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39 ha, permettetemi il termine, una

sua specifica «Criminologia».

Proseguirete poi con livelli di Iniziazione e di perfezionamento, umano prima e spirituale poi, che presuppongono una enorme apertura mentale.

3) Una capacità di servizio e una forte abnegazione personale: anche qui credo di non rivelare nulla di particolarmente scottante. Vi dico solo che anche nel Rito esiste un Tronco. Solo che noi Scozzesi la mano dal Tronco la ritiriamo aperta. Segno che al Rito si viene innanzitutto a dare, a restituire quanto il Lavoro dei primi 3 Gradi ci ha insegnato, per poter lavorare da Maestri. Poi, è vero, il Rito ci dà esso stesso moltissimo.

Ma non nel senso di una elargizione benefica.

Dunque «si viene scelti», si viene cooptati. La Scelta di cui parliamo è una «chiamata». Poi sta a noi capire se siamo pronti o no. E questa chiamata avviene perché a livello sottile viene intercettato, viene percepito qualcosa nella struttura animica di un Maestro. È una potenzialità ancora da esprimere. Per fare cosa?

Una volta «scelti», dobbiamo a nostra volta «scegliere».

Scegliere cosa? Ecco alcune riflessioni. Le presento in forma di domande e risposte, perché mi sembra una forma consona alla nostra Tradizione. Ma lo faccio solo per offrire spunti di riflessione, non vorrei che questa serata di confronto tra Maestri venisse presa per un

«Catechismo Massonico».

1) Il Rito è l’unica Scuola Iniziatica disponibile?

No di certo. Un Maestro ha tutte le opzioni aperte, sia dentro sia fuori la Massoneria. Ma il R.S.A.A. è

probabilmente il percorso più coerente e strutturato, e soprattutto quello che si pone in maggiore continuità, storica e iniziatica, con l’Ordine Azzurro. Il Rito è probabilmente la Via Iniziatica più consona a chi vive in Occidente, o comunque si pone a partire da premesse di mentalità e di atteggiamento non-fanatico, propriamente «massoniche». Nel Rito gli Strumenti di Lavoro Muratorio ormai acquisiti, e dati per assimilati già nell’ultimo Viaggio del Compagno d’Arte, vengono integrati con una rivisitazione di tutto il Patrimonio Iniziatico disponibile, dalla Bibbia dei Leviti fino alle Croci Templari. I nostri simboli sono Pellicani, Aquile, Drappi di Guerra, Pugnali, Picche e Spade. Bisogna ascendere dai Piccoli ai Grandi Misteri, e questo percorso ascensionale viene rappresentato come Combattimento Spirituale.

Ho sentito dire che il Rito è lo Yoga dell’Occidente. È vero solo in parte.

Noi puntiamo alla Liberazione, ma non abbiamo né Guru né Pundit. Sul

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piano disciplinare obbediamo a precise direttive, ma sul piano spirituale siamo esseri assolutamente liberi.

Pensate che addirittura - e lo dico fuori da ogni ironia - a un certo punto del percorso, abbiamo pure ucciso il nostro Maestro.

2) Il Rito è un Ordine Cavalleresco?

In qualche misura, sì. Ma esso è soprattutto un Ordine Iniziatico Tradizionale. Usa e sussume in sé anche simbologie provenienti dal Rosicrucianesimo, dal Templarismo e da altri Ordini, ma è dotato di un linguaggio e di una autonomia totale. Le Fraternità Bibliche, Cavalleresche, Iniziatiche della Storia sono qui intese come altrettanti Strumenti Simbolici di Lavoro.

3) Il Rito è una Piramide?

Sì. Ma qui dobbiamo fare una precisazione. Come Istituzione Iniziatica il Rito è, essenzialmente, il Supremo Consiglio dei Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33° ed ultimo Grado. E il Supremo Consiglio è un Organismo assolutamente autonomo e autosufficiente sul piano del conseguimento iniziatico e delle determinazioni amministrative. Per chiarirci:

la Piramide viene «emanata» dall’alto a partire dal Supremo Consiglio, non «costruita» dal basso a partire dal 1° o dal 4° Grado. Si dice spesso, e questo è vero anche per alcune vicende storiche, che il Rito potrebbe auto-decapitarsi, lasciando in funzione solo il Supremo Consiglio. E da qui ripartire per rigenerarsi. Quello che

«emana» dall’alto verso il basso è, appunto, l’influenza spirituale che funziona come Forza di Trazione e di Attrazione. E questo ci permette di intuire meglio cosa si intende per «Scelta Scozzese» e per «Chiamata». Non è esattamente una Chiamata Vocazionale di tipo Mistico, ma è comunque un Richiamo preciso che ci allinea e ci orienta.

4) Il Rito è gerarchico?

Assolutamente, sì. Ma anche qui bisogna intendersi. La Massoneria non è, di per sé, un’Istituzione Democratica.

