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Capitolo III Sposarsi a Città del Messico, secoli XVI-

III. 3 La scelta del coniuge: il mercato matrimoniale di Città del Messico

Città del Messico condivide la sorte di numerose grandi città: a causa forse dell’imponente mole degli archivi della capitale, gli studiosi non si sono ancora avventurati con passo deciso nello studio delle pratiche matrimoniali, preferendo piuttosto la ricerca in centri minori. Inoltre, la maggior parte degli studi dedicati alle élites nel Nuovo Mondo, dai quali emerge la fondamentale importanza del matrimonio nella creazione di influenti reti familiari, si riferiscono alla fine del XVIII o al XIX secolo.37 A partire dagli anni Settanta si iniziarono a sfruttare i ricchi archivi parrocchiali messicani grazie anche all’iniziativa della

Academia Mexicana de Genealogía y Heráldica che promosse la copia su microfilm di varie

migliaia di registri provenienti da tutto il paese.38 Le ricerche si orientarono verso lo studio delle tendenze demografiche della popolazione attraverso l’approfondimento delle variabili di nascita, matrimonio e decesso.39 Successivamente gli studiosi hanno privilegiato piuttosto l’interpretazione dei dati demografici e hanno analizzato in particolare gli aspetti relazionati con il meticciato, con i sistemi di convivenza, con la vita familiare dei distinti gruppi sociali, con le ragioni alla base della scelta del coniuge e con l’illegittimità.40

37 Penso in particolare ai seguenti studi: David Brading, Mineros y comerciantes en el México borbonico (1763-

1810), Fondo de Cultura Económica, México, 1995; Doris M. Ladd, La nobleza mexicana en la época de la Independencia, 1780-1826, Fondo de Cultura Económica, México, 1984; John Kicza, Colonial Entrepreneurs,

cit.; Diana Balmori, Notable family networks in Latin America, Chicago University Press, Chicago 1984; Stuart Voss, On the periphery of ninetheenth-century Mexico: Sonora and Sinaloa, 1810-1877, University of Arizona, Tucson 1982.

38 I microfilm sono oggi consultabili presso l’Archivo General de la Nación a Città del Messico.

39 Si ricordano in questo periodo in particolare gli studi pioneristici di Thomas Calvo, Claude Morin ed Elsa

Malvido su alcuni villaggi e città del centro del Messico: Thomas Calvo, Acatzingo: demografía de una

parroquia mexicana, Instituto Nacional de Antropología e Historia, México 1973; Claude Morin, Santa Inés Zacatelco, 1646-1812: contribución a la demografía histórica del México colonial, Instituto Nacional de

Antropología e Historia, México 1973; Elsa Malvido, Factores de despoblación y de reposición de la población

de Cholula, 1641-1810, in «Historia Mexicana», 89 (1973), pp. 52-110.

40 Si vedano ad esempio le seguenti opere: Claude Morin, Démographie et différence ethniques en Amérique

Latine coloniale, in «Annales de Démographie Historique», 1977, pp. 301-312; Robert McCaa, Calidad, clase y matrimonio en el México colonial: el caso de Parral, 1788-1790, in Historia de la familia, a cura di Pilar

Gonzalbo Aizpuru, Instituto Mora-Universidad Autónoma Metropolitana, México 1993, pp. 150-170; John Race,

Race and class in colonial Oaxaca, Standford University Press, Standford 1978; Cecilia Rabell, El patrón de nupcialidad en una parroquia rural novohispana: San Luis de la Paz, Guanajuato, en el siglo XVIII, in Memorias de la Primera Reunión sobre investigación demográfica en México, Consejo Nacional de Ciencia y

Tecnología, México, 1978, pp. 414-432; Thomas Calvo, Familles mexicaines au XVIIème siècle: une tentative

de reconstitution, in «Annales de Démographie historique», 1984, pp. 149-174; Seed Patricia, Amar, honrar y obedecer en el México colonial. Conflictos en torno a la elección matrimonial, 1574-1821, Alianza Editorial,

