manuale Il lessico fa parte degli obiettivi didattici?
Dove viene collocato il lessico nell’Indice di ogni manuale?
Glossario
Rete!2 SI Dopo la grammatica SI
Syllabus 1.0 SI Dopo la grammatica NO
Arrivederci!3 NO Non si parla di lessico ma
di funzioni comunicative NO Progetto
italiano B1 SI in modo graduale Prima della grammatica NO Nuovo
Contatto B1 SI Dopo le funzioni comunicative e prima della grammatica
NO, nella sezione “Lessico” di ogni
unità viene presentata una lista
di vocaboli Spazio Italia SI Dopo le funzioni
comunicative e dopo la grammatica SI, le definizioni di parole e locuzioni sono in inglese Chiaro!3 SI È la penultima
competenza prima della grammatica, ma
all’interno delle unità non mantiene sempre lo stesso ordine.
NO
Espresso 3 SI Nella seconda parte di unità intitolata Lessico e Grammatica.
SI, il glossario, oltre alle parole, riporta per lo più frasi fatte e
locuzioni La mia classe SI Nella sezione “Le parole
per dirlo” in cui si richiede di completare una tabella con tutte le parole incontrate nel corso dell’unità.
NO
Affresco
italiano SI Dopo le funzioni comunicative e la grammatica. La sezione dedicata al lessico presenta una lista di parole legata a tre campi semantici.
NO
Tabella 7. Confronto schematico tra i manuali analizzati
La tabella riassuntiva qui sopra (Tabella 7) propone un confronto tra le introduzioni, gli indici ed eventuali glossari dei 10 manuali e ci dona
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un’immagine piuttosto chiara del rilievo che viene dato alla competenza lessicale in ogni manuale preso in esame.
Di seguito vediamo invece i grafici relativi all’analisi tipologica del lessico. I grafici sono disposti a coppia suddivisi per casa editrice (Grafici 127-136). Guerra Edizioni
Grafico 127. Presenza del NVdB Grafico 128. Presenza del NVdB
in “Rete!2” in “Syllabus1”
Edilingua
Grafico 129. Presenza del NVdB in Grafico 130. Presenza del NVdB in
“Arrivederci 3” “ Nuovo progetto italiano 2” Loescher-Bonacci
Grafico 131. Presenza del NVdB Grafico 132. Presenza del NVdB
in “Nuovo contatto B1” in “Spazio Italia” Alma Edizioni
Grafico 133. Presenza del NVdB Grafico 134. Presenza del NVdB
in “Chiaro!3” in “Espresso 3” 1880 21538 119 FO AU AD 1597 232 89 162 FOAU AD 1284 105 13 70 FO AU AD 1053 81 4 83 FO AU AD 1626 180 34 136 FO AU AD 1145 103 25 87 FOAU AD 901 96 20 116 FO AU AD 1858 273 37 167 FO AU AD Altro
159 Le Monnier-Mondadori
Grafico 135. Presenza del NVdB Grafico 136. Presenza del NVdB
in “La mia classe” in “Nuovo affresco italiano 994 10923 77 FO AU AD 2146 265 25 163 FOAU AD
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Conclusioni
Nell’introduzione presentavamo uno dei temi ancora poco trattati quando si parla di competenza lessicale, ovvero come quantificare e qualificare il lessico che un apprendente di una lingua straniera dovrebbe imparare, quindi conoscere.
Problematica che troviamo a ogni livello di apprendimento, per ogni lingua straniera e in qualsiasi contesto, che sia lavoro in classe o autonomo a casa. Abbiamo deciso di concentrare la nostra indagine sui manuali di italiano per adulti non nativi che studiano la lingua italiana a un livello intermedio B1, secondo il Quadro comune europeo di riferimento (QCER), con l’intento di riuscire ad evidenziare l’effettiva presenza o meno di lessico compreso nel Nuovo Vocabolario di Base di Tullio De Mauro e Isabella Chiari (2016). Una volta accertata la presenza di lessico del Nuovo Vocabolario di Base abbiamo cercato di far emergere le varie tipologie di lessico di cui esso si compone, calcolandone la frequenza e giungendo quindi a capire quanto lessico del Nuovo Vocabolario di Base (NVdB) (quantificazione) sia effettivamente presente e di quale tipologia (qualificazione).
