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Tornando, nello specifico, al momento principale del suesposto processo

cognitivo, cioè alla memoria ed in particolare a quella a lungo termine, è possibile

distinguere al suo interno varie tipologie, tra cui la memoria semantica, quella

episodica e quella autobiografica.

La memoria semantica, a differenza di quella episodica, immagazzina le

conoscenze e le esperienze, eliminando le coordinate spazio-temporali in cui esse

sono state apprese. In altre parole, i dati acquisiti non vengono localizzati nello

spazio e nel tempo

505

.

Alla memoria semantica appartengono anche i cd. schemi e copioni. La

nostra mente, infatti, opera sulla base di ciò che è stato chiamato principio del

501 V. P.TONINI,Manuale, cit., p. 1123 e ss. Per alcuni cenni in argomento, v. anche F.CORDERO,

Procedura, cit., p. 667.

502 V. A.CAVEDON, Tecniche di intervista, cit., p. 473. 503 V. supra, cap. II, par. 3.

504 Per la nozione di suggestionabilità, v. infra, cap. III, par. 5.

505 V. G.MAZZONI,Psicologia della testimonianza, cit., p. 68; A. M. LONGONI,La memoria, cit.,

p. 15; secondo D.L.SCHACTER -D.T.GILBERT -D.M.WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 166- 167, la memoria semantica consiste nella «rete di fatti e concetti associati che formano la nostra conoscenza generale del mondo».

173

«risparmio energetico»

506

, allo scopo di ottenere il rendimento migliore col minor

sforzo possibile. Dunque, le nuove informazioni che provengono dall’esterno

sono interpretate sulla base di quelle già presenti in memoria.

Gli schemi sono delle strutture concettuali elaborate dalla nostra mente, che

vanno a delineare le caratteristiche dei concetti più disparati di cui si ha

esperienza, al fine di distinguerli da altri

507

. Un esempio tra i tanti può essere

offerto dalla nozione di “spacciatore”. Al fine di ricostruirne il significato, la

mente si serve di diversi schemi: si tratta di persona dedita alla compravendita

illegale di sostanze proibite, senza altro lavoro, in contatto con ambienti

malavitosi e dedito egli stesso alla malavita. Gli schemi – così come i copioni –

sono degli elementi necessari per stabilire ciò che rientra in un concetto e ciò che,

invece, non vi rientra. Il problema principale è che, talvolta, tra di essi ve ne sono

alcuni che costituiscono vere e proprie deformazioni della realtà

508

: allora lo

spacciatore di sostanze stupefacenti è colui che proviene da strati sociali bassi,

nordafricano, alcolizzato, tossicodipendente.

Esistono, poi, i copioni o scripts, che costituiscono delle rappresentazioni

mentali di eventi sociali, quale può essere un’escursione in mountain bike o una

serata in discoteca, ma anche, ad esempio, una rissa o una violenza sessuale di

gruppo

509

. Di tutto questo bisogna tener conto quando un testimone depone:

inconsapevolmente, i suoi schemi mentali ed i suoi scripts possono incidere sulla

ricostruzione effettuata dalla sua mente, con il rischio di creare, in ultima analisi,

una rappresentazione soggettiva della realtà che si discosta sensibilmente da

quella oggettiva. In sostanza, gli schemi e i copioni sono simili a delle “lenti”,

attraverso le quali ognuno di noi osserva la realtà: queste possono deformarla in

misura maggiore o minore, ma soprattutto in misura variabile da soggetto a

soggetto. Nei bambini, gli schemi e i copioni non sono ancora ben formati, a

causa dello scarso numero di esperienze immagazzinate dal loro cervello. Anche

506 Cfr. L.DE CATALDO NEUBURGER, L’idoneità del minore a rendere testimonianza, in AA.VV.,

Difendere, valutare e giudicare il minore, cit., p. 489.