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Le principali caratteristiche dei comportamenti matrimoniali della popolazione spagnola di Città del Messico possono, a mio parere, riassumersi in due aspetti principali: l’accesso al mercato matrimoniale e l’endogamia sociale secondo la quale erano contratte le unioni. Riguardo alla prima tematica, sembra ormai accertato che mentre per tutto il XVI secolo il numero degli uomini superava di gran lunga quello delle donne, nel secolo successivo la situazione era ribaltata fino a che alla metà del XVIII secolo si contavano 88 celibi per ogni 100 nubili e 6 vedove per ogni vedovo. Questo squilibrio del mercato matrimoniale e la conseguente esclusione di parte delle donne da esso provocava due effetti distinti: da una parte frequenti unioni informali come il concubinato e conseguentemente un alto tasso di illegittimità dei figli; dall’altro, la destinazione di numerose ragazze alla vita religiosa.41 Per quanto riguarda le famiglie spagnole cittadine, il primo aspetto fu certamente presente, anche se in grado minore rispetto ai gruppi dei meticci, mulatti e negri.42 Ad esempio nelle parrocchie del Sagrario Metropolitano e di Santa Catalina Mártir, nei primi anni del Settecento il tasso di illegittimità era di poco superiore al 20%: un valore certo elevato, ma comunque in linea con le tendenze europee.43 Non era infrequente che casi di illegittimità si dessero anche all’interno delle famiglie delle élites e sembra che almeno fino a tutto il XVII secolo vi fosse una certa tolleranza sociale per i figli illegittimi - e tra questi per i figli naturali -,44 oltretutto supportata dalla legislazione indiana che garantiva loro una serie di

diritti ereditari e nobiliari. In un primo tempo i figli naturali potevano essere legittimati grazie all’intervento delle autorità indiane, ma a partire dal 1625 dovevano rivolgersi direttamente al

Grijalbo, México, 1991; Silvia Arrom, Las mujeres de la Ciudad de México, 1790-1857, Siglo XXI, México 1992.

41 Pilar Gonzalbo Aizpuru, Familia y orden colonial, cit., pp. 136-140; Javier Sanchiz Ruiz, La nobleza y sus

vínculos familiares, in Historia de la vida cotidiana en México, tomo II. La ciudad barroca, a cura di Antonio

Rubial García, El Colegio de México-Fondo de Cultura Económica, México 2005, pp. 335-369, pp. 350-351.

42 Ad esempio gli studi di Marcello Carmagnani sulla regione mineraria del Nord del Messico hanno rilevato un

tasso di illegittimità tra il 15 ed il 50% nel gruppo dei meticci e tra il 25 ed il 100% nel gruppo dei negri, Marcello Carmagnani, Demografía y sociedad: la estructura social de los centros mineros del norte de México,

1600-1720, in «Historia Mexicana», 21 (1972), pp. 419-459, p. 442.

43 Juan Javier Pescador, De bautizados, cit., pp. 146-149.

44 I figli illegittimi si dividevano in naturali e spuri: i primi erano quelli nati da un uomo e una donna che al

momento del concepimento o della nascita potevano sposarsi senza la necessità di una dispensa matrimoniale. I figli spuri erano tutti gli altri figli nati al di fuori del matrimonio e si dividevano a loro volta in vari gruppi, ovvero, i figli nefari e incestuosi, cioè quelli nati da una relazione tra consanguinei in linea retta o trasversale; i figli adulterini, ovvero quelli avuti da persona o persone legate ad altre dal vincolo matrimoniale; i figli sacrileghi, cioè quelli procreati da chierici ordinati, frati o monache; i figli manceres, nati da prostitute; e i figli bastardi, cioè quelli di un uomo sposato con donna vedova o nubile

sovrano rimettendo la documentazione al Consiglio delle Indie.45 Nonostante il numero elevato di nascite illegittime è però importante ricordare che la maggior parte delle persone si sposava secondo le norme religiose e civili il cui rispetto garantiva la legittimità della prole e dunque la possibilità per essa di accedere all’eredità dei genitori, ricevere gli ordini sacri o esercitare cariche pubbliche.46

