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Dallo schermo alla carta stampata, dalla carta stampata allo schermo

Capitolo III – Da Tom Wolfe al salotto romano: costruzione del

3.5 Dallo schermo alla carta stampata, dalla carta stampata allo schermo

Chiaramente il radical-chic non esisterebbe senza un campo d'azione, senza un luogo che faccia da teatro al suo sfoggio di cultura. Da questo punto di vista i social network hanno segnato una svolta epocale, poiché hanno reso possibile una diffusione molto più veloce ed efficace di contenuti tanto triviali quanto intellettuali o pseudo tali.

. Facebook ha ridotto a un'unità temporale minore il quarto d'ora di celebrità warholiano, promettendo al contempo la sicurezza dello scripta manent e un raggio d'azione potenzialmente infinito.

Chiaramente le strategie da mettere in atto per dimostrare attraverso un social network la propria conoscenza di un capolavoro della letteratura, del cinema o della musica sono diverse da quelle che potremmo riscontrare, ad esempio, in una conversazione privata, in un dibattito televisivo o ancora in un articolo di giornale: su Facebook è essenziale attrarre un pubblico che tende alla distrazione per motivi legati al formato, che prevede l'incolonnamento di post pubblicati dai soggetti più disparati, dalla fan-page legata alla propria serie tv preferita all'amico che carica le foto della propria vacanza; il post intellettuale deve quindi essere veloce ed efficace per richiamare l'attenzione dell'utente.

Se i social network hanno offerto ai radical-chic un nuovo mezzo per esprimersi, il medium privilegiato rimane la pagina del quotidiano: per quanti follower si possano avere su Twitter, la possibilità di diventare una firma de La Repubblica rimane l'ambizione principale di ogni giovane che si rispetti; in un certo senso la notorietà raggiunta sul web continua a sembrare tendente all'effimero perché non validata dalle autorità competenti, che nel caso de La Repubblica convergono principalmente nella figura del fondatore Eugenio Scalfari.

Nonostante provenga da ambienti vicini alla destra liberale, Scalfari è sempre stato, fin dalla fondazione del giornale, una figura centrale nel panorama culturale e politico da Sinistra e pur non essendo più il direttore dal 1996, continua a essere considerato una delle firme più prestigiose ed autorevoli tanto dal resto della redazione – che pure non risparmia qualche ironica critica a riguardo – quanto da parte dei lettori de La Repubblica, che non esitano a seguire ogni sua indicazione in merito alla linea politica da adottare, sia essa esplicita o celata; per il radical-chic scrivere su La Repubblica, Il Venerdì o L'Espresso significherebbe quindi avere l'approvazione intellettuale di Scalfari in persona.

In tempi più recenti ai giornali del gruppo L'Espresso si sono affiancate altre due testate apprezzate dall'intellettualoide medio: Il Fatto Quotidiano, inizialmente legato al mondo anti-berlusconiano in generale e spostatosi poi su posizioni d'ispirazione oltrista, e Il Foglio, fondato da Giuliano Ferrara.

Il Foglio è un quotidiano di tendenza dichiaratamente cattolico- conservatrice ma nel corso degli anni ha accolto nella sua redazione giornalisti provenienti da esperienze politiche molto diverse tra loro: dai cattolici filo- berlusconiani, spesso ex sinistrorsi pentiti, che costituiscono la corrente più vicina a Ferrara, al corsivista Pietrangelo Buttafuoco, storico sostenitore del Movimento Sociale Italiano, fino a firme vicine a Rifondazione Comunista, diventando così un quotidiano popolare anche tra i lettori di Sinistra.

Tanto Repubblica quanto Il Foglio sono stati sovente definiti 'giornali- partito' perché, anche se dichiaratamente schierati rispettivamente a Sinistra e a Destra, non sono legati direttamente a un partito specifico e propongono le loro posizioni cercando di recepire gli umori politici del momento e proporre posizioni non necessariamente concordanti con quelle dei parlamentari; il ruolo che i due quotidiani cercano di occupare è quindi proprio quello dell'intellettuale ideale, ovvero quello di coscienza critica della società.

Trattandosi di giornali dall'impostazione classica, entrambi non si limitano a trattare argomenti di politica o attualità, ma lasciano grande spazio alle pagine culturali; anche in questo caso il pubblico di riferimento ripone la propria fiducia nel giudizio estetico proposto dal recensore, che ha quindi un enorme potere in termini d'influenza sul mercato editoriale.

Come per Il Foglio, anche chi gravita attorno alla redazione de La Repubblica occupa un ruolo estremamente rilevante nel panorama culturale italiano; non è una casualità se, oltre ad avere il potere di creare ex nihilo dei veri e propri casi letterari, Repubblica dimostra una grande attenzione nei confronti dei nuovi protagonisti del mondo dell'editoria: Saviano e Baricco sono forse i casi più eclatanti dell'intelligenza ricettiva del quotidiano e di come esso abbia un rapporto privilegiato con le grandi case editrici; un ottimo esempio a riguardo sono due pubblicazioni di Alessandro Baricco: l'autore di Castelli di rabbia ha avuto nel 2006 la possibilità di pubblicare un libro a puntate su La Repubblica, per poi correggerlo e pubblicarlo nella sua forma definitiva con Feltrinelli210; un

esperimento simile si è ripetuto nel 2012 con la rubrica Una certa idea di mondo, nata sulla versione online del quotidiano e in seguito pubblicata, sempre per i tipi dell'editore milanese, in un'unica raccolta211.

Il caso di Roberto Saviano212 è forse più interessante: diventato famoso per

il romanzo-reportage Gomorra, è diventato la firma di punta del settimanale L'Espresso e, come un novello Pasolini, è solito trattare tanto temi di politica e attualità, vicini alla sua formazione giornalistica, quanto argomenti di ambito letterario.

210 A. BARICCO, I barbari. Saggio sulla mutazione, Milano, Feltrinelli, 2008.

211 A. BARICCO, Una certa idea di mondo, Milano, Feltrinelli, 2013.