507 V. G.MAZZONI,Psicologia della testimonianza, cit., p. 69. 508 V. G.MAZZONI,op. loc. ult. cit.

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per questa ragione, la capacità degli stessi di interpretare gli eventi è bassa:

l’effetto è quello di diminuire l’attendibilità delle loro testimonianze

510

.

Invece, la memoria episodica – anch’essa non ben sviluppata negli infanti

511

– è una forma di memoria a lungo termine, così denominata perché riguardante

episodi, che vengono collocati in un contesto spazio-temporale ben definito. Ad

esempio, è memoria episodica il fatto di ricordarsi il giorno ed il ristorante in cui

si è tenuta una cena di classe, il luogo e la data in cui si è svolta una mostra d’arte,

ma anche il luogo in cui ci si trovava la sera in cui è stato commesso un omicidio.

Vari studi sono stati compiuti su questo tipo di memoria. Per fare degli esempi,

oggi sappiamo che, in una qualsiasi lista che viene fatta leggere ad un soggetto, si

ricordano meglio gli elementi iniziali e quelli finali, oppure che la memoria

episodica risulta più particolareggiata nel caso in cui la persona venga avvertita

della necessità di ricordare determinati eventi, mentre risulta meno ricca di

particolari se il soggetto non viene avvisato e, dunque, non ha effettuato alcuno

sforzo mentale al riguardo. Inoltre, la memoria episodica risulta di migliore

qualità se si partecipa attivamente ad un evento, piuttosto che se lo si osserva

510 V. L.DE CATALDO NEUBURGER, L’idoneità del minore a testimoniare, in AA.VV.,Difendere,

valutare e giudicare il minore, cit., p. 489 e ss. Per approfondimenti, v. infra, cap. III, par. 4.

511 In effetti, secondo alcune teorie, l’amnesia infantile (v. infra, cap. III, par. 4) è determinata da

una memoria episodica non ancora ben formata. In particolare, per spiegare il fenomeno si fa ricorso ad un’ulteriore distinzione, cioè quella tra memoria implicita ed esplicita. La prima – legata al sistema dell’amigdala – non viene richiamata in maniera consapevole, per cui le esperienze passate influenzano il comportamento e le prestazioni successive, anche se non si sta cercando di ricordarle e non si è consapevoli di ricordarle. La seconda – che dipende dal sistema dell’ippocampo – è quella che viene richiamata consapevolmente da un soggetto e si divide in semantica ed episodica. Ebbene, i neuroscienziati spiegano l’amnesia infantile con il diverso periodo di maturazione di amigdala ed ippocampo: più veloce il primo e più lento il secondo: v. A.

FORZA,Memoria, amnesia infantile, cit., p. 198; per le anzidette definizioni di memoria implicita

ed esplicita e per ulteriori approfondimenti, v. D.L.SCHACTER -D.T.GILBERT -D.M.WEGNER,

Psicologia generale, cit., p. 157 e ss. e p. 163 e ss., i quali sostengono che, secondo le più moderne

teorie, sebbene i vari elementi dei ricordi vengano ricomposti, trovandosi in diverse aree della corteccia cerebrale (quella deputata ai ricordi visivi, ai ricordi uditivi, ecc.), l’ippocampo rappresenta «una specie di “indice”, che collega tutti quei frammenti, altrimenti separati, in modo tale da farceli ricordare come una cosa unica». V. anche A. M. LONGONI,La memoria, cit., p. 13,

la quale afferma che «la decisione di immagazzinare o scartare un’informazione raramente viene presa in modo consapevole. In generale, essa viene presa automaticamente dall’ippocampo, una piccola struttura situata in profondità al centro del cervello. Sembra che la decisione dell’ippocampo si basi su due fattori. Il primo è: l’informazione ha un particolare significato emotivo? (…) Il secondo fattore è: l’informazione riguarda cose che già conosciamo? Se noi abbiamo già molte conoscenze su un certo argomento, facilmente inseriamo la nuova informazione in un contesto noto».

