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Il riso rosso fermentato è un prodotto derivato dalla fermentazione della pianta Oryza sativa con un micete chiamato Monascus purpureus per otto settimane. Veniva utilizzato come conservante e medicinale. La fermentazione produce molti metaboliti importanti, come vitamine del gruppo B, flavonoidi, acidi grassi saturi ed insaturi, ma

soprattutto un gruppo di nove molecole chiamate monacoline. Tra queste nove monacoline, quella più importante è la monacolina K, in quanto ha una struttura simile

Figura 12: Similitudine tra la struttura della monacolina K e la lovastatina (da: https://www.cardiologiaoggi.com/riso-rosso-

alle statine, in particolare alla lovastatina (Figura 12), usata per il trattamento delle dislipidemie e del colesterolo. La monacolina K nel fegato viene trasformata in un β- idrossiacido, il quale è il metabolita attivo che inibisce l’enzima HMG-CoA reduttasi, agendo come presentato nella figura seguente (Figura 13).

L’EFSA ha riconosciuto gli effetti ipocolesterolemici della monacolina K a dosaggio giornaliero di 10 mg (Agostini et al., 2011). Studi randomizzati controllati in doppio cieco hanno evidenziato una riduzione del colesterolo totale ed LDL del 16-20% e del 22-26% rispettivamente con 7,5 e 11,4 mg al giorno del principio attivo per 8-12 settimane (Liu et al., 2006).

Il problema nell’utilizzo del riso rosso fermentato è il dosaggio della monacolina K, in quanto, trattandosi di una fermentazione funginea, non è possibile determinare una concentrazione stabile e costante. Di conseguenza, dosaggi troppo elevati di monacolina K provocano effetti avversi statina-like, come epatotossicità, rabdomiolisi e nefrotossicità, in quanto la fermentazione produce una sostanza chiamata citrilina, una micotossina.

Alcaloidi

La berberina è un alcaloide isochinolinico presente in diverse specie di piante, tra le quali annoveriamo

Berberis vulgaris, Coptis chinensis, Berberis aristata.

Oltre alla funzione antidiabetica con regolazione della via di segnalazione dell’insulina, della berberina si

Figura 13: Meccanismo d’azione della monacolina K nella biosintesi del colesterolo.

evidenziano le proprietà regolatrici del profilo lipidico, soprattutto nelle dislipidemie e ipercolesterolemie (Pirillo & Catapano, 2015).

Nella Figura 15 possiamo notare i meccanismi alla base degli effetti ipocolesterolemizzanti della berberina. Tra questi troviamo: inibizione di PCSK9 associato all’aumento dei livelli del recettore per le LDL (LDL-R), riduzione della sintesi di colesterolo.

La PCSK9 (proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9) è un inibitore del LDL-R, in quanto, legandosi fa sì che nel momento dell’endocitosi il recettore non venga riciclato e riportato sulla membrana

citoplasmatica, ma che piuttosto sia indirizzato verso processi di degradazione. Questo comporta un aumento dei livelli di LDL circolanti (Figura 16). La berberina si lega al PCSK9, inibendolo, favorendo l’esposizione sulla membrana citoplasmatica del recettore e quindi aumentando l’assorbimento delle LDL (Pirillo & Catapano, 2015).

Figura 16: Ruolo dell’inibitore del PCSK9 (Casas et al., 2018).

Nella Tabella 2 sono state riassunte tutte le proprietà sia antinfiammatorie che ipocolesterolemizzanti della berberina, come è stato presentato da Pirillo & Catapano.

Ipercolesterolemia

In vitro

↑ LDL-R ↓ PCSK9

↓ sintesi colesterolo totale e trigliceridi

Modelli animali

↓ LDL

↓ lesioni aterosclerotiche, stress ossidativo, infiammazione, livelli di omocisteina

↑ funzionalità renale

Studi clinici ↓ colesterolo totale, LDL-C, trigliceridi ↑ HDL

Fitosteroli

I fitosteroli sono composti chimici strutturalmente simili al colesterolo, questo permette loro di modificare il metabolismo del colesterolo stesso, come presentato nella Figura 17.

Le fonti alimentari sono: oli vegetali, frutta a guscio, verdura tra cui le Brassicaceae, cereali, latticini, succo d’arancia, oli vegetali, fagioli, mandorle. Nei paesi occidentali

l'apporto di fitosteroli con la dieta è simile a quello di colesterolo (150-400 mg/die) ed aumenta di circa un 50% nei vegetariani. Vengono divisi in derivati stenolici e derivati stanolici.

