• Non ci sono risultati.

Nel presente lavoro di tesi sono stati arruolati 98 pazienti, 65 di sesso maschile e 33 di sesso femminile con età media pari a 6,64 ± 5,02 anni. La popolazione in oggetto rappresenta il totale dei pazienti che, nell’arco dei sei anni di studio considerati, ha manifestato una prima crisi convulsiva afebbrile con accesso al pronto soccorso pediatrico e ha avuto un successivo periodo di follow up (da un minimo di 6 mesi fino a un massimo di 36 mesi), come previsto dai criteri di inclusione nello studio.

Dalla casistica è emersa una netta prevalenza del fenomeno “prima crisi convulsiva non febbrile”, nei pazienti di sesso maschile. Tale tendenza è confermata anche all’interno delle quattro fasce d’età considerate, come illustrato graficamente nella figura 3.2 ed esposto nella tabella 4.1.

Tab. 4.1 Distribuzione numerica e percentuale dei pazienti ripartiti per genere e fascia d’età

1<mesi≤12 1<anni≤6 6<anni≤12 12<anni≤18

M N° 5 29 17 14

% 55,6 61,7 70,8 77,8

F N° 4 18 7 4

% 44,4 38,3 29,2 22,2

Al test del chi quadrato, non è emersa differenza significativa per il sesso, tra le fasce d’età considerate (p>0,05).

In letteratura, gli studi che hanno incluso tra le prime manifestazioni critiche non solo le crisi convulsive afebbrili, ma anche le convulsioni febbrili, riportano una maggiore prevalenza nel sesso maschile11, 51, 55. Fra i lavori presi in esame, uno studio che ha operato la distinzione tra le due tipologie di prima crisi riporta, invece, nel gruppo di

37

pazienti con prima crisi convulsiva non febbrile, una prevalenza lievemente maggiore nel sesso femminile11.

Per ciascun paziente, sono state analizzate le caratteristiche cliniche della prima crisi convulsiva afebbrile.

La durata media della crisi calcolata sul totale dei pazienti è risultata di 5,35 minuti. Quattro pazienti, tutti di sesso maschile, pari al 4% del totale, hanno sperimentato una prima crisi convulsiva afebbrile in forma di stato epilettico (tabella 4.2). Lo stato di male epilettico è definito come una crisi che persiste per un tempo sufficientemente lungo, maggiore di 30 min, oppure come una serie di crisi che ricorrono repentinamente, senza che vi sia recupero della coscienza tra i vari episodi56. Si tratta di un’emergenza neurologica nell’infanzia, con un’incidenza stimata di 18-20 su 100.000 bambini per anno57. Viene distinto lo stato di male epilettico generalizzato da quello parziale. In letteratura è frequente l’uso del termine di stato epilettico non convulsivo, per definire sia gli stati epilettici di “assenza”, che quelli parziali complessi e, spesso, anche condizioni in cui la diagnosi differenziale fra lo SE parziale o generalizzato è difficile o inapplicabile.

Tab. 4.2 Descrizione dei casi di stato di male epilettico

Pazienti con manifestazione di SE alla prima

crisi

Durata della

crisi (minuti) Età all’esordio Morfologia della crisi

1 40 3 anni e 5 mesi Crisi parziale complessa

2 60 6 anni e 5 mesi Crisi parziale complessa

3 60 9 anni Crisi tonico-clonica

generalizzata

38

Per ciascun paziente, la morfologia della prima crisi rientra in una delle seguenti categorie:

 crisi tonico-clonica generalizzata;

 crisi parziale con secondaria generalizzazione;  crisi parziale complessa;

 crisi ipertonica generalizzata;  crisi ipotonica generalizzata;  crisi parziale semplice;  spasmi;

 crisi tipo assenza.