Le tappe che hanno portato al raggiungimento di tale obiettivo vanno ripercorse dal primo capitolo, in cui abbiamo chiarito quali fossero le discipline che oggi governano l’acquisizione di una lingua seconda e in che maniera esse operino, proponendo, quindi, un confronto tra Linguistica Acquisizionale per quanto riguarda l’acquisizione spontanea e le teorie che la governano e Linguistica Educativa che si occupa nel concreto, di tutti quei processi di apprendimento e insegnamento di una L2.
Nel secondo capitolo in cui abbiamo presentato il Nuovo Vocabolario di Base come pilastro portante della ricerca lessicale a partire dagli usi del lessico, al fine di trovare elementi di regolarità nel caos che governa il lessico che di per sé risulta essere così instabile e mutevole sia dal punto di vista sincronico che diacronico (par. 2.1).
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Abbiamo quindi accennato alla composizione del Vocabolario di Base (VdB) (1980), che da definizione di Ferreri (2005: 57) è “l’insieme di vocaboli noto
a tutte le persone di una comunità linguistica, indipendentemente dalla loro professione e con grado di istruzione corrispondente alla scuola di base” e
l’evoluzione di questo nel Nuovo Vocabolario di Base (NVdB) datato dicembre 2016, ultimo lavoro di Tullio de Mauro prima della sua morte, in cui rivede, aggiorna e modifica la prima versione del 1980 (par. 2.1).
Si sono presentati i tre criteri (frequenza, dispersione, disponibilità) con cui è avvenuta la scelta delle 6690 parole che sono entrate a far parte della prima edizione del Vocabolario di Base e le tre tipologie lessicali in cui viene suddiviso il lessico in esso presente: vocabolario Fondamentale (2000 vocaboli), vocabolario di Alto Uso (3000 vocaboli) e vocabolario di Alta Disponibilità (2500 vocaboli) (par. 2.2.1).
Partendo da questo abbiamo poi presentato quello che è stato lo strumento di riferimento per lo svolgimento della nostra analisi nella seconda parte dell’elaborato: il Nuovo Vocabolario di Base a cura di Tullio de Mauro e Isabella Chiari, versione aggiornata a seguito di mutazioni linguistiche che hanno interessato la società italiana negli ultimi trenta/quaranta anni.
Rimangono in esso invariati gli obiettivi che già erano propri del Vocabolario di Base (1980): linguistico, educativo e regolativo, ma vengono aggiornate le tre tipologie di lessico, in quanto, col passare degli anni, per esempio, alcuni vocaboli sono passati da essere lessico di Alto Uso nel VdB a lessico Fondamentale nel NVdB altri che, invece, sono usciti del tutto da questa tipologia e così via. Abbiamo così utilizzato lo strumento più aggiornato che avevamo a disposizione per la nostra analisi e arrivando alla conclusione che il lessico Fondamentale e quello di Lessico di Alto Uso sono le due tipologie che convergono negli usi dei non-nativi e rappresentano la migliore selezione lessicale da utilizzare nei manuali per stranieri (par. 2.4).
Nel terzo capitolo abbiamo affrontato il tema dell’apprendimento dal punto di vista dell’insegnante e dal punto di vista di chi apprende; con un occhio
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particolare a tutti quegli aspetti che possono rendere più o meno difficile l’apprendimento del lessico di una lingua seconda.
Ponendoci dalla parte di chi apprende, abbiamo preso in considerazione l’influenza della lingua madre sulla lingua seconda, tutti quegli aspetti lessicali che possono creare confusione durante l’apprendimento (sinonimia, polisemia, falsi amici…).
