Prospero Intorcetta si dedicò successivamente alla traduzione del testo classico del
Zhongyong raccogliendone la traduzione (Medium Constantem Tenendum) assieme ad
una biografia di Confucio (Confucii Vita) nell’opera Sinarum Scientia Politico-Moralis, pubblicata una prima parte a Guangzhou 廣州 nel 1667 e una seconda parte a Goa, in India, nel 1669.64 Il titolo dell’opera indica chiaramente l’autore della traduzione: P.
62 […] placuit illud inscribere Sapientia Sinica, quod ea contineat quae cum naturali lege ac sapientia
Christiana plurimum consentiant; in quibus, tametsi Senecae aliorumque floridos discursus et acumina desideratetis, multa tamen illis verius sanctiusque prolata desiderare non possitis.(Sapientia Sinica, 2)
63 […] et, ut haec desint omnia, illum sane sine controversia fructum dabit, scire antiquitatem, qua
praecipue hoc opus commendatur; nam praeterquam quod Authorem operis praecipuum Aristotele ac Platone antiquiorem praeferat, habet hoc insuper singulare, quod, cum ipse Confucius veterum Regum 尭 yao 舜 xun ac Sapientum doctrinam se dumtaxat referre fateatur, consequens sit ut ab ipsis fere Noëmi pronepotibus hausta quaedam esse videantur. (Sapientia Sinica, 2)
64 L’edizione del XVII secolo del Sinarum Scientia Politico-Moralis è tenuta presso la Biblioteca
Centrale di Palermo in Sicilia. Sono conservate delle copie anche presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e la Bibliothèque Nationale a Parigi.
36 Prospero Intorcetta (Yin Duoze 殷鐸澤), Siculo Societatis Iesu, Yesuhui 耶穌會. Nella seconda pagina sono invece elencati i nomi dei quattro gesuiti che approvarono la traduzione e dei dodici gesuiti che la revisionarono: Inácio da Costa, Jacques Le Faure, Matias da Maia (1616-1667) e Feliciano Pacheco (1662-1687); tra i dodici sono indicati: António de Gouvea (1592-1677), Pietro Canevari (1596-1675), Francesco Brancati (1607-1671), Gianfrancesco De Ferrari (1609-1671), Humbert Augery (1616-1673).65
Colpisce sin da subito il numero dei gesuiti che parteciparono alla revisione e al controllo dell’opera, evento tra l’altro assai raro e dovuto principalmente al susseguirsi di una serie di circostanze storiche. Alla fine del 1664, infatti, in seguito al “Caso del calendario” (liyu 歷獄),66
i gesuiti furono mandati in esilio a Guangzhou 廣州 dove vi rimasero fino circa al 1671. Questa circostanza si trasformò, pertanto, in un’importante occasione per discutere sulle strategie e sui metodi di evangelizzazione nonché su numerose questioni inerenti alla compatibilità o meno dei riti cinesi con i precetti cristiani (Luo Ying 2016,8).
Fu quindi in questa cornice che dodici gesuiti contribuirono a revisionare l’opera di Intorcetta. Come è possibile apprendere dalla corrispondenza tra Leibniz e Ludolph in una lettera datata Aprile 1698 e dal catalogo di Remusat (n. 1597),67 Introcetta finì quindi di stampare la prima parte della sua traduzione durante il periodo di quarantena a Guangzhou attraverso una tecnica di stampa a intaglio xilografico mentre, nel 1669, pubblicò a Goa la parte restante servendosi della stampa a caratteri mobili.
Rispetto all’opera Sapientia Sinica, il testo cinese è incolonnato in verticale da destra verso sinistra mentre accanto, nella colonna sinistra, la traduzione latina è edita secondo la tipica tipografia occidentale. Alla destra di ogni carattere cinese vengono inoltre
65 Gli altri missionari elencati sono: Adrien Greslon (1618-1696), Jacques Motel (1619-1692),
Giandomenico Gabiani (1623-1694), Manuel Jorge (1621-1677), Philippe Couplet (1624-1692), François de Rougemont (1624-1676), and Christian Wolfgang Henriques Herdtrich (1625-1684).
