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La scelta di Marco Querini: un'immagine di devozione al riparo dagli onor

PARTE III : LEONARDO CORONA E LE IMPRESE DEGLI ANNI NOVANTA

VII. UN COMMITTENTE PER LEONARDO CORONA: MARCO QUERINI E LA

VII.2 La scelta di Marco Querini: un'immagine di devozione al riparo dagli onor

Santa Maria Formosa593 non è una chiesa qualsiasi. È la chiesa della famiglia

Cappello, che con le proprie borse finanzia la costruzione dell’imponente facciata occidentale (fig. 110). Su di essa troneggia la statua in abiti militari di Vincenzo Cappello, protagonista di primo piano della lotta veneto-turca per il dominio dei mari, morto nel 1541. Insieme alla statua, la gloria del Capitano generale da Mar viene celebrata da trofei e iscrizioni latine che corrono lateralmente nella parte bassa del muro. Nel 1604 ancora tre ritratti di esponenti della famiglia Cappello andranno a decorare la facciata verso il campo (fig. 111), costruita con ogni probabilità per fornire un’adeguata cornice alle cerimonie e ai festeggiamenti legati alla presenza della scuola dei bombardieri intitolata a Santa Barbara.

Santa Maria Formosa è anche la chiesa degli Helman, famiglia di ricchi mercanti originari di Anversa, che negli anni Trenta del Seicento edificano un imponente cenotafio (fig. 112) a ricoprire interamente il muro destro del transetto, in corrispondenza dell'ingresso laterale destro.

L’immagine di un altro committente nelle vesti del santo di Assisi compare nel bel dipinto di Palma il Giovane sul secondo altare a destra, raffigurante la Vergine

con in grembo il Cristo morto e il committente nelle vesti di San Francesco (fig.

113): ne parleremo tra poco. La celebrazione (o autocelebrazione, in certi casi) personale sembra proprio una prassi affermata in questo luogo. Nulla sarebbe stato più naturale a questo punto che ritrovare sull’altare Querini - un altare privato, dove una scelta simile non sarebbe parsa inopportuna - un dipinto dai toni elogiativi, un omaggio alle glorie di famiglia o al suo diretto committente. Pur se il capitolo avesse imposto a Marco Querini di dedicare l'altare al Crocifisso - e ne dubito: come si è già accennato, l'altare non esisteva prima e probabilmente la dedicazione avrà tenuto

592 Ibidem.

593 Scarsissima è la bibliografia sulla chiesa di Santa Maria Formosa. Per un profilo generale si veda E. Concina, Le

chiese di Venezia. L'arte e la storia, Udine, Magnus Edizioni, 1995, pp. 256-261. Per la nostra ricostruzione abbiamo consultato molte guide antiche o ormai datate, in particolare G. Pavanello, La chiesa di Santa Maria Formosa nella sua 6a ricostruzione, 639-1921, Venezia, G. Zanetti, 1921.

conto delle esigenze degli acquirenti - egli avrebbe potuto in ogni caso optare per un'immagine di tipo autocelebrativo, raffigurandosi magari in ginocchio al cospetto del Salvatore morto sulla croce (cfr. fig. 115)594. Quella di Marco è dunque una scelta

autentica, dovuta probabilmente a una religiosità sincera e a una preoccupazione squisitamente devozionale: chi altri meglio di Cristo crocifisso e della Vergine in deliquio avrebbero potuto garantire la salvezza dell'anima di Marco, dei suoi avi e dei suoi familiari e discendenti?

L'altare Querini non è solo un sepolcro di famiglia: è un autentico altare di devozione, e l'immagine che un tempo lo decorava - e forse anche la scelta del pittore - altro non fa che incarnarne lo spirito. Non stupiscono allora le parole di Nicolò, padre di Marco, a proposito della mansioneria che voleva fosse istituita a Santa Maria Formosa:

"Item volgo et ordino in parte per esequir la voluntà del[la?] q. [...] Perina[?] fo mia sorella della qual son conxio cioè per satisfar al mio dessederio per haver che si

pregi continuamente el Signor Iddio per la salute dele anime nostre che sij per li detti

comessari et Marco mio fiol electo uno capelano con ducati 16/ al'anno qual habbi a celebrar quante messe li parerà a detti commissari et Marco alla settimana

perpetuamente et di questo li prego non mancar. Aciò dopo tante fatiche, travalgi et

594 Di fatti personali e familiari da celebrare Marco ne avrà certamente avuti. Avrebbe perciò potuto optare per una pala

per certi versi simile a quella realizzata da Leandro Bassano (fig. 115) per il senatore Gerolamo Surian a Santa Croce (ora Bassano, Museo Civico) nella seconda metà degli anni Novanta, in cui San Gerolamo presenzia - più che presenta: il santo è immobile, con lo sguardo quasi assente, sul lato opposto della tela - all'incontro tra il gigantesco committente inginocchiato e la Vergine col Bambino in trono. Come Marco Querini, Gerolamo di Agostino Surian discende da una famiglia patrizia, si è dedicato in giovane età agli studi e ricopre in vita numerose cariche pubbliche. Sopraccomito di galea contro i Turchi a Cipro, governatore di galeazza, provveditore alla fortezza di Marano nel Friuli, provveditore ancora in Istria, capitano di Padova (come Marco), in patria viene nominato senatore; è quindi a capo del Consiglio dei Dieci, e ancora consigliere, savio del consiglio, e così di seguito. In qualità di procuratore della chiesa di Santa Croce, Gerolamo si impegna per la riedificazione dell'edificio avviata a partire dal 1583, e probabilmente in virtù del suo ruolo riesce ad acquisire un altare su cui collocare la propria effigie. Il 26 marzo 1596 il Surian, all'epoca residente nella contrada di San Polo, "dovendo andar nel Reggimento di Padova" e essendo ormai privo di valore il suo precedente testamento per la sopravvenuta morte dell'erede universale, suo fratello Nicolò, manda nuovamente a chiamare il notaio Pietro Partenio e gli detta le sue ultime volontà in presenza della "carissima consorte" Marieta. Gerolamo desidera che il suo corpo vestito dell'abito di San Francesco sia sepolto alla Croce di Venezia,"nel qual luogo ho fatto la mia arca, et un altar dedicato forse alla Pietà, overo all'annonciation della Madonna che ancora non ho deliberato, [...]" (ASVe, Notarile Testamenti, notaio Pietro Partenio, b. 785, protocollo, cc. 96v-97v; per i passi citati: c. 96v). Non solo dunque Gerolamo ha ottenuto la concessione di un altare che all'epoca del testamento è compiuto, ma può deliberatamente sceglierne la titolazione. Possiamo immaginare che in ultima battuta il senatore abbia optato per una dedica all'annunciazione che meglio si intona con il soggetto della pala di Leandro Bassano. Possiamo anche supporre che la scelta della titolazione dell'altare come pure la commissione del dipinto debbano essere di poco posteriori alla compilazione del testamento , pubblicato visu cadavere in data 20 settembre 1596. L'altra informazione, forse quella più significativa per il nostro discorso, è che nonostante l'altare Surian a Santa Croce venga probabilmente dedicato all'Annunciazione, la preoccupazione prima di Leandro nella concezione della pala sembra la celebrazione del suo committente piuttosto che la titolazione dell'altare stesso.

stento sopportate al mondo goda per me et per li mei questo bene et contento del animo mio"595.

VII.3 Note su un altro Querini di Santa Maria Formosa: un committente per il