CAPITOLO 3 Assicurazioni Long Term Care
3.2 Rischio demografico nella assicurazioni LTC
Il longevity risk, la cui presenza nelle prestazioni previdenziali di pura rendita vitalizia è già stata discussa nel capitolo precedente, interessa anche le assicurazioni LTC. Lo specifico legame tra prestazioni e condizioni di autosufficienza dell’assicurato comporta peraltro una più articolata configurazione di tale tipo di rischio. Sono infatti plausibili vari scenari per l’evoluzione della durata di vita in condizioni di autosufficienza e di parziale o totale mancanza di autosufficienza (cui risulta ovviamente legato l’intervento dell’assicuratore in una copertura LTC), e tale situazione di incertezza va a “sommarsi” a quella inerente alla durata totale di vita. Dunque nelle coperture LTC occorre tener conto dell’aleatorietà sia del trend riguardante l’intera durata di vita, sia del futuro trend dell’invalidità senile. Si parla a tal proposito di un generico “rischio demografico” (contrapposto al rischio finanziario122) scomponibile in due sottocomponenti: rischio di longevità e rischio di disabilità (disability risk) (Levantesi e Menzietti, 2007).
L’analisi del profilo di rischio di un portafoglio di prodotti assicurativi LTC deve pertanto avere una struttura analoga a quella relativa ad un portafoglio di rendite vitalizie. In particolare, occorre considerare che il rischio demografico nelle polizze LTC consiste sia di una componente data dalle fluttuazioni casuali intorno ai valori attesi (rischio pooling123) che di una componente data dall’aleatorietà dei trend futuri, causa della presenza del rischio (non pooling) di scarti sistematici.
L’allungamento della vita attesa (fenomeno ampiamente evidenziato nel corso della presente trattazione) non necessariamente comporta un pari allungamento della vita attesa in condizioni di buona salute e, in particolare, di autosufficienza. È necessario pertanto, per l’assicuratore che si trova di fronte alla necessità di impostare un modello di rischio atto a valutare gli impatti del rischio demografico in un portafoglio di polizze LTC o semplicemente di fronte alla scelta delle basi tecniche più appropriate per il
pricing delle polizze offerte, fare alcune assunzioni circa il legame tra evoluzione della
mortalità ed evoluzione della disabilità future. Se da una parte infatti è certamente
122 Il rischio finanziario deriva dall’aleatorietà dei tassi di rendimento degli investimenti effettuati dalla
compagnia assicurativa rispetto ai tassi effettivi utilizzati nel calcolo delle riserve e nel pricing dei prodotti assicurativi. Esso dunque riguarda la capacità dell’assicuratore di applicare il corretto tasso di sconto e presenta natura sistematica impattando su tutte le polizze nello stesso verso.
123 Rischio che decresce al crescere della dimensione del portafoglio o del piano previdenziale o sanitario
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ragionevole ipotizzare che tra i due fenomeni vi sia una qualche relazione, dall’altra risulta estremamente complicato darne una definizione analitica (o comunque una misura), a causa della sua complessità e soprattutto della difficoltà nella quantificazione oggettiva della disabilità (difficoltà cui si è fatto accenno nell’introduzione di questo capitolo) (Olivieri e Pitacco, 2001). Varie teorie sono state formulate in merito all’evoluzione dell’invalidità senile. L’attuale stato delle conoscenze non consente di escluderne alcuna124. In particolare sono tre le principale teorie alle quali si fa rifermento in molti degli studi riguardanti la materia125:
“Compression theory”, secondo la quale le malattie degenerative croniche, grazie ai progressi della medicina, verranno in futuro posposte verso gli ultimi anni della vita umana; ipotizzando vi sia un’età massima estrema, tali miglioramenti comporteranno dunque una “compressione” del periodo trascorso in stato di disabilità;
“Pandemic theory”, secondo la quale la diminuzione dei tassi di mortalità non sarà accompagnata da un’analoga diminuzione dei tassi di invalidità, per cui il numero di persone disabili crescerà rapidamente;
“Equilibrium theory”, in base alla quale la maggior parte dei miglioramenti della sopravvivenza umana è legata a specifiche patologie, per cui l’insorgenza di malattie degenerative croniche e di disabilità sarà ritardata nel tempo esattamente come l’età di decesso più frequente.
La rappresentazione grafica dei trend di evoluzione della mortalità e dell’invalidità senile conseguenti alle aspettative di ciascuna delle tre teorie, è riportata nella figura 3.4.