66 Nel 1665 l’astronomo della corte imperiale a Pechino Yang Guangxian 陽光先 (1597-1669), accusò
Johann Adam Schall von Bell (1591-1666), direttore della corte astronomica dal 1630, di essere responsabile della morte della consorte dell’imperatore Xiao Xian 孝獻 (1639-1660) stabilendo un giorno infausto per la sepoltura del figlio nel 1658. Nell’Aprile del 1665 Schall e sette altri missionari furono condannati a morte sebbene soltanto per cinque di loro fu eseguita la pena capitale. Solo nel 1671 la sentenza fu ritirata. Vedi Eugenio Menegon (1998), “Yang Guangxian opposition to, Johann Adam Schall: Christianity and Western Science in His Work Budeyi”, in Malek, Roman, (a cura di), Western Learning and Christianity in China The Contribution and Impact of Johann Adam Schall von Bell, S.J. (1592-1666), 2 voll., Nettetal: Monumenta serica monograph series, pp. 311-337.
37 annotate la trascrizione fonetica o il tono mentre la corrispondenza tra ogni carattere e il lemma latino è indicata attraverso un numero arabo. Quella proposta da Intorcetta si tratta infatti di una traduzione letterale a cui spesso il gesuita aggiunse note per chiarire o esplicitare il significato dei caratteri. La traduzione poteva quindi servire da testo didattico o persino da dizionario bilingue così da diventare “the first effort to systematically introduce the form, pronunciation and meaning of Chinese characters to Europe” (Luo Ying 2016,8).
Nell prefazione (Ad Lectorem) Intorcetta riporta inoltre di aver pubblicato l’opera in modo da promuovere la missione gesuita in Cina e, allo stesso tempo, la conoscenza e la comprensione di Confucio in Europa:
[…] tuttavia è necessario che la sua grande utilità sia riconosciuta da tutti coloro che fra gli europei hanno appreso con cura, oltre che la lingua, anche le lettere e i libri degli Antichi, e da quanti utilizzano le massime di cui sono colmi i libri, le opinioni, gli insegnamenti, e soprattutto le venerande testimonianze del passato così da aprirsi in modo più profondo al fine di portare alle genti letterate la conoscenza del vero e sommo Dio. 68
Per la traduzione del Zhongyong, Intorcetta scrive di essersi servito del Sishu jizhu 四 書集注 di Zhu Xi,69
il testo segue infatti la divisione in 33 sezioni proposta dal maestro neoconfuciano, e di altri venti commentari tra cui il Sishu zhijie 四書直解 (Commentari colloquiali sui Quattro Libri)70 di Zhang Juzheng 張居正 (1525-1582) o, come appare nel testo, “Colai Chām”.71
68
[…] eam tamen utilitatem magnam esse necesse est fateantur Europaeorum hominum quotquot, praeter idioma gentis, literas quoque atque Priscorum libros accurate didicerunt, et quotquot sententias, quibus referti sunt libri, placita, instituta, maximeque pervetusta monumenta, in proprios nunc usus convertunt; sic ut sibi adytum aperiant amplissimum ad afferendam literatae genti Veri Summique Numinis notitiam. (Sinarum Scientia Politico-Moralis, Ad lectorem, 3)
69 Meynard suggerisce che il testo impiegato dai gesuiti corrisponde ad una edizione Ming pubblicata
sotto l’imperatore Jiajing 嘉 靖 (1521–1567) e conservata oggi presso la Biblioteca Yenching dell’università di Harvard. L’impiego dei simboli “fol., p., §” per indicare rispettivamente il foglio, il fronte o il retro del foglio e il paragrafo corrisponde precisamente all’impaginazione impiegata nell’edizione di Zhu Xi sopracitata.
