È
con grande onore che porgo a Voi tutti il mio più fraterno benvenuto a questa terza Tornata, riservata oggi ai soli Fratelli del R.S.A.A., per il tradizionale“Luglio Scozzese“ organizzato dall’Ispettorato Regionale del Lazio che ha indicato quale argomento da trattare “La Scelta Scozzese”.
Il R.S.A.A. consente ai maestri libero muratori che hanno varcato la soglia del “Santo dei Santi“ di stimolare nuove volontà nella ricerca della Verità e dunque un più approfondito tentativo di accrescimento della conoscenza di se stessi.
Nel Rito Scozzese il maestro libero muratore entra per cooptazione dei fratelli che lo hanno saggiato ricevendo l’alto privilegio, se
considerato meritevole di proseguire il solitario cammino iniziatico sotto l’attenzione vigile dei fratelli insigniti dei Gradi più alti, così da riconoscere nella loro “esperienza”
una sorta di guida spirituale e un utile punto di riferimento per la propria speculazione. Il fratello scozzese, con il dilatarsi di nuove privilegiate visioni, è posto di fronte alla maggior responsabilità verso il fedele proseguimento dei lavori, assunti prima di tutto verso se stesso e poi verso i fratelli ai quali è necessario rispondere con
l’onestà dell’agire e con l’impegno esemplare.
Illuminanti le considerazioni del Pot∴ Fr∴ Luigi Milazzi 33° Past S∴G∴C∴ del R.S.A.A. che ha ben espresso il senso dello spirito che anima il Rito Scozzese dove il dovere, la giustizia e la difesa dei diritti dei più deboli sono al primo posto, riflettendo sulla sua identità, gli scopi, la sua storia, i suoi valori:
“Elementi tutti che devono rafforzare il nostro profondo sentimento
di appartenenza e quindi una sempre più intensa partecipazione e adesione alle attività del Rito Scozzese e ai suoi Alti Scopi.
Adesione che deve trasformarci in ambasciatori del Rito, impegnati in un’opera di proselitismo tra i Fratelli Maestri del Grande Oriente, suscitando curiosità e interesse per i contenuti storici, filosofici ed esoterici della piramide scozzese.
Dobbiamo offrire a quelli fra loro che si sentono attratti da questa poliedrica realtà del Rito Scozzese e sono portati per preparazione e qualità del carattere ad affrontare questo complesso e arduo percorso iniziatico un’opportunità in più.
Per fare ciò dobbiamo prima di tutto essere noi stessi ben preparati e convinti. Uno degli scopi
fondamentali del Rito Scozzese Fr. M. Guidarelli 31°
43 43 si può riassumere nella parola
“Ispirare”, perché il Rito Scozzese ha per unico sublime compito quello di stimolare attraverso le tradizioni e le conoscenze esoteriche e attraverso il suo alto contenuto morale, le opere della Massoneria di cui si sente parte attiva e cuore pulsante.
è fondamentale però che tra queste idee, le nostre parole e le nostre azioni ci sia una stretta coerenza, che viene immediatamente percepita da chi ci circonda ed è garante della nostra credibilità.
Dobbiamo avere il coraggio della coerenza, essere uomini giusti e coraggiosi, fino al sacrificio della propria vita, e ciò avendo sempre ben presente che tutti, a cominciare da coloro che sono critici nei nostri confronti, si aspettano da noi qualcosa di più rispetto agli altri.
Per noi non dovrebbe essere difficile esaudire queste aspettative, tanto più che abbiamo l’obbligo morale, come abbiamo promesso solennemente fin dalla loggia di Apprendista, di rendere ogni nostra azione espressione coerente con l’intelligenza, la bellezza e la forza dei nostri principi. Non c’è virtù, non c’è gioia, non c’è felicità senza coraggio. Ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice respirare.
Spesso mi sono chiesto: «Che cosa offre il Rito Scozzese Antico Accettato ai Massoni?» La mia risposta è stata sempre: «Qualcosa di più!»La Massoneria presenta una caratteristica che si può definire unica rispetto a tutti gli altri sistemi di pensiero e di perfezionamento interiore. Essa sviluppa tutta una serie d’insegnamenti su temi fondamentali come la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza usando il linguaggio della metafora, del mito, dei simboli. Il Rito Scozzese, usando il linguaggio della Massoneria, e quindi con le metafore, i miti e i simboli, disegna una tela ancora più ampia rispetto a ogni altro sistema. Esso non si limita, però, a offrire in questo modo un commentario più vasto e articolato
degli insegnamenti che sono dati nella Loggia simbolica e che sono focalizzati in pratica su un solo tema, la costruzione del Tempio di Re Salomone. Infatti, il Rito Scozzese si occupa della condizione umana nella sua interezza, e pone, quindi, all’interno di ogni suo Grado lezioni pratiche di filosofia e di morale.