Abbiamo poi affrontato il ruolo dell’insegnante che deve creare un lavoro mirato su ogni studente in base al livello di conoscenza della lingua seconda, agli studi pregressi e alla motivazione personale.
L’insegnante deve essere poi in grado di selezionare il giusto lessico da insegnare ai propri studenti partendo dal principio che il vocabolario ricettivo e produttivo di un apprendente straniero “dovrebbe essere formato da parole
comuni in accezioni comuni, non dovrebbe, a rigore, includere parole tipiche di una sola regione, di un sottocodice o di uno strato sociale o di epoche passate” (Marello 1996, p.144) e appartenere appunto al Vocabolario di Base.
Non a caso è stato constatato che, il lessico di tipo Fondamentale, di cui fanno parte tutte le unità lessicali funzionali, ovvero tutte quelle parole fondamentali per esprimersi (articoli, pronomi, preposizioni), risulti essere quello più ripetuto quindi più facile da ricordare, mentre il lessico di Alta Disponibilità che è sì, noto ma poco frequente nei testi e discorsi, risulti anche più difficile da memorizzare.
Le valutazioni lessicali, su cosa sia opportuno insegnare, si basano quindi sulla frequenza e la disponibilità, in modo da ottimizzare la focalizzazione e l’attenzione degli apprendenti, grazie anche all’ausilio delle proposte didattiche dei manuali per stranieri che a loro volta dovrebbero seguire gli stessi criteri di selezione lessicale, per rendere gli studenti autonomi nella comunicazione che li aiuti a vivere e a districarsi nella quotidianità.
Nel quarto capitolo, dopo una breve introduzione sull’evoluzione del metodo didattico, in cui si mostra il passaggio da un metodo tradizionale basato esclusivamente sulla grammatica e morfologia, a un metodo basato nozio-
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funzionale e comunicativo più moderno, in cui viene data maggiore
importanza alla comunicazione, presentando le parole all’interno di contesti che prevedano dialoghi tra studenti o spunti per il confronto in classe,
vengono illustrate tutte quelle proposte didattiche, divise per competenza, utilizzate nei manuali per stranieri.
Le varie attività vengono presentate in base a quanto rilevato da Massimo Vedovelli, suddivise tra quelle molto diffuse e quelle che invece è difficile trovare nei manuali, nel primo caso troviamo:
le produzioni sia scritte che orali, gli abbinamenti tra parole e immagini, tra parola e definizione magari da ricercare all’interno di un brano, tra sinonimi e contrari, tra iperonimi e iponimi, tra domanda e risposta; i completamenti di frasi, tabelle, liste, schemi e testi; completamenti di espressioni fisse come “in bocca al lupo” e i cloze; nel secondo caso invece abbiamo: attività che richiedono di sottolineare la parola giusta in una lista o al contrario che prevedono la caccia all’errore, l’uso del dizionario o semplicemente attività di dettato (par. 4.2).
Sempre seguendo le indicazioni di Villarini, non abbiamo analizzato soltanto quelle attività a scopo esclusivamente lessicale, dato che è molto difficile scindere il lessico dalle altre competenze, ma abbiamo selezionato le attività cercando di fare una classificazione tipologica per scegliere quelle che più avessero a che fare con il lessico.
Le conclusioni a cui siamo giunti nel valutare le tipologie didattiche sono piuttosto in linea con quanto espresso da Villarini (2017) nel suo articolo, anche se abbiamo notato nelle unità analizzate o scorrendo anche i manuali che attività come “caccia all’intruso” o “cerchia la parola giusta” sono piuttosto frequenti si veda, tra quelli analizzati, Arrivederci!3 (Edilingua) e “Affresco italiano” (Le Monnier), in quasi tutti i manuali, alla fine di ogni unità didattica, viene dedicato un esercizio all’uso del dizionario e talvolta alla correzione delle parole scritte in modo errato (parr. 5.2 e 5.5.1).
