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2.1 L’applicazione dei trattati franco-piemontesi nella documentazione consolare

La Convenzione consolare siglata a Torino il 4 febbraio 1852 sanciva le rispettive funzioni e gli obblighi ai quali i consoli sardi e quelli francesi si sarebbero sottomessi in Francia e nel Regno di Sardegna. Una volta ottenuto l’exequatur (riconoscimento da parte dello Stato delle funzioni che un dato soggetto era chiamato a svolgere, così come descritte dalla patente), ai sensi dell’articolo 1, “les Autorités administratives et judiciaires des ports, villes ou lieux de leur résidence les y feront jouir immédiatement des prérogatives attachées à leurs fonctions dans leur arrondissement consulaire respectif”558. Questa norma delineava già da subito il ruolo di stretta collaborazione tra il console e i funzionari locali. Le loro relazioni maturavano e si stringevano in primo luogo nel porto, dove avevano sede le autorità portuali, sanitarie e doganali, con le quali i bastimenti francesi giunti nell’Isola erano obbligati a rapportarsi per il tramite del console. L’area immediatamente adiacente era un crogiolo di commercianti e affaristi, intenti a vendere o acquistare le merci sbarcate o da imbarcare.

A Cagliari, il quartiere della Marina, dove si svolgeva “quella pittoresca vita sociale”559 dalla fortissima connotazione mercantile, era il “monde négociant”560 della città,

il “braccio economico” del quartiere di Castello, simbolo invece del potere politico e civico e dove aveva sede la maison consulaire561.

La Marina era stata la sede storica del consolato di Svezia562 e sembrerebbe avervi

avuto residenza anche il console francese (nonostante manchi una solida base documentaria), almeno fino al trasferimento a Castello563. Nell’area erano situate la Regia

Darsena, la regia Dogana, la Casa della Sanità, i Magazzini della Marina Reale, ovvero tutte le autorità direttamente coinvolte nelle tipiche e frenetiche attività mercantili di una città portuale. Ed è proprio in questa zona che si palesava il ruolo principale del console, “tuteur de ses compatriotes”564, “des agents de gouvernement chargés de protéger à l’étranger le

commerce et la navigations de leurs nationaux”565, controllori delle relazioni commerciali

chiamati a conoscere il territorio grazie all’osservazione costante, funzionari vigili calati nel

558 De Martens, De Cussy, Recueil Manuel et Pratique de Traités, Conventions et autres actes diplomatiques sur lesquels sont etablis les relations et les rapports existant aujourd’hui entre les divers états souverains du globe, depuis l’année 1780 jusqu’à l’époque actuelle, F. A. Brokhaus, Leipzing 1857, vol. VIII, p. 9 e ss.; Raccolta dei Trattati e delle Convenzioni commerciali in vigore tra l’Italia e gli Stati stranieri compilata per cura del Ministero per gli Affari Esteri di S. M. il Re d’Italia, Tipografia G. Favale, Torino 1862, p. 411 e ss.

559 Puddu G., Il commercio marittimo del regno di Sardegna nel Settecento, Cuec, Cagliari 2010, p. 67.

560 Espressione presa in prestito da Bartolomei A., La publication de l’information commerciale à Marseille et Cadix (1780-1820), in «R.M.», 27 (2007), p. 2, reperibile all’URL: http://rives.revues.org/2053, consultato il 22 dicembre 2012.

561 Aa.Vv., Marina, Cagliari. Quartieri storici, Comune di Cagliari, Assessorato alla pubblica istruzione e ai beni culturali, 1989, p. 11.

