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III I stanze e oBIettIvI dI rIcerca

I.1.2 s tato attuale

Durante gli anni compresi fra il dopoguerra e la fine degli anni Sessanta, la necessità di risolvere la carenza di strutture adeguate per le attività residenziali, di servizio e di istruzione ha portato a fornire risposte immediate provenienti da una situazione di urgenza: la ricerca di soluzioni ottimali, in termini temporali ed economici, spesso, si è però inevitabilmente realizzata a discapito della qualità architettonica e urbanistica. È dunque necessario oggi riprendere i lavori appartenenti a quest’epoca, rivedendone i caratteri tipologico-costruttivi, al fine di restituire loro la qualità ar- chitettonica che talvolta non hanno mai posseduto.

Secondo i dati diffusi da CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per

l’Edilizia e il Territorio) 2012, in Italia vi sono almeno due milioni e mezzo di immobili che ne-

cessitano di interventi significativi di manutenzione ordinaria e straordinaria, tra cui interventi di consolidamento, restauro ed efficientamento energetico. Infatti, il 60% del patrimonio edilizio esistente italiano, equivalente a oltre sette milioni di edifici, è stato realizzato più di quaranta anni fa. Questa percentuale cresce fino al 70% per le città capoluogo e fino al 76% per le grandi città metropolitane e, secondo i dati rilevati ISTAT e CRESME, si prevede che nei prossimi dieci anni possa arrivare fino all’85%.

Questi dati legati alla prevalente fascia di mercato rappresentata dal patrimonio edilizio re- cente sono confermati da altri dati molto rilevanti in merito al peso delle ristrutturazioni edilizie che, all’interno dell’intero fatturato delle imprese edili italiane, è passato dal 25% stimato nel 2008 al 40% del 2013. Questo fenomeno è confermato ulteriormente da uno studio del Centro Studi CNA-CRESME pubblicato nel maggio 2013, in cui si evidenzia come la spesa degli interventi di recupero abbia raggiunto quasi il 62% dell’intero fatturato dell’edilizia. Si può dire quindi che, durante gli anni intercorsi dal 2006 ad oggi, il peso della riqualificazione è cresciuto di oltre 6 punti percentuali, contribuendo ad attenuare la drastica riduzione di 44 punti percentuali del settore edile in ambito di nuove costruzioni.

Questa tendenza positiva per la promozione di interventi di rinnovo si è diffusa sicuramente anche grazie ai riferimenti normativi e ai provvedimenti di defiscalizzazione sul recupero edilizio e sull’efficientamento energetico. Infatti, i dati rilevano che nel 2012, grazie agli incentivi alla ristrutturazione e al risparmio energetico, si è raggiunta una duplice azione positiva, sia sull’anda- mento del mercato, sia sui conti dello Stato italiano che ha registrato un saldo economico positivo di 2,3 miliardi di euro e un saldo finanziario positivo al 2012 di 17,8 miliardi di euro.

Si può affermare quindi definitivamente il ruolo significativo svolto dalla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente che, a prescindere dalla valenza architettonica, storica e artistica dei fabbricati, rappresenta comunque una testimonianza dell’identità culturale di un’epo- ca, degna di essere rispettata e valorizzata.

In quest’ottica, il recupero edilizio si pone in piena sintonia con i principi di sostenibilità ambientale ed economica, enunciati precedentemente, al centro delle attuali prospettive normative e delle pratiche di intervento. Sulla base dei dati rilevati in merito alla consistenza del patrimonio edilizio esistente, e in particolare di quelli relativi alla grande porzione di edilizia pubblica, si com- prende come la riqualificazione urbana e architettonica possa assumere un valore fondamentale per un approccio sostenibile, in contrapposizione agli interventi di demolizione e ricostruzione4.

Le considerazioni svolte all’interno della Tesi in merito all’edilizia scolastica recente pos- sono essere estese all’intero patrimonio edilizio realizzato dopo il secondo dopoguerra. Non sol- tanto le scuole, ma anche le strutture pubbliche dedicate ad ospitare case popolari, ospedali, tribunali, o altre funzioni di carattere collettivo, presentano attualmente uno stato conservativo e prestazionale molto scadente. Si tratta infatti di organismi edilizi progettati in un’epoca non governata dalle normative volte al rispetto dei requisiti odierni di comfort abitativo, efficienza energetica e sostenibilità ambientale. Questi fabbricati oggi presentano molteplici problematiche, legate alla sicurezza statica e alla vulnerabilità sismica, alle condizioni di fruizione e sicurezza, alle qualità estetiche e architettoniche, al comfort ambientale interno, e al consumo di risorse energetiche.

Valutando il fenomeno sulla base di dati statistici, allo stato attuale, si calcola che più del 50% del patrimonio edilizio europeo riporta consumi energetici oltre i 150 kWh/m2.anno. In parti-

colare, in Italia, il patrimonio edilizio si trova in uno stato di elevata obsolescenza, poiché il 30% degli edifici è stato costruito prima del 1945 e il 66% tra il 1945 e il 2000. Se si considera che più della metà degli edifici è stata comunque realizzata prima della Legge 30 aprile 1976, n.373 -

Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici, appare chiara la

necessità di intervenire con una riqualificazione sistematica e mirata alla riduzione dei consumi. L’elevato consumo energetico da parte dell’uomo rappresenta una delle principali cause dell’attuale crisi ambientale che sta vivendo il pianeta, fortemente caratterizzata dal ricorso indi- stinto all’ausilio della produzione artificiale di energia per il raggiungimento e il mantenimento del benessere interno ricercato.