Passare attraverso i suoi Gradi consente non solo di acquisire la saggezza necessaria per il proprio perfezionamento individuale, per la propria crescita iniziatica, ma di vivere anche tutte quelle esperienze e conoscenze indispensabili per compiere i propri doveri e affrontare tutte le situazioni anche quelle più difficili. La prima lezione per chi sia passato dalla squadra al compasso e abbia conosciuto l’acacia, è la lezione della responsabilità personale e del dovere. Il dovere, che è la grande legge del Rito Scozzese, è prima di tutto dovere di servire
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l’umanità, di operare in ogni circostanza per renderla migliore, così come il più nobile dei doveri che incombono ai Fratelli del Rito Scozzese è quello di costruire dei ponti, farsi pontefici nel significato più alto del termine latino, tra gli uomini e tra le nazioni perché possano essere superati i fossati tra razze e religioni diverse, ristabiliti l’equilibrio e l’armonia, estirpata la gramigna dell’odio e dei pregiudizi.
La principale missione del Rito Scozzese non è il raggiungimento di obiettivi politici e pratici in generale, ma il perfezionamento dell’uomo lungo la Scala Misteriosa del Rito, dove i Fratelli devono applicarsi con sempre maggiore impegno alla costruzione del loro “Tempio Interiore”. Si tratta di una condizione imprescindibile per chi voglia
espandere nel mondo la bellezza e la virtù, quale prodotto di una continua ricerca rivolta alla sostanza dei problemi che assillano l’umanità piuttosto che a vane azioni profane prive di qualsiasi concretezza”.
Il contenuto dei diversi Gradi che costituiscono la piramide iniziatica del Rito Scozzese
corrispondono ad una progressione di valori riconducibili allo stato di coscienza il cui scopo è la massima espansione del dominio spirituale dell’uomo, la liberazione da ogni condizionamento, il distacco da quella realtà limitatrice e ingannatrice che crediamo sia quella che ci appare, l’abbandono dell’individualità legata al proprio Io. Il Rito Scozzese è infatti un’organizzazione iniziatica tradizionale elitaria, non aperta a tutti, che coopta solo coloro che hanno le qualità per effettuare
un cammino iniziatico che sia effettivo, accertando nell’iniziato che sussista una carica energetica sufficiente a superare gli ostacoli presenti e futuri, con continuità. L’ambìto onore di poter accedere al Rito Scozzese è stata una libera scelta, è stato il diritto della nostra coscienza a scegliere di dedicarci a questo studio e a questa ricerca esoterica per il nostro perfezionamento. Spetta infatti a noi, esercitando la nostra libera potestà, il “Meum Ius” della nostra insegna, intraprendere la via della ricerca per tentare di ravvivare quella scintilla che è in noi, per raggiungere quella Luce che cerchiamo fin dal nostro ingresso in Massoneria.
Ecco quindi la grandezza del compito che un maestro libero muratore si assume se viene accolto nel Rito Scozzese: la sua condizione di lavoro si estende nello spazio e nel tempo, a proseguire la costruzione nei confronti della profanità, costruendo ed abbellendo il costruttore, arrecando volontà, determinazione e contenuto alla materia levigata.
Con l’aiuto del Simbolismo e con i principi
fondamentali della Dottrina Esoterica, che è la scienza delle scienze, l’Iniziazione apre al cooptando la porta dell’invisibile con lo squarciamento dei veli per l’avvicinamento alla perfezione. Ma ciò è un problema che si può soltanto “intuire” sul piano dell’immaginazione e non sul piano di una realtà veramente vissuta. Il messaggio del S∴G∴C∴ del R.S.A.A. Pot∴ Leo Taroni 33° per il Solstizio d’Estate 2016 ci fa ben comprendere l’impegno che deve assumere lo Scozzese nel cammino iniziatico: “In questo diuturno lavoro, coerentemente a quanto proclamato dal nostro emblema “Ordo ab Chao”, il Rito Scozzese Antico ed Accettato è chiamato ad assumere un ruolo non secondario affinché, tramite la testimonianza della nostra identità, dei nostri principi e dei nostri ideali, il mondo profano comprenda e “senta”
che la nostra ricerca individuale è volta anche al bene dell’umanità, così come attestano la nostra storia ed i nostri Fratelli che, spesso, hanno pagato con la vita la difesa di questi inviolabili valori.
