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Silvia Bussotti, Spedizioni in Levante tra il 1684 e il

I DIARI DI VIAGGIO NEL MEDITERRANEO DI ERASMO MAGNO E EDMUND DUMMER

In epoca moderna sono numerose le opere redatte dai navigatori, sia come sussidio per la navigazione, come per esempio i portolani,133 che come prodotti manoscritti realizzati in

forma di appunti di viaggio, concepiti con l'unico scopo di memoria del tutto personale o per rendere meno tediosa la lunga permanenza in mare, come per esempio i diari, categoria in cui rientra anche l'album di Ignazio Fabroni.

Ma cosa induce un cavaliere, quindi un militare, come Ignazio Fabroni a redigere un taccuino di appunti di viaggi di corsa e spedizioni militari intraprese? Per aiutarci a rispondere a tale domanda può risultare utile confrontare la sua opera con un manoscritto conservato presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze, frutto di un'esperienza similare:

Imprese delle Galere Toscane eseguito da Erasmo Magno da Velletri (Ricc. 1978). Si tratta

di un manoscritto cartaceo che narra le imprese delle galere toscane tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, costituito da 274 carte e 19 tavole, corredato da disegni a colori raffiguranti i diversi luoghi visitati, ed anche scene di battaglie navali, spesso inseriti a parte all'interno del testo e ripiegati; è dedicato a Sua Altezza Serenissima Cosimo II dei Medici.

Purtroppo abbiamo scarse informazioni sul redattore dell'opera, ma gli studiosi stanno compiendo numerose ricerche al riguardo.

Sappiamo che a cavallo tra il XVI e il XVII secolo Erasmo fu scrittore e cronista al seguito delle milizie toscane, cominciando però le sue peregrinazioni con un viaggio sul Danubio probabilmente al servizio del Duca di Mantova, e continuando poi con spedizioni in Italia, Grecia, Spagna ed Africa. Era al seguito di una flotta militare che pattugliava il Mediterraneo per difendere le coste dalle incursioni barbaresche, vivendo nella particolare congiuntura storica del contesto post-Lepanto;134 dopo questa battaglia, infatti, le mire

133 AGOSTINI, 2008, p. 60. Il portolano è un manuale per la navigazione costiera e portuale basato

sull'esperienza e l'osservazione; un libro nautico, manoscritto o a stampa, che riporta tutte le informazioni utili al riconoscimento dei luoghi tramite descrizioni testuali e disegni (di norma profili costieri), carte geografiche, indicazioni per l'ingresso nei porti e riferimenti per il cabotaggio costiero, le cale utili per le soste ed i luoghi idonei all'approvvigionamento idrico e alimentare.

134 BARBERO, 2010. La battaglia di Lepanto è lo storico scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571 nel corso

della guerra di Cipro tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Repubblica di Venezia, dell'Impero Spagnolo, dello Stato pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato d'Urbino federate nella Lega Santa sotto le insegne pontificie. Il casus belli era stato l'attacco turco a Cipro (possedimento veneziano) l'anno precedente. La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria delleforze alleate guidate da Don Giovanni d'Austria su