È stata studiata la frequenza delle crisi nei quattro gruppi d’età considerati. Dallo studio è emerso che il maggior numero di crisi si ha tra i pazienti di età compresa tra 1 e 6 anni, con una percentuale pari al 48% rispetto al totale. Seguono, in ordine di frequenza decrescente, il gruppo di pazienti tra 6 e 12 anni, quello dei pazienti fra 12 e 18 anni e, da ultimo, il gruppo dei pazienti di età compresa tra 1 mese e 1 anno (tabella 4.3)

Tab. 4.3 Frequenza della prima crisi convulsiva non febbrile nei diversi gruppi di età

1<mesi≤12 1<anni≤6 6<anni≤12 12<anni≤18 Totale

N° pazienti 9 47 24 18 98

% 9,2 48 24,5 18,4 100

La maggiore frequenza dell’insorgenza di una prima crisi convulsiva non febbrile nei bambini in fascia d’età prescolare, tra 1 e 6 anni, è confermata anche in letteratura; uno studio riporta, nella suddetta fascia d’età, una percentuale del 52,5% rispetto al totale dei pazienti arruolati11. La stessa tendenza è confermata anche dagli studi che non escludono le convulsioni febbrili nell’analisi del fenomeno prima crisi convulsiva55

39

Dall’analisi dei dati è emerso che le tipologie di crisi maggiormente rappresentate fra i pazienti dello studio sono la crisi parziale con secondaria generalizzazione e la crisi tonico-clonica generalizzata, corrispondenti, ciascuna, ad una percentuale del 29,6% rispetto al totale (figura 4.1). Seguono, con frequenza decrescente, la crisi parziale complessa (16,3%), la crisi ipertonica generalizzata (8,2%), la crisi ipotonica generalizzata (6,1%), la crisi parziale semplice (5,1%), gli spasmi (4,1%) e infine, la crisi tipo assenza, manifestata da un solo paziente nella casistica (1%). È raro l’accesso al pronto soccorso per crisi di assenza, spesso non riconosciuta all’inizio e con minore impatto sullo stato emotivo dei genitori. Questi soggetti afferiscono in prima battuta ad un ambulatorio specialistico.

Figura 4.1 Distribuzione della frequenza delle varie tipologie di crisi

In letteratura, gli studi riportano una maggiore frequenza della crisi tonico-clonica generalizzata rispetto alle altre tipologie di crisi, nei bambini con accesso al pronto soccorso per primo episodio critico11, 55.

29,60% 29,60% 16,30% 8,20% 6,10% 5,10% 4,10% 1%

crisi parziale con secondaria generalizzazione

crisi tonico-clonica generalizzata

crisi parziale complessa crisi ipertonica generalizzata crisi ipotonica generalizzata crisi parziale semplice spasmi

40

La frequenza delle diverse tipologie di crisi varia anche in base all’età d’esordio; è stata, pertanto, effettuata una ripartizione per le fasce d’età considerate (tabella 4.4).

Tab. 4.4 Distribuzione delle tipologie di crisi per fascia d’età

Tipologia di crisi

1<mesi≤12 1<anni≤6 6<anni≤12 12<anni≤18 Totale

Spasmi 4 0 0 0 4 % 4,1 0 0 0 4,1 Assenza N° 0 0 0 1 1 % 0 0 0 1 1 Parziale semplice N° 0 2 3 0 5 % 0 2 3,1 0 5,1 Parziale complessa 1 12 3 0 16 % 1 12,5 3,1 0 16,3 Parziale con secondaria generalizzazione 1 11 11 6 29 % 1 11,2 11,2 6,1 29,6 Tonico-clonica generalizzata 1 11 6 11 29 % 1 11,2 6,1 11,2 29,6 Ipotonica generalizzata 2 4 0 0 6 % 2 4,1 0 0 6,1 Ipertonica generalizzata N° 0 7 1 0 8 % 0 7,1 1 0 8,2

Dall’analisi della distribuzione, emerge che:

- gli spasmi si riscontrano esclusivamente nei bambini tra 1 mese e un anno di età, in accordo con l’esordio tipico, nel primo anno di vita, di questa tipologia di crisi epilettiche;

- l’unico episodio di crisi tipo assenza si è verificato nella fascia d’età adolescenziale, tra 12 e 18 anni;

41

- le crisi parziali semplici si distribuiscono nel gruppo dei bambini in età prescolare (1-6 anni) e scolare (6-12 anni);

- le crisi parziali complesse si riscontrano in bambini d’età prescolare e scolare per la maggior parte; un caso si è avuto nella prima fascia d’età considerata (tra 1 mese e 1 anno);

- le crisi parziali con secondaria generalizzazione e le crisi tonico-cloniche si distribuiscono, seppur con percentuali differenti, nelle quattro fasce d’età, con un solo caso per ciascuna, nei bambini di età compresa fra 1 mese e 1 anno; - le crisi ipotoniche generalizzate interessano solo i bambini nelle prime due

fasce di età (fino a 6 anni);

- le crisi ipertoniche generalizzate si riscontrano prevalentemente nel gruppo di bambini fra 1 e 6 anni, con un solo caso nella fascia d’età compresa fra 6 e 12 anni.