Nel mondo occidentale, i comuni edifici destinati ad uso residenziale riportano consumi ener- getici che, in media, si attestano dai 150 ai 300 kWh/m2.anno, mentre quelli destinati al settore

terziario arrivano a necessitare di consumi energetici che variano tra i 300 e i 600 kWh/m2.anno,

comprendendo riscaldamento, raffrescamento e illuminazione. Questi dati assumono un significato ben preciso se confrontati con la soglia di accettabilità dei consumi energetici, valutata secondo

4 In merito al potenziale architettonico degli edifici esistenti, all’interno del più ampio patrimonio edilizio

esistente europeo, si pensi ad esempio all’architettura dei grands ensembles francesi, dallo stato conservativo attuale altamente degradato: essi possiedono un elevato potenziale, il cui valore risiede “nella dotazione di grandi spazi, di grandi superfici vetrate, di grandi altezze, nella possibilità di ampie visuali, negli spazi interstiziali, nella dilatazione degli spazi, nell’economia”. (Druot F., Lacaton A. & Vassal J.-P., Plus, Editorial Gustavo Gili, Barcellona 2007.).

un’ottica sostenibile, pari a una quantità dieci volte più piccola per entrambe le destinazioni d’uso5.

Sulla base dell’analisi dello stato di fatto del patrimonio edilizio attuale e delle riflessioni svolte in linea con il quadro normativo, che negli anni ha preso forma a livello europeo, anche la legislazione italiana ha assunto una posizione ben precisa in merito al controllo dei consumi e delle prestazioni energetiche degli edifici. Infatti, all’interno del rapporto tra l’elemento costruttivo di involucro e l’ambiente circostante, assume un ruolo sempre più importante l’uso di fonti ener- getiche tradizionali e innovative, impiegate secondo un approccio volto al raggiungimento di un efficientamento energetico mediante metodi e strumenti a basso impatto ambientale.

Negli ultimi due decenni, quindi, l’Italia ha formulato una serie di decreti legislativi finaliz- zati a imporre limiti precisi ai consumi energetici, e a fornire linee guida in continuità con le intese del Protocollo di Kyoto del 1997 e con la successiva Direttiva 2002/91/CE - Rendimento energe-

tico degli edifici in relazione alle condizioni locali e climatiche esterne. Tramite queste direttive,

anche il paese italiano si è uniformato al quadro normativo europeo, promuovendo l’uso di energie alternative non tradizionali, considerate sostenibili ed ecocompatibili, in quanto rinnovabili o non esauribili.

Mediante la promozione e la diffusione di tale atteggiamento culturale verso le pratiche pro- gettuali nel settore edile, le politiche italiane hanno sollecitato la predilezione per le tecnologie in- novative basate sull’impiego di risorse energetiche più facilmente accessibili, rispetto ad altre tec- nologie tradizionali che attualmente avrebbero un impatto ambientale più oneroso. Parallelamente alla promozione dell’impiego di queste tecnologie, si sollecita la loro integrazione e combinazione con strategie capaci di interagire attivamente e passivamente con i fattori bioclimatici, quali il so- leggiamento, la ventilazione e l’illuminazione naturale.

L’interazione sinergica tra l’ambiente interno all’edificio e il contesto climatico circostante avviene mediante l’involucro edilizio. In questo senso, si può affermare che, tra gli elementi cardi- ne per un’architettura ecoefficiente e consapevole dal punto di vista ambientale, l’involucro svolge uno dei ruoli primari, inteso come elemento architettonico capace di dialogare attivamente con i fattori microclimatici di esposizione alla radiazione solare, in termini di prestazioni termiche e di fattori di illuminazione e ventilazione naturale.

Dalla analisi dello stato attuale conservativo e prestazionale del patrimonio edilizio esistente, si nota come la maggior parte di esso sia stato realizzato secondo progetti svolti all’interno di un quadro di strategie e metodi esecutivi non sufficientemente controllati. A partire dalla valutazione delle carenze prestazionali, quindi, è possibile trarre una serie di principi guida che consentano di condurre una progettazione degli edifici, e in particolare dell’involucro edilizio, secondo un nuovo approccio attento agli aspetti legati alla vita utile degli elementi architettonici, all’impatto ambien-

5 Tucci F., Involucro ben temperato. Efficienza energetica ed ecologica in architettura attraverso la pelle degli

tale e alla riduzione dei consumi energetici ed economici.

Uno strumento guida molto importante in questo ambito, di carattere teorico e metodologico- strumentale, è fornito dalla Carta Solare per l’Energia Solare in Architettura e Pianificazione

urbana (a cura di Herzog T.), basata sui testi di contributo redatti da trenta personalità provenienti

da tutto il mondo, in occasione del III Congresso Internazionale sull’Energia Solare, tenutosi a Berlino6.

6 “Le risorse naturali disponibili in un certo luogo, specialmente sole, vento e geotermia, potrebbero essere

utilizzate per la climatizzazione degli edifici per riflettersi nella stessa concezione del programma e della forma. (...) Gli edifici e gli spazi urbani aperti dovrebbero essere progettati in modo tale che una quantità minima di energia basti loro per l’illuminazione e serva in termini di calore utile per l’acqua calda e per scopi di riscaldamento, refrigerazione, ventilazione e generazione dell’elettricità dalla luce naturale. Le soluzioni per soddisfare tutte le esigenze rimanenti andrebbero scelte tra quelle che tengono conto dei criteri di un bilancio energetico globale sostenibile e che si confor- mano con il più innovativo livello di conoscenza tecnica nell’impiego di forme di energia compatibili con l’ambiente. (...) L’impiego di materiali, forme di costruzione, produzione tecnologica, trasporto, assemblaggio e smontaggio delle componenti di un edificio e del suo involucro devono pertanto tener conto del loro contenuto energetico e del loro ciclo di vita”. (Herzog T., Solar energy in Architecture and Urban Planning, Prestel, Monaco, 1996.)