562 Ivi, p. 42.

563 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, ff. 14r-15v, lettera del console Cottard del 24 febbraio 1848. 564 Pouget L., Principes de droit maritime suivant le code de commerce français, Auguste Durand Editeur, Paris 1858, vol. I, p. 388.

quotidiano esplicarsi degli scambi, a guardia degli interessi della Francia, interessi sanciti dai trattati commerciali formulati dai negoziatori francesi e piemontesi. I francesi si servivano delle informazioni preziosissime giunte dai distretti consolari per modificare gli accordi internazionali a proprio favore o semplicemente migliorarne alcuni aspetti566. I consoli era

direttamente coinvolti nelle fasi che precedevano la rinegoziazione ed erano chiamati a riferire sull’applicazione e il rispetto degli accordi. La conoscenza approfondita dell’area portuale, “ayant des rapports très-fréquents avec les gens de mer”567, quella della rete di

attori commerciali che vi operavano e delle dinamiche degli scambi isolani, nonché le relazioni quotidiane con le autorità doganali trasformavano i consoli in osservatori fondamentali della diplomazia commerciale. Calati nel “qui ed ora” degli arrondissements sparsi per il mondo, essi erano l’anello di congiunzione tra il dire e il fare, capaci di compiere un’analisi realistica delle implicazioni delle decisioni prese a livello centrale sull’economia reale. Le informazioni commerciali fornite dai consoli permettevano agli organi politici interessati di ottenere un quadro dettagliato dell’“ambientazione economica” alla quale adattare le soluzioni che fossero più vantaggiose per il mercato, i produttori, gli industriali e i commercianti francesi: l’informazione consolare si trasformava in azione economica statale volta ad assicurare “des conditions favorables dans un traité international”568. I consoli erano chiamati ad operare “pour l’avantage du commerce et le

bien des nationaux”569, a controllare le relazioni commerciali e ad inviare le informazioni necessarie a migliorarle.

Il console francese di stanza a Cagliari nel periodo immediatamente precedente la scadenza del trattato del 28 agosto 1843 fu chiamato a rispondere al Ministero degli affari esteri su una serie di quesiti specifici. Il Ministero ribadì da Parigi la durata del trattato (6 anni ridotti a 4 da una convenzione siglata il 6 dicembre 1844) che, a seguito della dichiarazione firmata a Torino il 22 aprile 1846, era stato reso esecutivo dal 20 maggio dello stesso anno e la scadenza sarebbe stata fissata quindi al 20 maggio 1850. La legge doganale del 9 giugno 1845 limitava invece a 4 anni la durata dei diritti moderati accordati alla Sardegna. Il Ministero richiese una relazione approfondita sull’applicazione del trattato fino a quel momento in vigore e in particolar modo sulle sue criticità e sul permanere o meno delle condizioni che avevano portato alla sua stesura nel 1843. Lo scopo era quello di migliorare l’interscambio, nel rispetto delle aspettative del commercio francese570.

566 Si veda Aglietti M., Le gouvernement des informations. L’évolution du rapport entre État et institution consulaire au milieu du XVIIIe siècle, in «C.M.», 83 (2011), reperibile all’URL: http://cdlm.revues.org/index6296.html, consultato il 15 dicembre 2012.

567 Pouget L., Principes de droit maritime, cit., p. 378.

568 Si veda Marcella Aglietti, Aglietti M., Le gouvernement, cit. 569 Pouget L., Principes de droit maritime, cit., p. 388.

570 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, ff. 161r/v, minuta del Ministero degli affari esteri del 26 novembre 1849.

L’11 febbraio del 1851, il Ministero sottolineò le difficoltà riscontrate nell’applicazione del trattato del 1843 nell’isola di Sardegna e ribadì la necessità di superarle571.

Il ciclo dell’informazione si chiudeva quando da Parigi giungevano le direttive amministrative ovvero quelle note ufficiali attraverso le quali il console veniva informato dell’avvenuta firma dei trattati sui quali egli era tenuto a vigilare, soprattutto per quanto concerneva gli accordi in materia doganale: “le consul informe le ministre des affaires étrangères, lorsque, dans le port de résidance, il se fait des importations ou exportations en opposition avec les lois et ordonnances françaises, rendues en matière de douane”572

(Ordinanza del 23 ottobre 1833). È il caso dell’invio a Cagliari di una copia del Moniteur universel che dava notizia dell’avvenuta firma del trattato del 5 novembre 1850 e del decreto che rendeva esecutive le disposizioni in esso contenute: “Je veillerai à ce qu’elles reçoivent […] leur entière exécution dans tous les ports de cette Ile”573.

