• Non ci sono risultati.

LE ASSOCIAZIONI STUDIATE Cap 4.1 IL GIACIMENTO DI MONTE TONDO

4.1.5.2 – SIGNIFICATO ECOLOGICO E BIOGEOGRAFICO

Gli esemplari studiati provengono dagli interstrati di argilla (Formazione Gessoso-Solfifera, oggi denominata P.L.G.F.) dal 10° al 13° ciclo (Sami & Teodoris, 2013). Nel bacino Vena del Gesso, i cicli dal 6° al 15 ° si sono originati da una forte mescolanza di acque talassiche e continentali insature (Lugli et al., 2007). I resti fossili di Teleostei di Monte Tondo possono essere correlati ad altre comunità messiniane oligotipiche formate da Teleostei di ambiente evaporitico. Gli esemplari di Aphanius crassicaudus sono ampiamente dominanti (86.96%) rispetto agli altri taxa identificati (Gobius sp. 10,87% e Clupeonella sp. 2,17%). Questo assemblaggio fossile è tipico di residenti estuarini (Aphanius crassicaudus e Gobius sp.), ma include anche specie di origine marina (appartenenti alla famiglia Clupeidae). La composizione oligotipica e la struttura ecologica dell'associazione ittica indicano che le lagune del bacino Vena del Gesso (Monte Tondo) erano costituite da un corpo di acqua salmastra che veniva di tanto in tanto influenzato da apporti di acqua di mare (Gaudant 1978 b;. Carnevale et al, 2008). Le lagune erano posizionate distalmente all'interno di un sistema di estuario, come indicato dal rinvenimento di resti fossili di alberi idrofitici come ad esempio il Taxodium (Sami &Teodoris, 2013). Il quadro paleofloristico, delineato soprattutto da filladi, include anche i resti di fossili di semi e di frutti, tra cui i "coni" Tetraclinis, Taxodium e Pinus, semi Pinus, e frutti di Platanus, Ulmus e Acer. Più in generale, si può affermare che la paleo-flora di Monte Tondo è simile alle diverse flore fossili messiniane del nord Italia. Un confronto ancora più diretto può essere fatto con il sito paleontologico contemporaneo di Tossignano, che dista solo pochi chilometri. Nel complesso, la paleo-flora appartiene a un tipo di vegetazione di transizione tra " Foresta sempreverde a Lati-foglie (BLEF)" di climi subtropicali e un " Foreste mesofile miste (MMF)" di / climi subtropicali caldo-temperate. Sono state anche avanzate alcune ipotesi sui possibili parametri paleoclimatici: il clima Messiniano sembra essere stato molto più piovoso e mite rispetto al clima corrente (Sami & Teodoris, 2013). La presenza di due generi di pesci eurialini affetti da pachiostosi offre nuovi approfondimenti sul rapporto tra condizioni ambientali e l’aumento della massa ossea. Nell’associazione fossile ad Aphanius crassicaudus riconosciamo la presenza di entrambi i fenotipi: il non-pachiostosico e quello pachiostosico. Gli individui a scheletro normale sono dominanti nel deposito di Monte Tondo (68%; il rapporto tra non-pachiostosico / pachiostosico = 2.13), ed entrambi i fenotipi sono rappresentate da diversi stadi ontogenetici (giovani e adulti). Fermo restando che i dati relativi alla pachiostosi verranno discussi nel Capitolo n. 5, possiamo evidenziare alcuni dati che ci permettano di effettuare una ricostruzione paleo-ambientale del giacimento di Monte Tondo. Nelle comunità ad Aphanius rinvenute in diversi giacimenti fossiliferi del Mediterraneo, il fenotipo pachiostosico prevale su quello a scheletro normale e, in alcuni casi,

46

costituisce una caratteristica associazione monotipica, in contrasto con la popolazione Monte Tondo (Gaudant 1979 b, Gaudant 1979 c; Gaudant e d'Estevou, 1985). Questi grandi cambiamenti nella struttura delle comunità messiniani ad Aphanius (non pachiostosico/pachiostosico) possono essere correlate alle diverse condizioni ambientali (estreme in alcuni casi) o una struttura ambientale più articolato (come quella di Monte Tondo) in cui i diversi eco-spazi consentivano ai due fenotipi di completare il loro ciclo di vita.