Anche se si tratta di conclusioni tratte da un limitato numero di attività analizzate, abbiamo in ogni caso rilevato che in questi 10 manuali non è così
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difficile trovare tutte quelle tipologie di esercizi che Villarini aveva classificato come poco diffuse.
Le attività che vengono completamente tralasciate dalla ricerca fatta da Villarini, sono quelle che trattano il dialetto, i proverbi e il linguaggio giovanile.
Vengono proposte in diversi manuali tra quelli analizzati espressioni tipiche dialettali o tipiche del linguaggio usato tra i giovani e spesso intere pagine dedicate ai proverbi. Lo scopo delle attività annesse è di abbinare o scrivere la giusta definizione/spiegazione (parr. 5.4 e 5.5.1).
Allo stesso modo non compaiono esercizi di abbinamento tra sigle/abbreviazioni alla forma estesa o definizione adeguata ma solo in Nuovo
Contatto B1 (Loescher Editore) vengono date alcune parole a cui abbinare
l’abbreviazione giusta da ricercare negli SMS scritti tra adolescenti (par. 5.3). Negli altri casi le attività nelle sezioni dedicate esclusivamente al lessico sono semplicemente delle liste di parole, divise o meno per categorie.
Nella seconda parte abbiamo commentato l’analisi dei manuali, descrivendo, per ognuno di questi, la struttura, gli obiettivi e le attività dedicate al lessico o che più sono legate a questo aspetto e abbiamo concluso sintetizzando in maniera schematica quanto emerso.
Ciò che è emerso è che in tutti i manuali viene trattato il lessico anche se in maniera diversa. Nella presentazione e nell’indice viene sempre presentato dopo le funzioni comunicative e a parte due casi, anche dopo la grammatica, da notare che non sempre le unità rispettano l’ordine dato dall’indice, ma le varie competenze si intrecciano e si ripetono durante tutto il corso, questo per stimolare continuamente l’attenzione, per ripetere alcuni aspetti visti all’inizio dell’unità anche più avanti per aiutare la memorizzazione.
Questo metodo è usato molto per la grammatica che in tutti manuali occupa la maggior parte delle pagine e viene presentata a piccole dosi ma per tutta l’unità, ripetendo concetti e proponendo esercizi che trattano l’argomento grammaticale spiegato. Per quanto riguarda il lessico, il discorso è leggermente diverso, in ogni unità viene presentato un tema unificante e il
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lessico che viene proposto nei testi da leggere, negli ascolti e negli esercizi è legato a questa tematica e si ripete in tutte le attività dell’unità, ma una volta conclusa, nelle unità didattiche successive vengono presentate parole nuove e non vi è mai un momento di riepilogo di quanto è stato già detto, questo manca soprattutto nelle pagine di ripasso che si trovano a fine di una o più unità, difficile avere una focalizzazione lessicale che vada oltre i confini dell’unità stessa e del tema affrontato.
Inoltre il glossario a fine libro lo abbiamo solo in tre casi, il primo è in Rete!2, in cui troviamo la maggior parte delle parole incontrate nel manuale con accanto i riferimenti di dove andare a ricercarlo, il secondo caso è Spazio
Italia che a fine libro riporta sia locuzioni, espressioni linguistiche e parole
con accanto la definizione o spiegazione in inglese, scelta azzardata visto che non è possibile dare per scontato che gli apprendenti siano in grado di comprendere anche la lingua inglese, o meglio che abbiano maggiore padronanza della lingua inglese rispetto all’italiano.
Il terzo ed ultimo caso è Espresso 3 che nel glossario non riporta solo parole ma anche locuzioni e frasi fatte con accanto uno spazio vuoto dove scrivere il relativo sinonimo o spiegazione di significato.
In altri due casi (Nuovo contatto B1 e Affresco italiano 3), la sezione del lessico non è altro che un piccolo glossario circoscritto alle parole trovate nell’unità.
Abbiamo affrontato, poi, l’analisi tipologica della totalità del lessico dei manuali analizzati, per il dettaglio di ogni unità didattica si consiglia di fare riferimento alla Parte II del nostro elaborato mentre per il totale al paragrafo precedente (par. 5.6).
