distribuzione e caratteristiche
3.3. La distribuzione dell’infinito nei Balcan
3.3.2. Rumeno e dialetti romen
In rumeno l’infinito è una forma produttiva, anche se presente soprattutto nella lingua letteraria e nelle varietà settentrionali (Transilvania).
L’infinito semplice, cioè non introdotto dalla marca infinitivale a, si trova come complemento dei modali a putea “potere” e di a şti “saper fare”.
(29) mă pot plimba. (da Tomić 2004)
me posso camminare
“posso camminare”
L’infinito ‘breve’ può essere presente, in variazione libera con il congiuntivo, anche in dipendenza dal predicato aspettuale începe “cominciare”, ma solo se introdotto dalla marca di infinitivo a.
98 Cfr. Joseph 1983. 99
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(30) Am început a citi. (da Tomić 2004)
ho cominciato a leggere. “Ho cominciato a leggere”
Si ritrova l’infinito anche come complemento di verbi semiausiliari nelle perifrasi che indicano futuro (con il verbo a voi/a vrea “volere”) e condizionale.
Nei dialetti romeni (megleno-romeno, aromeno e istrorumeno) la situazione è diversa. In megleno-romeno l’infinito si trova solo con i modali puteari “potere” e
trăbuiri “dovere”.
(31) pot viniri (da Tomić 2004)
posso venire “posso venire”
In aromeno, invece, si ha congiuntivo in tutti i contesti, anche con il modale “potere”. L’infinito come complemento si trova solo in alcune espressioni fisse, perlopiù proverbi, in dipendenza dal clitico modale di futuro va e di condizionale
vrea100. L’infinito è quindi pressoché assente.
L’infinito si ritrova invece in contesti più numerosi in istrorumeno, il più periferico dei dialetti rumeni. I modali moręi “dovere”‘, putę “potere” e vrę “volere” di norma hanno l’infinito nei contesti di coreferenza, e così anche l’impersonale deontico treba “dovere”. Inoltre, hanno l’infinito anche i predicati aspettuali come
pošnę “cominciare” e fini “finire”, che nelle altre varietà rumene hanno di norma
complementazione con congiuntivo.101
100 cfr. Tomić 2004. 101
65
(32) Redento pošne lucrå na šapte pir la trei.
Redento comincia lavorare da sette fino le tre “Redento comincia a lavorare dalle sette fino alle tre”.
(da Zegrean 2012)
3.3.3. Albanese
Nel tosco i predicati hanno come complemento un congiuntivo, anche nei contesti di coreferenza, secondo il modello delle lingue balcaniche.
(33) mund të vete posso të vado “posso andare” (34) due të shkruaj voglio të scrivo “voglio scrivere”
Tuttavia, pur non essendo presente una forma di infinito di tipo ‘indoeuropeo’, esistono in tosco e in ghego due forme forme verbali interpretabili dal punto di vista storico come participi, ma sincronicamente definibili come costrutti infinitivali.102
In tosco, in questo tipo di costrutti il verbo lessicale si trova alla destra della particella të, che normalmente introduce i congiuntivi. Questo costrutto të + participio è introdotto dalla preposizione për.
(35) erdha për t’u larë (da Tomić 2004)
102
66 venni per t’mi lavare “sono venuto per lavarmi”
A differenza che nel tosco, in cui la maggior parte dei contesti ha comunque il congiuntivo, la forma participiale/infinitivale ghega è molto diffusa e spesso costituisce la norma nei complementi in coreferenza. La forma del ghego è introdotta dalla preposizione me.
3.3.4. Conclusioni
La sostituzione dell’infinito riguarda al massimo livello il macedone e il greco, in cui non si ha complementazione con infinito. Nelle altre lingue balcaniche sono presenti forme di infinito come complemento di alcuni predicati.
Si può ipotizzare un centro geografico del fenomeno di sostituzione dell’infinito, che tuttavia non coincide con quello degli altri balcanismi103: le varietà localizzate più centralmente (macedone, arumeno, bulgaro, greco e dialetti torlak) sostituiscono l’infinito in tutti i contesti, mentre le varietà più periferiche rispetto al fenomeno (serbo-croato, rumeno) conservano l’infinito in contesti più numerosi. Quando una lingua ha dialetti periferici, come nel caso dell’istrorumeno e del grico, in queste varietà l’infinito è conservato in contesti più numerosi della varietà centrale.
I contesti di conservazione dell’infinito sono simili in tutte le lingue balcaniche e riguardano in primo luogo il modale potere (serbo, bulgaro, rumeno). Gli altri predicati in cui l’infinito può essere presente sono predicati modali (saper
fare, volere e dovere). Nelle lingue slave si ha il predicato osare. L’infinito con gli
aspettuali è documentato in rumeno e nei suoi dialetti (cominciare).