70 Nonostante Zhang Juzheng avesse ricevuto diverse accuse di corruzione e abuso di potere dallo stesso
imperatore Wanli dopo la sua morte nel 1582, nel 1611 un’edizione del Sishuzhijie redatta da Zhang Liang 張亮 e commentata dal famoso lettarato Ming Jiao Hong 焦竑 (1540–1620) fu stampata nella provincia del Fujian. Solo nel 1622 la sua immagine fu restaurata e nel 1651, in epoca Qing, Wu Weiye 吳偉葉 (1609–1672) pubblicò una nuova edizione del commentario di Zhang Juzheng dal titolo Sishu Zhang Gelao zhijie 四書張閣老直解 (Commentari colloquiali del grande segretario Zhang sui Quattro
38 Zhang Juzheng fu a capo del Gran Segretariato, organo con funzioni consultive sotto il diretto controllo dell’imperatore, all’inizio del regno dell’imperatore Longqing 隆慶 (1537-1572) nel 1567 e dal 1572 fino alla sua morte fu reggente del giovane sovrano Wanli 萬 曆 (1572-1616).72 Fu uno statista particolarmente capace in grado di consolidare parte del potere e dell’autorità imperiale contro lo strapotere degli eunuchi e l’instabilità causata dai fazionalismi dei funzionari confuciani.73
Il sinologo Robert Crawford (1970) definisce Zhang Juzheng un “legalista- confuciano” dal momento che più volte questi espresse la necessità di applicare metodi legalisti per raggiungere mete e obbiettivi confuciani. Secondo il grande segretario, l’educazione morale del popolo, per quanto auspicabile e necessaria, non è infatti sufficiente a garantire una corretta amministrazione dell’impero o almeno non finché gli istinti più egoistici del popolo non fossero stati ordinati attraverso leggi e pene. Ciò non toglie che l’educazione dell’imperatore dovesse passare dall’attento e approfondito studio delle fonti classiche considerando che “la via del corretto governo del mondo si realizza attraverso i classici”. 74
Il Sishu zhijie fu infatti compilato dal grande segretario per l’educazione di Wanli. Si tratta di un’attenta chiarificazione del significato dei singoli caratteri accompagnata da una sua personale interpretazione in vernacolare dei classici molto vicina al neoconfucianesimo di Zhu Xi.
Meynard (2015,28) sottolinea come Zhang Juzheng, sebbene avesse seguito l’ortodossia ufficiale dei classici, tralasciò generalmente buona parte della speculazione
Libri). Vedi D. E. Mungello (1981), “The Jesuits’ use of Chang Chü-Cheng’s commentary in their translation of the Confucian Four Books (1687)”, in China Mission Studies Bulletin, p. 16.
71 Il termine colaus è la trascrizione in caratteri latini di gelao 閣老, da neige dalao 內閣大老, appellativo
non ufficiale dei Grandi Segretari daxueshi 大學士 delle epoche Ming e Qing. (Hucker 1987,318) Il titolo si trova sempre in riferimento a Zhang Juzheng.
72 Sulla figura di Zhang Juzheng vedi Xiong Shili 熊十力 (2001), “Yu youren lun Zhang Jiangling” 與友
人論張江陵 (Discutendo con un amico su Zhang Juzheng], in Xiong Shili quanji 熊十力全集 (Racolta completa delle opere di XiongShili), vol. 5, p. 570; Elisabetta Corsi (2004), “Intorcetta, Prospero,” in Dizionario Bibliografico degli Italiani vol.62, Roma: Istituto dell’Enciclopedia italiana, pp. 526–529.
73 Per un approfondimento sulle cause dei conflitti interni ed esterni della dinastia Ming vedi Peter
Ditmanson (2015), “Imperial History and Broadening Historical Conscoiusness in Late Ming China”, in Ming Studies, 71, pp. 23-40; Ray Huang (1981), 1587: A Year of No Significance: The Ming Dynasty in Decline, London, Yale University Press; Id. (2008) [1998], “The Lung-ch’ing and Wan-li Reigns, 1567- 1620,” in Denis Twitchett e Frederick W. Mote (a cura di), The Cambridge History of China, vol. 7, The Ming Dynasty, 1368-1644, Part I, Cambridge: Cambridge University Press, pp. 511-584; Charles O. Hucker (1966), The Censorial System of Ming China, California: Standford University Press; Harrison S. Miller (2001), State Versus Society in Late Imperial China, 1572-1644, New York, Columbia University.
39 metafisica neoconfuciana. Tale omissione, assieme alla semplicità dello stile e l’autorità di cui godeva Zhang Juzheng in epoca Ming furono sicuramente le ragioni che indussero i gesuiti a servirsi del Sishu jizhu nelle traduzioni dei classici.
Figura 1 Sinarum Scientia Politico-Moralis, p. 7 , da Copia elettronica UNIROMA1,
40