Il fattore che più di tutti rende scarsamente attendibili le testimonianze dei
minorenni – a maggior ragione se persone offese e, peraltro, in maniera
inversamente proporzionale all’aumento dell’età – è l’elevata suggestionabilità di
questi soggetti
558.
Innanzitutto, i termini “suggestione” e “suggestionabilità” rappresentano
concetti differenti tra loro. Per “suggestione” si intende un processo di
comunicazione che induce un interlocutore ad accondiscendere con quanto gli
viene detto, in assenza di valide ragioni di convincimento. Dunque, essa si
riferisce allo stimolo in sé e per sé, che giunge ad un determinato soggetto. La
“suggestionabilità”, invece, riguarda il soggetto destinatario dello stimolo e
consiste nella particolare propensione a lasciarsi influenzare dal medesimo, in
modo tale da modificare il ricordo iniziale dell’evento. In altre parole, una persona
altamente suggestionabile tende a fornire risposte erronee ed a modificare la sua
memoria episodica
559, in conseguenza del contatto con un’informazione falsa, con
domande o affermazioni fuorvianti o con pressioni sociali verso determinate
VACONDIO,a) La capacità linguistica e di racconto, in AA.VV.,Linee Guida Nazionali, cit., p. 104e ss.
558 V. L. DE CATALDO NEUBURGER, Esame e controesame nel processo penale. Diritto e
psicologia, 2ª ed., CEDAM, Padova, 2008, p. 377 e ss.; EAD., La testimonianza del minore, cit., p.
155 e ss. e 279 e ss.; EAD.,L’idoneità del minore, cit., p. 495 e ss.; S.DI NUOVO -P.COPPOLINO,Il
bambino testimone. Studio empirico su suggestione e attendibilità della memoria in età
prescolare, in AA.VV., Testimoni e testimonianze “deboli”, cit., p. 207 e ss.; A. MAAS,
Attendibilità del bambino, cit., p. 459 e ss.; S.A.R.GALLUZZO, Famiglia e minori. Percorsi di
diritto e giurisprudenza, Gruppo 24 Ore, Milano, 2010, p. 80; M.E.LAMB -K.J.STERNBERG -P.
W.ESPLIN, Factors influencing the reliability and validity of statements made by young victims of
sexual maltreatment, in Journal of Applied Developmental Psychology, 1994, p. 263 e ss.; G.
MAZZONI, Si può credere a un testimone?, cit., p. 107 e ss.; C. MOSCHINI, La testimonianza del
minore nei casi di abuso sessuale, in Ventiquattrore Avvocato, 2007, n. 4, p. 93 e ss.; O.MURRO,
Le modalità di assunzione della testimonianza del minore: insidie e difficoltà, in Dir. pen. proc.,
2011, p. 582 e ss.; D. L. SCHACTER - D. T. GILBERT - D. M. WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 175 e ss.
Sebbene si possa rinvenire già dal XVIII secolo un certo interesse per questo argomento, i primi celebri studi riguardanti la suggestionabilità infantile risalgono agli inizi del XX secolo, ad opera di ricercatori europei come Binet, Stern e Varendonck. Tuttavia, gli studi moderni sulla suggestionabilità possono essere fatti risalire ad una ricerca di Goodman, pubblicata in un numero speciale del Journal of Social Issues on children’s eyewitness testimony nel 1984: v. L. DE CATALDO NEUBURGER, La testimonianza del minore, cit., p. 155 e ss.
187
risposte. In particolare, l’eterosuggestione proviene dall’esterno, come, ad
esempio, da un intervistatore, mentre l’autosuggestione è frutto dello stesso
dichiarante, che cede alle suggestioni da lui stesso create
560. Altresì, la
interrogative suggestibility è un tipo di suggestionabilità che riguarda gli effetti di
una domanda posta dall’intervistatore sulla memoria di un testimone. Essa ricorre
in presenza di situazioni molto stressanti e quando il teste è insicuro circa i fatti
che gli si chiede di ricordare. Inoltre, è proporzionale alla condizione di ansia
derivante dall’esame testimoniale. Le sue caratteristiche peculiari sono la presenza
esclusiva di intervistatore ed intervistato, una procedura di intervista finalizzata ad
ottenere informazioni, uno stimolo suggestivo, una valutazione di plausibilità
dello stesso da parte del destinatario ed un comportamento di risposta dal quale si
comprende se quest’ultimo ha accolto o meno il suggerimento implicito nella
suggestione
561.