175

come spettatore

512

. Questa tipologia di memoria costituisce il nucleo centrale del

contenuto di una testimonianza, ma quella semantica la influenza con i suoi

schemi e copioni, contribuendo a permettere l’interpretazione della realtà e,

dunque, a creare una rappresentazione soggettiva del fatto

513

.

La memoria autobiografica (che costituisce una sottocategoria di quella

episodica) è una memoria a lungo termine che riguarda l’identità di una persona e

gli eventi della propria esistenza: il nome, le attività scolastiche, lavorative e di

svago, la vita privata e familiare, la cerchia di amici, ecc.

514

Di questa tipologia di

memoria si è già accennato con riguardo alle amnesie

515

, le quali, però, in

condizioni neurologiche normali, inficiano la memoria autobiografica solo

raramente, pur riguardando di frequente quella episodica, specialmente in

conseguenza di eventi spiacevoli. In realtà, non tutti gli studiosi sono concordi nel

ritenere possibile la rimozione di ricordi ed anche le ricerche in merito non sono

giunte a conclusioni univoche

516

. Sicuramente, un tipo di perdita della memoria di

cui tutti hanno esperienza è la cd. “amnesia infantile”

517

.

512 V. G.MAZZONI,Psicologia della testimonianza, cit., p. 70-71; A. M. LONGONI,La memoria,

cit., p. 15; D.L.SCHACTER -D.T.GILBERT -D.M.WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 166-167, i quali definiscono la memoria episodica come «l’insieme delle esperienze personali passate che sono avvenute in un tempo e in un luogo particolari». Per comprendere meglio la differenza tra memoria episodica e semantica, gli Autori fanno un esempio: alla domanda «perché celebriamo il 4 luglio?», ogni Statunitense risponderebbe nella stessa maniera (si festeggia la firma della Dichiarazione d’Indipendenza avvenuta il 4 luglio 1776), mentre al quesito «qual è la celebrazione più spettacolare che abbiate mai visto?», ognuno fornisce una risposta diversa, che richiama un determinato evento. Ebbene, nel primo caso si fa uso della memoria semantica e nel secondo di quella episodica.

513 V. G.MAZZONI,Psicologia della testimonianza, cit., p. 73-74; A. M. LONGONI,La memoria,

cit., p. 15-16, la quale osserva che i vari tipi di memoria «sono sistemi tra loro interagenti».

514 V. G.MAZZONI, Si può credere a un testimone?, cit., p. 31 e ss.; EAD., Psicologia della

testimonianza, cit., p. 72.

515 Si distinguono due tipi di amnesia: quella anterograda – che è l’incapacità di trasferire nuove

informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine – e l’amnesia retrograda – cioè l’incapacità di recuperare le informazioni acquisite prima di una certa data, che spesso coincide con quella di una lesione o di un’operazione al cervello. La prima opera per il futuro, mentre la seconda per il passato. Altresì, si è visto che in molti soggetti colpiti da amnesia viene a mancare la memoria esplicita, ma non quella implicita: v. D.L.SCHACTER -D.T.GILBERT -D.M. WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 157 e ss.

516 V. G.MAZZONI,Si può credere a un testimone?, cit., p. 122 e ss., la quale riporta i risultati di

alcuni studi al riguardo. Una ricerca del 2001, condotta da due ricercatori dell’università dell’Oregon, ha affermato la possibilità di rimuovere intenzionalmente i ricordi. Essi non verrebbero definitivamente eliminati, ma riposerebbero in zone difficilmente accessibili del cervello, in attesa, prima o poi, di riaffiorare all’attenzione del soggetto. Questa ricerca, però, si è

176

Ulteriori ricerche hanno, poi, messo in luce il ruolo molto importante del

contesto nel quale i ricordi vengono evocati

518

. Proprio per queste ragioni, un

teste, nell’ambito di un’intervista cognitiva

519

, è invitato a ricreare col pensiero le

cose, le persone e l’ambiente in cui sono avvenuti i fatti su cui è chiamato a

deporre.

