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Parlare di scuola, educazione e democrazia nell'opera di Dewey significa ripercorrere i caratteri del cambiamento nell'istruzione occidentale tout-court. La sua riflessione educativa e la pratica delle scuole attive hanno profondamente modificato la teoria e la prassi dei processi di insegnamento-apprendimento ponendo al centro della pratica educativa l'allievo e fondando questa innovazione sull'unità del sapere e del metodo: la scissione tra teoria e pratica non ha senso dove sia riconosciuta pacificamente l'esigenza di una preparazione utile alla vita di individui e di cittadini come membri di una comunità in crescita.

L'arco di tempo che vede attivo lo psicologo, filosofo, educatore, critico sociale e attivista politico americano, copre il periodo compreso tra il 1879, anno di conseguimento della laurea in lettere all'università del Vermont e il 1952.

In many ways, John Dewey epitomizes what an intellectual life can be. An enormously productive scholar, teacher, family man, and prominent public intellectual, Dewey's ideas were keenly attended by both academic and lay audiences over the course of three generations. As a public figure, he lectured extensively at home and abroad, including travel to China, Turkey, Mexico, and the Soviet Union. While he did engage in the specialized dialectic of philosophers, Dewey also spoke to ordinary people about issues of broad moral significance such as economic alienation, war and peace, human freedom, race relations, women's suffrage and educational goals and methods. Frequently, he did more than write or lecture; Dewey was founder and first president of the American Association of University Professors, first president of the League for Independent Political Action, president of the American Psychological Association; he helped found the National Association for the Advancement of Colored People, and was deeply involved in the teacher's union movement in New York City62.

Dewey si forma frequentando la scuola pubblica e l'università a Burlington, mentre è nell'ateneo del Vermont che assorbe la teoria evoluzionista durante i corsi tenuti da G.H. Perkins e attraverso la lettura di Lessons in

Elementary Physiology dell'evoluzionista inglese T.H. Huxley. Non se ne distacca mai completamente e

l'impatto delle idee darwiniane su di lui resta sensibile e produce una eco riconoscibile in tutte le sue opere. Porre in discussione la fissità del modello statico della natura e osservare i processi di interazione tra l'uomo e l'ambiente significa trarre delle conseguenze significative anche in ambito psicologico e nel quadro della teoria della conoscenza.

Sull'evoluzione del pensiero di Dewey, hanno esercitato il loro influsso varie correnti. In un certo senso l'idealismo hegeliano non si concilia con lo sperimentalismo delle teorie alle quali dà credito. E già nella sua

Psychology del 1887 tenta di realizzare una sintesi, ma la pubblicazione dei Principles of Psychology di William

James nel 1891, scritta da una più fondata posizione naturalistica gli suggerisce l'inutilità di questo sforzo. D'altro canto, nella teoria della selezione naturale, Darwin stesso suggerisce la forma migliore di approccio alla conoscenza da un punto di vista evoluzionista. Avendo rinunciato a una spiegazione dell'origine della specie di

62 David L. Hildebrand, The Place to Get Straight About Dewey, from John Dewey: A Beginner's Guide, Oneworld Press, 2008. N.d.A.: John Dewey personifica in vari modi l'esempio di una vita da intellettuale. Studente enormemente prolifico, insegnante, uomo di famiglia e opinionista pubblico di spicco, le sue idee sono state seguite sia dagli accademici che nelle pubbliche udienze nel corso di tre generazioni. Come figura pubblica si è prodotto in numerose lettura negli Stati Uniti e all'estero, compreso i viaggi in Cina, Turchia, Messico e Unione Sovietica. Mentre ha fatto ricorso alla dialettica specialistica dei filosofi, ha parlato anche al grande pubblico di questioni di profondo significato morale, come l'alienazione economica, la guerra e la pace, la libertà umana, le relazioni razziali, il suffragio femminile, gli obiettivi e metodi educativi. Spesso, ha fatto di più che scrivere e declamare: è stato fondatore e primo presidente dell'American Association of University Professors, primo presidente della League for Independent Political Action, presidente della American Psychological Association, ha contribuito a fondare l' National Association for the Advancement of Colored People, ed è stato profondamente coinvolto nel movimento sindacale dei docenti a New York City.