Anche in Sardegna i funzionari francesi erano il trait d’union tra l’economia della quotidianità, fatta anche di consuetudini e regole non scritte, deroghe arbitrarie, costumi truffaldini e abusi e quella sancita dagli accordi ufficiali, perfetta, immobile e artefatta, cristallizzata negli articoli e nei commi di accordi e trattati. Essi si muovevano negli spazi in cui operava il popolo minuto, ovvero le vie del porto, e nei luoghi del potere e delle autorità. Conoscevano chi doveva far applicare le regole e chi era invece tenuto a rispettarle. Venivano in contatto con i francesi residenti e quelli di passaggio, ricchi négociants e indisciplinati matelots, in una città di mare dove “le secteur de l’achat-vente des marchandises constitue un monde opaque”574. Il console era chiamato insomma a captare i chiaroscuri di una realtà che non corrispondeva sempre all’ufficialità e alle aspettative e ai dettami degli accordi scritti.

Il limite dell’autorità consolare nell’area portuale (che mai doveva delegittimare il ruolo e le prerogative di quella locale), era sancita invece dall’articolo 8 della succitata convenzione consolare che prevedeva che “En tout ce qui concerne la police des ports, le chargement et déchargement des navires, la sûreté des marchandises, biens et effets, les citoyens de deux Pays seront respectivement soumis aux lois et statuts du territoire; cependant les Consuls généraux, Consuls et vice-Consuls respectifs seront exclusivement chargés de l’ordre intérieur, à bord des navires de commerce de leur nation”.

Gli accordi commerciali stipulati contenevano, come detto, le disposizioni in ambito doganale. Particolare importanza avevano le relazioni tra gli agenti e i funzionari delle dogane: “Ils doivent s’appliquer à écarter tous les obstacles qui peuvent nuire au progrès du commerce de la France en général, et gêner les opérations de capitaines des navires et des négociants, surtout dans les rapports qu’ils ont avec les douanes”575. A

571 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, f. 261r, minuta del Ministero degli affari esteri dell’11 febbraio 1851; f. 264r, lettera del console Fourcade del 3 marzo 1851; f. 267r, lettera del console Fourcade del 10 marzo 1851.

572 Pouget L., Principes de droit maritime, cit., p. 400.

573 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, f. 263v, lettera del console Fourcade del 18 febbraio 1851. 574 Bartolomei A., op. cit.

dimostrazione dell’importanza conferita ai funzionari doganali vi è il fatto che i Federici, agenti di Francia a Castelsardo, erano stati gli appaltatori delle dogane576. I consoli si

rapportavano quotidianamente con i funzionari della Dogana di Cagliari e dai loro registri, traevano i dati sull’import-export di cui erano tenuti a inviare relazioni periodiche al Ministero degli affari esteri che, a sua volta, le inoltrava al Ministero di commercio e di agricoltura. I consoli e le autorità portuali mantenevano un rapporto di vicendevole rispetto, se non nei rari casi di violazioni e abusi. Il consolato era un’istituzione importante agli occhi delle autorità sarde. Le Dogane rappresentavano il luogo per eccellenza, dove i funzionari francesi erano chiamati a svolgere un’azione di vigilanza sull’applicazione del tariffario concordato dagli accordi internazionali577.

Il console aveva come compito quello di inviare “le tarif ancien et nouveau” e i “réglemens de Douane”, con specifici riferimenti ai benefici o agli svantaggi che le modifiche del regime daziario in Sardegna nel 1848 apportava al commercio francese nell’Isola578. Oggetto della “comunicazione commerciale” erano infatti, già nel Settecento e

per tutte le realtà portuali di prim’ordine, gli “éléments naturels, telle la qualité et la quantité des récoltes achevées ou à venir […] la pénurie ou l’abondance d’un produit, due au rapport entre le niveau de l’offre et de la demande. En temps de guerre, les événements politiques et les facteurs d’ordre institutionnel comme une modification des droits de douane, susceptibles d’influencer la demande, font l’objet d’une attention particulière”579.