124 Numerosi studi hanno esaminato gli andamenti dello stato di salute degli anziani in questi ultimi anni
per fare delle previsioni sulle future evoluzioni, giungendo a conclusioni non univoche: talché si parla di dibattito sulla “espansione o riduzione della morbilità”. Se, da una parte, gli studi degli anni Settanta presentavano visioni pessimistiche per il futuro, prevedendo un forte aumento della disabilità tra gli anziani, studi più recenti (USA, Manton, 1997) giungono a conclusioni più ottimistiche: vi è un miglioramento nello stato di salute degli anziani tale da mantenere costante il rapporto tra la popolazione bisognosa di aiuto e quella in età lavorativa (18-64 anni) fino al 2028. Un recente studio comparativo dell'andamento della disabilità nei vari paesi OCSE tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, mostra che nei paesi OCSE c'è stato un miglioramento della disabilità “severe” alle età più anziane nel periodo considerato, soprattutto per gli uomini (ISVAP, 2001).
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Figura 3.4 – Legame tra i trend futuri di mortalità e disabilità.
Fonte: Pitacco, 2002.
Risultano pertanto plausibili sia scenari in cui all’allungamento della vita totale attesa corrisponde, in termini relativi, un maggiore allungamento della vita totale attesa in condizioni di autosufficienza, sia scenari in cui il secondo è minore del primo, sia infine scenari in cui gli aumenti delle due grandezze hanno luogo in pari misura relativa. Il trend della domanda di prestazioni LTC si ipotizza dunque che a livello individuale tenderà ad essere decrescente, crescente e costante rispettivamente in base alla
Compression theory, alla Equilibrium theory e alla Pandemic theory; mentre a livello
collettivo (dato il già citato fenomeno dell’invecchiamento della popolazione126
) si dovrebbe verificare rispettivamente una costanza, un incremento moderato ed un drammatico incremento della domanda di prestazioni LTC127.
Occorre evidenziare come la considerazione di ciascuno dei diversi scenari dipinti dalle tre teorie, dal punto di vista dell’assicuratore produca conseguenze estremamente diverse in termini di rischio di sovrastima del trend di diminuzione dell’invalidità
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Si rinvia al paragrafo 1.1 - L’evoluzione della mortalità.
127 Occorre specificare che sulla futura domanda di prestazioni LTC incideranno non solo i trend
demografici, ma anche i futuri sviluppi di fenomeni di tipo sociale come i cambiamenti nella struttura famigliare e i cambiamenti nel sistema di stato sociale dei vari Paesi.
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senile128. In particolare, la Compression theory suggerisce per l’assicuratore una prospettiva “ottimistica”, in netta contrapposizione alla prospettiva estremamente “pessimistica” offerta invece dalla Pandemic theory. Le profonde differenze tra queste teorie, e l’ancora attuale difficoltà nella raccolta di evidenze empiriche atte a confutarle o convalidarle129, sottolineano l’elevato livello di incertezza sulla futura evoluzione dello scenario demografico. Quindi se, come già evidenziato nell’ambito della gestione di portafogli di rendite vitalizie, risulta necessario far ricorso a tavole di sopravvivenza e di disabilità “proiettate” (basate dunque su un approccio dinamico alla mortalità e alla disabilità130), occorre anche includere la sopranominata incertezza nel modello attuariale utilizzato l’analisi dell’esposizione al rischio demografico di portafogli di polizze LTC.
128 La sottostima del tasso futuro di invalidità senile in fase di pricing e di reserving, comporterebbe
infatti per l’assicuratore, qualora il tasso di invalidità effettivamente realizzato risultasse più elevato di quello atteso, l’incapacità di far fronte agli obblighi di fornitura delle prestazioni LTC a causa della determinazione, al momento di emissione delle polizze, di riserve (in buona parte composte dai premi incassati) troppo esigue, in quanto valutate sulla base di probabilità di riscossione dei benefit da parte degli assicurati eccessivamente basse.
129 Si veda la nota n. 125. 130
Approccio che si contrappone a quello statico, il quale fornisce i risultati dei semplici cambiamenti demografici (della popolazione anziana) supponendo che in futuro non vi siano variazioni dei tassi di disabilità o di istituzionalizzazione (ricovero in case di cura) attualmente registrati, ma vari solo il numero degli anziani.
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