ascendenza soprannaturale, dando conto della morfologia degli esseri viventi come risultato di un lento processo di adattamento all'ambiente, lo scienziato ha evidenziato che anche l'ambiente è soggetto a significative trasformazioni prodotte dagli organismi che lo popolano. Al centro della sua teoria pone il concetto di interazione tra gli esseri viventi e l'ambiente che li ospita. Partendo da qui, Dewey postula il parallelismo per cui un approccio naturalistico alla teoria della conoscenza deve basarsi sull'idea che essa sia una risposta adattativa dell'uomo alle condizioni ambientali orientata a una ristrutturazione attiva di tali caratteristiche. Il pensiero è per lui il prodotto dell'interazione tra l'organismo e l'ambiente e la conoscenza il mezzo per controllare e guidare questa interazione, è per questa sua funzione che Dewey ha denominato la propria teoria della conoscenza come

strumentalismo. La prima spiegazione di questa posizione è contenuta nell'articolo The reflex arc concept in psychology del 1896, oggetto della critica di Eric Bredo nel suo saggio breve pubblicato nel quinto numero del

1998 della rivista The elementary school journal edita dall'Università di Chicago. Qui Dewey intuisce che la concezione dominante dell'arco riflesso in psicologia che si pensava di indurre attraverso la stimolazione passiva dell'organismo provocando un atto consapevole in una risposta, era un residuo del passato, fondato sul presupposto del dualismo mente-corpo. Dewey propone una visione alternativa: l'organismo interagisce con il mondo attraverso un'attività autoguidata che coordina e integra risposte sensoria e motoria. L'implicazione per la teoria della conoscenza è chiara: il mondo non è percepito e conosciuto passivamente: l'attiva manipolazione dell'ambiente è integralmente parte del processo di apprendimento sin dall'inizio. Prima applica questo naturalismo interattivo in modo esplicito alla teoria della conoscenza nei suoi quattro saggi introduttivi degli

Studies in logical theory in tutto convergenti con le posizioni assunte nella scuola del pragmatismo riunita

intorno a William James. Egli stesso, come caposcuola, in un articolo apparso nel Psychological bulletin definisce il lavoro come l'espressione di una nuova scuola di pensiero, accreditando l'originalità del concetto elaborato. Dewey contribuisce all'indagine al riguardo distinguendo, negli Studies, tre fasi del processo. Comincia con la situazione problematica, dove risposte abituali o istintive dell'organismo all'ambiente risultano inadeguate per la continuazione dell'attività iniziale in seguito al soddisfacimento di bisogni e desideri. Pone l'accento, in questo saggio e in altri scritti successivi, sul fatto che l'incertezza della situazione problematica non è cognitiva, ma pratica ed esistenziale poiché gli elementi cognitivi entrano nel processo come risposta a un'inadeguatezza precognitiva. La seconda fase del processo comporta l'individuazione dei dati o della materia che definisce i parametri all'interno dei quali deve essere reindirizzata la situazione iniziale. Nella terza, la fase di rielaborazione teorica del processo, gli elementi cognitivi dell'inchiesta, idee, ipotesi, teorie, sono trattate alla stregua di possibili soluzioni del problema iniziale, le implicazioni del quale sono state sino a quel momento considerate in astratto. La verifica finale dell'adeguatezza di queste soluzioni avviene con la loro applicazione. L'errore dei moderni epistemologi è stato isolare i singoli step di questo processo e ipostatizzare gli elementi di quei passaggi in elementi preesistenti costitutivi della soggettiività nella loro ricerca di una fondazione statica e perfetta della conoscenza. Per Dewey, entrambe le cose sono fuorvianti, rifiutando dunque questo tipo di radicalità, accetta la fallibilità caratteristica del pragmatismo: la prospettiva per cui la proposizione accolta in un'area della conoscenza gode di questo stato solo temporaneamente in base alla propria adeguatezza alla situazione come base per l'agire umano. Dewey difende queste linee-guida metodologiche e la loro applicazione alla ricerca nelle scienze umane per tutta la sua carriera, insistendo sul fatto che quello descritto è l'unico modo per comprendere i mezzi coi quali attingiamo alla conoscenza. Nell'idea di Dewey, le epistemologie tradizionali, che siano razionaliste o empiriste, conducono a una distinzione troppo marcata tra pensiero come dominio della conoscenza e l'orizzonte fattuale al quale il pensiero presumibilmente si riferisce. Il pensiero e la realtà concreta