Nella testimonianza, l’alterazione dei ricordi esiste sotto due forme: vi

possono essere ricordi distorti per effetto di domande mal poste o informazioni

erronee, ma possono esistere anche ricordi totalmente falsi.

Il primo caso è facile da configurare: un ragazzo, di ritorno da una festa di

compleanno, chiede ad un amico, che era con lui, di che colore fossero gli occhiali

di uno degli invitati, mentre, in realtà, quest’ultimo non aveva gli occhiali. È

possibile che il ricordo di quest’ultimo venga modificato, cosicché, in casi del

genere, spesso si verificano le cd. risposte “di cedimento”

520

, che finiscono per

includere nel ricordo anche l’elemento che prima non vi faceva parte. Data

l’elevata suggestionabilità dei minorenni

521

, è alto il rischio che domande poste in

basata sulla memorizzazione di semplici coppie di parole e non su contenuti di memoria autobiografica: è questo il punto debole del lavoro in questione. Un’altra ricerca, condotta da Schooler ed altri ricercatori nel 1997 è approdata a conclusioni differenti. È stato esaminato un gruppo di donne che affermavano di aver improvvisamente ricordato, dopo decenni, di essere state abusate da giovani. Dopo aver interrogato i familiari, si scoprì che, in realtà, queste donne avevano già raccontato altre volte la loro esperienza traumatica, ma se ne erano dimenticate. In altre parole, queste donne non avevano rimosso i loro ricordi, ma avevano dimenticato di essersene ricordate. Questo fenomeno è stato chiamato forgot-it-all-along effect, cioè effetto del “da sempre dimenticato”.

517 Per approfondimenti, v. infra, cap. III, par. 4 e supra, in questo paragrafo.

518 In effetti, per il cd. principio di specificità della codifica, un indizio può risultare utile per il

recupero di dati in memoria nel caso in cui aiuti a ricreare il modo specifico nel quale, inizialmente, quell’informazione è stata codificata. Da ciò deriva il fenomeno chiamato “recupero stato-dipendente”, cioè la tendenza a ricordare meglio un’informazione quando, durante la rievocazione, ci si trova nella medesima condizione in cui si versava al momento della codifica: v. D. L. SCHACTER -D.T. GILBERT - D.M. WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 161-162. Al riguardo, v. anche S.J.CECI -U.BRONFENBRENNER -J.G.BAKER,Memory in context: the case of

prospective remembering, in AA.VV., Memory Development: Universal Changes and Individual

Differences, a cura di F. E. Weinert - M. Perlmutter, Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale,

1988, p. 244, secondo cui «the context in which remembering takes place should be regarded not

as something adjunctive to memory but as a constituent of it».

519 V. supra, cap. II, par. 12.

520 V. G. MAZZONI, Psicologia della testimonianza, cit., p. 81; EAD., Si può credere a un

testimone?, cit., p. 85.

177

maniera scorretta possano introdurre nella memoria del dichiarante degli elementi

che inizialmente non c’erano, inquinandone irrimediabilmente il contenuto.

Altresì, il ricordo totalmente falso è particolarmente frequente in soggetti

minori d’età, ma può riscontrarsi anche negli adulti

522

. Diversi studi sono stati

compiuti al riguardo e si è potuto constatare che un ricordo di tal sorta può essere

indotto per mezzo di un’opera di convincimento effettuata dai familiari o

comunque da persone legate da rapporti di stima e fiducia, oppure con la

presentazione di fotografie o mediante il parere di esperti

523

. In un bambino,

invece, è sufficiente, per ingenerare tale meccanismo, la generica figura

dell’“adulto”, il quale non adotti gli accorgimenti necessari per evitare modalità

d’espressione suggestive

524

.

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