Non è stato possibile eseguire la correlazione statistica fra le diverse tipologie di crisi e le quattro fasce d’età, dato l’alto numero di categorie considerate e l’esiguità dei sottogruppi che ne sarebbero derivati e che non avrebbero consentito un confronto significativo; d’altra parte accorpare i tipi di crisi avrebbe comportato la perdita di informazioni importanti riguardo la morfologia della manifestazione critica e la ripartizione per età, considerati aspetti rilevanti ai fini del presente lavoro di tesi.

Studiando la distribuzione delle differenti tipologie di crisi fra i pazienti dello studio in base al genere, è emersa una sostanziale equivalenza tra maschi e femmine, per quanto riguardo il numero di spasmi, il numero delle crisi ipotoniche generalizzate e quello delle crisi ipertoniche generalizzate. Le crisi parziali con secondaria generalizzazione e le crisi tonico-cloniche generalizzate (le due tipologie più rappresentate all’interno della casistica) hanno una prevalenza nel sesso maschile, mentre le crisi parziali complesse

42

sono prevalenti nel sesso femminile. L’unico caso di crisi tipo assenza si è verificato in una paziente di sesso femminile, mentre tutti i casi di crisi parziale semplice si sono verificati fra soggetti di sesso maschile (tabella 4.5).

Nel sottogruppo delle crisi parziali semplici riscontrate all’interno della casistica (5 pazienti sul totale di 98), 4 sono state crisi parziali semplici di tipo motorio e solo 1 è stata una crisi parziale semplice con sintomi e segni vegetativi.

Tab. 4.5 Distribuzione delle tipologie di crisi per genere

Tipologia di crisi M F Totale

Spasmi 2 2 4

Assenza 1 1

Parziale semplice 5 5

Parziale complessa 6 10 16

Parziale con secondaria generalizzazione 21 8 29

Tonico-clonica generalizzata 24 5 29

Ipotonica generalizzata 3 3 6

Ipertonica generalizzata 4 4 8

Totale 65 33 98

Dopo la prima manifestazione critica, i pazienti sono stati seguiti in modo retrospettivo mediante l’analisi e lo studio della documentazione disponibile.

È stato considerato un periodo di follow-up minimo di 6 mesi e un limite massimo di 36 mesi. Considerando la distribuzione dei pazienti nei 6 anni di studio e la variabilità del periodo di follow-up fra i pazienti, è stato calcolato un periodo medio di follow-up pari a 20,27 mesi.

È stata studiata, per ciascun paziente, la diagnosi finale emessa al termine degli accertamenti eseguiti, in parte già durante l’accesso al pronto soccorso, in parte durante

43

il regime di ricovero e anche successivamente a livello ambulatoriale, nel corso del periodo di follow-up.

Nell’ambito di tutta la casistica, alcune manifestazioni critiche ammesse al pronto soccorso sono rimaste crisi isolate, uniche nella storia del soggetto, per il tempo di follow-up considerato; altre crisi sono state, invece, la prima manifestazione d’esordio di una specifica forma di epilessia.

Sul totale dei 98 pazienti, 27 sono state crisi isolate (provocate e non), mentre 71 pazienti hanno avuto, nel corso del follow-up successivo, una diagnosi di epilessia. Tutte le diagnosi risultanti dalla casistica presa in esame, sono state accorpate, ai fini dell’analisi statistica dei dati, nelle seguenti categorie:

 Crisi isolata provocata  Crisi isolata non provocata  Epilessie idiopatiche  Epilessie sintomatiche  Epilessie criptogenetiche

 Epilessie non classificabili nelle precedenti categorie, che comprendono i 2 casi di Epilessia riflessa e l’unico caso di Sindrome di Dravet, presenti nella casistica. Secondo la classificazione di Engel del 200118, infatti, le epilessie riflesse sono considerate “sindromi epilettiche speciali”, mentre la Sindrome di Dravet o epilessia mioclonica severa dell’infanzia è inclusa nella categoria delle epilessie non determinate, sia focali sia generalizzate.