La suggestionabilità dei minorenni è intensificata da diversi fattori:
innanzitutto, più il soggetto è piccolo, più essa tende ad aumentare. Si è constatato
che i bambini di quattro o cinque anni sono più suggestionabili di quelli di sei o
sette, che, a loro volta, sono significativamente più sensibili alla suggestione
560 Per i concetti di suggestione, suggestionabilità ed autosuggestione, v. L. DE CATALDO
NEUBURGER, L’idoneità del minore, cit., p. 495-496; EAD., La testimonianza del minore, cit., p. 279. Similmente, in D. L. SCHACTER - D. T. GILBERT - D. M. WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 177, la suggestionabilità viene definita come «la tendenza a incorporare nei ricordi personali informazioni fuorvianti che provengono da fonti esterne». Al riguardo, v. anche G.MAZZONI,Il
problema del ricordo e delle tecniche di intervista, in AA.VV., La testimonianza nei casi di abuso
sessuale sui minori, Giuffrè, Milano, 2012, p. 252 e ss. Vari studiosi hanno pure predisposto delle
scale finalizzate a misurare il livello di suggestionabilità di un soggetto. Particolarmente nota è la
Gudjonsson Suggestibility Scale, elaborata da Gudjonsson nel 1984, poi riformulata nel 1987, che
consiste nella lettura di un breve racconto, seguita dalla richiesta di ripetere gli elementi che si ricordano e dall’effettuazione di domande suggestive. Per misurare il feedback negativo (su cui v.
supra, cap. III, par. 4), la persona sottoposta al test è poi informata – a prescindere dalla verità o
meno di ciò – che ha commesso degli errori e vengono poste nuovamente le domande. Al fine di verificare anche la memoria verbale a lungo termine, si chiede infine all’interlocutore di rievocare il racconto a distanza di cinquanta minuti. Per interessanti approfondimenti in merito e per le critiche mosse da alcuni studiosi a tale scala, v. S.CODOGNOTTO -T.MAGRO,La testimonianza del
minore. Strumenti e protocolli operativi, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2012, p. 100 e ss.
561 V. L. DE CATALDO NEUBURGER, L’idoneità del minore, cit., p. 496-497; G. MAZZONI,
Psicologia della testimonianza, cit., p. 81; A.BALABIO,Il falso ricordo, in AA.VV.,Linee Guida
188
rispetto a quelli di nove
562. Tuttavia, un dato ancor più interessante è la grande
suggestionabilità degli adolescenti. Infatti, alcuni studi hanno messo in evidenza
la loro alta capacità di produrre falsi ricordi mediante interviste fuorvianti
563.
Inoltre, è stato constatato che un intervistatore adulto – o, comunque,
percepito come autorevole – genera maggior suggestione rispetto ad un coetaneo.
A questo proposito, si è visto che il binomio età adulta - autorevolezza non è mai
completamente scindibile, nemmeno nel caso in cui l’intervistatore cerchi di
instaurare un rapporto alla pari col bambino, giocando con lui. Perciò, alcuni
esperti affermano che è meglio essere franchi, presentandosi nelle vesti di adulto e
illustrando al bambino le ragioni del colloquio
564. Nel valutare le dichiarazioni
rese da minorenni, soprattutto se bambini, a persone adulte, bisogna tenere sempre
in considerazione che spesso gli intervistati si sentono in dovere di rispondere alle
domande pur non avendo compreso il loro significato o, addirittura, pur non
ricordandosi i fatti su cui vertono le domande
565.
