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della segrestia, ma anche su di un armadio, con davanti accese quattro candele Sempre in sagrestia era esposta la biancheria più preziosa: dai piviali, ai veli, dalle

pianete ai messali. Gli altari laterali, preparati con tre tovaglie, esponevano i

candelabri con le relative candele accese. Infine, oltre alle candele, nella chiesa erano

state accese anche quattro torce. Dal punto di vista dell’accompagnamento musicale,

l’organo seguiva tutte le fasi della messa, dal Te Deum alla conclusione della stessa

con l’inno Genitori Genitoque. Si riporta di seguito il testo per esteso, in modo che si

possa appieno rivivere la celebrazione in ogni suo momento.

Da prepararsi per la funzione: la croce con la sua benda fra due candellieri per ricevere il prelato alla riva, due accoliti; uno con turibolo e navicella coll'incenso; l'altro col secchiello d'acqua benedetta. Un crocefisso d'argento che dal padre superiore deve darsi a baciare al prelato; come si dirà a suo luogo; subito smontato di barca; una ombrella a quattro mazze, per ricever il prelato, e condurlo processionalmente: sotto la medesima, portata da quattro religiosi, o signori secolari: altra ombrelletta, che servir deve quando il prelato comunica alle balaustre dell'altare il popolo. Due tapeti da porsi, uno alli scalini della riva, quando smonta il prelato di barca; l'altro da porsi in poca distanza sotto la suddetta ombrella a quattro. Due cussini di colore violetto, o altro, da porsi sul tappeto sotto l'ombrella; dove si dà a baciare il crocefisso al prelato. Un tappeto nell'ingresso della chiesa su del quale il prelato si ferma per ricever l'aspersorio coll'acqua benedetta dal superiore. Sul presbiterio dell'altar maggiore in Cornu Evangelii il trono, col baldacchino di color conveniente alla solennità: la sedia del prelato su di quattro gradini, compreso il pagiolo superiore ove dev'essere situata. Sul secondo gradino, di qua, e di là, due scagnetti senza poggio per le due dignità che devono apparare il prelato. Una credenza bene addobbata, in Cornu Epistolae, grande, ove devonsi riporre gli ostensori, e pissidi che vi fossero introdotte a quelle che stanno col Sacramento. Nella custodia dell'altare: La portella di dentro della custodia, deve essere pure sopra detta credenza. Un corporale da spiegar sull'altare dopo terminata la Messa il prelato, per sovrapporvi il Santissimo Sacramento.

Preparare inoltre quattro torce, per restar accese dal Sanctus della Messa, sino la fine della funzione. Una stola del conveniente colore per il superiore, che deve aprire a suo tempo la custodia del Sacramento. Una tela di luto, e' due candelieri con torcie, per gli esequi che dovrà fare il prelato. Sul presbiterio un scabelletto coperto con strato violetto e cussino per l'adorazione.

La Chiesa, per ordine del prelato, addobata ferialmente; eccettuato l'altar maggiore; su del quale dieci soli candellieri di argento: sei grandi sopra i gradini; e quattro piccioli sulla mensa: con due carte-glorie, e fiori; ma senza Reliquie: cadendo il giorno della visita nella domenica Gaudete. Star in attenzione poi di far suonare le Campane quando viene, e quando parte il prelato; e così l'organo al Te Deum; ed in vari tempi della Messa.

In prevenzione però furono le Reliquie tutte distribuie ordinatamente in sagristia; alcune sull'altare della medesima; le rimanenti sopra d'un armario a parte evangelii: con dinanzi tutti gli calici; e quattro candele accese, così avanti di queste, che a quelle sopra l'altare.

Su d'un altro armario dirimpetto, tutta la biancheria ben distribuita; co' cingoli, corporali, purificatori, faccioletti ecc.

All'intorno della sagristia tutte le pianette, tonicelle, piviali e veli; o sien continenze, in distinta mostra pendenti da' sostegni triangolari, e stanghe ben nicchiate. Su d'altro armario,

tutti i Messali; e su d'un' altro gli Paramenti feriali in monte. Tutti gli altar con trè tovaglie, e la sua incerrata sopra la pietra sacra. Li candellieri di ottone tutti puliti, con le candelle, che furono accese nella visita. A' confessonari affisse le pagelle de' casi riservati, ed imagini dl crocefisso. Il sacratio, con portella, ben custodito. L'oglio santo per gl'infermi nel suo vasetto dentro una busta, e borsa violetta, tenuto in luogo decente. Stando dunque per giungere alla riva il prelato; nella situazione cioè del Rio dell'Orso, in faccia Ca' Loredan; principiarono suonar a' doppio le campane; e s'incamminò dalla porta maggiore alla chiesa la processione de' padri per riceverlo. Precedevano i ceroferari co' candellieri, ed in mezzo la croce colla benda. In seguito i religiosi a due: ultimo il padre Priore, apparato con cotta e piviale d'oro, senza stola, con crocefisso d'argento in mano. Giunta alla riva, si spartì la processione in due ali; ed il superiore diede a baciar il crocefisso al prelato subito che s'inginocchiò sotto del baldacchino; sostenuto per le mazze dagli illustrissimi signori Marco Gennarini, Spiridion Calichiopulo, Andrea Pellegrini e Antonio Dalacqua; tutti quattro in vesta; intonato quindi immediatamente, e cantato in falso bordone il seguente versetto: Sacerdos et Pontifex, et

