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Le complesse combinazioni della produzione globale hanno trasformato la natura del commercio, rendendone più difficile la previsione e la gestione. Le imprese devono pertanto stabilire precedentemente se sono capaci di gestire gli aspetti positivi e negativi della fornitura globale.

Il rischio è inerente alla ricerca dell'opportunità: la sua condivisione e la sua diversificazione hanno infatti incoraggiato le imprese ad intraprendere nuove attività, aumentando in tal modo la produttività su larga scala necessaria per partecipare al mercato globale.

Le imprese beneficiano della partecipazione nella GVC se sono relativamente larghe, tecnologicamente avanzate, gestite professionalmente e se hanno diversificato i loro mercati di esportazione in termini di prodotti e Paesi. Allo stesso modo però, le GVCs possono creare barriere all'apprendimento e guidare un irregolare sviluppo durante il tempo, a causa delle disgiunture geografiche e organizzative che spesso esistono tra innovazione e produzione. Analizzando la questione da un punto di vista di competitività nazionale, i paesi più importanti sono quelli dove le imprese possono guadagnare e mantenere la produzione, le vendite e le capacità di ricerca necessarie a sviluppare e mantenere bassi costi, alta qualità e prodotti ad alta tecnologia. Quindi si corre il rischio di competere con altre imprese in termini di prezzi bassi o alta qualità e solo il migliore può avere successo nella GVC. In sostanza i benefici correlati al commercio GVCs sono distribuiti in maniera altamente disomogenea e coloro i quali mancano le risorse e le capacità per seguire l'andamento della globalizzazione vengono spesso emarginati. Tale disparità di risultato risulta evidente specialmente se si analizza il fenomeno differenziando tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo. Nei paesi sviluppati i benefici dell'espansione del commercio internazionale e degli investimenti sono altamente concentrati tra i più abili nella forza lavoro e i proprietari del capitale. Al contrario, nei paesi in via di sviluppo fortemente coinvolti nelle GVCs, l'intera popolazione beneficia dall'espansione del commercio e dalla rapida crescita, ma non tutti nella stessa maniera. Uno dei più importanti impedimenti per i paesi in via di sviluppo sono i costi del commercio, i quali variano in base al paese e al settore preso in considerazione, e i Paesi con alti costi del commercio non sono capaci di partecipare alle GVCs, limitandosi alle esportazioni di beni tradizionali. Un rimedio a tale vincolo è stato quello di stabilire alcune zone speciali di esportazione, le quali hanno capacità logistiche superiori. La differente partecipazione dei paesi in via di sviluppo nella catena del valore globale può essere spiegata dalle dinamiche dei bassi costi del lavoro, ovvero il rapporto tra i salari medi e il per capita GDP, poiché i principali Paesi hanno un basso costo del lavoro ma non un basso salario.

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Un rischio importante che un'impresa corre è dunque quello di calcolare male i costi a suo carico: se questi dovessero superare i ricavi, l'impresa ha fatto sicuramente una scelta sbagliata. Innanzitutto i costi che le imprese sono costrette ad affrontare nella gestione possono anche determinare il tipo di attività che un’impresa preferisce tenere in-house o esportare. Nello specifico, i costi di transazione offrono varie ragioni per determinare perché le imprese dovrebbero tenere al proprio interno determinate attività. Più un prodotto o servizio è personalizzato, più alta è la probabilità che l'investimento abbia una transazione specifica e questo fa crescere il rischio di opportunismo che, alternativamente, o esclude del tutto l'esternalizzazione oppure rende l'operazione troppo costosa perché necessita di alcune garanzie. Un'ulteriore motivazione è che i costi di transazione aumentano quando le relazioni tra imprese richiedono una grande coordinazione, intesi come processi separati che necessitano di sincronizzare i flussi di input attraverso la catena. In tal caso si aggiungono anche i costi di coordinazione, che aumentano per tutte quelle forniture che sono sensibili al tempo. Tra l'altro, da una prospettiva di management, ci sono molte questioni connesse all'efficienza e tempestività della distribuzione di beni che fluttuano all'interno della catena di fornitura.

Una situazione difficile in cui può trovarsi un'impresa è la propagazione di uno shock che parte da una location e si estende al resto delle imprese, generando un effetto a cascata. Ad esempio se la rete di fornitura è altamente interconnessa, la bassa produttività in un settore può potenzialmente affliggere l'intera economia.

Il rischio che corre un’impresa è strettamente collegato alle sue possibilità di avanzamento nel campo economico e sociale. Sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, il guadagno economico derivante dalla partecipazione nella GVCs non necessariamente si traduce in buon lavoro o stabile occupazione e, nei peggiori dei casi, l'upgrading economico dato dai successi nell'esportazione, specialmente nei paesi con un basso reddito, potrebbe essere collegato ad un deterioramento delle condizioni di lavoro o altre forme di downgrading sociale. Il rischio è che vi siano potenziali impatti negativi sull'ambiente e sulle condizioni sociali, tra cui si possono individuare cattive condizioni di lavoro, salute e sicurezza del posto di lavoro. I lavoratori beneficiano della partecipazione nelle GVCs se le loro condizioni di lavoro sono relativamente stabili, e solo coloro che possiedono alte abilità possono ottenere una maggiore remunerazione.

Da un punto di vista dell'industria, ci si interroga sull'organizzazione dell'industria in termini di dimensione, proprietà e dei fornitori, specialmente dove queste compagnie sono localizzate. Alcune limitazioni all'approccio della GVC si presentano anche se le imprese hanno raggiunto un rapido incremento industriale. Il suo contributo alla crescita può essere limitato se il lavoro

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svolto nel proprio paese è un valore aggiunto relativamente basso, cioè contribuisce solo ad una piccola parte del valore aggiunto totale per il prodotto o servizio: il rischio, specialmente per i paesi in via di sviluppo, è quello di operare in attività a valore aggiunto permanentemente basso. Non esiste inoltre un processo automatico che garantisca la diffusione della tecnologia, la creazione di competenze e l'aggiornamento, ma un'impresa dovrebbe già possedere una tecnologia specifica per poter entrare in una nicchia di mercato e restare al passo con gli aggiornamenti. La relativa facilità con cui i Value Chain Governors possono trasferire la loro produzione, spesso in paesi a basso costo, crea anche ulteriori rischi, e la complessità di tale schema ha anche creato difficoltà nel comprendere il commercio e formulare politiche che consentono ad imprese e governi di capitalizzare sulla GVC e di mitigare il lato degli effetti negativi. L'abilità di un Paese di prosperare dipende anche dalla sua partecipazione all'economia globale e di assumere un ruolo all'interno della global supply chain, ma questo può costituire solo una parte della strategia di sviluppo complessiva di un paese.

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CAPITOLO 2: IL PROCESSO DI RESHORING