Sul totale dei pazienti, le epilessie idiopatiche, sintomatiche e criptogenetiche ammontano complessivamente a 68 casi (escludendo le epilessie riflesse e la Sindrome di Dravet). Le tre categorie sono state ulteriormente studiate nella loro modalità di presentazione ed è stata analizzata la frequenza delle epilessie generalizzate e delle

44

epilessie parziali. Le prime ammontano ad un totale di 31 casi, le seconde, invece, ad una quota di 37. La maggiore frequenza delle epilessie parziali, rispetto alle epilessie generalizzate, riscontrata nella casistica, concorda con i dati presenti in letteratura, da cui emerge che in età pediatrica la prevalenza delle epilessie parziali (58%) è maggiore rispetto alla prevalenza delle epilessie generalizzate (39%)49.

Dall’analisi dei dati, è emerso che le epilessie idiopatiche rappresentano la categoria diagnostica più numerosa, con un totale di 40 pazienti su 98.

Sono rappresentate in ordine decrescente:

- le diagnosi di epilessia idiopatica con una percentuale del 40,82% rispetto al totale;

- le diagnosi di epilessia sintomatica, con una percentuale del 21,43%; - le diagnosi di crisi isolata non provocata con una percentuale del 17,35%: - le diagnosi di crisi isolata provocata con una percentuale del 10,20%; - le diagnosi di epilessia criptogenetica con una percentuale del 7,14%;

- il gruppo delle epilessie non classificabili nelle precedenti categorie (epilessie riflesse e Sindrome di Dravet), che ammonta a una percentuale del 3,03%. Quanto emerso dalla casistica contrasta con i dati presenti in letteratura50, 58, secondo i quali le epilessie criptogenetiche o sintomatiche (59%) sono maggiormente rappresentate, in età evolutiva, rispetto a quelle idiopatiche (31%). Uno studio58 riporta una frequenza del 36% per le epilessie idiopatiche, del 45% per le epilessie criptogenetiche e del 21% per le epilessie sintomatiche.

Le crisi isolate provocate rappresentano 10 casi sul totale dei pazienti: - 3 sono state crisi isolate in corso di gastroenterite acuta;

45

- 1 è stata provocata da una temporanea e transitoria ipoglicemia (glicemia 23 mg/dl);

- 1 si è manifestata in corso di vasculite sistemica;

- 1 si è manifestata durante la fase successiva alla riduzione di una frattura a carico di un arto;

- 1 si è verificata in un paziente con cisti subaracnoidea della fossa cranica media; tale crisi è stata inquadrata come isolata provocata, in quanto rimasta isolata per tutto il periodo di follow up disponibile, pari a 12 mesi. Il rischio di ricorrenza di una crisi convulsiva sintomatica di una lesione cerebrale non acuta, come in presenza di una cisti subaracnoidea, è stimato del 37% ad un anno59. In generale, dopo un primo episodio critico, si può pensare che si tratti di una crisi isolata se nei 12 mesi successivi non si ripetono ulteriori manifestazioni; in caso di epilessia, infatti, la ricorrenza delle crisi si verifica in genere entro 3-6 mesi, dal primo episodio.

È stata studiata, inoltre, la distribuzione delle differenti categorie di diagnosi nelle quattro fasce d’età considerate nello studio (tabella 4.6).

46 Tab. 4.6 Distribuzione delle diagnosi per fascia d’età

Diagnosi 1<mesi≤12 1<anni≤6 6<anni≤12 12<anni≤18 Totale Crisi isolata

provocata

1 6 2 1 10

% 1,02 6,12 2,04 1,02 10,20

Crisi isolata non provocata N° 0 9 5 3 17 % 0 9,18 5,10 3,06 17,35 Epilessia idiopatica N° 0 21 9 10 40 % 0 21,43 9,18 10,20 40,82 Epilessia sintomatica 5 7 7 2 21 % 5,10 7,14 7,14 2,04 21,43 Epilessia criptogenetica 2 2 1 2 7 % 2,04 2,04 1,02 2,04 7,14 Altre (Epilessie riflesse e S.me di Dravet) 1 2 0 0 3 % 1,02 2,04 0 0 3,06 Totale 9 47 24 18 98

Da quanto esposto in tabella, emerge che:

- nella prima fascia d’età, tra 1 mese e 1 anno, prevalgono, come frequenza, le epilessie sintomatiche;

- nelle altre fasce d’età considerate, tra 1 e 18 anni, sono più frequenti le epilessie idiopatiche.

