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Rivoluzione Culturale e zhiqing: memorie a lungo taciute e po

CAPITOLO II: TRAUMI E MEMORIE IN CINA

2.3 Rivoluzione Culturale e zhiqing: memorie a lungo taciute e po

stati colpiti da una sorta di “amnesia parziale”, in quanto

alla società cinese non è mai stato permesso di parlare apertamente di questo importante e complesso avvenimento della sua storia recente, un avvenimento che fu 28 Ivi, p.260-264.

29 Susanne WEIGELIN-SCHWIEDRZIK, "Trauma and Memory: The Case of the great Famine in the People's Republic of China (1959-1961)",...cit., p.54.

insieme la speranza e la tragedia di un’intera generazione e nel quale vennero sacrificate le vite e i destini di milioni di persone.31

Il Patito, infatti, tentò fin da subito di esercitare un ferreo controllo sulle memorie della Rivoluzione Culturale, cercando di inquadrare la loro natura storico-politica attraverso la

“Risoluzione su alcune questioni riguardanti la storia del PCC dalla fondazione della RPC”, di cui si è accennato anche sopra. Questo documento parlò della Rivoluzione Culturale come di “dieci anni disastrosi” e riconobbe parzialmente il ruolo avuto dal Partito nel suo sviluppo,32

identificando tre livelli di responsabilità:

1. il primo livello riguardò Mao e l'ideazione della Rivoluzione Culturale come naturale conseguenza del pensiero politico sviluppato tra gli anni Cinquanta e Sessanta;

2. il secondo livello indicò la responsabilità dei membri del Partito che non furono in grado di opporsi e che non seppero tenere sotto controllo l'evolversi della situazione; 3. il terzo e ultimo spiegò come la "Banda dei quattro" approfittò degli errori del

compagno Mao.

Per quanto riguarda la partecipazione delle masse al clima di terrore, agli imprigionamenti e alle migliaia di morti, si parlò di “complicità universale”: i giovani non vennero etichettati come complici nel senso negativo del termine, ma come sostenitori attivi degli ideali maoisti, mentre si affermò che solo pochissime persone approfittarono della situazione per trarre benefici di varia natura. Non vennero iniziati processi, non si parlò delle violenze fisiche e psicologiche subite dalla popolazione e le Guardie Rosse non furono né applaudite, né condannate.33

Questa versione ufficiale impedì per diversi anni l'emergere di un dibattito storico su tale avvenimento e influenzò la maggior parte delle pubblicazioni, facendo si che esse non si soffermassero mai sulla natura della Rivoluzione Culturale come fenomeno di massa, né sul peso avuto dalle Guardie Rosse nelle privazioni e nelle sofferenze di quegli anni. La pubblicazione di memorie personali fu, inoltre, osteggiata dal PCC attraverso una forte censura, perciò per lungo tempo le testimonianze di ex-Guardie Rosse o ex-zhiqing reperibili a un vasto pubblico rimasero rare.34 Ciononostante, il fatto che la Rivoluzione Culturale

31 Sofia GRAZIANI, “Il Movimento delle Guardie Rosse: storia e memoria”, RivistaCulture. Annali del Dipartimento di Lingue e Culture Contemporanee della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano, vol. 19, 2005-2006, pp. 83-104.

32 Susanne WEIGELIN-SCHWIEDRZIK, "Trauma and Memory: The Case of the great Famine in the People's Republic of China (1959-1961)",...cit.

33 Susanne WEIGELIN-SCHWIEDRZIK, "In Search of a Master Narrative for 20th-Century Chinese History", The China Quarterly ,No. 188, 2006, pp. 1070-1091, in "JSTOR", http://www.jstor.org/stable/20192705, 12/03/2015.

avesse coinvolto intellettuali e abitanti delle città, e il fatto che la Risoluzione sopra citata confermasse in un certo senso la responsabilità avuta da personalità politiche di spicco, favorì tentativi di critica agli “aspetti oscuri del socialismo”,35 purché non venissero superati certi

limiti.

Un esempio in tal senso viene fornito dalla cosiddetta “letteratura delle cicatrici”,

shanghen wenxue, che affronta principalmente due temi, ovvero “il malessere della gente

comune durante il periodo della Rivoluzione Culturale” e il “destino dei giovani istruiti”.36

Questo filone della letteratura, però, non fu sufficiente a esorcizzare i ricordi amari dei sopravvissuti, tanto che questi sono esplosi solo recentemente in tutta la loro forza. Il fenomeno più interessate da questo punto di vista è stato la cosiddetta “febbre nostalgica dei zhiqing”, zhiqing huaijiu re: sviluppatosi negli anni Novanta, questo movimento fu caratterizzato, in un primo momento, dal moltiplicarsi della pubblicazione di piccoli saggi da parte dei sopravvissuti e in un secondo momento dalla produzione di film, libri, programmi televisivi, canzoni e, più recentemente, dalla creazione di nuovi siti internet sul tema dei

zhiqing.37 L'obiettivo di questo rinato interesse per i giovani istruiti è stato sostanzialmente

politico; dopo il 1989, infatti, in seguito ai tumulti di piazza Tiananmen, di cui si parlerà in seguito, il ruolo dei zhiqing è stato rivalutato in chiave patriottica: essi hanno iniziato a essere descritti come attivi sostenitori della realizzazione degli obiettivi nazionali e come eroi fedeli al Partito. Questa linea imposta dal potere centrale ha fatto si che gli stessi zhiqing abbiano iniziato a riflettere sul proprio passato e sulle memorie delle proprie esperienze.38

Come nel caso del Grande Balzo in Avanti, queste memorie sono caratterizzate dal sentimento della nostalgia: i superstiti oggi non riportano alla mente solo le violenze subite, ma ricordano quel decennio come il periodo della loro gioventù e dei primi amori.39 La

Rivoluzione Culturale si configura così come un microcosmo di storie individuali, tragiche, ma anche nostalgiche, poiché “nel sottofondo, la vita scorre comunque e i singoli, per quanto bastonati dalla storia, vivono e sopravvivono, giungendo fino ai giorni nostri per raccontare di sé e di quello che hanno visto”.40 Le forme più comuni date a questi ricordi sono i diari e le

35 Noël DUTRAIT, Leggere la Cina. Piccolo vademecum di letteratura cinese contemporanea (1976-2001), tr. Natascia Pennacchietti, Isola del Liri (Fr), Editrice Pisani, 2005, p. 25.