Elementi fondamentali di questo essere, sono appunto i Fratelli massoni e quelli Scozzesi in particolare, che sono chiamati ad essere coesi e partecipi al progetto di mantenere e testimoniare, nell’oggi, la perdurante attualità e validità della nostra Tradizione. L’impegno al quale sono chiamati i Fratelli Scozzesi è indubbiamente
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remore che il mondo profano ha assunte nei confronti della Massoneria, sia per la necessità che il nostro messaggio possa essere capillarmente diffuso in tutto il nostro amato Paese. è un lavoro improbo che, per la vastità del territorio e le tematiche da affrontare, necessita di un maggior numero di Fratelli che, coerentemente e con preparazione, propaghino e testimonino nei vari Orienti il nostro passato e la dignità del nostro presente. Mai come in questo momento, riteniamo pertanto che debba essere sovvertito il detto:
“molti saranno i chiamati e pochi gli eletti”! è questo un assioma che non può e non deve trovare riscontro in un Ordine Iniziatico che, in quanto tale presuppone ed implica che gli appartenenti alla Istituzione siano degli Eletti.
Non casualmente, nel Rito
Scozzese Antico ed Accettato non deve trovare albergo il termine proselitismo; non casualmente l’ammissione al nostro Rito avviene per cooptazione cioè per consapevole individuazione e scelta dei Fratelli che potranno proseguire nell’approfondimento del percorso iniziatico.
Dunque dovremo impegnarci perché molti siano i chiamati fra gli eletti, affinché molti possano essere i testimoni dei nostri ideali:
se in questi crediamo e sono parte costituente del nostro quotidiano, dobbiamo renderne partecipi i Fratelli che sono stati ricevuti, costituiti e consacrati Maestri per offrire loro una ulteriore opportunità per se stessi, per la Massoneria, per il Rito Scozzese
e per il bene dell’Umanità. Elementi basici del nostro essere Scozzesi è la attiva partecipazione ai Lavori delle Camere, dei Capitoli, degli Aeropaghi e sulla convinta certezza che il Rito ivi compiuto non sia soltanto forma ma sostanza, che debba pedissequamente essere il medesimo presso tutti gli Orienti - non ammettendo pertanto alcuna personale o locale variazione - e che, conseguentemente, l’Iniziazione ai Gradi superiori è subordinato all’accertamento del merito e della idoneità del Fratello a penetrarne ed assimilarne i contenuti”.
La Tradizione e l’Insegnamento del Rito Scozzese offrono al Maestro Massone una via verso
l’affermazione dell’Io in un crescendo armonioso di gradini che noi saliamo faticosamente per poter acquisire una capacità di comprensione, per giungere alla vetta della Piramide, per pervenire alla Conoscenza.
Entrando nel Rito Scozzese facciamo senza dubbio un salto di qualità: per fare questo dobbiamo aver necessariamente raggiunto una maturità acquisita già con la Maestria del 3° Grado avendo compreso la sfida a migliorarsi moralmente ed a vivere l’esperienza di Fratellanza per il raggiungimento di un obiettivo ben determinato che è quello di creare l’uomo ideale, privo di difetti. Ricordiamoci però che l’uomo non sarà mai perfetto, ma perfettibile.
Nel Rito Scozzese abbiamo intrapreso un percorso che ci ha portato a dischiudere le porte del nostro Io più remoto, per tentare di metterlo in comunicazione diretta con la Verità. Come Scozzesi dobbiamo pensare alla perfezione e la tendenza alla perfezione è lo scopo stesso del nostro esistere: è il dovere cosciente di mettere a verifica i nostri dubbi per trovare una via concreta, la giusta via, diversa per ciascuno di noi.
Arturo Reghini riferendosi all’iniziazione sosteneva che: “Si tratta di opera di purificazione che, come la successiva pratica di estasi filosofica, occorre sia condotta con lo stesso spirito di impersonalità, con la stessa freddezza scientifica con cui si può procedere ad una lunga preparazione in un laboratorio di fisica. Si tratta di ottenere la propria indipendenza dall’istinto, dai pregiudizi, dai sentimenti; non di conformare sé stessi ad una determinata morale. Non si tratta di diventare l’uomo perfetto, ma di trasumanare”. E l’etimologia del termine trasumanare, superare cioè i limiti dell’umana natura nel divenire altamente spirituali, chiarisce la
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via della perfezione che porta ad un cambiamento del nostro essere.