Altrimenti il M∴V∴ verrebbe scelto in sede politica dagli Apprendisti, e non in sede rituale dalla Camera di Mezzo. Nel Rito questa componente di verticismo si accentua solo in quanto è funzionale al particolare Lavoro che si deve fare qui. Sul piano spirituale, il Lavoro è «a togliere». Dovremmo progressivamente

liberarci delle concrezioni

pesantissime della Mente, dell’Ego, dell’Io per poter assumere in pieno la dimensione del Sacro nelle nostre vite. La gerarchia del Rito può sembrare a qualche Fratello rigida, e pesante. Ma anche i Gradi, le Sciarpe, e certi atteggiamenti da cui non siamo immuni come uomini sono strumenti per lavorare su noi stessi e andare oltre. La gerarchia del Rito, propriamente intesa, non

«schiaccia» verso il basso, ma «attira e traziona» verso l’Alto. Sta a noi renderci sempre più «leggeri», per assecondare questa energia anti-gravitazionale. Se ci manteniamo

«pesanti» di zavorre mentali ed egoiche, la frequentazione del Rito può diventare onestamente penosa e controproducente.

5) Cosa produce il Rito? E - se è lecito che ve lo chiediate - a cosa

«serve» il Rito?

Il Rito, da un certo Grado in poi, produce uomini «pronti» ad agire nel Mondo: pronti a testimoniare in ogni momento, con la propria influenza sottile, con la propria parola ma ancor più con le proprie azioni concrete, anche di lotta, la Sacralità e la Libertà proprie di un Massone di Grado superiore. È questo quello che intendiamo per

«Ciclo di Combattimento», che è quello che si dispiega nei Gradi Superiori dell’Istituzione.

Spieghiamoci: il Ciclo ha un proprio, infinito, «svolgersi interiore», dove affrontiamo in ogni istante i nostri limiti umani e cerchiamo di trascenderli. Ma anche un proprio «svolgersi esteriore», che si manifesta come potere di ricreazione e di rifondazione di noi stessi, e poi come potere di

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Il Cavaliere Scozzese opera nella Realtà con la stessa dedizione spirituale con cui opera nei Piani Superiori e Cosmologici. E opera nella Realtà trasformando tutto: così dentro come fuori, così sotto come sopra.

Il Cavaliere Scozzese acquisisce, sul piano spirituale, un vero e proprio Potere di Creazione, perché il percorso spirituale lo porta a fondersi, qui e ora con Piani Elevati di Realizzazione.

Ma poi lavora - diciamo pure,

«discende» - nel Mondo, e lì manifesta e dispiega il suo pieno potenziale umano e spirituale.

Questo, permettetemi di dirlo, è un punto distintivo e dirimente, rivolgendomi ai F∴lli Maestri del 3° Grado: se ritenete di dover rivolgere la vostra ricerca a un piano contemplativo, in qualche modo ritirato e nascosto dal Mondo Profano, non entrate nel R.S.A.A.: Non fa per voi. Il Rito non vi chiederà, immediatamente, di scendere in campo e di battervi. Ma questa possibilità si fa sempre più concreta col procedere del Percorso.

Quindi riflettete bene, o chiedete a chi è già uno Scozzese dei Gradi superiori, se la cosa fa per voi o no.

Perché il Rito è Operativo. Lo è in tutti i sensi, nessuno escluso.

In sostanza: il Rito prende un Maestro, che già di per sé è un Massone che non ha più bisogno dei Sorveglianti per auto-dirigersi e determinarsi, e ne fa un Cavaliere, in grado non solo di auto-dirigersi, ma di fare, di decidere e di dirigere la Realtà intorno a sé.

Diciamolo in modo ancor più radicale: il Rito non si limita a lavorare al Progresso dell’Umanità, ma in qualche modo ne tempra le Guide. E questo presuppone una enorme responsabilità, sia in chi lo frequenta sia in chi lo amministra.

Il Rito, ovviamente, non si pone e non si deve porre come soggetto politico o religioso, ma è evidente che la sua influenza e la sua capacità di tenuta culturale e civile sono importantissime oggi. Lo dico soprattutto in questo periodo storico, in cui i fanatismi religiosi, gli integralismi, ma anche le tentazioni illiberali e i pregiudizi delle Società cosiddette evolute hanno precipitato il Mondo in una crisi che sarà lunga, turbolenta e dolorosa.

Parafrasando una battuta che un tempo si faceva per un Partito Politico marxista, Il Rito viene da lontano e va lontano. Ma proprio oggi che il mondo va come va, è importante che ci stringiamo intorno ai suoi Valori e alle sue Prerogative Iniziatiche. Noi passeremo, noi finiremo, ma non finirà, finche sarà vivo uno di noi, la determinazione a percorrere incessantemente la Via Iniziatica Tradizionale.

Per fare cosa? Per restituire all’Umanità Uomini temprati dallo Studio e dal Lavoro, vigili, implacabili nel combattimento - sì, così dice la nostra terminologia, implacabili - e soprattutto pronti a fare il loro Dovere.

Ecco a cosa «serve» il Rito.

Noi veniamo scelti, Potentissimo Ispettore Regionale, questa è, iniziaticamente parlando, l’unica verità sulla Scelta Scozzese.

Ma poi sta a noi concretizzare la nostra Scelta. Come?

Facendo il nostro Dovere, o meglio il nostro Gradito Dovere. Innanzitutto verso Il Rito e i suoi Fratelli, poi verso la Libera Muratoria Universale. Poi anche, e soprattutto, verso i nostri simili.

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La scelta scozzese

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