I fitosteroli, come presentato nella Figura 18, competono con il colesterolo alimentare nella formazione delle micelle che permettono l’assorbimento del colesterolo nell’intestino. In questo distretto è presente un recettore non completamente specifico

Tabella 2: Molteplici ruoli della berberina nell’ipercolesterolemia (Pirillo & Catapano, 2015).

Figura 17: Principali fitosteroli

https://nutrimenti1.wordpress.com/2011/12/09/i-fitosteroli- i-fitostanoli-e-i-loro-esteri-fonti-alimentari-e-alimenti-

per il colesterolo, ma che è in grado di trasportare gli steroli vegetali. Questo recettore è stato nominato NPC1L1 (Niemmann-Pick C-1-like-1 protein receptor) in quanto la sua sequenza amminoacidica condivide un’omologia parziale con il recettore alterato della malattia di Niemmann-Pick, basata su un disordine lipidico. Dopo l’assorbimento nell’enterocita, normalmente gli steroli vengono rigettati nel lume intestinale dai trasportatori ABCG5/8 (adenosine triphosphate-binding-cassette transporters). Quindi: i fitosteroli competono con il colesterolo nel trasporto intracellulare attraverso NPC1L1, entra così meno colesterolo nell’enterocita. Avviene una ridotta esterificazione del colesterolo da parte di ACAT2, in quanto è ridotta la concentrazione intracellulare. Si formano, di conseguenza, meno colesterolo LDL e la parte di colesterolo e fitosteroli non esterificati viene rigettata nel lume intestinale attraverso il trasporto di ABCG5/8 ed eliminata con le feci.

Questo fenomeno viene facilitato in seguito all’aumento dell’espressione dell’mRNA dei trasportatori, attraverso l’attivazione degli LXR. Tutto ciò si traduce in una diminuzione del colesterolo epatico, nell’attivazione del fattore SREBP, che fa aumentare sia le concentrazioni sia dell’HMG-CoA reduttasi sia dei LDL-R. Nel primo caso, aumenta la sintesi del colesterolo endogeno, nel secondo un aumento della captazione delle LDL, determinando dunque una riduzione di quelle circolanti (Figura 19).

Secondo diversi studi si è determinato un dosaggio ottimale di 2-2,5 g/die di

fitosteroli, oltre non sembrano aumentarne l’efficacia. Questo dosaggio, dunque, risulta efficace in caso di ipercolesterolemia, diabete mellito tipo 2, ipercolesterolemia familiare (Katan et al., 2003).

L’EFSA inoltre raccomanda per una riduzione del rischio cardiovascolare una bassa assunzione di grassi saturi e colesterolo in aggiunta a 1-3 g di steroli e 3-4 g di stanoli alimentari.

Licopene

Il licopene è un composto che fa parte dei carotenoidi, in grado quindi di donare una colorazione rossa e pigmenti gialli, presente soprattutto nella buccia e nella superficie esterna di: pomodori, cocomero, albicocca, ciliegie, fragole e tanti altri.

A differenza di tanti altri composti naturali, il licopene è presente in forma trans inattiva negli alimenti freschi, e per diventare attivo, deve subire una trasformazione di conformazione in cis, provocata con la cottura (Rao & Agarwal, 1999). Dunque, gli

Figura 19: Attivazione di SREBP in seguito all’assunzione di fitosteroli alimentari (https://docplayer.it/14336613-Efficacia- e-sicurezza-d-uso-degli-alimenti-contenenti-fitosteroli.html).

alimenti con licopene che vengono cotti risultano con una concentrazione del carotenoide più biodisponibile rispetto a quelli freschi.

I maggiori effetti clinici del licopene sono a livello della prostata, con diminuzione del il rischio d’insorgenza del tumore, e a livello cardiovascolare, agendo soprattutto su aterosclerosi ed obesità.

• Riduce la presenza di molecole di adesione, migliorando il flusso sanguigno e previene il deposito di LDL e colesterolo;

• Inibisce l’HMG-CoA reduttasi in vitro ma non in vivo;

• Diminuisce la concentrazione del glucosio-6-fosfato deidrogenasi coinvolta nella biosintesi degli acidi grassi.

Ruolo della dieta nella modulazione dei livelli di

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