii, verbali ed altri som iglianti, se-
» guendo in ciò l’autorità della Crusca medesima nella pre-
» fazione al Vocabolario del 16 9 1 e del V arch i; 3.0 Altri
» autori non mai citati dalla Crusca, che furono però per la
» m aggior parte toscani, o annoverati fra gli accademici, e a
» suo giudizio scrissero in purgata favella ».
Il Lucchesini mena buoni all’ Alberti gli accreseimenti che derivò dalle prime due fonti. Non gli fa colpa « quando
» prende alcune voci spettanti a scienza dall Alghisi, dal dott.
» Bastiani, dal Biringucci, dal p. Bonanni, dal Ceracchini, dal
» Mattioli, dal Vallisneri e da altri » ; e neppure gli muove rim provero quando toglie « dalla raccolta di bandi, editti, ecc.
» pubblicati in Toscana nel secolo X V I e dalla tariffa delle
» gabelle della Toscana certe voci spettanti a manifatture,
» com m ercio e simili ». Lo rim provera, per altro, d aver preso de’ vocaboli dagli scritti di Pietro A re tin o , « autore
» scorretto quanto altri mai » ; dalle opere del R u s c e lli,
« scorretto altresì » ; non che del Dolce e di più altri ; lo rim provera « per soverchia scarsità di esempi », e « per la
» negligenza da lui usata nelle citazioni », e per avere regi-D O strate nel Dizionario alcune parole che « da altri forse si po-
» tranno credere men degne di quest onore : tali, per esempio,
» abbonamento e abbonare, toletta, altarizzare> regretto e regret-
» tare, deserta, ecc. ». Conclude però che il Dizionario del- Γ Alberti « è pregevolissimo e necessario a chiunque vuole
» studiare la lingua toscana » , e che il Cesari « di molte
» voci e maniere di dire avrebbe arricchita la sua edizione
« del Vocabolario della C ru sca, se l’ avesse veduto ». Del- l’ averlo però ripreso « per soverchia scarsità d’ esempi » , il Lucchesini quasi se ne scusa, con dire, a giustificazione del- l’ Alberti, che « l’angustia somma a cui negli estremi del viver
1 26 G IO R N A L E L IG U S T IC O
» suo l’ avevan condotto le v i c e n d e della p a t r ia , c a d u t a m i s e -
» ramente sotto il gio go della r iv o lu z io n e , fu f o r s e la c a g i o n
» principale che lo consigliò a d im in u ir e il n u m e r o d e g li
» esempi, per diminuire il n u m e r o d e ’ v o l u m i » .
L· un’ accusa e una giustificazione, ch e n è 1 ’ u n a , n è l ’ a ltr a reggono a martello. N on re g g e l ’ a c c u s a , p e r c h è q u a n d o si tratta di lingue v ive, non son g li s c r itt o r i c h e d e t t a n o la l e g g e , ma la bocca del popolo. N on r e g g e la g i u s t i f i c a z i o n e , p e r c h è , come già ebbe a scrivere il F e d e r i g h i , « p iù d i s c r e t i e p iù
» ragionevoli sarebbero stati i c e n s o r i , se p o n d e r a t a m e n t e e
» con animo spregiudicato ne a v e s s e r o letta la p r e f a z i o n e , e
» ben addentro fossero entrati n ello sp irito d e l l ’ a u t o r e . E g l i
» poi, per esperienza p ro p ria, e p er quella a n c o r a d i a l t r u i ,
» aveva osservato in altre o p e re le q uan te v o l t e s o n o le ο υ tazioni sbagliate, e quanto fa c ilm en te lo p o n n o e s s e r e p e r
» incuria o degli amanuensi, o d eg li s ta m p a to r i ; e q u a n t o le
» poche volte venga il bisogno o la v o g lia di r i s c o n t r a r l e ...
» Oltre di che, l ’Alberti era di m a s s i m a che in u n D i z i o n a r i o
» di lingua viva gli esempi tr a r si p o t e s s e r o d a q u a l u n q u e
» autore, riconosciuto di p urg ata favella dalla c o m u n e dei
» dotti scrittori, e quindi in utili r ip u ta v a le c i t a z i o n i ; e s e
» s’ indusse a seguitar il sistem a d egli A c c a d e m i c i d e lla C r u s c a ,
» lo fece si, ma di mala v o g l i a ; e p e r c iò non v o l l e g i a m m a i
» allegare il libro, il capitolo, il canto, ecc. d e ll’a u t o r e d a lui
» citato, e cancellolli nel suo m a n o s c rit to d o v e n o t a t i g li a v e a .