Le modalità di conduzione di un’intervista
566sono fondamentali: la
proposizione di domande suggestive può, infatti, alterare per sempre il ricordo di
un soggetto, in particolare se minorenne e possibile vittima, trattandosi di persona
562 V. G. MAZZONI, Si può credere a un testimone?, cit., p. 107-108, la quale riporta i risultati di
un suo esperimento, in base al quale, a fronte di un’intervista con modalità suggestive, è stato modificato il ricordo nel 60% degli intervistati di sei anni, a fronte del 40% tra i bambini di nove. Nel documento stilato dalla Consensus Conference (v. supra, cap. II, par. 13), si afferma che «secondo alcune ricerche a 4 anni le domande suggestive inducono risposte errate in percentuale pressoché doppia rispetto a 10 anni e pressoché tripla rispetto all’adulto» (par. 2.27). Secondo A. MICOLI, Le false accuse indotte di abuso su minore, in AA.VV., Testimoni e Testimonianze
“deboli”, cit., p. 234, «fino ai due anni il bimbo è poco suggestionabile, da quest’età la
suggestionabilità cresce fino ai 7/8 anni per rimanere costante fino ai 15/16 anni».
563 V. D. L. SCHACTER - D. T. GILBERT - D. M. WEGNER, Psicologia generale, cit., p. 177; G.
MAZZONI, Si può credere a un testimone?, cit., p. 108. In entrambe le opere, gli Autori riportano i risultati di un esperimento condotto da Elizabeth Loftus, riguardante la creazione di un falso ricordo, in particolare lo smarrimento in un centro commerciale da bambini. Gli adolescenti intervistati, nonché i loro genitori, all’inizio dell’intervista affermavano di non aver mai vissuto un’esperienza del genere. Poi, agli adolescenti si chiedeva di immaginare, con dovizia di particolari, la scena del loro smarrimento e si diceva loro – ma l’informazione era falsa – che il fratello o la sorella si ricordava dello smarrimento degli esaminati in età infantile. Dopo qualche tempo, gli adolescenti, nuovamente sentiti, ritenevano molto probabile che l’evento fosse realmente successo ed alcuni di essi avevano davvero sviluppato il falso ricordo di essersi persi in un centro commerciale da piccoli.
564 V. G. MAZZONI, Si può credere a un testimone?, cit., p. 107. 565 V. A.MAAS, Attendibilità del bambino, cit., p. 461.
189
maggiormente suggestionabile. Una domanda suggestiva, o leading question, è un
tipo di domanda che “suggerisce” la risposta, facendo comprendere all’intervistato
che cosa l’intervistatore vorrebbe sentirsi dire. Oppure, una domanda suggestiva
dà per presupposti degli elementi che, in realtà, andrebbero previamente
verificati
567. Teoricamente, tutte le domande sono, seppure in minima parte,
suggestive, in quanto anche la semplice richiesta di narrare i fatti implica che
degli eventi sono comunque accaduti. Il problema, quindi, consiste nel tentare di
porre domande con un grado di suggestione il più basso possibile
568. Anche l’uso
di un sinonimo, nell’ambito del medesimo quesito, potrebbe non avere lo stesso
effetto sul ricordo dell’intervistato
569.
Oltre alle domande suggestive, esistono, poi, anche delle modalità non
verbali capaci di suggestionare: lo schiarirsi la voce, la sua intonazione (in modo
da esprimere sorpresa, rimprovero, gioia), la velocità e le pause del parlato, i
suoni di riempimento delle pause stesse (come, ad esempio, “mmmhh”, “eeehh”),
sbadigli, sbuffi d’irritazione o di noia
570. Si parla, in questi casi, di suggestione da
comportamento non verbale (CNV). Si stima che circa il 70% del messaggio (con
punte fino al 90%) sia trasmesso non dal linguaggio, ma dalla comunicazione non
567 Un esempio – riguardante un bambino possibile vittima di abusi – può essere il seguente:
“Quando e dove Tizio ti ha abbassato le mutandine?”. Una domanda del genere dà per scontato che Tizio abbia effettivamente spogliato il bambino. Quesiti del genere non devono essere posti, a meno che il dichiarante non abbia già fornito, durante il colloquio, dette informazioni.