sono presentati in una separatezza del tutto artificiale, epistemicamente come oggetto di immediata consapevolezza, ontologicamente come l'unico aspetto del sé. L'adesione al razionalismo moderno derivato dalla tradizione cartesiana, alla dottrina delle idee innate, ha determinato questa dicotomia posta in discussione dagli empiristi moderni a cominciare da Locke. Quel che risulta nella nuova visione è l'oscurità della funzione del pensiero nel mondo reale: se il pensiero costituisce un ambito separato dal mondo, come si può stabilire la sua causalità rispetto al mondo? Per Dewey, è necessario elaborare un modello nuovo, che rifiuti i presupposti tradizionali e che sia in grado di collegare questi due aspetti rispondendo a questo interrogativo. Nei suoi primi scritti sul tema, come Is logic a dualistic science? del 1890 e The present position of logical theory del 1891, lo studioso offre una soluzione rifacendosi all'idealismo hegeliano nelle sue linee principali: il mondo dei fatti non è separato dal mondo delle idee, ma si definisce esso stesso dentro il pensiero nella sua manifestazione oggettiva. Durante il decennio successivo, tuttavia, l'autore è gradualmente approdato a una soluzione che egli stesso riconosce come confusionaria e inadeguata.

La sua filosofia dell'educazione contribuisce a far avanzare il movimento dell'educazione progressiva e crea i presupposti per lo sviluppo dei programmi e dei laboratori sperimentali nella scuola. L'equivoco da cui sgombrare subito il campo è, però, che egli sia il mero sostenitore di un approccio assolutamente libertario nell'educazione. L'educazione progressiva, per Dewey è un'oscillazione discontinua tra l'istruzione tradizionale e l'innovazione in corso di definizione e attuazione. Se è vero che la libertà dell'apprendimento è una regola dell'educazione progressiva e che l'educatore esercita sugli educandi forme di costrizione blande e relative, è vero anche che l'assoluta libertà di apprendere non è la soluzione, in quanto l'attività dell'imparare richiede un ordine e una struttura basate su una teoria dell'esperienza chiara che per ovvi motivi non è ancora in possesso degli studenti.

Dewey's views continue to strongly influence the design of innovative educational approaches, such as in outdoor education, adult training, and experiential therapies […] But he was also critical of completely "free, student-driven" education because students often don't know how to structure their own learning experiences for maximum benefit63.

La sua proposta consiste nel fondare su questo presupposto l'intera esperienza educativa e comprendere prima di passare all'azione quale sia la strategia grazie alla quale l'individuo vive le proprie esperienze nella vita concreta. Solo così si può, a suo avviso, edificare un iter di crescita valido e produttivo per il singolo e per la società. I due poli tra i quali questa ricerca costante va oscillando sono, dunque, la continuità e l'interazione. Un educatore dovrebbe tener conto delle caratteristiche individuali degli studenti, perché ognuno presenta caratteristiche individuali uniche dal punto di vista sia genetico che ambientale. Anche quando si presenta un curriculum standard utilizzando consolidati metodi pedagogici, ogni alunno farà un'esperienza qualitativamente diversa con la conoscenza. Così, l'insegnamento e il curriculum devono essere progettati in modo da consentire a tutti di sviluppare la propria personale esperienza in relazione a determinati contenuti.