» Fu dunque effetto di sua m a s s im a il co n d u rs i in ta l m o d o ,
» e non di angustia che lo c o n s ig lia s s e a d i m i n u i r e il n u m e r o
» de’ volumi, per render l ’ o p era m e n o c o s t o s a : g i a c c h é le
» vicende della sua patria, caduta so tto il g i o g o d e lla r i v o l u -
» zione, noi ridusse mai a tale di a v e r b is o g n o di c h e p r o v -
» vedere alla propria sussistenza ».
11
Dizionario dell’ Alberti ha p e rò un m e rito , d a l L u c c h e s i n i e dal Federighi non avvertito; ed è quello d ’a v e r , p e r il p r i m o ,GIORNALE LIGUSTICO 1 2 7
fatto una qualche parte, sebbene non grande, alla lingua viva e parlata; d’ essere stato, per conseguenza, in certo modo, un tantino rompitore di que’ freni dentro i quali la Crusca v o r rebbe, com e in un cerchio di ferro, ristretta e fossilizzata la lingua d’ Italia; che è lingua non di morti, ma ricca di po
tenza e di vita e padrona di sè e de’ suoi destini.
II.
Delle grandi strettezze, in mezzo alle quali il povero Alberti finì la vita, per quanto dal Federighi negate (1), fa parola anche un altro lucchese, il cav. Giacomo Sardini, il quale fu in qualche famigliarità seco, appunto nel tempo della sua dimora in Lucca. Il Sardini, noto come bibliografo, principal
mente per V Esam i sui principii della francese e italiana tipo
grafia, ovvero storia di Niccolao Jcnson, lasciò inedite le memorie della propria famiglia ( 2 ) , dove non solo discorre de suoi antenati, ma anche di sè stesso, de’ suoi tempi e degli amici che ne frequentavano la casa, abbellita dalle virtù della colta e gentile sua moglie, T e re s a Talenti. Parlando dunque degli infortuni dell’ Alberti, ecco quello che scrive: « Faceami affli-
» zione la sua disgrazia, poiché dopo aver quasi compito con
» incredibile fatica il manoscritto del gran Dizionario della
» lingua francese, col quale non avrebbe dovuto questa lingua
» più invidiare il Dizionario nostro della Crusca, avvicinatisi
( 1) T o rn a a negarlo anche in un altro luogo delle sue M em orie intorno a lla vita d ell’ A lberti. Infatti dopo aver detto che a Lucca « prese alloggio
» in casa di L u igi e Rosa coniugi Gam bogi, pagando la convenuta dozzina
» di scudi quindici al mese, e con esso loro dimorò fino che visse, e in
» m orte gratificolli pur anco della somma di scudi cento »; so ggiu n ge:
« V u o isi ciò avvertire a toglier d’ inganno chi credette l’ A lberti ridotto in
» m iseria per le sciagure di Nizza, prodotte dall’ invasione francese ».
(2) È un vo i. in fol. di pp. 477, che ha per titolo : Memorie della fam iglia Sa rd in i. S i conserva manoscritto presso il nipote, comm. G iacom o Sardini, che ebbe la cortesia di trascriverm i i brani riguardanti l’ A lb erti.
128 G IO R N A L E L IG U S T IC O
» i francesi a Nizza, lasciando ben c u st o d it o il s u o l a v o r o in
» casa sua, si portò p r e v e n tiv a m e n te a T o r i n o . M a p e r n o n
» essere ascritto in ogni even tu a lità nella lista d e g l i e m i g r a t i ,
» (riconoscendo negli av v e n im e n ti del t e m p o di R o b e s p i e r r e
» che il terrorism o non lasciava lu o g o ad a l c u n a g i u s t if ic a -
» zione) era in cam m in o per to r n a r e al su o d o m i c i l i o , q u a n d o
» incontrò molti che fu g g iv a n o , p er e s s e r e g i à e n t r a t i i fra n -
» cesi. Una donna di sua m o lta f a m ig lia r it à , c h e e s s a p u r e
» fuggiva, lo distolse dalla p resa d e t e r m i n a z i o n e s i n o a c h e
» non si avessero opportuni r isc o n tri. N e l f r e t t o l o s o c o n s i g l i o ,
» tenuto sulla strada, la di lei c a m e r i e r a fu s c e l t a p e r a n d a r e
» a verificare c o l i ciò che im m e d ia t a m e n t e a c c a d e v a . Q u e s t a
» donna, assai destra, in abito da u o m o , n ella n o t t e d e l di
» seguente cacciossi sconosciuta nella folla d ’ un clu b, o v e
» senti nominare la sua p adro na fra le p e r s o n e c h e t u m u lt u a -
» riamente venivano condannate alla g h i g lio t t in a . S u l p u n t o
»> avvisò di c i ò ; e l’ Alberti s c else il partito di r a c c o m a n d a r
» caldamente i suoi scritti ad un a m i c o , il q u a le p o i t r o v ò
» la casa con la porta sfondata, tutto, o tolto, o d il a p i d a t o , e
» solo sparso a terra qualche f r a m m e n to di q u e l l ' o p e r a , su lla
» quale il desolato autore a v r e b b e p otuto c o n t a r e la s i c u r e z z a
» d’ una futura com oda sussistenza ».
