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Discussioni

La prevalenza della giardiasi si è rivelata essere pari al 34.04%. una prevalenza così elevata potrebbe essere correlata alla popolazione considerata, composta da cani malati tutti affetti da enteropatia cronica.

Per quanto riguarda le razze incluse nel nostro studio e maggiormente rappresentate abbiamo riscontrato una prevalenza doppia in boxer (3.34%) e pastore tedesco (3.44%) rispetto a chihuahua (1.08%) e meticci (1.62%) di presentare enteropatie croniche.

Mentre considerata la positività per Giardia e la prevalenza di razza rispetto ai cani afferiti nello stesso periodo in ospedale, si ottengono risultati del: 2.5% per il pastore tedesco, 0.2% per i meticci, mentre le prevalenze più alte si riscontrano per il kurzhaar (20%) e il weimaraner (9%).

Nonostante notoriamente gli animali giovani siano più a rischio di mostrare segni clinici di malattia 5, nella nostra popolazione l’età media è risultata essere di 5.3 anni nei soggetti con giardiasi e solo tre cani avevano età inferiore ad un anno. Anche se non è stato possibile effettuare nessun tipo di analisi statistica dei dati abbiamo notato che in questi soggetti non sembra esserci alcuna tendenza ad avere una sintomatologia più grave nonostante la giovane età.

Per quanto riguarda i dati riportati in letteratura in relazione alla popolazione di partenza, nello studio di Epe et al. che ha coinvolto 8685 cani provenienti da diversi paesi europei, è stata osservata una prevalenza della giardiasi del 28.04% nei soggetti sintomatici con diarrea cronica, in totale 2211 cani. 28

Un altro studio, a Londra, ha valutato la prevalenza di Giardia in cani con alterata consistenza delle feci che si è rivelata essere del 10,32%. 48

In entrambi i casi, è stato utilizzato un kit Elisa per la diagnosi, come nel nostro studio ma la nostra prevalenza è superiore rispetto a questi dati riportati in letteratura. Se confrontiamo però questo risultato con quello della popolazione di cani non solo

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enteropatici dell’ospedale, che è risultata essere del 16.94%, possiamo osservare una riduzione notevole della percentuale.

Tra i 30/177 soggetti testati e risultati positivi al test per Giardia, il 26% non presentava sintomi gastroenterici, mentre il 20% mostrava una sintomatologia acuta. Il 53.33% dei cani mostrava invece una sintomatologia cronica e rappresentano i soggetti inclusi nel nostro studio. La più elevata percentuale di soggetti infetti riscontrata in quest’ultimo caso, potrebbe indicare da un lato che le infezioni sostenute da Giardia possano rappresentare un cofattore importante nell’insorgenza dell’enteropatia cronica oppure, dall’altro lato, che i soggetti con enteropatia cronica siano maggiormente predisposti alle infezioni sostenute da Giardia, probabilmente a causa delle minori capacità di difesa locali e generali di questi animali.

La prevalenza della giardiasi inoltre varia molto anche in funzione della tecnica diagnostica utilizzata, proprio perché sono diverse la specificità e la sensibilità dei diversi test.

In Italia, in particolare, uno studio del 2014 in Sardegna, che ha effettuato diagnosi microscopica con l’utilizzo del ZnSO4 ha riportato valori del 26.3% (Pipia et al., 2014) in

una popolazione mista di soggetti, sia di proprietà che di canili, con una prevalenza maggiore in quest’ultimo caso. Un altro lavoro ancora, svolto nel centro Italia sempre su una popolazione mista ha utilizzato una tecnica di centrifugazione in gradiente di saccarosio e la prevalenza è stata dell’8,2% (Paoletti et al., 2015). In Veneto la prevalenza è stata del 58% in uno studio effettuato su cani proveniente dai canili, utilizzando la RT – PCR (Simonato et al., 2015). Uno studio che ha impiegato il kit Elisa IDEXX su 143 campioni fecali raccolti in un’area urbana ha mostrato una prevalenza del 28% (Papini et al.,2013) e lo studio di Epe, sopra citato, ha riportato per l’Italia valori di prevalenza del 17,71 % (Epe et al., 2010).

Infine uno studio in Lombardia ha ottenuto una prevalenza media del 20,67% utilizzando il kit ELISA Rida Quick (cassette, R-Biopharm). 118

I nostri risultati sono in accordo con i dati riportati in letteratura che fanno riferimento all’uso di kit ELISA, anche se più bassi rispetto, ad esempio, ai tassi riportati nello studio in Lombardia (nonostante in entrambi i casi si tratti di soggetti di proprietà e non di soli soggetti enteropatici).

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Per la diagnosi di giardiasi abbiamo utilizzato due diversi kit Elisa, mentre la flottazione è sta eseguita essenzialmente per escludere altre forme di parassitosi oltre alla giardiasi, poiché è considerata poco sensibile e richiederebbe almeno tre campioni presi in cinque giorni diversi, data l’eliminazione intermittente delle cisti. 37

I principali vantaggi dell’ELISA per la diagnosi della giardiasi canina sono la rapidità, il basso costo e l’impiego di procedure semplici senza necessità di strumentazioni speciali.

Dalla letteratura si evince una sensibilità dell'88,9% e una specificità del 95,8% del kit IDEXX, con valore predittivo positivo dell’89,6% e negativo del 95,4%.53

Il kit della Biopharm, RIDA Quick risulta avere una sensibilità del 100% rispetto alla microscopia convenzionale e una specificità del 95,2%. 107

Nel nostro lavoro, in soli 5 casi su 16 i due kit hanno dato lo stesso esito positivo, mentre i restanti 31 soggetti erano negativi ad entrambi. Nel 76.6% dei casi i kit hanno quindi portato allo stesso risultato, sia esso positivo o negativo mostrando tra loro una modesta concordanza (k = 0,32).