Quando il Ministero chiese al console in carica le ricadute sul commercio francese della nuova tariffa applicata in Sardegna con l’unione doganale, il funzionario mise subito in evidenza che i tessuti piemontesi, da quel momento in poi, avrebbero strappato alla Francia il dominio sul mercato isolano:

Le Commerce de la France va aussi beaucoup perdre par ce changement du tarif des Douanes. En effet les manufactures de France étaient en possession de fournir à la Sardaigne les cuirs tannés, les Pelleteries, les draps, la majeure partie des tissus de coton et de lin, les tissus de soie, la quincaillerie, la Passementerie, la verrerie, la

576 Sanna M.V., Diaspore mercantili e regia Azienda nella Sardegna sabauda Commercio e imprese dal passaggio dell’isola ai Savoia (1720) alle riforme degli anni Venti dell’Ottocento, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Studi storici, geografici e artistici, Dottorato in Storia moderna e contemporanea, Coordinatore Bruno Anatra, Tutor Francesco Manconi e Giuseppe Mele, XVIII ciclo – Anno accademico 2006-2007, p. 30

577 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, f. 264r, lettera del console Fourcade del 3 marzo 1851; f. 267r, lettera del console Fourcade del 10 marzo 1851. Per la raccolta delle informazioni economiche, in generale, si faceva riferimento, tra i tanti documenti a disposizione, anche ai registri doganali: “les annuaires de toutes les institutions utiles aux négociants (administrations du commerce, des douanes, conseil municipal, tribunaux, organisations corporatives comme les chambres de commerce en France ou les consulados en Espagne, consuls étrangers, banques publiques, grandes institutions commerciales).” Si veda Bartolomei A., op. cit., p. 5.

578 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, ff. 35r/v, minuta del Ministero degli affari esteri, del 28 giugno 1848.

579 Marzagalli S., La circulation de l’information, révélateur des modalités de fonctionnement propres aux réseaux commerciaux d’Ancien Régime, in «R.M.», 27 (2007), p. 6, reperibile all’URL : http://rives.revues.org/2073, consultato il 22 dicembre 2012.

Poterie les objets de mode tous ces objets aujourd’hui sont soumis, par le nouveau tarif à des droits exorbitants qui équivalent à peu près à la prohibition.

Sous l’empire de l’ancien tarif les tissus Piémontais étaient admis en Sardaigne moyennant l’aquittement de la moitie de droit imposé aux tissus français de même nature néamoins ceux-ci supportaient la concurrence; ils ne le pourront plus dorenavant ainsi que tous les autres objets de manufacture française580.

La Sardegna aveva risentito, nel 1848, degli effetti dell’unione con il Piemonte, e la modestissima industria locale non aveva saputo reggere il confronto con i prodotti di terraferma. Il comparto del tessile, in parte in mano ai francesi, subì pesanti ripercussioni581.

Ai consoli competeva misurare nei mémoires sul commercio582, l’impatto su

importazioni ed esportazioni dei trattati stipulati, come nel caso di quelli del 5 novembre 1850 e del 14 febbraio 1852: “L’importance du commerce de l’Ile de Sardaigne est visiblement en progrès”583. Erano tenuto a riportare l’ammontare delle entrate delle dogane

(dazi d’entrata e dazi d’uscita)584.

Il console era inoltre chiamato a raccogliere le istanze e le lamentele di commercianti sardi o francesi che operavano in Sardegna, di fronte alle decisioni delle dogane francesi di respingere i loro prodotti, rifiuto che andava contro l’interesse del commercio e dell’industria francese. È il caso di due francesi (Martel e Rogier) che si erano messi in società per estrarre una sostanza vegetale colorante da una pianta nota come Daphne Snidium e commercializzarla all’estero, tra le industrie tessili. Alcuni campioni erano stati inviati a Marsiglia e gli esperti giunti da Parigi, per analizzarla, la avevano inserita tra le sostanze vietate. Il console segnalò che le dogane avevano assunto una posizione sfavorevole alle manifatture francesi, essendo il prodotto migliore di altre sostanze coloranti e già in uso in qualche industria di sete piemontesi585. Fu grazie all’intervento e alle osservazioni del console che il Ministero prese in considerazione le istanze dei negozianti e il Ministero delle Finanze incaricò una seconda commissione di esperti per scansare ogni dubbio sull’origine dell’estratto e inserire il prodotto nell’elenco dei prodotti commerciabili586.

