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Una sfera pubblica digitale?

Nel documento Gli UGC : soggetto, attrazioni, pratiche (pagine 81-86)

3. Fra pubblico e privato.

3.1. Una sfera pubblica digitale?

A partire del testo, già citato, di Negt e Kluge, che problematizza il concetto introducendo la definizione di “sfera pubblica proletaria”, la Hansen cerca di ripercorrere le fasi che hanno portato da un cinema delle origini fruito in una dimensione sociale, collettiva, interattiva (come nei sing-along), ad un cinema istituzionalizzato, omogeneizzato culturalmente, disegnato su standard borghesi di rispettabilità, caratterizzati da elementi come la disciplina del silenzio o le emozioni trattenute.

Le analogie già intraviste tra quella forma di spettacolo e le nuove forme di intrattenimento che caratterizzano il web, e in particolare i social network di filesharing, ci danno la possibilità di indagare quella che potrebbe configurarsi come la sfera pubblica disegnata dai media digitali.

Piattaforme fruite essenzialmente in privato che incorporano però nel dispositivo stesso la possibilità di replica, di costruzione un discorso; forme di spettacolo di dimensione globale e al contempo di grande ricchezza vernacolare143, nelle quali i concetti di rispettabilità borghese sono spesso messi in discussione a favore di espressioni popolari e immediate di gradimento o di critica feroce, quasi a suggerire un ritorno, non solo nelle forme spettacolari ma anche in quelle della fruizione, di quella dimensione sociale e attiva preesistente all’istituzionalizzazione del cinema.

I vlog, che abbiamo descritto ampiamente, con la loro immediatezza basata sulla conversazione e sull’interpellazione diretta dello spettatore sanno attivare meglio di altri tipi di contenuti le caratteristiche partecipative di un social network come YouTube, e ne definiscono lo scarto con il linguaggio televisivo, percepito come imposto dall’alto, quindi non affidabile.

Appare chiaro come queste siano dinamiche fortemente intrecciate con quelle del mercato, come ci mostrano gli esempi degli Haul o della categoria

What’s in my purse ma in generale tutto l’universo dei vlog al femminile.

Un mercato che decretò, sostiene la Hansen, anche l’inizio dell’erosione della separazione sessuale delle sfere pubbliche e private, con l’avvento di una cultura consumistica che fin dalla guerra civile cominciò a sfumare la gerarchia delle sfere maschile e femminile.

[…] per la sua base industrial-commerciale, la cultura del consumo introdusse un principio di pubblico diverso da quello che governava le istituzioni tradizionali, un appello più diretto all’esperienza del consumatore, a concreti bisogni, desideri, fantasie. Rivolgendosi ad aspetti dell’esperienza femminile ai quali fino a quel momento era stata negata qualsiasi dimensione pubblica, i media del consumismo offrirono un orizzonte intersoggettivo per l’espressione di quell’esperienza.144

143 Jenkins H., Cultura convergente, cit., p. 307. 144 Hansen M., cit., p.109.

Inoltre, l’abbiamo visto, intorno a questi fenomeni nascono forme auratiche residue: se già, dice Hansen, Kluge definiva iperbolico il giudizio di Benjamin sul cinema come acceleratore della dissoluzione dell’aura, riconoscendogli comunque forme di esperienza auratica, anche in ambienti che superano l’unidirezionalità dei media tradizionali come YouTube c’è spazio per uno star system tutto interno alle comunità di interesse

Non dimentichiamo però che il contesto di fruizione (e spesso anche di produzione) di questi materiali è essenzialmente quello domestico, privato: osservando il fenomeno da questo punto di vista ci sembra di poter dire che YouTube è figlio del fonografo e del peep show (non a caso entrambe invenzioni di Edison, concepite in modo complementare), più che della dimensione collettiva e fieristica del cinema (della quale riprende alcune forme di rappresentazione).

Mentre il cinema infatti ha cercato sempre di resistere alla visione domestica, ed è documentata la sua antipatia per la televisione145, il disco è destinato ad una fruizione domestica, anche se magari condivisa con amici, e questo tipo di uso lo fa uscire dal controllo del produttore, che non può imporre la sua volontà sulle modalità d’ascolto del suo prodotto.

In questo senso, per la maggiore libertà attribuita al fruitore, il disco è più moderno del cinema, figlio di una cultura dell’individualità e del privato e non della visione collettiva e sincrona in grandi locali pubblici; e nello stesso senso è un antesignano e un battistrada della radio, che andrà a insistere sulle stesse modalità d’uso, non appena avrà superato la prima fase di ascolto collettivo, in cui gli apparecchi sono ancora troppo rari e costosi.

YouTube unisce le caratteristiche domestiche e amicali del disco e della radio, alcuni linguaggi propri della tv contemporanea e dell’industria culturale ad una maggiore, per quanto non pienamente realizzata, o pienamente democratica, possibilità di dibattito o di replica.

145Per la quale rimando a Menduni E., La grande accusata. Rappresentazioni della tv negli altri

Un discorso generato all’interno del panorama dei cosiddetti nuovi media, dove si riconfigura il ruolo del singolo nel senso di una maggiore possibilità di partecipazione e di feedback e dove la dimensione del privato si fonde con il pubblico in modo ancora più intenso di quanto sia accaduto con la televisione, tenendo ben presente che una figura spettatoriale postmoderna più attiva va formandosi comunque ben prima dell’avvento del video, attraverso fenomeni di partecipazione, ad esempio attorno a film di culto.146

I social network come YouTube fondono una fruizione fisicamente privata, tipica del peep show (anche nelle sue categorie estetiche, come lo sguardo in macchina), ad una dimensione globale. Mettono insieme l’aspetto amicale dell’ascolto di musica in camera, fuori dal controllo diretto del produttore e distributore, con forme di rappresentazione che frullano insieme webcam, tv, videoclip, modalità tipiche del teatro popolare e del cinema delle origini.

Inoltre, i linguaggi che si sviluppano sono globalizzati, superano i confini linguistici più di quanto sia riuscita a fare la standardizzazione della format

television.

Cercheremo di analizzare nello specifico questi linguaggi attraverso casi di studio nel prossimo capitolo.

146 Vedi in proposito Pravadelli V., Postmoderno e nuova spettatorialità, Bianco & Nero nn. 550-551

CAPITOLO IV

Nel documento Gli UGC : soggetto, attrazioni, pratiche (pagine 81-86)