Essere cooptati nel Rito Scozzese rappresenta per un maestro libero muratore una grande opportunità di perfezionamento: ricevuta la pienezza dell’iniziazione massonica, il Maestro può infatti continuare il proprio viaggio e rivivere le varie iniziazioni dell’antichità (sacerdotale,
cavalleresca, rosacrociana, templare etc.).
Accolti nel Capitolo dei Maestri Segreti viene donata la Chiave d’Avorio purtroppo ormai spezzata che consentirà loro, se saranno capaci, di penetrare nella Cripta Segreta, posta all’interno di loro stessi, all’interno della quale potranno scoprire tutte le Virtù riconosciute al Maestro e cioè la vera Luce. Il Maestro Segreto, ricevuto al richiamo assoluto del Dovere, se comprenderà bene l’importanza che riveste tale passaggio, dovrà fornirsi di molta buona Volontà per assimilare l’immenso patrimonio iniziatico tradizionale per avanzare lungo il Sentiero della Conoscenza e lavorare influendo sugli altri Fratelli con l’esempio, lo studio, la disponibilità, il dovere.
Cito il Past S∴G∴C∴ Pot∴ Luigi Milazzi 33°: “Il nostro substrato culturale è l’esoterismo, la scienza il cui possesso consente di penetrare ciò che sta dietro alle realtà
sensibili, alle mere apparenze: le realtà nascoste”. Lo Scozzese è un ricercatore, un filosofo teso verso le cose supreme, in continua ricerca di armonia pur con la sua terrestre carnalità. Noi tutti sappiamo benissimo quanto è difficile per
l’Uomo di Desiderio diventare Uomo di Volontà e, anche riuscendoci, alla volontà non sempre risponde un’adeguata capacità e una possibilità di realizzazione.
Perciò la Saggezza degli Illuminati Fratelli Scozzesi che ci hanno preceduto ha ripartito, in una serie di tappe, il lungo sentiero da percorrere consci dello sforzo per giungere alla propria elevazione interiore che ci porterà alla reintegrazione con l’Uno.
Il Rito Scozzese sintetizza nella successione mirabile e sapiente dei suoi Gradi tutte le correnti e le
manifestazioni del pensiero iniziatico rappresentando un catalizzatore omogeneo ed armonico della
Tradizione.
Lo Scozzese oltre ad essere levita e filosofo è anche cavaliere, guardiano dell’Equilibrio, consapevole del proprio ruolo; i rumori del mondo non riescono a turbarlo in quanto riesce a superare il Quaternario lasciandovi la sua impronta sempre aspirando al ricongiungimento con l’Uno, in uno slancio puro che non cerca onori e riconoscimenti, ma solo la consapevolezza di un lavoro ben compiuto.
Oggi la società sta vivendo momenti in cui i valori autentici dello spirito sono stati in parte oscurati da altri interessi. Poiché il Rito Scozzese non può prescindere da questo impegno e sfuggire alle sue responsabilità e al confronto con il mondo profano, la scelta scozzese si pratica anche nella società evitando tutto ciò che può dividere i nostri simili e cercando incessantemente il modo di far convergere tutti verso il principio Originale, sorgente di armonia e fraternità. Come può agire quindi lo Scozzese nel mondo profano? La risposta, se pur complessa, è semplice allo stesso tempo: applicando i principi di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza formando insieme una solida Scozzese Catena di
Unione compiendo il proprio dovere.
Lo Scozzese, avendo perfezionato sempre di più se stesso, avrà cura di non cadere nella mistica dell’abbandono totale del mondo profano, nella rinuncia e nella separazione da esso; non si allontana dal percorso del destino umano ma da esso si slancia verso altre mete e ad esso ritorna per essere Scozzese in ogni sua azione quotidiana. In futuro non potrà esserci Tradizione iniziatica se non avremo a chi trasmetterla:
ecco perché la nostra non è una scelta ascetica, di
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una permanenza nella profanità quali fari tra le nebbie di un mare in tempesta. La Tradizione per diventare per noi feconda deve essere sempre ricollocata nel tempo in cui si è espressa e poi rivissuta, rielaborata con mente e cuore contemporanei così da rivitalizzarla arricchendola del nostro originale contributo. Il contenuto iniziato si conquista spontaneamente attraverso difficoltosi sentieri alla ricerca della conoscenza e della saggezza.