580 A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 19, ff. 38v-39r, lettera del console Cottard dell’8 agosto 1848. 581 Nicali A., Storia delle dogane. Profili storici della politica doganale italiana, ed. curata da Favale G., in www.agenziadogane.it, p. 33. Si veda inoltre A.M.A.E., C.C.C., Cagliari, vol. 20, f. 64v, lettera del console Pillet del 29 ottobre 1853; ff. 524v-525r; lettera del gerente Delaya del 25 marzo 1856. Si veda altresì f. 537r, lettera del gerente Delaya del 14 aprile 1856. Si rimanda al paragrafo “1.1 Congiunture economiche e diplomazia: trattati commerciali e politiche doganali”.

582 Ivi, f. 524r, lettera del gerente Delaya del 25 marzo 1856; vol. 19, ff. 281r, lettera del console Fourcade del 12 maggio 1851

583 Ivi, vol. 20, f. 518r, lettera del gerente Delaya del 25 marzo 1856. 584 Ivi, vol. 19, f. 44r, lettera del console Cottard del 28 agosto 1848.

585 Ivi, ff. 234r/v, lettera del console Fourcade del 18 settembre 1850. Si veda inoltre il caso del respingimento di un carico di farina in Ivi, vol. 20, ff. 25r-28v, lettera del console Pillet del 4 settembre 1853.

586 Ivi, vol. 19, f. 246r, minuta del Ministero degli affari esteri del 14 dicembre 1850; f. 279r, minuta del Ministero degli affari esteri del 30 aprile 1851.

Laddove si verificavano abusi ed episodi di corruzione, il console era tenuto a tutelare i cittadini francesi. Capitava sovente che presso gli uffici doganali dislocati sul territorio i funzionari addetti alla dogana non sempre sottoponessero i francesi a trattamento imparziale. Egli era chiamato a risolvere le diatribe tra capitani, doganieri e tutto il personale che lavorava presso le strutture portuali della Sardegna. Erano inoltre tenuti ad intervenire nei casi di presunto vilipendio alla bandiera francese, e a segnalare notifiche d’imposte a carico del consolato, non previste dagli accordi587.

Le autorità doganali dovevano, dal canto loro, sostenere il console nelle operazioni di salvataggio, e gli ufficiali della dogana mettevano a disposizione dei capitani francesi spazi dove custodire ciò che restava delle imbarcazioni, in caso di incidenti e naufragi588. I doganieri supportavano il console nei casi di furto contribuendo a rintracciare le mercanzie rubate589. Esse svolgevano anche un ruolo di filtro delle informazioni commerciali che

potevano risultare d’interesse agli investitori francesi, come nel caso dell’appalto delle saline di Cagliari590 a riprova del clima confidenza tra le due autorità.

587 A.M.A.E., C.P.C., Sardaigne, vol. 13, ff. 6r-7v, lettera del console Aladenize del 9 agosto 1851; C.C.C., Cagliari, vol. 19, ff. 299r-300v, lettera del console Aladenize, del 24 giugno 1851; ff. 374r/v, minuta del Ministero degli affari esteri del 24 agosto1852; ff. 386r-391v, lettera del console Pillet del 3 settembre 1852; vol. 20, ff. 463r-464v, minuta del Ministero degli affari esteri del 16 ottobre 1855; ff. 474r-475r, lettera gerente Delaya del 28 novembre 1855; ff. 478r-479r, lettera del gerente Delaya del 12 dicembre 1855.

588 Ivi, vol. 19, ff. 324r/v, lettera del cancelliere Viggiani, del 24 giugno 1851; ff. 405r-406v, lettera del console Pillet del 3 dicembre 1852; vol. 20, ff. 355r-357r, lettera del cancelliere Viggiani, del 28 febbraio 1855.

589 Ivi, vol. 21, ff. 88r-92r, lettera del console Defly del 27 gennaio 1857. 590 Ivi, vol. 19, f. 329r, lettera del cancelliere Viggiani del 5 dicembre 1851.

