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Sintesi delle evidenze empiriche

Nel documento IFRS 9: quali impatti per le banche? (pagine 114-117)

Capitolo 3: FTA dell’IFRS 9: impatti sul campione EBA

3.10 Sintesi delle evidenze empiriche

Dall’analisi effettuata emerge che, le nuove modalità di classificazione delle attività finanziarie previste dall’IFRS 9 non abbiano impattato in maniera significativa sulle modalità di classificazione e misurazione delle attività finanziarie in sede di FTA, difatti al 31 dicembre 2017 il 65,6% delle attività finanziarie al lordo dei crediti era classificato nella categoria delle attività finanziarie Held to Maturity, il 23,2% era classificato tra le attività finanziarie valutate al fair value rilevato a Conto Economico (Attività finanziarie valutate al fair value + Attività finanziarie held for trading) ed all’incirca l’11,5% nella categoria delle attività finanziarie Available for Sale. All’1 gennaio 2018, la scomposizione delle attività finanziarie per categoria di attività finanziarie era la seguente: il 71,2% delle attività finanziarie era classificato in HTC (categoria contabile equivalente alla HTM dello IAS 39), l’8,4% in HTCS (categoria contabile equivalente alla categoria Available for Sale dello IAS 39)

Tabella 3.8: Mappatura dei criteri per il passaggio a stage 2 delle attività finanziarie. Fonte: elaborazione propria su dati di bilancio delle banche del campione.

114 ed il 20,4% in FVTPL (categoria contabile equivalente alle categorie delle attività finanziarie valutate al Fair value ed Held for Trading dello IAS 39). Tale risultato è conforme ai risultati del terzo impact assessment effettuato dall’EBA, sul medesimo campione di riferimento, ma con l’utilizzo dei dati al 30 giugno 2018.

Si evidenzia che, all’ 1 gennaio 2018, la categoria di attività finanziarie FVTPL ai sensi dell’IFRS 9, nonostante secondo il principio dovesse avere un carattere di residualità, continui ad avere un peso rilevante (+20,4%). Dall’analisi, di evince inoltre che, all’incirca il 70% delle attività finanziarie è valutato al costo ammortizzato e soggetto a rettifiche per incremento del rischio di credito. Tenendo in considerazione quanto evidenziato nel capitolo 2127, ossia che la riclassifica di attività finanziarie ai sensi dell’IFRS 9 è infrequent e vi può essere se e solo se la banca dimostra di aver effettuato un cambio di business model, si desume che il bilancio delle banche europee incluse nel campione è fortemente esposto a variazioni inattese delle condizioni macroeconomiche, che impattano sul rischio di credito degli strumenti finanziari in portafoglio e conseguentemente potrebbe generare un’elevata volatilità del Conto Economico, in seguito alla classificazione delle attività finanziarie da stage 1 a stage 2.

Per questa ragione, la seconda analisi quantitativa è stata prettamente improntata sulla valutazione di come l’incremento delle loan loss provision abbia impattato sull’Utile(perdita) di esercizio e sul Patrimonio Netto al 31 dicembre 2017. Al fine di misurare l’impatto sull’utile (perdita) al 31 dicembre 2017 dell’incremento delle rettifiche di valore, dovuto all’introduzione dell’IFRS 9 è necessario fare una precisazione, ossia che, la differenza tra le loan loss provision al 31 dicembre 2017 e all’1 gennaio 2018 misura l’incremento delle rettifiche di valore dovuto alla prima applicazione dell’IFRS 9. Da quest’analisi è emerso che l’incremento medio ponderato delle loan loss provision per le attività finanziarie gestite con un modello di business HTC e HTCS sia stato di 867 €/mln per l’intero campione e che vi sono paesi (Polonia, Italia, Regno Unito e Spagna) per cui l’incremento medio delle banche aventi sede legale in tale nazione è stato superiore rispetto alla media. Inoltre dall’analisi si evince che, l’impatto medio dell’incremento delle rettifiche di valore in seguito all’introduzione dell’IFRS 9 sull’Utile(perdita) di esercizio al 31 dicembre 2017, sia stato in media per le banche del campione del 30%, ma che per le banche aventi sede legale in Germania, Irlanda, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito, l’impatto sia stato maggiore del valor medio. Si precisa che, per le banche tedesche del campione, la percentuale così elevata (140%) sia imputabile non solum ad un incremento

115 delle rettifiche di valore dovuto all’introduzione dell’IFRS 9 sed etiam, ad una bassa redditività riscontrata nel corso del 2017.