espansionistiche ottomane nel Mediterraneo si erano allentate, ma rimaneva pur sempre la paura per gli abbordaggi in mare e le incursioni sulla costa; se fino a questo momento infatti le città costiere italiche avevano dovuto preoccuparsi solamente dei corsari, verso la fine del XVI secolo comparvero i pirati, che colpivano ovunque e all'improvviso. La difesa dagli attacchi pirateschi doveva essere portata avanti mediante due diversi campi d'azione: tutela materiale del territorio attraverso la fortificazione delle coste, ed azione preventiva. La prima era impostata sulla riorganizzazione del sistema delle torri di guardia, con il restauro, l'adeguamento delle torri esistenti, e la successiva integrazione del collegamento visivo attraverso nuove costruzioni; la seconda invece si concretizzava nell'attacco, da parte di flotte navali specializzate, delle navi barbaresche prima che potessero avvicinarsi alla costa. Erasmo Magno ci dà notizia di scaramucce e combattimenti, ma il suo diario di bordo è importante perché ci fornisce un quadro preciso delle condizioni del sistema difensivo delle terre in cui sostava. I disegni e le narrazioni offrono da un più generale punto di vista, un'immagine abbastanza precisa della situazione difensiva delle coste; l'attenzione del cavaliere è infatti rivolta alle possibilità di difesa del territorio, alla presenza di torri di guardia e cinte murarie, soprattutto di quelle aree più fertili e fruttifere più appetibili quindi per i corsari e quindi maggiormente esposte al rischio delle loro incursioni. Erasmo si preoccupa anche di disegnare le emergenze principali dei centri urbani, costituite soprattutto da chiese, raffigurandole in modo preciso. Nonostante una delle preoccupazioni di Erasmo sia di fornire un'immagine il più possibile veritiera, a volte, in qualche veduta, esistono incongruenze dovute forse al fatto che durante la navigazione poteva prendere solo degli appunti schizzando velocemente ciò che attirava la sua attenzione, per poi trascrivere e ripassare i disegni nei mesi invernali, quando le navi erano costrette alla fonda.135

Nella carta iniziale è lo stesso Erasmo a chiarirci le motivazioni che lo spingono ad annotare i suoi viaggi:

“Viaggio d'Ungheria fatto da Me Erasmo Magno da Velletri il sopradetto anno ad 11 di Maggio in domenica ad hore 12, dove si dà una somaria dechiaratione del impresa di Stregonia, et di Visgrado, et fatta detta impresa fu licentiata tanta gente se bene quelle ottomane di Mehmet Ali Pascià, che perse la vita nello scontro. La vittoria cristiana segnò l'inizio della decadenza marittima ottomana che, dopo Lepanto, evitò a lungo di ingaggiare grandi battaglie, dedicandosi invece con successo alla guerra di corsa. L'importanza di questa vittoria fu soprattutto psicologica visto che fino a quel momento i Turchi erano stati per decenni in piena espansione nel Mediterraneo, vincendo i principali scontri contro gli armamenti cristiani.

fummo pochi, perché la maggior parte morirno d'infirmità riandando in Italia nel '96. et poi venimmo un'altra volta a di supradetto in lunedì ad hore 14 in sopradetta parte, dove se fa la medesima dechiarazione della presa della città di Possonia, et della presa della fortezza di Jatta dal campo del turcho, et in rimanente delle scaramuccie fatte dell'uno et l'altro esercito nella villa di Vaccia nell'anno 1597. Donde, desiderando di vedere qualche parte del mondo et dilettandomi di voler saper tutti li nomi di lochi, non ho voluto mancare, per non star al tutto in otio, di notarmi tutti li nomi delle città con la loro distantia, torre fortezze castelli et le maggior parte delle ville, nomi di laghi o di fiumi, rivi, torrenti, pegni, et monti, et siti d'isole in quella medesima forma la quale da me sono state viste et sinceramente dechiarate, con mostrarse del naturale di molti disegni.”136

Dunque la motivazione era la volontà di portare con sé memoria delle esperienze vissute, ma soprattutto desiderio di passare il tempo durante i lunghi periodi di navigazione privi di combattimenti.

Queste motivazioni sono le stesse che portano anche Ignazio Fabroni a fissare in disegno le città viste: noia, tedio, ricordo.

Essendo due cavalieri imbarcati ed impegnati nella difesa del mar Mediterraneo, alcune vedute rappresentano le stesse città italiane; può essere quindi utile eseguire un parallelo fra di esse per valutare e confrontare al meglio non solo il tratto della rappresentazione, ma anche, al di là della noia, ciò che spinge i due cavalieri ad eseguire un certo tipo di illustrazione e stabilire quali siano le diverse caratteristiche di una città che ognuno di essi privilegia nel ritratto.

