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Crisi e monocultura

Nel documento Sviluppo (in)sostenibile (pagine 196-0)

III. L O SVILUPPO INSOSTENIBILE 144

1.4. Crisi e monocultura

Non solo le monoculture ecologiche sono più vulnerabili e soggette a crisi, ma anche quelle economiche e mentali. Ogni monocultura è caratterizzata dalla mancanza di alternative. La monocultura neoliberale venne introdotta anche dall’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, che per legittimarla usava un’argomento molto semplice: “there is no

321 Da 23,3 miliardi nel 1995 a 36,4 miliardi di tonnellate nel 2019. Fonte:

https://de.statista.com/statistik/daten/studie/208750/umfrage/weltweiter-co2-ausstoss/ (consultato il:

15.08.2021).

322 IPCC (2021): Climate Change 2021: The Physical Science Basis. Cambridge: Cambridge University Press.

https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/downloads/report/IPCC_AR6_WGI_Full_Report.pdf (consultato il:

16.08.2021).

323 Jürgen Friedrichs (2007): Gesellschaftliche Krisen. Eine soziologische Analyse. In: Helga Scholten (ed.), Die Wahrnehmung von Krisenphänomenen. Köln: Böhlau. Pp. 13-26.

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alternative”.324 Fu proprio questa prescrizione di mancanza di alternative a portare due decenni dopo alla crisi finanziaria più grave dal 1929. Un’“economia plurale” è molto più sostenibile di una monocultura neoliberale. Se oggi siamo di fronte ad una crisi globale, ciò è anche il risultato dell’egemonia mondiale del “pensiero unico” di stampo occidentale.

Quest’egemonia si esprime nella diffusione del consumo di massa così come nella costruzione standardizzata delle città. In questo tipo di sviluppo si materializza sempre la stessa cultura.

La cultura è il DNA della società. Essa è il “software of the mind”, vale a dire il modo in cui gli individui vengono “programmati mentalmente”.325 La cultura influenza profondamente il nostro comportamento e le nostre decisioni. Comprendere i caratteri della nostra cultura significa quindi capire la fonte delle sue espressioni. Nello sviluppo insostenibile si materializzazione i seguenti caratteri:

• Una concezione dualistica del mondo basata su separazioni: fra spirito e materia, cultura e natura, società e ambiente, individuo e comunità, anima e corpo. In occidente questi dualismi hanno una lunga tradizione che va da Platone a Cartesio.

Essi inibiscono la consapevolezza per le relazioni. Le separazioni mentali si materializzano in muri, che impediscono una percezione più ampia della realtà.

• Una concezione gerarchica del mondo. All’interno dei dualismi, una sfera viene sovraordinata all’altra. Platone cerca il bene e il giusto nella sfera delle idee, per questo la sua Repubblica viene governata dai filosofi. Chi lavora con la terra viene invece segregato nella parte bassa della società, insieme alle donne e agli schiavi.

Sulla scia di Platone la politica economica degli ultimi decenni si è orientata molto più a modelli matematici che non alla realtà umana. Lo sviluppo insostenibile è anche il risultato di una continua razionalizzazione dell’ambiente, ossia della trasformazione della materia sulla base di schemi mentali.

• Il mito del progresso, che esprime una concezione lineare della storia. Il passato è quello della società tradizionale caratterizzata da strutture primitive e dall’economia agricola. Il futuro è invece quello di una società estremamente differenziata e complessa, la cui economia è basata sul terziario, la digitalizzazione e la creatività. Si crede che il nuovo sia sempre meglio del vecchio. Attraverso la scienza l’uomo aumenta la propria capacità di controllare l’ambiente, mentre si ritiene che ogni problema possa essere risolto con l’innovazione tecnologica. Ma il progresso non è

324 Claire Berlinski (2008): There Is No Alternative: Why Margaret Thatcher Matters. New York: Basic Books.

325 Geert Hofstede, Jan Gert Hofstede (2009): Lokales Denken, globales Handeln. München: dtv.

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solo la soluzione dei problemi, bensì anche la loro causa. Anche la bomba atomica è un prodotto dell’innovazione tecnologica.

• Una concezione pessimista della natura umana. Secondo Thomas Hobbes l’uomo allo stato naturale è un essere egoista, che per imporre o difendere il proprio interesse personale finisce sempre in guerra. Visto che nella guerra non c’è legge che valga, è in essa che l’uomo mostra la sua vera natura. Per vivere in pace, l’uomo deve superare la propria natura sottoscrivendo un “contratto sociale”. La rinuncia alla libertà è la condizione per la costituzione dello Stato moderno come autorità, che garantisce la pace attraverso il monopolio della forza. Lo Stato moderno è basato su una sfiducia nella natura umana: non solo la libertà viene associata al pericolo dell’anarchia, ma anche la democrazia diretta. Il progresso punta a sostituire l’uomo con la macchina: mentre la natura umana non può essere perfezionata, il computer può persino diventare capace di pilotare aerei facendo meno errori. È quindi più l’uomo a servire la macchina, che non viceversa.

• Una concezione universalista. La cultura occidentale crede di essere la più avanzata fra tutte le culture. Chi non viene educato in questa cultura, viene considerato come un’analfabeta da educare. Da questa prospettiva educare significa assimilare. Per Sergé Latouche la globalizzazione è un processo di “colonizzazione dell’immaginario”.326 Per Vandana Shiva le monoculture agricole corrispondono a

“monoculture della mente”.327 In una monocultura c’è la tendenza a confenzionare le cause dei problemi come loro soluzioni. Oggi il progresso e la crescita economica godono dello status di una panacea.

Albert Einstein ci insegnò, che i problemi non possono essere risolti con lo stesso modo di pensare che li ha causati. Il superamento della crisi globale presuppone quindi un cambiamento culturale, cioè del modo in cui gli individui vengono educati.

326 Serge Latouche (2014): Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell'immaginario economico alla costruzione di una società alternativa. Torino: Bollati Boringhieri.

327 Vandana Shiva (1998): Monocultures of the mind. London: Zed.

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