Con riferimento all’impatto dell’incremento medio delle loan loss provisions sul Patrimonio Netto al 31.12.2017, si osserva che per l’intero campione questo sia stato pari al 2,5% e che, segmentando il campione per stato membro di origine, è possibile osservare che l’impatto oscilla tra l’11% delle banche polacche e lo 0,44% delle banche svedesi. In particolare, si osserva un impatto superiore al valor medio per gli intermediari creditizi aventi sede legale in Irlanda, Italia, Spagna ed Ungheria.

Dall’analisi si desume che, a condizioni macroeconomiche invariate, il cambiamento della logica di calcolo dell’impairment test dallo IAS 39 all’IFRS 9, abbia acuito in maniera significativa la volatilità dei bilanci delle banche del campione.

Infine con l’obiettivo di valutare la ragione per cui l’impatto delle loan loss provision sia stato così diversificato per le banche aventi sede legale nei diversi paesi dell’Unione Europea sono state effettuate due analisi: la prima volta a valutare come le attività finanziarie siano state classificate tra i diversi stage, in quanto una percentuale maggiore di attività finanziarie classificate in stage 2 e stage 3 comporta il calcolo dell’ECL lifetime ergo, un incremento maggiore delle loan loss provision; per questa analisi sono stati utilizzati i dati al 30 giugno 2018, dato che in sede di FTA una bassa percentuale delle banche del campione forniva quest’informazione. La seconda analisi, di natura qualitativa, ha analizzato i criteri utilizzati dalle banche del campione per identificare il SICR.

Dalla prima analisi è emerso che le banche del campione hanno in media classificato l’89% delle attività finanziarie in stage 1, l’8,1% in stage 2 e il 2,90% in stage 3. In particolare, segmentando il campione di analisi per stato membro di origine dell’UE si riscontra che, per le banche del campione avente sede legale in Irlanda, Italia, Polonia e Spagna, la percentuale media di attività finanziarie classificate in stage 1 è inferiore al valore medio del campione, ed è rispettivamente pari all’82,9%, al 78,6%, all’82,2% ed all’86,9%. Conseguentemente, il complemento ad 1 delle attività finanziarie è classificato in stage 2 e 3, confermando dunque l’analisi precedentemente effettuata sull’incremento maggiore delle loan loss provision rispetto al valore medio del campione delle banche “residenti” nei paesi summenzionati.

Di contro si rileva che le banche aventi sede legale in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia la percentuale media di attività finanziarie classificate in stage 1 è superiore al valore medio del campione, ed è rispettivamente pari al 93,8%, al 96,7%, al 93,1% ed al 95,8%, confermando dunque l’incremento delle loan loss provision inferiore rispetto al valore medio del campione.

116 Dall’analisi dei criteri quantitativi e qualitativi per il passaggio a stage 2 emerge che le banche del campione abbiano adottato un’elevata discrezionalità per la determinazione dei trigger event sintomatici di un significativo incremento del rischio di credito. Inoltre, circa il 20% di queste non ha utilizzato il criterio dei 30 giorni di past due e che il 6% delle banche che hanno utilizzato i 30 giorni di past due come sintomatici di un significativo rischio di credito, potrebbero non trasferire le attività finanziarie in stage 2 al verificarsi del summenzionato evento, qualora si verificassero delle specifiche condizioni stabilite dal senior management.

Nel documento IFRS 9: quali impatti per le banche? (pagine 114-117)