Studiando la distribuzione delle diverse diagnosi per genere, è emersa una prevalenza nel sesso maschile, per tutti i tipi di diagnosi, tranne che per le diagnosi di crisi isolata provocata, che sono equivalenti nei 2 sessi (tabella 4.7). Questo dato conferma quanto esposto precedentemente in merito alla frequenza delle diverse tipologie di crisi e la generale prevalenza del fenomeno prima crisi convulsiva, nell’ambito della casistica studiata, nel sesso maschile.

47 Tab. 4.7 Distribuzione delle diagnosi per genere

Diagnosi M F Totale

Crisi isolata provocata 5 5 10

Crisi isolata non provocata 11 6 17

Epilessia idiopatica 26 14 40

Epilessia sintomatica 17 4 21

Epilessia criptogenetica 4 3 7

Altre (Epilessie riflesse e S.me di Dravet)

2 1 3

Totale 65 33 98

Oltre allo studio della ripartizione per età d’esordio e genere delle diagnosi riscontrate all’interno della casistica, un ulteriore obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di verificare la presenza di una correlazione tra le diagnosi e una serie di fattori anamnestici, che rappresentano possibili fattori di rischio per lo sviluppo di crisi convulsive e sindromi epilettiche. I fattori di rischio considerati nel presente lavoro di tesi sono stati:

- età gestazionale;

- nascita con parto espletato tramite taglio cesareo; - presenza di sofferenza pre-perinatale;

- familiarità per convulsioni febbrili o epilessia; - presenza di pregresse convulsioni febbrili; - presenza di ritardo dello sviluppo psicomotorio.

Occorre specificare che l’analisi statistica dei dati è risultata difficoltosa, a causa dell’alto numero di categorie diagnostiche, rispetto al totale dei pazienti arruolati nello studio. Mantenendo il numero delle categorie considerate, al momento dell’analisi di correlazione statistica, sono emersi dei sottogruppi troppo esigui di pazienti, che non

48

hanno consentito un confronto significativo; d’altra parte accorpare ulteriormente le tipologie diagnostiche, avrebbe comportato un’eccessiva generalizzazione, in contrasto con gli obiettivi di tale lavoro di tesi.

Nonostante l’impossibilità di verificare la presenza di una p significativa mediante i test statistici, i risultati sono stati esposti in maniera descrittiva, analizzando, per ciascuna diagnosi, i singoli fattori.

1.Età gestazionale

Dall’analisi statistica condotta fra diagnosi ed età gestazionale dei pazienti, è emersa una significatività statistica solo nel gruppo dei 27 pazienti con diagnosi di crisi isolata. Applicando il test t di Student per il confronto fra le medie di due campioni, è risultato che:

- nei pazienti con diagnosi di crisi isolata provocata, l’età gestazionale media è di 40,20 ± 1,135 settimane di gestazione;

- nei pazienti con diagnosi di crisi isolata non provocata, l’età gestazionale media è di 39,12 ± 1,317 settimane di gestazione.

Dall’applicazione del test t di Student, è emersa una differenza significativa fra le medie dell’età gestazionale dei due gruppi considerati (p<0,05).

Nel gruppo dei pazienti con diagnosi di epilessia, invece, dall’applicazione dei test di confronto statistici non è emersa differenza significativa fra le varie categorie diagnostiche e l’età gestazionale dei pazienti.

In letteratura, uno studio sul possibile ruolo dei fattori di rischio pre-perinatali nell’insorgenza di una prima crisi convulsiva afebbrile in età evolutiva60

, ha dimostrato un rischio aumentato di insorgenza di crisi nei bambini con età gestazionale inferiore a 37 settimane.

49

Nella casistica del presente lavoro di tesi, su 98 pazienti solo 4 pazienti hanno un’età gestazionale inferiore a 37 settimane:

- un paziente nato a 30 settimane, con diagnosi di sindrome epilettica generalizzata criptogenetica;

- un paziente nato a 35 settimane, con diagnosi di epilessia riflessa;

- un paziente nato a 33 settimane con diagnosi di epilessia parziale sintomatica; - una paziente nata a 36 settimane, con diagnosi di crisi isolata non provocata.

2. Nascita con parto espletato tramite taglio cesareo

Le informazioni riguardanti la modalità di espletamento del parto sono mancanti per 3 pazienti adottati, 2 dei quali hanno avuto diagnosi di epilessia parziale sintomatica e 1 di epilessia generalizzata idiopatica.