Per quanto riguarda il secondo aspetto, nelle famiglie spagnole della capitale l’ingresso in convento delle ragazze avveniva tra i 15 e i 20 anni, mentre erano oltremodo scarse le vocazioni tardive, fatto che indica come queste donne fossero fin dal principio escluse dal mercato matrimoniale. In ordine al diritto successorio vigente nella Nuova Spagna, il fatto che numerosi membri della famiglia non scegliessero la via del matrimonio costituiva un notevole vantaggio economico: infatti le doti necessarie per entrare in convento erano di gran lunga inferiori rispetto a quelle che le famiglie dovevano pagare per combinare un buon matrimonio; si mettevano in atto inoltre numerosi espedienti volti ad evitare l’esborso della dote da parte della famiglia, preferendo in numerose occasioni l’investimento del corrispettivo della dote a favore del convento.47 Le professe inoltre avevano la possibilità di rinunciare alla legítima paterna e materna, cosa che avveniva di solito a favore dei genitori stessi o dei fratelli e sorelle.48 L’ingresso in convento di una o più figlie femmine permetteva dunque una maggiore concentrazione del patrimonio familiare che sarebbe stato diviso in seguito tra un numero minore di figli.

Un’altra caratteristica fondamentale del mercato matrimoniale nella capitale era la forte endogamia razziale. Alcuni dati relativi alla prima metà del XVII secolo, ad esempio, mostrano percentuali in alcuni casi molto alte: nel gruppo dei mulatti e meticci, i matrimoni endogamici giungevano al 53%, ma nella popolazione negra arrivavano fino al 92% e

45 Antonio Dougnac Rodríguez, Estatuto del hijo ilegítimo en el derecho indiano, in «Revista de Estudios

Histórico-Jurídicos», 3 (1978), pp. 113-132, pp. 128-129. Sul procedimento necessario per la richiesta di legittimazione Ann Twinam, Public lives, private secrets , cit., pp. 243-314.

46 Naturalmente esistono eccezioni: in Archivio Segreto Vaticano si conservano numerosi esempi di dispense per

illegittimità di nascita concesse dai pontefici a chi voleva ricevere gli ordini sacri.

47 Verónica Zárate Toscano, Estrategias matrimoniales de una familia noble: los marqueses de Selva Nevada en

la segunda mitad del siglo XVIII y la primera del XIX, in Familia y vida privada en la historia de Iberoamérica,

a cura di Pilar Gonzalbo Aizpuru e Cecilia Rabell Romero, El Colegio de México, Instituto de Investigaciones Sociales, Universidad Nacional Autónoma de México, México 1996, pp. 227-254.

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toccavano il 96% nella popolazione spagnola.49 Si nota inoltre una forte endogamia matrimoniale legata anche all’attività economica, come nel caso della élite mercantile di Città del Messico,50 o allo status sociale, come nel caso delle famiglie nobili,51 oppure anche alla parrocchia di residenza.52 In una società come quella della Nuova Spagna fortemente stratificata sulla base della calidad de sangre e delle differenze di fortuna, il matrimonio costituiva uno dei principali strumenti per rafforzare la posizione sociale della famiglia perpetuandone i caratteri distintivi rispetto al resto della società. Anche se, come si è detto, i figli erano liberi di scegliere il coniuge che preferivano e questo diritto era preservato tanto dal diritto canonico che dalla legislazione regia, è certo che le famiglie avevano a disposizione vari modi per incidere nella loro scelta, ad esempio presentando una selezione di candidati tra i quali il figlio o la figlia doveva scegliere, o ricorrendo a pressioni esplicite, ma più probabilmente facendo leva sulla condivisione di valori trasmessi attraverso l’educazione, in particolare quella affidata alla famiglia stessa che accompagnava i giovani prima e dopo aver

tomado estado e che Pilar Gonzalbo ha ben definito educación continua.53 La scelta

endogamica per le famiglie spagnole della Nuova Spagna si spiega dunque in primo luogo