L’acquisizione dipende dalla
trasmissione di un Grado, ma con la consapevolezza interiore di averlo raggiunto attraverso la pesante strada dello studio, del dovere, della capacità di trarre dal proprio Io la semente del Sé.
Il conferimento dei Gradi successivi avviene per cooptazione ed è subordinato all’accertamento del merito e dell’idoneità a penetrare i contenuti del Grado da conferire, ed è sottratto a qualsiasi automatismo.
Consegue a ciò che i Gradi concessi dagli iniziatori non possono
rappresentare l’acquisizione di una maggior conoscenza e, quel che più conta, di un avvicinamento alla realizzazione, ma rappresentano un incarico gerarchico necessario per costruire la piramide di un Ordine iniziatico che possiede i poteri di trasmissione della via iniziatica tradizionale e che tale trasmissione deve effettuare per mantenere la tradizione, “perché la fiaccola non sia mai spenta”, indicando la via della realizzazione, ma che la realizzazione non può trasmettere in quanto è una cosa assolutamente personale. La divisa del Rito
Scozzese espressa dal motto universale “ORDO AB CHAO“ esprime lo spirito e l’intento dell’intero Corpo Rituale che simboleggia il nostro dovere di accrescere il nostro sapere che ci addita chiaramente la strada da percorrere alla ricerca della Verità rappresentando un’esortazione a guardare il Rito per un sempre maggior grado di conoscenza, per mettere ordine in quel caos che è dentro e fuori di noi.
Il significato esoterico è chiaro esprimendo un esplicito invito al dovere di provare, di cercare, di approfondire, di mettere al vaglio i nostri dubbi iniziatici per trovare una giusta via alla Luce della Tradizione.
La Tradizione Scozzese è la più perfetta realizzazione della operatività costruttiva espressa e raffigurata
simbolicamente dalla Piramide Rituale. Da qui traggono origine “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” e “Tolleranza, Unione, Prosperità” veri fari pervenuti dalla Tradizione ed indicati dall’insieme dei Rituali. Se il R.S.A.A. ha attraversato il tempo e le mode da duecento anni a questa parte, è perché dispone di strumenti e di un metodo che irradia e trasmette fin dalle sue origini che traggono la loro sostanza dallo spirito di una tradizione antichissima. Proprio perché il suo messaggio è
indipendente dal tempo e dalle fluttuazioni della storia, esso non è mai cambiato.
La Piramide Scozzese si dimostra immagine perfetta dell’unificazione di due forze: una tendente ad ascendere verso l’alto, l’altra a calarsi verso il basso:
è questo il principio della conoscenza esoterica:
“Come è in alto così è in basso“; si riafferma così la nostra Tradizione che fa del R.S.A.A. il pilastro del Pensiero Massonico. La specificità del R.S.A.A. si fonda sull’adozione del motto “Ordo ab Chao” che evoca l’organizzazione del mondo partendo da un principio d’ordine e l’adozione del motto “Deus Meumque Jus”che pone per lo Scozzese la morale sui piani umano e divino.
Il cammino nel Rito Scozzese può essere efficace solo se la specificità è ben capita e vissuta ricercando senza sosta la leggerezza che ci deriva dall’abbandono dei metalli così da consentire alla nostra scintilla vitale di ritornare purificata all’Oriente Eterno. Il R.S.A.A. è prima di tutto una ricerca metafisica, ma il risultato del suo insegnamento conduce naturalmente ogni iniziato,
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a titolo puramente individuale, a prendere una parte attiva e solidale nella società. Per arrivare a quest’azione, lo Scozzese deve cominciare con l’agire su se stesso, con il combattere l’ignoranza, con il vincere l’orgoglio e la propria ambizione, con l’allontanarsi dal fanatismo, nel praticare l’umiltà. Nel R.S.A.A. l’ispirazione spiritualistica e lo scopo universale sono ben affermati nella convinzione che
a titolo puramente individuale, a prendere una parte attiva e solidale nella società. Per arrivare a quest’azione, lo Scozzese deve cominciare con l’agire su se stesso, con il combattere l’ignoranza, con il vincere l’orgoglio e la propria ambizione, con l’allontanarsi dal fanatismo, nel praticare l’umiltà. Nel R.S.A.A. l’ispirazione spiritualistica e lo scopo universale sono ben affermati nella convinzione che