103
67
3.4. L’infinito nell’Italia meridionale
Si descrive brevemente la situazione dei complementi con infinito in due varietà italoromanze meridionali in cui si può notare una notevole riduzione dei contesti d’uso dell’infinito: salentino e calabrese.104
Come si è detto, salentino e calabrese condividono con le lingue balcaniche la caratteristica di avere una frase finita in molti contesti in cui l’italiano standard, così come le altre varietà italoromanze, hanno l’infinito, come in (36).
(36) lu Karlu ole ku bbene krai (Salentino)105 Il Carlo vuole ku viene domani
“Carlo vuole venire domani”
In queste varietà, così come nelle lingue balcaniche, non si ha l’obbligo di referenza disgiunta (obviation) tipico delle lingue romanze:
(37) olei ku PROi/proj bbene
vuole ku viene
“Carlo vuole venire/che viene”
3.4.1 Salentino
Lo studio principale sull’argomento è quello di Calabrese (1993), da cui sono tratti gli esempi seguenti106. In salentino l’infinito si trova soltanto come complemento di verbi:
104
Il fenomeno è condiviso anche dai dialetti della Sicilia nord-orientale. Cfr. Rohlfs 1958; Trumper/Rizzi 1985; Calabrese 1993; Cristofaro 1998; Lombardi 1998; Chillà 2011.
105 Da Calabrese 1993. 106
68 1. modali ‘potere’
(38) la Maria pote inire
la Maria può venire “Maria può venire”
2. aspettuali
(39) lu addʒu ntʃiɲɲatu a ffare
lo ho cominciato a fare “ho inziato a farlo”
3. percettivi
(40) lu addʒu istu partire
lo ho visto partire “l’ho visto partire”
4. causativi
(41) ntʃi addʒu fattu kkattare lu milune
ci ho fatto prendere il melone “gli ho fatto compare il melone”
Gli esempi tratti da Calabrese (1993) sono riferiti al dialetto di Campi Salentina e di altri comuni della provincia settentrionale di Lecce. Come si è detto in 3.2.2, questi predicati sono gli stessi citati da Rohlfs (1950) come contesti di conservazione dell’infinito in grico.
Una caratteristica importante dei complementi con infinito salentini, già osservata anche per il grico, è l’obbligatorietà del clitic climbing.
69 (42) *pottsu kkattar-lu krai
posso prender-lo domani
*pottsu lu-kkattare krai
posso lo-prendere domani
lu pottsu kkattare krai
lo posso prendere domani “posso prenderlo domani”
Per le frasi con infinito è quindi possibile ipotizzare una struttura monofrasale in presenza di un processo di ristrutturazione.107
3.4.2 Calabrese
Anche in Calabria l’uso dell’infinito è piuttosto limitato rispetto all’italiano. In particolare, questo fenomeno si osserva a sud dell’isoglossa Nicastro – Catanzaro - Crotone108. Anche se è presente una notevole variabilità dialettale delle forme che possono avere infinito e congiuntivo, le forme infinitive sono usate soprattutto in dipendenza da predicati modali come potere e, meno frequentemente, dagli aspettuali cominciare e finire e dai predicati di modalità deontica.
Anche nei costrutti del calabrese si può notare che il movimento lungo del clitico è obbligatorio. Si può ipotizzare che si tratti quindi di casi di ristrutturazione obbligatoria, come nel caso del salentino.
107 Cfr Calabrese 1993. 108
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(43) on u ponnu vidira (Squillace)
non lo possono vedere
(44) *on ponnu vidir (l)u109 (Squillace) non possono vederlo
Un fenomeno interessante del calabrese110 è il collegamento tra polisemia e diversa possibilità di complementazione. Il verbo potere, infatti, può avere anche come complemento una frase di modo finito.
(45) u111 pozzu hara (Chillà 2011)
lo posso fare
(46) Porria mu chiovi! (Trumper-Rizzi 1985)
Potesse prt. piove
(47) pozzu u la cercu sa cosa secundu tia? (Chillà 2011)
posso prt. gliela chiedo questa cosa secondo te? “Secondo te posso chiedergliela questa cosa?”
(48) no pozzu m u viju (Chillà 2011)
non posso prt. lo vedo “Non lo posso vedere (=sopportare)”
Nel caso di (46) il verbo potere non è un modale ma ha un valore ottativo. Nei casi (47) e (48), in cui non si ha l’infinito ma un verbo di modo finito, il significato del verbo “potere” è leggermente diverso da quello in (45).
109 Entrambi gli esempi sono tratti da Chillà 2011. 110 Notato in Trumper-Rizzi 1985 e ripreso in Chillà 2011. 111
71
3.5. I dialetti neogreci e l’infinito
Il grico non è l’unico dialetto neogreco ad aver conservato l’infinito. Forme di infinito, infatti, si trovano anche nel greco di Calabria e nel pontico, che hanno mantenuto in alcuni contesti complementazione infinitivale.