Anche il Federighi parla del « s a c c o » d a to a lla c a s a del- ΓAlberti quando nel 1 7 9 2 i F r a n c e s i e n t r a r o n o a N i z z a , e dice che in quel sacco an dò d is p e rs o il m a n o s c r i t t o di 0 un’ opera diplomatica », g ià c o m p o s t a da lui d u r a n t e il s o g giorno di Parigi, non che il m a n o s c r it to di v a r i i « d i s c o r s i , panegirici e poemetti », ma di q u ello del « g r a n D i z i o n a r i o della lingua francese » non fa m o tto alcun o . In c h e c o n s i s t e v a questo 0 gran Dizionario » ? si trattava di un l a v o r o a ffatto nuovo, 0 piuttosto di correzioni e di a g g iu n te al v e c c h i o , di cui già n’ erano uscite fuori tre edizion i ? In c lin e r e i a c r e d e r e si trattasse del vecchio, che r is ta m p ò m i g l io r a t o a M a r s i g l i a ,
GIORNALE LIGUSTICO
I2 9
per la quarta volta, nel 1796. Del resto, fu fortuna e grande per l’ Alberti (lo attesta il Federighi; che all’ arrivo in Nizza de’ giacobini francesi, si trovasse « fuori di città, in un suo luogo di delizie », tutto intento all’ arduo e faticoso lavoro del Dizionario universale della lingua italiana. Potè dunque fuggir via, « recando seco il manoscritto non anche ultimato » di quel D izion ario, che poi intitolò al cardinale Giovanni Andrea Archetti, in segno d’affetto riconoscente per
1
ospitalità avuta in Bologna da lui per più mesi, dopo tanti trambusti e pericoli e spaventi e dolori.
Durante il soggiorno dell’Alberti a Firenze, (anche questa è una notizia che dà il Federighi) fu proposto di ristampare il V ocabolario della Crusca « colle giunte ed ammende » di lui, λ e secondo il piano da lui formato, e sotto la direzione
» su a ; ma le condizioni non gli piacquero », e per conse
guenza determinò di trasferirsi a Lucca, dove giunse ai primi d’agosto del 17 9 6 , per dare alla luce da per sè e a proprie spese l’ opera, che fu l’ occupazione prediletta e costante, la gioia e il conforto degli estremi anni della sua vita. Del de
terminarsi a venire a Lucca, e di stamparvi il Dizionario, due dovettero essere le ragioni : la quiete che allora si godeva nella piccola Repubblica, e la fama grande che aveva per il lavoro de’ suoi torchi. Infatti, fu « sul principio del settecento
» che essendo caduta in basso Γ arte della seta, già principa-
» lissim a per i lucchesi, si volsero questi in cerca di nuovi
» traffici ; e alquanti capitali, rimasti senza impiego, vennero
» in sussidio dell’ arte tipografica, di cui si aprirono nuove
» officine, d ’ onde uscirono moltissimi libri, ed opere di tanta
» m o le , che oggi sgomenterebbero le più celebrate stam-
» perie » ( 1 ) . Basta ricordare gli Annales del Baronio e del
(1) Bongi S. L ’ Enciclopedia in Lucca ; nell’Archivio storico italiano, Serie III, tom o X V I I I , pp. 64-90.