Cap. 4.1.6 - CONCLUSIONI

La paleo-comunità a Teleostei di Monte Tondo è oligotipica ed è dominata, dal piccolo Cyprinodontidae Aphanius crassicaudus, come in molte altre comunità ittiche messiniane, espressione di lagune salmastre e ipersaline (Gaudant, 1979; Landini e Sorbini, 1989). L'ampio predominio di A. crassicaudus (rappresentato anche dal fenotipo pachiostosico) in questi assemblaggi fossili in tutto il bacino del Mediterraneo è indicativa di specifiche condizioni ambientali spesso estreme (Landini e Sorbini, 1989). Nei reperti fossili del Messiniano, A. crassicaudus è rappresentato da due differenti fenotipi: uno con uno scheletro normale ed il secondo con una struttura scheletrica pachiostosica e precedentemente indicato: "Pachylebias crassicaudus" (Agassiz) (Gaudant 1979 a). La presenza di Gobidi pachiostosici permette di approfondire l’eziologia della pachiostosi, affrontata nel capitolo cinque.

L’analisi dell’intera composizione ecologica dell’ittiofauna di Monte Tondo, comprensiva anche di Clupeonella sp., indica che questo ambiente era costituito da acqua salmastra, occasionalmente interessata dall’influsso di acqua marina. La presenza di questo Clupeidae indica che condizioni di mare aperto erano presenti vicino alla laguna costiera del bacino di Monte Tondo, durante la deposizione delle evaporiti primarie (Carnevale, 2008).

Le lagune erano posizionate distalmente all'interno di un sistema di estuario, come indicato dal rinvenimento di resti fossili di alberi igrofili come ad esempio il Taxodium (Sami &Teodoris, 2013).

47 Cap. 4.2.1 - INTRODUZIONE

Il giacimento di Monte Castellaro di Pesaro già conosciuto in letteratura dal 1775, fu conosciuto a livello nazionale solo dal 1970 con la pubblicazione di una prima foto di fillite ed una sua prima ricostruzione stratigrafica (Bedosti, 1970; Bedosti, 1975). In seguito è stato meglio indagato sugli ittioliti in esso rinvenuti dal 1980 in poi (Sorbini & Tirapelle - Rancan, 1980; Sorbini, 1988; Gaudant et al., 1988; Landini & Sorbini, 1992; Bedosti, 1999; Gaudant, 2002).

Scopo del presente studio è quello di collocare stratigraficamente per la prima volta gli ittioliti rinvenuti nel deposito pesarese durante due campagne di scavo, quelle del 2011 e del 2014. Inoltre, approfondendo lo studio della popolazione ad Aphanius crassicaudus (composta sia da individui pachiostosici sia da quelli non pachiostosici) si intende apportare un nuovo significativo contributo alla comprensione della eziologia della pachiostosi, attraverso indagini istologiche e geochimiche. Anche in questo giacimento la presenza di Gobidi pachiostosici offre una testimonianza dell’influenza di fattori ambientali sullo sviluppo della pachiostosi in questo genere oltre che nel piccolo Cyprinodontidae.

Dal Punto di vista paleo-ambientale verrà considerata l’eventuale presenza di Teleostei appartenenti a specie francamente marine in alcuni livelli stratigrafici della Formazione Gessoso- Solfifera (Krijgsman et al., 1999 a, b); tali specie, mai state segnalate in precedenza in nessun giacimento evaporitico messiniano, offrirebbero una prova a favore della permanenza del mare durante tutto lo scenario della Crisi di Salinità del Messiniano.