49 I dati sono riportati negli studi di Lourdes Villafuerte García condotti su un campione di 848 processetti

matrimoniali provenienti dal ramo Matrimonios dell’Archivo General de la Nación: Lourdes Villafuerte García,

El matrimonio como punto de partida para la formación de la familia. Ciudad de México, siglo XVII, in Familias novohispanas. Siglos XVI al XIX, a cura di Pilar Gonzalbo Aizpuru, Seminario de Historia de la

Familia, Centro de Estudios Históricos, El Colegio de México, México 1991, pp. 91-99, pp. 93-95; Lourdes Villafuerte García, Matrimonios y grupos sociales. Ciudad de México, siglo XVII, in Seminario de Historia de las Mentalidades, Comunidades domésticas en la sociedad novohispana. Formas de unión y transmisión

cultural. Memoria del IV Simposio de Historia de las Mentalidades, Instituto Nacional de Antropología e

Historia, México 1994, pp. 39-48, pp. 41-42. Nel XVIII secolo le percentuali di endogamia sono più basse, infatti tra spagnoli era dell’86,4%, tra meticci del 52,7% e tra mulatti, negri ed altre castas del 44.3%. Manuel Miño Grijalva, El mundo novohispano, cit., pp. 108-109. Sull’endogamia nel XVIII a Città del Messico: Juan Javier Pescador, De bautizados, cit., p. 153.

50 Louisa Schell Hoberman, Mexico’s merchant élite 1590-1660: silver, State and society, Duke University,

Durham 1991.

51 Javier Sanchiz Ruiz, La nobleza y sus vínculos familiares, cit., p. 335.

52 Un altro genere di endogamia che caratterizza il gruppo spagnolo dipende dalla residenza, infatti, secondo gli

studi di Juan Javier Pescador la maggior parte delle coppie risiede anche nella stessa parrocchia. I registri di matrimonio del Sagrario confermano questa tendenza, sono infatti oltremodo scarsi i casi di coppie in cui uno degli sposi risiede in altre parrocchie. Juan Javier Pescador, De bautizados, cit., p. 155.

53 Javier Sanchiz Ruiz, La nobleza y sus vínculos familiares, cit., p. 341; Josefina Muriel, La trasmisión cultural

en la familia criolla novohispana, in Familias novohispanas, cit., pp. 109-122; Pilar Gonzalbo Aizpuru, Historia de la educación en la época colonial, cit., p. 339. Non mancano comunque esempi di persone che si sono

ribellate alle scelte autoritarie delle famiglie di origine. Per quanto riguarda in particolare le famiglie dell’élite Javier Sanchiz sembra quasi suggerire che i giovani godessero di una maggiore libertà nella scelta del coniuge rispetto ad altre fasce della popolazione, mentre Patricia Seed insiste invece sul valore dell’obbedienza: Javier Sanchiz Ruiz, La nobleza y sus vínculos familiares, in Historia de la vita cotidiana en México, cit., pp. 335-369; Patricia Seed, Amar, honrar y obedecer, cit.

con una serie di intrecciati interessi economici che hanno nel concetto di matrimonio tra eguali il principio cardine e si manifestano ad esempio nel continuo aumento delle doti che le spose portavano al matrimonio.54 Numerosi conflitti sorti tra i figli e le proprie famiglie di origine circa la scelta del coniuge si basavano infatti su differenze di posizione economica proprio perché il matrimonio tra eguali, tra famiglie di simili possibilità eonomiche, era considerato un valore e una garanzia di stabilità sociale.55 Ma altre ragioni, più profonde, muovevano le scelte familiari verso il perseguimento e la salvaguardia di alcuni importanti valori immateriali, come l’onore, condivisi dagli altri membri del gruppo sociale di appartenenza. Una «eredità immateriale» che si aveva tutto l’interesse di trasmettere alla discendenza.56

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