Giorni. L ig u « tic o . Λ » ·« X X I I
>50 GIORNALI·: L IG U S T IC O
Rainaldo, com presi in quarantadue p o d e ro s i v o l u m i , c h e v e n nero iuori dal 1 7 3 S al 1 7 5 7 e la f a m o s i s s i m a Enciclopédie, ristampata tra il 1 7 5 8 e il 1 7 7 1 , in lin g u a f r a n c e s e , c o l m e desimo corredo di tavole in cise, im it a n d o in t u t t o , a n c h e n e lla forma materiale, il testo p a r ig in o . D i q ueste c o m p a g n i e t i p o grafiche lucchesi, ove alcune d elle f a m ig lie p r i n c i p a l i t e n e v a n o investito il proprio danaro, e ch e in p erso n a v i g i l a v a n o e d i rigevano, le tre di m aggior p o ls o fu r o n o q u e lle c h e d a l n o m e modesto degli stampatori, so tto il quale si n a s c o n d e v a n o , si dissero del Venturini, del G iu n t in i e del M a r e s c a n d o l i .
Appunto alla Ditta tipografica M a r e s c a n d o l i , d e lla q u a l e e r a uno degli azionisti il Sardini, fece c ap o P A l b e r t i p e r la s t a m p a del suo Dizionario universale. H a da q u e s to r a d i c e la r e l a z i o n e passata tra loro. G ia c o m o , nel p arlare d e ’ v e g l i a t o r i d e lla s u a casa, cosi scrive di lui : « P iù m o d e r n a m e n t e e r a s o p r a v v e -
» nuto il sig. abate A lberti, ch e qua s t a m p a v a il s u o Di^io-
» nario italiano; e passando c o n noi c o n t in u o c o m m e r c i o di
» ufficiosità, e col debito qui da e s s o c o n t r a t to c o l s u o s t a m -
» patore e nella strettezza di a s s e g n a m e n ti, g i a c c h é n o n per-
» cepiva quasi altro se non q u e llo c h e p e r v e n i v a l i d a lla v e n d i t a
» di buon num ero di copie d ’ a ltre su e e d iz io n i, e r a m i in te r -
» posto col marchese G ir o la m o L u c c h e s in i ( 1 ) p e r fa r e r i v i v e r e
» un suo credito molto pericolan te nella P o l o n i a P r u s s i a n a .
» A veva io preso inoltre gran parte in uno s t r a t t a g e m m a di
» far consegnare, com e per c a s u a l i t à , dal n o s t r o I n v i a t o a
\ icnna, Ferrante Sbarra, p o c h e rig h e di c o m p l i m e n t o , s c r i t t e
» da!.'Alberti, alla Principessa L u b o r m i s c k a , la q u a l e di P o l o n i a
» erasi stabilita in quella D o m i n a n t e ; s i g n o r a r i c c h i s s i m a e
» molto a lui affezionata fin da q uan do su o o s p i t e e r a c o n -
» dotto a permanere lungamente a V illa fra n c a , l u o g o di d e liz ie
■) G irolam o, il noto confidente e d ip lo m atico di F e d e r i c o II re di lY u »ia.
' 3 '
del re Stanislao I I ; sperava egli che da certi misteriosi termini potesse la benevola Principessa apprendere le sue angustie, nel qual caso non dubitava di venire generosa
mente sovvenuto. L ’abate Alberti conosceva per esperienza meglio d’ ogni altro le rovine che portavano alle nazioni civilizzate le vigenti dottrine filosofiche. Ma fin dalla sua prima gioventù imbevuto delle medesime, mostrava molta inclinazione verso certi principii, dei quali erangli poi odio
sissim e alcune immediate e legittime conseguenze. Com e accade pur troppo a molti, non erasi mai formato un si
stema suo proprio. Bastandoli d’esser buon amico e di pro
fessare alcune virtù sociali, si prefiggeva di contradire a tutti i sistemi , sebbene lo facesse con una cert’ aria di am ich evole disinvoltura e molto cautamente. V i sono certi luoghi comuni, rispetto ai quali, se ciò che proviene da bigottismo, o dalle passioni umane, volesse ascriversi ad un atto di religione, ci sarebbe giusto motivo da reclamare.