Quasi un secolo di cambiamenti si sono avvicendati sotto lo sguardo attento e partecipe di un autore fecondo e impegnato nella ricerca e nella politica. Cresciuto in un ambiente familiare borghese subisce il condizionamento

63 Carol A. Mullen, Curriculum Leadership Development: A Guide for Aspiring School Leaders, Routledge, Oxford, 2007, p. 33. N.d.A.: Le prospettive di Dewey continuano a influenzare pesantemente la progettazione di approcci educativi innovativi, come ad esempio in materia di istruzione, formazione esterna per adulti e terapie esperienziali [...] Ma era anche critico verso una pratica totalmente autodidattica, perché gli studenti spesso non sanno come strutturare e finalizzare al meglio le proprie esperienze di apprendimento.

di una madre molto devota. Dopo il diploma, insegna nella scuola superiore prima di laurearsi alla Johns Hopkins University con Charles S. Peirce, George Sylvester Morris e G.S Hall, rispettivamente uno psicologo sperimentale, un pragmatista e un hegeliano. L'esperienza di docente medio, che lo accomuna a Durkheim, dura due anni: è durante questo periodo che prende corpo l'idea di proseguire la carriera filosofica.

Il legame tra l'educazione e la società ha sempre rivestito per Dewey carattere di estrema importanza al punto da ispirare la riflessione sull'apprendimento che ha prodotto il metodo sintentizzato nella formula del learning by

doing, la didattica laboratoriale che ruota intorno al concetto di esperienza. È l'esperienza infatti che unifica

contenuti, metodi, teoria e pratica attivando e stimolando nell'allievo quella motivazione ad affrontare problemi utilizzando dati che tanto torna utile più che nella scuola, nella vita. Nel 1894, inizia l'avventura accademica nell'università di recente fondazione di Chicago. Durante questi anni il suo iniziale idealismo cede il passo a una teoria della conoscenza empiricamente fondata in accordo con la nascente scuola del pragmatismo americano. Qui esiste anche una Scuola Normale per la formazione degli insegnanti in cui gli viene proposto di insegnare. Egli accetta l'incarico soprattutto perché, con il sostegno Parker, gli viene accordata la possibilità di aprire e di dirigere una scuola sperimentale presso il dipartimento di filosofia, psicologia e pedagogia dell'università in cui poter verificare sul campo la validità della sua teoria e del suo metodo. È da questa esperienza che egli trae la maggior parte dei contenuti poi apparsi nel libro dedicato in particolare alle questioni educative: The School and

Society, dato alle stampe nel 1899. Nel primo decennio di esperienze a Chicago, Dewey interviene con molti

articoli nel dibattito sulla conoscenza e sulla metafisica e molti di questi sono poi confluiti in due testi rilevanti:

The Influence of Darwin on Philosophy and Other Essays in Contemporary Thought del 1910 ed Essays in Experimental Logic del 1916. Il suo interesse per la riflessione educativa continua anche in seguito favorito dal

suo ruolo attivo nel Teachers College alla Columbia University. Questo conduce alla pubblicazione del saggio intitolato How We Think uscito in due edizioni, nel 1910 e nel 1933, dove compare una applicazione della sua teoria della conoscenza all'educazione e in Democracy and Education del 1916.

Inizialmente questo particolare istituto parte con l'assunzione di due insegnanti e l'iscrizione di sedici bambini su ispirazione delle teorie contenute nel progetto del laboratorio dal titolo Scuola e società che si prefiggeva di sperimentare le intuizioni di James.

[…], Dewey urges a practical starting point, a bottom-up approach to philosophical inquiry. Drawing strongly upon William James's radical empiricism Dewey proposes that philosophers avoid prejudicial frameworks and assumptions and accept experience as it is lived. Such an approach is self-consciously empirical, fallible, and social; employing it, Dewey writes, can open the eyes and ears of the mind...

[with sensitivity] to all the varied phases of life and history (LW1:373). By recommending a more

humble and mindful respect for experience, Dewey is not suggesting a surrender to irrationality; after all, it is in experience that one finds patterns of inquiry and logic useful for ordering and directing future events. Rather, his is suggesting that philosophy seek greater coherence with life as experienced throughout the day. Thus, this practical starting point is more than a strategy for doing philosophy; it is the profound and consequential acknowledgement that philosophy's inquiries are similar to many others: done by particular people, with particular perspectives, at a definite time and place, with consequences that must be considered64.

