Considerazioni general
1. La Rocca è un bene comune?
Il caso del Colle della Rocca è stato scelto come un esempio di bene comune non convenzionale. Non un uso civico, come le esperienze rendicontate dallo studio di Ostrom, ma a tutti gli effetti un bene comune.
Analizziamo dapprima la rispondenza alla definizione di bene comune secondo la teoria economica, sulle base delle caratteristiche di rivalità e non escludibilità, e approfondiamo poi la natura giuridica del bene.
Nella classificazione economica: il bene comune è quel bene rivale e difficilmente
escludibile.
Il criterio di rivalità implica che l'uso (in termini di consumo) di qualcuno pregiudichi quello degli altri. Essendo la Rocca un bene ambientale di valenza storico-culturale potremmo dire in merito all'uso che nel tempo il bene è stato utilizzato talvolta in maniera impropria, depauperandone la consistenza e gestito con incuria. Se ciò è avvenuto, la “comunità di riferimento” - che può essere individuata localmente negli abitanti di Monselice, nelle associazioni ambientaliste e culturali, nei privati cittadini e, allargando la scala, nei veneti, negli italiani e in tutti i potenziali turisti – è stata limitata nel godimento del bene. D’altra parte, la geografia del Colle implica che sia molto difficile impedire a qualcuno di accedere liberamente al bene.
Dunque, il Colle della Rocca corrisponde alle caratteristiche economiche che contraddistinguono i beni comuni. Tuttavia è da precisare che questo caso si differenzia dai casi presi in analisi da Ostrom dove il più delle volte esiste una comunità istituzionalmente riconosciuta che usa e gestisce il bene in modo collettivo, traendone anche guadagni economici, i cosiddetti usi civici. Per i Monselicensi, invece, la Rocca non ha mai rappresentato in modo diretto guadagni economici ma è sempre stata un simbolo di proprietà comune garantita da un
diritto di libero accesso. Come testimoniano le analisi storiografiche di Merlin, quando il colle per problemi economici dei proprietari fu abbandonato all'incuria, nacque un comitato spontaneo per la sua gestione e manutenzione. Diviene innegabile il carattere comune di beni come questo che, per la comunità di riferimento, sono importanti per il loro valore d'uso.
Il diritto di accedere e godere del paesaggio è disciplinato nei principi fondamentali della Costituzione, nell'art 9. Dunque “lo Stato riconosce il valore di alcuni beni e servizi che fanno capo originariamente allo Stato in quanto sono proprietà collettiva (..) E non è a caso che l'art 9 parli solo di una tutela del paesaggio del patrimonio storico e artistico della Nazione, di beni che non possono essere considerati proprietà di nessuno, neppure dello Stato (che semmai li ha in gestione)”120.
Questo è un passaggio cruciale. Si afferma che la proprietà sul bene non esaurisce la sua funzione se è proprietà dello Stato. Sembra che la proprietà pubblica non sia sufficiente a garantirne la fruibilità a causa del carattere strettamente comune del bene.
La Rocca, come visto in precedenza, attualmente è parte del patrimonio indisponibile della Regione Veneto che, per la sua gestione, ha costituito insieme alla Provincia di Padova e al Comune di Monselice la compartecipata “La Rocca Srl”. Nonostante la proprietà pubblica, in relazione alla vicenda dell'ascensore, sono state chiaramente manifestate alcune debolezze nel sistema di tutela del bene. Proveremo, di seguito, a descrivere le due più importanti (prescindendo dall'esito del processo penale tuttora in corso che vede indagati anche funzionari pubblici):
la velocità procedurale con la quale è stato formato e approvato il progetto, rivelatasi non appropriata;
la mancata attuazione di meccanismi partecipativi e di forme di apertura e di coinvolgimento da parte degli enti pubblici verso i cittadini, singoli o associati, che ne fossero stati interessati.
dell'ampliamento dell’ex Casa Bernardini si sono esaurite in meno di 12 mesi. Una velocità quasi frettolosa che poi ha determinato dei vizi di fondo nella procedura di approvazione dei piani. Pare che i progetti per “la valorizzazione del Colle” avessero come primo scopo quello di ottenere i finanziamenti dell'Ue, dimenticando il vero senso degli interventi che era appunto quello di “valorizzare”. Forse una tale celerità analizzata secondo termini economici di performance potrebbe essere considerata sinonimo di efficacia - stesso risultato in minor tempo - e quindi motivo di lustro per i proponenti politici e per gli enti approvanti. Tuttavia, confrontando i tempi di realizzazione medi di opere pubbliche del valore economico tra 2 e 5 milioni di euro nel nord Italia121, notiamo
una significativa discrepanza. Tali tempi stimano mediamente in tre anni la fase di progettazione, in sei mesi quella per l'assegnazione dei lavori e in due anni e mezzo quella relativa alla loro realizzazione. Appare un'eccezione la rapidità del caso esaminato, soprattutto nella fase di progettazione dell'opera, che inevitabilmente ha determinato l'impossibilità di garantire la partecipazione dei cittadini. Il primo aspetto infatti è strettamente correlato al secondo. Risulta molto difficile garantire una partecipazione se non c'è un programma completo di termini e tempi perché questa avvenga in modo proficuo. Sono molte le possibilità partecipative a disposizione degli enti interessati, come dimostrano anche in Italia alcune esperienze di successo che sono riuscite a coinvolgere tutti gli stakeholders ottenendo degli ottimi risultati. La questione tempistica è fondamentale122 e il
tema è di enorme interesse. Basti pensare che attualmente in Italia sono 354 le opere pubbliche bloccate dalle proteste. Dalle statistiche risulta che a guidare le proteste siano il 27% delle volte la popolazione locale e il 19% i comitati spontanei123.
121 http://www.dps.tesoro.it/documentazione/docs/uver/Tempi_attuazione_opere_Giu2011.pdf
“I tempi di attuazione delle opere pubbliche”, Ministero per lo Sviluppo Economico, Giugno2011.
122 “Strumenti che richiedono solitamente uno o due giorni, possono acquistare un senso diverso come momenti di un processo più lungo e articolato. Le combinazioni sono praticamente infinite e ogni processo tende a essere progettato su misura, a seconda del problema sul tappeto e del contesto entro cui si svolge. La previsione di un percorso e la fissazione di un termine finale costituiscono un aspetto rassicurante per le amministrazioni, che possono temere di imbarcarsi altrimenti in vicende senza fine, e anche per i partecipanti che possono sapere in anticipo quali impegni vengono loro richiesti”. L. BOBBIO L. e POMATTO G.