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Sistema consonantico del proto-eyak-athabaska-tlingit

Nel documento Lingue senza consonanti bilabiali (pagine 184-187)

5.5.3.2 Il sistema delle bilabiali nel distacco dal proto-eyak-athabaska-tlingit

Molto di quanto è già stato detto a proposito del proto-athabaska può essere riferito anche alla ricostruzione dell’antecedente comune dell’intera famiglia. Il contributo fornito dall’analisi degli altri due ceppi può al limite aggiungere alcune osservazioni. Come già si è descritto parlando dell’eyak, la contrastività fra /m/ e /w/ non deriva certamente dalla proto-lingua ma è frutto di fattori intervenuti successivamente.

Per quanto riguarda il tlingit, il ceppo che per primo si è distaccato dal resto della famiglia, osserviamo due fenomeni degni di rilevanza. Il primo, come già esposto, è la quasi totale assenza di bilabiali, l’altro è la mancanza di contrastività del tratto di nasalità, pur esistendo in alcuni dialetti un’allofonia nasale nelle sillabe in fine di parola terminanti in sonorante. Tuttavia anche per l’antecedente di questa lingua Krauss & Leer (cfr. Krauss & Leer 1981, p. 150) stabiliscono l’esistenza di un fonema labiale o labializzato che sarebbe poi andato incontro a mutazione, diventando, in tal caso, un’approssimante palatale.

Nelle più recenti ricerche di Leer (2008), così come viene riportato da Nikolaev (Nikolaev 2104, p. 107), emergono alcune precisazioni riguardo all’evoluzione di /ɲ2/. L’autore considera, infatti, tale

fonema realizzato come /ɲʷ/ nel proto-na-dene, attribuendogli come riflessi /w/ nel tlingit e /n/ nel proto-athabaska-eyak, diventato poi /l/ nell’eyak e rimasto tale nel proto-athabaska. Leer avrebbe pertanto escluso la presenza di un fonema labiale tanto nell’antecedente comune quanto nel proto- athabaska. Inoltre l’autore avrebbe negato la presenza, in quest’ultimo ceppo, anche di una consonante labializzata, reputando molto più precoce il passaggio di /ɲʷ/ a /n/. Nikolaev (cfr. Nikolaev 2104, p. 107), propone, inoltre, una propria ricostruzione del proto-eyak-athabaska-tlingit con una differenza sostanziale per quanto concerne la bilabiale: egli postula, infatti, l’esistenza contemporanea nel sistema consonantico della proto-lingua di entrambi i fonemi /m/ e/ /ɲʷ/,

attribuendo ad essi i riflessi /w-/ e ø nell’eyak, /m/ nell’athabaska ma due diversi riflessi nel tlingit, ossia /n/ per il primo fonema e Y- e Y/ø per il secondo. Con il simbolo Y Nikolaev rappresenta una sonorante velare, ricostruita anche da Leer ma considerata riflesso di altri fonemi29.

Come possiamo dedurre dalle varie proposte presentate dagli autori nel corso di molti anni di ricerca, la ricostruzione delle proto-lingue di questa famiglia appare quantomai complessa, e altrettanto intricata si dimostra la questione riguardante, più nel particolare, la presenza di un fonema bilabiale.

5.6. Conclusioni

Concludendo possiamo considerare la famiglia in questione estremamente interessante per quanto riguarda l’assenza di consonanti bilabiali. Anzitutto in una delle sue lingue discendenti, costituente peraltro da sola un unico ceppo, il tlingit, esse sono praticamente assenti. Inoltre, quelle presenti nelle lingue attuali sono tutte attribuibili a mutazioni consonantiche e pertanto non presenti né negli antecedenti dei tre ceppi, né tantomeno in quello comune. Infine, per quanto riguarda l’unico fonema, a cui viene conferito un tratto di labialità, sembrano esistere ancora dubbi sulla sua effettiva realizzazione.

CAPITOLO 6. ALTRE LINGUE SENZA BILABIALI 6.1 Introduzione

Nei precedenti capitoli abbiamo esaminato le quattro famiglie linguistiche otomanguea, irochese, caddo ed eyak-athabaska-tlingit, interessate nella loro interezza dal fenomeno assenza di bilabiali. In questo capitolo verrà invece fornita una descrizione delle tre lingue, in cui si è riscontrato il fenomeno in questione, senza che esso riguardasse l’intera famiglia a cui appartengono (quando essa esiste). Si tratta delle lingue taushiro /tauˈʃirɔ/, tillamook /ˈtɪləmʊk/ e ofayé /ɔfaˈje/.

6.2 Taushiro 6.2.1 Introduzione

Il taushiro è una lingua isolata, originaria dell’Amazzonia peruviana. Oggigiorno esiste un solo parlante nativo, residente a Intuto, capoluogo del distretto del fiume Tigre, nella provincia di Loreto e nell’omonima regione, anche se l’uomo proviene da Aucayacu, capoluogo del distretto de José Crespo y Castillo nella provincia di Leoncio Prado, regione di Huánuco. Dopo la scomparsa del fratello nel 1999, egli non ha più potuto parlare la sua lingua madre, dato che i figli sono stati adottati e sono cresciuti lontano dal padre, mentre la moglie, da cui si è da tempo separato, apparteneva ad un’altra tribù. Si calcola comunque che i locutori siano arrivati fino ad un massimo di circa 2000 (cfr. IL POST).

Molti linguisti (Hervás & Panduro 1800; Chantre & Herrera 1901; Beuchat & Rivet 1908; Tovar 1961; Loukotka 1968; Kaufman 1994; Wise 1999; Solís Fonseca 2003) hanno proposto diverse classificazioni di questa lingua, attribuendole parentele con famiglie sudamericane ma nessuna di esse è stata ritenuta realmente fondata (cfr. O’Hagan 2015, pp. 2-3). In particolare le parentele attribuite riguardavano soprattutto le piccole famiglie zaparo /ˈ͡tsaparo/ e candoshi /kanˈdɔʃi/, entrambe in via d’estinzione e originariamente stanziate fra Perù ed Ecuador, e la lingua isolata Omurano, estinta e precedentemente parlata anch’essa in Perù.

6.2.2 Fonologia

Il taushiro presenta un sistema vocalico piuttosto sviluppato con la presenza di otto fonemi, ciascuno con il corrispondente nasale, tutti con valore distintivo. Per contro, il suo sistema consonantico appare piuttosto ridotto, privo dell’uso della sonorità come tratto distintivo e caratterizzato da alcune peculiarità. Esso presenta, infatti, un fonema molto raro, l’affricata palatale30, accanto alla mancanza di fonemi comuni. Questi sono rappresentati dalla fricativa

alveolare, dalle consonanti labio-dentali e, naturalmente, dalle bilabiali.

30 I fonemi di riscontro più comune molto vicini a questo luogo d’articolazione sono l’affricata alveolo-palatale o quella pre-palatale, che possono talora essere denominati semplicemente proprio “affricata palatale”, vista la rarità di tale suono.

Riporto di seguito l’inventario fonemico del taushiro (cfr. O’Hagan 2015, p. 8). I fonemi indicati fra parentesi sono estremamente rari.

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