64 David L. Hildebrand, The place to get straight about dewey, from John Dewey: a beginner's guide, Oneworld Press, 2008. N.d.A.: [...], Dewey sollecita un pratico punto di partenza, un approccio bottom-up alla ricerca filosofica. Attingendo fortemente dall' "empirismo radicale" di William James, Dewey propone che i filosofi evitino quadri e assunti pregiudizievoli e che accettino l'esperienza così come viene vissuta. Tale approccio è consapevolmente empirico, fallibile, e sociale; impiegarlo, Dewey scrive, può "aprire gli occhi e le orecchie della mente ... [con sensibilità] a tutte le varie fasi della vita e della storia" (LW1: 373). Nel raccomandare un rispetto più umile e consapevole per esperienza, Dewey non sta suggerendo una resa all'irrazionalità; dopo tutto, è in esperienza che ognuno trova modelli di indagine e di logica utile per ordinare e dirigere gli eventi futuri. Piuttosto, egli sta suggerendo che la filosofia cerchi una maggiore coerenza

L'idea tradizionale di scuola come luogo di trasmissione del sapere va posta in discussione nel momento in cui si vuole evitare la deriva antidemocratica determinata dall'abitudine alla passività e all'accettazione dell'immobilismo sociale incoraggiata nei luoghi dell'istruzione formale. L'esperienza della Dewey School si rivela positiva e diventa il modello della scuola sperimentale americana. È in My pedagogic creed e in The

school and society che, tra il 1897 e il 1899, lo studioso descrive le metodologie in uso nel suo istituto

funzionali alla realizzazione del principio per cui l'innovazione sociale deve passare attraverso l'innovazione della pratica educativa. Proprio nell'anno di pubblicazione del secondo libello, viene eletto presidente dell'American psychological association, mentre solo sei anni dopo, nel 1905, diventa presidente dell'American

philosophical association.

Al centro della didattica ci sono le occupazioni attive, quelle che stimolano il discente alla manipolazione della realtà e quindi all'approccio con la conoscenza. La manualità e la nozione sono comprese nella stessa azione educativa. Tra le discipline, le scienze sociali, la storia e la geografia costituiscono i primi due ambiti, mentre il terzo è il gruppo relativo alla conoscenza dei simboli comunicativi e degli strumenti di osservazione della natura: la lettura, la scrittura, la grammatica e il calcolo aritmetico. Anche al livello di scuola secondaria, si può conservare l'articolazione in questi tre ambiti disciplinari dal momento che la scuola deve garantire la padronanza della cultura generale. La specializzazione è poi compito dell'istruzione superiore: è l'università a orientare i giovani verso la professione. La didattica per esperimenti stimola l'allievo alla riflessione concentrando la sua attenzione sul processo piuttosto che sul risultato: il più potente degli strumenti didattici è il fare come comprensione del processo di costruzione di senso che conduce alla realizzazione del risultato. Più tardi, in seguito alle dispute relative alla scuola-laboratorio, egli rassegna le dimissioni dai prestigiosi incarichi conferitigli dall'ateneo di Chicago, come chairing departments in philosophy, sychology and pedagogy e detenendo la direzione della Laboratory School e accetta la nomina alla Columbia dove termina la sua carriera conservando un ruolo anche nella formazione dei docenti.

Per quanto riguarda le istanze sociali statunitensi, Dewey segue sempre con partecipe attenzione le vicende legate all'istruzione, la politica interna ed estera nonché i numerosi movimenti sociali in fermento, con un occhio di riguardo per la questione del voto alle donne, per l'educazione progressiva, i diritti dell'educatore, il movimento umanista e il pacifismo. Nel corso di questi anni, la reputazione del filosofo cresce notevolmente anche per via della partecipazione attiva al dibattito politico che ha luogo dalle pagine di riviste specializzate e giornali: l'opinione pubblica è al corrente delle sue posizioni sia in campo scientifico che politico. Nell'agone pubblico, infatti, si gioca la partita di diverse questioni, come quella femminile e quella dell'unificaizone dello statuto docente, e Dewey non manca di far conoscere il suo punto di vista. La stampa più popolare pubblica i suoi contributi tra le pagine di The new republic e di Nation, mentre è invitato spesso come relatore in conferenze accademiche e dibattiti pubblici. Molti degli scritti più significativi del periodo sono il risultato di lezioni e conferenze come Reconstruction in philosophy del 1920, Human nature and conduct del 1922,

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