A v e v a io sentito proferir dall’ Alberti sopra di ciò alcune proposizioni che poteansi sostenere con una destinazione, ma perchè appunto questi stessi luoghi comuni sono un in
dizio significante, erami alquanto alienato da lui. Una sera venne egli dalla mia moglie, e volendo promuovere il buon um ore della compagnia, si avanzò a qualche tratto di quelli che falsamente nel mondo si chiamano di spirito, e che alla medesima dispiacque, dimodoché teceli capire che la di lui maniera di pensare poco si confaceva colla sua, e che, andando in questo modo le cose, faceali maggior fi
nezza a non ritornare più da lei. Parve che Γ Alberti ne rim anesse al vivo mortificato, ed a norma dell’ intimazione più non provossi a ritornare. Disgraziatamente per lui, non aveva egli incontrato questa decisa e risoluta franchezza nell’altre case che frequentava, ed io medesimo ebbi a co
noscere quanto doveva in questo caso imparare dalla mia
1 32 G IO R N A L E L IG U S T IC O
» moglie. Fatto sta, che l ’ A l b e r t i , i n fe r m a t o s i d ’ in d i a p o c o
» d un guaio d ’ orina ( i ) , e dal s u o a m i c o a b . F e d e r i g h i , c h e
» lo aiutava nell’ edizione del D iz io n a r io ( 2 ) , c o n s i g l i a t o a
(i) Da qualche anno soffriva d i m a l d i v e s c ic a ; m a le c h e a l p r in c ip io d e l 1S0 1 si rese più m olesto e più d o lo ro so . C h ia m ò a llo r a u n m e d ic o e d u e chirurghi, e riconobbero che si tra tta v a di m a l di p ie tra . P e r q u a n to rip e tu ta - mente ne facesse is ta n z a , non v o lle r o in d u rsi a o p e r a r l o , t e m e n d o d i accelerargli la m orte. F atta poi la se z io n e del c a d a v e r e , t r o v a r o n o n e lla vescica « due pietre incarcerate, g ro sse c o m e un a n o c c iu o la » (so n p a r o le d e l Federighi) a e osservarono tutte le a ltr e p a rti sc e v re a ffa tto d a o g n i m a lo r e ;
» per lo che i professori furono quasi p e n titi d i non a v e r c o n d is c e s o a lle
» brame di lui ».
- L Alberti attese da per sè a lla sta m p a d e ’ d u e p r im i v o l u m i , c h e uscirono fuori nel 17 9 7 . 11 te rzo , b en ch é porti la d a ta d e l 1 7 9 8 , v e n n e alla luce dopo la m orte d e ll’ autore. « N e l 17 9 8 » (sc riv e il F e d e r ig h i) « e ra stampato per m età il tom o terzo, q u an d o l'A lb e r ti s o s p e s e la s ta m p a p e r
» imprcvedute circostanze econom ich e, p ro n to a ria s s u m e rla t o s to c h e a v e s s e
» potuto. In questo frattem po co n tin u ò ad o cc u p a rsi d e l s u o m a n o s c r it t o ;
* c lo condusse al term ine in quel m o d o a p p u n to in c u i v e n n e p o i d a to
» alla luce ». A g g iu n g e inoltre : 0 c o n fe sso con in g e n u ità , c h e p a s s a to n e lle
» mie mani il restante del m a n o scritto , per g ra z io so d o n o fa tto m e n e da
» lui con pubblico istnim ento, e tro v a n d o m i io so lo a ffa tto e o c c u p a tis s im o ,
» per tacere di ciò che dovetti s a g rific a re , atte se le c r itic h e c ir c o s t a n z e
po-* litiche di quel tem po, fui più p re m u ro so di p resto r ia s s u m e r e la s ta m p a ,
» di già ritardata di troppo, di q u e llo ch e di rie s a m in a r e c o n a c c u ra te z z a
* il manoscntto ; e quindi tal q uale m i a ffre tta i di c o n s e g n a r lo a i to r c h i » .
11
Federighi, nato a Lucca nel 1 7 6 6 , era sa g re sta n o d e lla C o lle g ia t a d i S. Pietro M aggiore e teneva le v e c i di B ib lio te ca rio p u b b lic o o g n i v o lt a che il titolare, C a rlo A m b ro gio \ e cch i, si a sse n ta v a d a lla c itt à . A p p u n to nella Biblioteca conobbe 1 A lb erti, ch e v i a n d a v a o g n i g io r n o , e s trin s e a m i- cu ia con lui, e per cinque anni g li fu « a iu ta to re in d e fe s so a d o r d in a r e e* trascrivere » il Dizionario. Il m a n o scritto , la sc ia to g li, e r a b e n sì c o n d o tto a termine, ma « in abbozzo e d iso rd in ata m e n te » ; e n e l d a r lo a lle s ta m p e ebbe a faticare non poco. · Mi n a rra v a il F e d e rig h i » ( s o n p a ro le d e l s u o biografo Gio. Fran cesco R am b elli) « a v e r co rse ta lv o lta le in te r e s e t tim a n e
» scrivendo continuam ente le 14 e 1 6 o re del d i, a p p e n a r ifo c illa n d o s i co n
» scrivendo continuam ente le 14 e 1 6 o re del d i, a p p e n a r ifo c illa n d o s i co n