Per quanto riguarda la PCR, essa è stata eseguita sulle feci dei soggetti risultati positivi ad uno o entrambi i kit, nei casi in cui il materiale fecale era sufficiente, dunque in 14 casi.

È risultata positiva nel 64.28% dei casi e i risultati non sempre confermano quelli ottenuti con il kit ELISA; infatti la concordanza si è dimostrata nulla nel caso del kit IDEXX (k= 0.065) e scarsa per quello RIDA Quick (k = 0.186).

Quindi potremmo affermare che quando si ottiene un risultato negativo, con uno dei due metodi, non è detto che in realtà il soggetto non abbia un’infezione da Giardia; sarebbe quindi opportuno eseguire contestualmente altre indagini diagnostiche, o la PCR oppure un esame microscopico a fresco, magari utilizzando metodiche in fluorescenza.

Per quanto riguarda la valutazione sintomatologica dei soggetti, che rappresenta l’obiettivo centrale del nostro lavoro, tutti i cani inclusi presentavano una sintomatologia gastroenterica cronica più o meno grave, che abbiamo valutato tramite il CCECAI.

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Le co-parassitosi che si sono rilevate in tre soggetti affetti anche da giardiasi non sembrano contribuire al peggioramento della situazione gastroenterica, almeno nel nostro caso, ma in realtà poco possiamo dire a riguardo dato l’esiguo numero di soggetti co-parassitati.

Dai risultati ottenuti si può osservare come il CCECAI, il Fecal Score Index e la presenza di muco e/o sangue nelle feci, non siano nel nostro studio statisticamente associati alla presenza di Giardia. Anche per quanto riguarda l’inquadramento patogenetico retrospettivo delle enteropatie croniche e la presenza di PLE non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi, quindi possiamo dire che la giardiasi non sembra essere in relazione al tipo di enteropatia ma si ritrova più o meno ugualmente rappresentata in tutti e tre i tipi.

In letteratura non sono presenti, a nostra conoscenza, studi che indaghino nello specifico l’eventuale correlazione tra la clinica gastroenterica del cane e la presenza di malattia, gli unici lavori che valutano la sintomatologia si limitano a considerare la consistenza fecale e la presenza del segno clinico della diarrea. 48,116

In letteratura numerosi studi hanno analizzato il potenziale ruolo patogeno di Giardia e dai risultati ottenuti nel nostro lavoro su una popolazione di cani enteropatici cronici si evince che la presenza del protozoo non sembra essere associata a specifiche condizioni cliniche gastroenteriche o a sintomatologia grave.

Questo risultato ci induce ad una maggiore cautela nel considerare Giardia come causa unica di enteropatia quando si evidenzia una positività diagnostica ed a prendere in considerazione anche altri fattori patogenetici.

In letteratura l’infezione da Giardia è spesso definita come asintomatica, subclinica, 18 oppure clinicamente evidente con forme acute e croniche, a conferma del fatto che la sua patogenicità può essere espressa maggiormente quando sono presenti altri fattori enteropatogeni, quali batteri, dieta od altri parassiti, o ancora la capacità di difesa dell’ospite e lo stress.

Per quanto riguarda gli assemblaggi, nel nostro studio abbiamo rilevato soltanto assemblaggi di tipo C e D. Importante è il fatto che non siano stati riscontrati assemblaggi zoonotici, A e B, nonostante i cani siano tutti di proprietà; infatti come

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riportano alcuni studi 30 è possibile che in questi animali, che vivono in casa e a stretto

contatto con i proprietari si possa verificare la trasmissione di assemblaggi zoonotici tra cane e uomo.

E’ emersa una maggiore percentuale dell’assemblaggio D (83,33%) rispetto al C (16,67%). In letteratura ci sono diversi studi che riportano prevalenze diverse tra i due assemblaggi, ad esempio per quanto riguarda quelli svolti in Italia, i nostri risultati sono simili ad un lavoro effettuato in Sardegna che ha riportato valori del 36.1% per l’assemblaggio C e di 49% per quello D. Nello studio di Paoletti et al., nel centro Italia invece si è riscontrata una maggiore percentuale dell’assemblaggio C rispetto al D, sia nei cani padronali che in quelli provenienti da canili.

Queste differenze potrebbero riflettere le diverse distribuzioni geografiche del parassita.

Il nostro lavoro presenta alcuni limiti, in primis il ridotto numero di casi ed il fatto che non siano state utilizzate anche tecniche di microscopia diretta.

Sarebbe stato inoltre interessante effettuare la PCR anche sui soggetti risultati negativi ad entrambi i kit ELISA, per poter eseguire un confronto tra tutte e tre le metodiche. Un altro limite è rappresentato dal fatto che non abbiamo eseguito un follow-up in cui rivalutare sia la clinica dei soggetti che la positività a Giardia dopo la terapia.

In conclusione i risultati ottenuti hanno fornito spunti interessanti riguardo la prevalenza maggiore del protozoo nelle enteropatie croniche del cane, nonostante non sia stata evidenziata alcuna relazione statistica con tutte le variabili cliniche prese in considerazione in questo studio.

Sarebbe pertanto auspicabile aumentare la casistica e utilizzare contestualmente più metodiche diagnostiche, per fare maggiormente luce su questo risultato.

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