36 Ivi, pp.25-27.

37 Guobin YANG, "A Portrait of Martyr Jiang Qing: The Chinese Cultural Revolution on the Internet"...cit., p.291-292.

38 GRAZIANI, Sofia, “Il Movimento delle Guardie Rosse: storia e memoria”,...cit.

39 Federico GRESELIN, Album di famiglia. Il sentimentalismo nella cultura popolare della Cina d'oggi, Venezia, Cafoscarina, 2002, p.127.

40 Federico GRESELIN, "Ancora sulla letteratura della memoria. Vecchie fotografie e Rivoluzionne Culturale", in Maurizio Scarpari, Tiziana Lippiello (a cura di) Caro Maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l'ottantesimo compleanno, Venezia, Cafoscarina, pp. 621-630.

mostre fotografiche. La prima di queste venne inaugurata a Pechino nel novembre del 1990: essa, seguendo la linea ufficiale indicata dal Partito sui giovani istruiti, li ritraeva come figure indiscutibilmente positive e protagoniste dei cambiamenti e degli sviluppi della nazione.41

Un'altra mostra fotografica che può essere presa in considerazione è stata allestita in un centro commerciale di Shanghai tra il 18 e il 27 dicembre 1998, dal titolo Zhongguo Zhiqing Daxing Sheying Huigu Zhan. Organizzata da un gruppo di ex-giovani istruiti, essa esibiva al pubblico una serie di scatti in bianco e nero relativi alla vita dei giovani istruiti nel periodo della loro permanenza nelle campagne; questi, però, non erano accompagnati da didascalie indicanti la data, il luogo e il soggetto della fotografia e poche parole erano state spese per fornire un quadro storico generale della Rivoluzione Culturale. Gli opuscoli della mostra, infatti, erano incentrati più sulla sfera emotiva, che su quella storica; uno di questi, ad esempio, riportava in grande i caratteri buliao qing, (emozioni senza fine), un altro chiariva al visitatore le quattro sezioni della mostra, dai nomi assai evocativi: rumeng suiyue (sogni di gioventù), kule nianhua (anni di un'amara felicità), youqing tiandi (amicizie sotto il cielo),

tongxue shaonian (compagni di gioventù). La mostra aveva come filo conduttore quello della

nostalgia: le foto in bianco e nero, il richiamo alla gioventù, ai sogni, alla felicità; gli scatti ricordavano “un tempo in cui i giovani istruiti avevano giocato un ruolo significativo nello sviluppo del paese e lavoravano”42 e invitavano l'osservatore a trasformarsi da agente passivo

a persona che attivamente ricorda e si identifica con quelle immagini. Ciò si evince dalle parole di Zhang, una giovane istruita in visita alla mostra:

[…] provo una sorta di orgoglio per queste persone che hanno organizzato tutto ciò per ricordare quel periodo, è come se la società non ci avessi dimenticati. Anche se eravamo zhiqing, la gente intorno a noi ci riteneva ricchi e i contadini ci rispettavano. Ora che sono tornata a Shanghai, mi sento come una mendicante.43

Per persone nella stessa situazione di Zhang senza un lavoro e in condizioni economiche precarie, il ricordo degli anni della Rivoluzione Culturale è dolciastro: quelli erano anni difficili, ma anche anni in cui il lavoro non mancava, in cui si aveva tutta la vita davanti e in cui erano sbocciati i primi amori.44 Per questo motivo oggigiorno la Rivoluzione Culturale si

41 GRAZIANI, Sofia, “Il Movimento delle Guardie Rosse: storia e memoria”,...cit.

42 David J. DAVIES, "Visible Zhiqing: the Visual Culture of Nostalgia among China's Zhiqing Generation", in Ching Kwang Lee, Guobin Yang (a cura di), Re-envisioning the Chinese Revolution. The Politics and Poetics of Collective Memories in Reform China, Standford, Standford University Press, 2007, p.181. 43 Ivi, pp. 182-183.

configura come una “vera e propria miniera di emozioni”45 e ricordi, che caratterizzano e

legano assieme i membri di un'intera generazione, la prima nata sotto la “bandiera rossa”.46

Proprio per questa loro caratteristica di coinvolgere un vasto pubblico, le memorie del periodo della Rivoluzione Culturale “vendono bene”: pellicole cinematografiche, canzoni, fotografie hanno creato un vero e proprio “mercato della memoria”, che sfrutta quel “forte gusto popolare per il sentimentalismo”47 diffuso tra tutti i cinesi. I fruitori di questi oggetti

della memoria, infatti, non sono solo i sopravvissuti e i testimoni, ma anche i giovani della seconda generazione, spinti dal desiderio di conoscere e approfondire i fatti raccontati loro dai genitori o dai nonni.

Le memorie relative alla Rivoluzione Culturale non sono le uniche ad essere sfruttate per fini commerciali; accanto ad esse vi sono, oggi, tutti quei prodotti relativi ai traumi del periodo jiefang qian e al tema dell'umiliazione nazionale, che, come si vedrà nella prossima sezione, sono stati strumentalizzati politicamente dopo il 1989.