Anche gli adulti non sono immuni rispetto ai pericoli di distorsione dei ricordi causati dalle domande suggestive. Da ciò discende il divieto, sancito dal nostro legislatore, di porre questo tipo di domande durante l’esame diretto del testimone, riservandole al controesame, che ha la finalità di mettere in difficoltà il teste, cercando di farlo cadere in contraddizione. Per interessanti approfondimenti giuridici e psicologici in tema, v. L. DE CATALDO NEUBURGER, Esame e
controesame, cit., p. 175 e ss.; G.GULOTTA,b) La suggestionabilità, in AA.VV.,Linee Guida
Nazionali, cit., p. 113 e ss., il quale distingue varie tipologie di domande (aperte, chiuse,
vincolanti, di richiamo, di concatenazione, di elaborazione, domande guida, a trabocchetto, inferenziali), riflettendo sulla suggestività o meno delle stesse; operazione analoga è effettuata da G.FRIGO,Sub art. 499, in AA.VV.,Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da M. Chiavario, vol. V, UTET, Torino, 1991, p. 276 e ss.
568 V. A.MAAS, Attendibilità del bambino, cit., p. 460.
569 Come ha dimostrato uno studio di Elizabeth Loftus del 1979, chiedere ad un testimone la
probabile velocità dell’automobile al momento dello “scontro” non produce gli stessi effetti della richiesta della velocità al momento della “collisione”: v. A.MAAS, Attendibilità del bambino, cit., p. 460.
570 V. C. MOSCHINI, La testimonianza del minore, cit., p. 93 e ss. Al riguardo, v. anche S.
CODOGNOTTO -T.MAGRO,La testimonianza, cit., p. 98, che rilevano la portata suggestiva, inter
190
verbale. Partendo da questa impostazione, si comprende come sia impossibile non
comunicare, in quanto, anche se restiamo muti, il nostro corpo e la nostra
gestualità parlano inevitabilmente per noi
571.
Un fenomeno molto dannoso per l’attendibilità dei ricordi, che può
innescarsi durante un’intervista, è la “suggestione per causalità circolare”, nella
quale l’intervistatore e l’intervistato rinforzano reciprocamente le loro convinzioni
preconcette. Il fenomeno può anche essere innescato dal minorenne, che –
verbalmente o mediante il suo comportamento – induce lo psicologo a porgli una
determinata domanda. A questo punto, è il teste che, nel rispondere, cerca di
assecondare le malcelate aspettative dell’esperto
572.
Un’altra forma di suggestionabilità è chiamata compiacenza, o, usando la
terminologia inglese, compliance. Il fenomeno può presentarsi in due diverse
forme. In primo luogo, il dichiarante può accorgersi delle divergenze tra i suoi
ricordi e quello che l’intervistatore vuole sentirsi dire, ma, nonostante ciò, cede
alle aspettative di quest’ultimo. In secondo luogo, si ha compiacenza anche nel
caso in cui il testimone non abbia un ricordo preciso e l’interlocutore ponga
domande suggestive che integrino il ricordo stesso nelle sue parti carenti
573.
571 V. L. DE CATALDO NEUBURGER, Esame e controesame, cit., p. 377-378. Sulla comunicazione
non verbale, v. altresì S. MONTONERI, L’utilizzo probatorio dell’esame incrociato e la sua
valutazione nella motivazione della sentenza, in E. RANDAZZO -S.MONTONERI -M.CONSIGLIO -
S.RECCHIONE, L’esame incrociato, cit., p. 51-52.
Per approfondimenti sulla specifica problematica della testimonianza indiretta da comunicazione non orale, v. A.FRANCESCHINI, La testimonianza indiretta da comunicazione non-orale, in Giust.
pen., 2010, III, p. 33 e ss.
572 V. L. DE CATALDO NEUBURGER, L’idoneità del minore, cit., p. 497-498. L’Autrice riporta il
caso, realmente accaduto nel corso di un’audizione protetta, di una psicologa che, di fronte all’insistenza con cui la bambina intervistata guardava l’orologio, le ha domandato la ragione, ricevendo in risposta che si trattava di un segreto. Convinta che il segreto consistesse proprio nell’abuso sessuale, che riteneva aprioristicamente avvenuto, la psicologa ha incominciato un complesso discorso a commento di ciò che succede nelle tristi vicende di abuso, mostrando chiaramente alla bambina quali erano le sue aspettative di risposta. Fortunatamente, nel caso de
quo, l’intervistata non ha raccolto la suggestione e, alla riproposizione della domanda sui motivi
del suo comportamento, ha risposto che si trattava di un segreto perché, semplicemente, lei guardava l’orologio e non voleva dire a nessuno che ore erano.
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