virtutum opifex, Pastor bone in populo sic placuisti Domino. Subito dippoi dal superiore

stesso s'intonò il Cantico, Benedictus Dominus Deus Israel in sesto tono: e sorgendo il prelato s'istradò alla chiesa colla processione; che proseguì alternativamente il cantico. Giunti alla chiesa; dal padre provinciale; dispensato già benignamente per gli esposti suoi incomodi dalla fatica di tutta la funzione; fu presentato l'aspersorio al prelato, che si fermò su del preparato tappeto; baciandogli, genuflesso, l'anello: e tutti quindi inginocchiandosi per ricevere l'aspersione; ricevuta la quale, col nuovo bacio dell'anello, riprese il provinciale l'aspersorio.

Deposta intanto dal padre Priore la croce, e presa la navicella, la presentò al prelato, col bacio, come sopra, che pose l'incenso nel turibolo sostenuto dall'accolito genuflesso. Quindi il superiore stesso incensò tre volte il prelato; e senza più ripigliare il crocefisso, intonò nell'istante l'Inno Te Deum laudamus; proseguito da' relgiosi; ed accompagnato alternativamente dall'organo inviandosi così tutti all'altar maggiore; ove arrivati, e terminato l'inno; stando il prelato sul trono, il padre Priore nel piano del presbiterio avanti l'altare canto' co' suoi versetti l'orazione che gli fu data dal Maestro di cerimonie. Dopo di chè discese il prelato dal trono, ed andò avanti l'altare. Ed il Superiore intonò l'antifona a vespro del titolare della chiesa; proseguita quindi in falso bordone da tutti i padri; co' suoi versetti; dopo dè quali l'orazione fu detta da prelato; ed il superiore, levatosi il piviale, e la cotta, restò nel suo semplice abito.

Riasceso dippoi il prelato sul trono, e seduto sotto dal baldacchino: prima il provinciale, in secondo luogo il superiore, e dippoi ad uno ad uno tutti gli altri religiosi, chiamati per i loro nomi dal reverendissimo signor cancelliere si presentarono a baciargli genuflessi l'anello. Si apparò quindi il prelato; e fu stesa in terra poco distante dal trono, la tela di luto, con le due torcie accese nelle estremità sopra de' candellieri. principiò il prelato l'esequie, intonando, Si

iniquitate: cantarono i religiosi il salmo De profundis subito; terminato il quale, ripigliarono

l'antifona Si iniquitates; finita la quale cantò il prelato il primo e l'ultimo Kirie Eleison; terminando questi primi esequi coll'orazione come nel pontificale. In seguito s'intonò, Qui

Lazarum; andando processionalmente colla Croce stessa, e Ceroferari al Cemeterio. Finito Qui Lazarum; intonarono Libera me Domine; e detta in fine dal prelato l'orazione Pro Defunctis; ritornarono con lo stesso ordine, dicendo il salmo Miserere, basso, all'altar

maggiore, ove si apparò il prelato per la Messa: stando sempre il padre Priore vicino all'altare in Cornu Epistolae sul presbiterio; passati tutti gli altri religiosi nel coro.

Terminata la Messa, il padre Priore, vestito di cotta, e stola, aprì la custodia colle debite riverenze. Fu quindi dal prelato data la comunione, prima a' chierici, poi a' conversi all'altare; e passando dippoi sotto l'ombrelletta alle colonnelle del presbiterio, comunicò il popolo. Terminata la comunione; il superiore, genuflesso sopra i gradini dell'altare, riceve dal prelato la pisside, ponendola sopra l'altare: ed intuonossi subito dal prelato Tantum ergo

Sacramentum; proseguito dal coro tutto sino al Genitori exclusovi. Dopo di che, asceso col

superiore il prelato sulla pradella fece la visita del Tabernacolo, portella già indicata, pissidi, ed ostensori che stavano sulla credenza preparati. Terminato ciò, discese il prelato ed intonò

Genitori Genitoque; proseguito da tutti, e finito l'Inno, come sopra: dando in fine la

benedizione con Sacramento nella pisside, la quale fu quindi riposta dal superiore nella custodia del Tabernacolo. Dopo di che, visitossi dal prelato l'altare; che andò quindi a separarsi sotto del trono.

Ad istanza del superiore, passò dippoi esso prelato a prender un po’ di respiro dalla stanchezza per così lunga faticosa funzione, in uno dei più distinti appartamenti del convento, da dove ritornato in chiesa, andò a far la visita delle sacre reliquie, oglio santo, e calici, che stavano nella sagristia, come si è accennato, in mostra decentissima e decorosa.

I funerali di personaggi illustri che si svolgevano nella chiesa erano anch’essi