Considerando la modalità di espletamento del parto, dall’analisi dei risultati è emerso che:

- nel gruppo dei 27 pazienti con diagnosi di crisi isolata, solo 6 sono nati mediante parto con taglio cesareo; fra questi, 5 hanno avuto diagnosi di crisi isolata non provocata;

- nel gruppo dei 65 pazienti con diagnosi di epilessia (sintomatica, idiopatica o criptogenetica), solo 23 pazienti sono nati mediante parto con taglio cesareo: 14 hanno avuto diagnosi di epilessia idiopatica, 7 di epilessia sintomatica e 2 di epilessia criptogenetica;

- i 3 pazienti con diagnosi di Reflex Epilepsy e Sindrome di Dravet sono nati mediante parto con taglio cesareo.

In letteratura60, è stato dimostrato un aumento del rischio di insorgenza di crisi convulsiva afebbrile, nei bambini nati con parto eseguito tramite taglio cesareo in

50

emergenza o in elezione, in presenza di un rischio, anche potenziale, per la salute della mamma o del bambino.

Dalla casistica del presente studio è risultato che, sul totale di 95 pazienti, 32 presentano, in anamnesi, tale fattore di rischio; l’analisi dei risultati non ha dimostrato una correlazione statisticamente significativa fra le varie tipologie diagnostiche e tale fattore di rischio (p>0,05).

3. Presenza di sofferenza pre-perinatale

Come nel caso delle informazioni riguardanti l’espletamento del parto, anche le notizie circa la presenza di sofferenza pre-perinatale, sono mancanti per 3 bambini adottati. Considerando questo fattore di rischio, dallo studio della casistica è emerso che:

- nel gruppo dei 27 pazienti con diagnosi di crisi isolata, solo 4 hanno avuto sofferenza pre-perinatale, 3 dei quali hanno avuto diagnosi di crisi isolata non provocata;

- nel gruppo dei 65 pazienti con diagnosi di epilessia (idiopatica, sintomatica o criptogenetica), solo 13 hanno avuto sofferenza pre-perinatale; fra questi, 4 pazienti hanno avuto diagnosi di epilessia idiopatica, 6 di epilessia sintomatica e 3 di epilessia criptogenetica;

- il paziente con diagnosi di Sindrome di Dravet non ha avuto sofferenza pre- perinatale;

- fra i 2 pazienti con diagnosi di Reflex Epilepsy, solo 1 ha positività anamnestica per sofferenza pre-perinatale.

Dall’analisi statistica, non è emersa un’associazione significativa fra le varie diagnosi e la presenza di tale fattore di rischio in anamnesi (p>0,05); tuttavia si può osservare come, fra i 18 pazienti che, sul totale di 95, hanno positività anamnestica per sofferenza

51

pre-perinatale, 9 soggetti (la maggioranza) hanno poi avuto una diagnosi di epilessia sintomatica e criptogenetica, 4 di epilessia idiopatica, 3 di crisi isolata non provocata, 1 di crisi isolata provocata e 1 di epilessia riflessa.

4. Familiarità per convulsioni febbrili o epilessia

Sul totale dei 98 pazienti, per 2 pazienti non è nota la familiarità per convulsioni febbrili o epilessia, perché adottati. Tali pazienti hanno avuto diagnosi di epilessia parziale sintomatica.

Dall’analisi dei dati in merito alla familiarità è emerso che:

- nel gruppo dei 27 pazienti con diagnosi di crisi isolata, solo 10 pazienti hanno familiarità per convulsioni febbrili o epilessia; nell’ambito di questi 10 pazienti, 3 hanno avuto diagnosi di crisi isolata provocata e 7 pazienti hanno avuto una crisi isolata non provocata;

- nel gruppo dei 66 pazienti con diagnosi di epilessia (idiopatica, sintomatica o criptogenetica), si è riscontrata la presenza di familiarità per convulsioni febbrili o epilessia in 26 pazienti; di questi, la maggior parte, 19 pazienti, ha avuto diagnosi di epilessia idiopatica e i restanti 7 di epilessia sintomatica. I pazienti con diagnosi di epilessia criptogenetica hanno tutti anamnesi familiare negativa per convulsioni febbrili o epilessia;

- in entrambi i casi diagnosticati di epilessia riflessa e nel caso del paziente con

Documenti correlati