2.2 I minerali sardi e il polo industriale marsigliese

Lo sfruttamento dei giacimenti minerari interessò la Sardegna sin dall’epoca romana. A metà Settecento la produzione metallifera sembrò acquisire una certa vitalità: ad Arbus si estraeva il piombo, a Seneghe la galena, il piombo, il rame e il ferro, infine a Villacidro il piombo e la galena. Tuttavia, a non rendere appetibile lo sviluppo del comparto estrattivo per le finanze regie era la mancanza di infrastrutture e di mezzi che facilitassero l’estrazione591.

591 Tore G., Governo e modernizzazione economica in età sabauda, in Aa.Vv., La Camera di Commercio di Cagliari (1862-1997). Storia, economia e società in Sardegna dal dominio sabaudo al periodo repubblicano, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Cagliari, Cagliari 1997, vol. 1 (1720- 1900), p. 46.

Tra gli innumerevoli lavori dedicati alla storia delle miniere in Sardegna si possono consultare Callia R., Contu M. (a cura di), Storia dell’industria mineraria nel guspinese villacidrese tra il XVIII e XX secolo, Centro studi ISEA, Villacidro 2006, vol. I, Il Settecento, vol. II, L’Ottocento; Tore G., Industria estrattiva e sottosviluppo (1848-1914). La formazione della “nuova Irlanda” in Sardegna, in «A.S.M.O.C.A.», n. 2 (1973), pp. 262-264; Id., Gli imprenditori minerari dell’Ottocento, in Lilliu G., Tangheroni M., D’Arienzo L., Sorgia G., Doneddu G., Romagnino A., Le miniere e i minatori della Sardegna, Manconi F. (a cura di), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 1986, in particolare pp. 55-64; Id., Società rurale, miniere e pluriattività in Sardegna (1850-1880), in «A.I.A.C.», 11 (1989), pp. 345-363; Rollandi M.S., Miniere e minatori in Sardegna, Edizioni della Torre, Cagliari 1981; Ead. L’industria estrattiva in Sardegna (1848- 1939) tra pubblicistica e storiografia, in Avagliano L. (a cura di), L’Italia industriale nelle sue regioni: bilancio storiografico, Esi, Napoli 1988, pp. 277-310; Ead., La formazione della “nuova Irlanda” in Sardegna. Industria estrattiva e sottosviluppo (1848-1914), in «C.», VI (1972), pp. 225-283; Ead., Storia delle miniere dalle origini al 1943, in Brigaglia M., La Sardegna. Enciclopedia. La geografia, la storia, l’arte e la letteratura, Edizioni della Torre, 1994, II ed., vol. 2, pp. 17-22; Doria G., Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Milano 1969, vol. 1, Le premesse (1815-1882), in particolare le pp. 111-120; Fadda P., Alla ricerca di capitali coraggiosi. Vicende e personaggi delle intraprese industriali in Sardegna, Sanderson Craig, 1990, pp. 37-48; Id., L’uomo di Montevecchio, Carlo Delfino Editore, Sassari 2010; Matta P. (a cura di), Del Piano L., Dessì M.D., Fadda P., Murtas G., Enrico Serpieri. Un uomo, le sue idee, SE Sardegna Economica (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura - Cagliari), Quaderni 12, Cagliari, 1996; Di Felice M.L., La storia economica dalla «fusione perfetta» alla legislazione speciale, in Berlinguer L., Mattone A. (a cura di), Storia d’Italia, Le regioni dell’unità a oggi. La Sardegna, Einaudi, Torino 1998, pp. 324-333; Sanna M.V., Diaspore mercantili e regia Azienda nella Sardegna sabauda Commercio e imprese dal passaggio dell’isola ai Savoia (1720) alle riforme degli anni Venti dell’Ottocento, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Studi storici, geografici e artistici, Dottorato in Storia moderna e contemporanea, Coordinatore Bruno Anatra, Tutor Francesco Manconi e Giuseppe Mele, XVIII ciclo – Anno accademico 2006-2007, pp. 186-

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