9. Erasmo Magno, Portoferraio, in Imprese delle Galere toscane, fine XVI secolo inizio XVII secolo, Firenze, Biblioteca Riccardiana, c. 31.

10. Ignazio Fabroni, Portoferraio, in Ricordi di viaggi e di navigazioni sopra le galere toscane dall’anno 1664 all’anno 1687, seconda metà XVII secolo, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, c. 89r.

Come possiamo notare immediatamente per la veduta della città di Portoferraio, nell'isola d'Elba, Erasmo Magno realizza un disegno molto più sintetico; propone un quadro d'insieme della città, ponendo l'accento esclusivamente sui punti che ritiene essenziali come le costruzioni difensive più importanti: le mura, la fortezza Stella, la fortezza Falcone, la rocca della Linguella, la porta a mare e il porto. Nella zona centrale, l'autore schizza velocemente anche due mulini, mettendo così in evidenza i punti dei possibili approvvigionamenti durante gli approdi. All'interno del circuito fortificato, i singoli edifici, forse perché reputati di interesse secondario sono riprodotti in modo approssimativo, appena sufficiente a dare l'idea della loro presenza e posizione.

Il Fabroni invece ritrae certamente strutture difensive quali il forte o la torre della Linguella, ma facendole rientrare nel disegno solamente perché questa è la visuale di cui gode dalla galera su cui è imbarcato, ancorata all'imbocco del porto. Non sembra essere interessato a qualche edificio in particolare, ma alla resa d'insieme della città granducale, ampiamente fortificata per svolgere un ruolo difensivo nelle acque dell'arcipelago toscano, nonché come scalo e appoggio per le galere stefaniane nella lotta contro pirati e corsari. Rispetto ad Erasmo Magno ci fornisce anche un'immagine della vitalità del porto, costellato di numerose imbarcazioni di ogni grandezza e genere, dalle stesse galere stefaniane, ai brigantini, feluche e caicchi, ma sempre senza un interesse particolare e solo perché presenti nel momento in cui realizza lo schizzo della città elbana.

11. Erasmo Magno, Larghè (Alghero), in Imprese delle Galere toscane, fine XVI secolo inizio XVII secolo, Firenze, Biblioteca Riccardiana, c. 70v.

12. Ignazio Fabroni, Larghè (Alghero), in Ricordi di viaggi e di navigazioni sopra le galere toscane dall’anno 1664 all’anno 1687, seconda metà XVII secolo, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, c. 119r.

Lo stesso discorso vale per la città di Larghè,137 oggi Alghero, e per tutte le città che

verranno proposte di seguito.

Per quanto riguarda il sistema difensivo, Erasmo Magno sottolinea unicamente l'imponente cortina muraria bastionata, la porta a mare e il porto alla sinistra della città, senza però darci indicazioni topografiche circa le varie strutture presenti, come invece puntualizza sempre nelle restanti immagini. Al di sopra delle mura, come accade nella veduta di Fabroni, si erge la Cattedrale di Santa Maria Immacolata con il campanile; la struttura risulta però sprovvista della cupola costruita sull'incrocio del transetto e del corpo centrale della chiesa, errore probabilmente dovuto ad un ricordo della città che ormai stava sbiadendo nella memoria. Di fronte alla cittadina, l'isoletta della Maddalena con una chiesina. Il tratto è semplice, pulito, elementare, quasi abbozzato.

La veduta fabroniana è invece più accurata e attenta a restituirci l'immagine di una città fortemente difesa dalle imponenti e massicce mura, ma anche caratterizzata dall'alto livello artistico delle sue costruzioni, prima fra tutte la cattedrale di Santa Maria Immacolata. È una veduta più ricca di particolari e concentrata esclusivamente sulla zona urbana interna alle mura, escludendo completamente la figurazione delle zone limitrofe.

13. Erasmo Magno, Pozzuoli, in Imprese delle Galere toscane, fine XVI secolo inizio XVII