Dai risultati emersi concludiamo rispondendo ai due quesiti che ci eravamo posti nell’introduzione del nostro elaborato:
1. Nei manuali per stranieri, il lessico utilizzato in testi e attività è quello presente nel Nuovo Vocabolario di Base?
Osservando i grafici possiamo confermare che il lessico analizzato nei manuali è per la maggior parte lessico del NVdB.
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Facendo una media tra i risultati ottenuti, possiamo affermare che il NVdB è utilizzato nei vari manuali per il 93% del lessico.
2. Quale tipologia di lessico del Nuovo Vocabolario di Base è più frequente?
Il risultato è piuttosto palese. Come abbiamo visto la tipologia lessicale più frequente è di tipo Fondamentale con l’82% di media del lessico analizzato. Il lessico di Alto Uso è presente con una media del 9%, mentre il lessico di Alta Disponibilità con una media del 2%. Infine proponiamo una breve riflessione sulla varietà lessicale e la focalizzazione, due aspetti che abbiamo citato tra le problematiche della didattica nel terzo capitolo.
Per quanto riguarda la varietà lessicale, essa dipende molto dalla tematica affrontata in ogni unità didattica. I temi affrontati dai manuali sono pressoché gli stessi e di conseguenza anche le scelte lessicali, andando a discapito della varietà: per fare un esempio, ove la tematica trattata sono le relazioni familiari, le parole famiglia, figlio, genitore sono le più ricorrenti e questo vale per tutte le unità dei manuali in cui se ne parla.
Per quanto riguarda la focalizzazione, il lavoro che viene fatto in ogni unità didattica va a vantaggio di questo aspetto.
Il lessico presentato in ogni unità è prettamente legato alla tematica trattata, pertanto il ripetersi di determinate parole ne aiuta la memorizzazione e prevede che l’insegnante faccia delle scelte lessicali in classe che vadano a integrare ciò che già viene proposto dai manuali.
Il lavoro così impostato è positivo se valutiamo la focalizzazione lessicale su una certa tematica e su un numero limitato di lezioni, lo valutiamo meno efficace se lo pensiamo a lungo termine sull’intero anno scolastico, in cui certe parole non vengono più proposte per il resto delle lezioni; in questo caso è l’insegnante che gioca un ruolo fondamentale per ritornare su alcuni argomenti in modo da riproporre le parole affinché non vengano dimenticate.
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Ringraziamenti
Alla fine di questo percorso che mi ha portato al conseguimento di questo titolo e soprattutto a vincere una scommessa con me stessa, vorrei menzionare tutte quelle che persone che in misura e maniera diversa mi hanno incoraggiata, sostenuta e affiancata in questi due anni di studio e durante la stesura di questo elaborato.
Sul piano formativo e didattico un ringraziamento particolare alla dott.ssa Gallina, per la sua disponibilità, competenza e immensa pazienza.
Mi ha seguita con grande passione, rispettando e comprendendo a pieno le mie difficoltà dovute all’alternanza tra lavoro e studio.
Un grazie speciale alle mie amiche che hanno sempre creduto in me: Claudia, Ellie, Marika, Chiara, Elisa.
Ai miei compagni di studi e non solo: Diletta, Mirko e Flavia, per il loro supporto e confronto anche a distanza.
Ringrazio le mie colleghe Giusy e Martina e, ormai ex collega, Eleonora che mi hanno incoraggiata durante le ore di lavoro, e in ogni momento, a non smettere mai di coltivare sogni e passioni.
Ad Alessandra per il prezioso aiuto durante l’impaginazione di questo elaborato.
Un grazie più che doveroso all’azienda per cui lavoro, Decathlon Italia, che mi ha permesso di lavorare e studiare allo stesso tempo, cosa non banale in un Paese come il nostro.
Un ringraziamento alla mia famiglia, sempre presente e vicina. A Giacomo, a cui questo elaborato è dedicato.
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