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Sistema ibrido di imputazione dei costi indiretti

3.5. La scelta del modello: modello a CdC ibrido

3.5.2. Analisi dei modelli teorici su cui strutturare il sistema di contabilità analitica

3.5.2.5. Sistema ibrido di imputazione dei costi indiretti

I sistemi ibridi di costing (trattati nel sottocapitolo 2.7) nascono da un’integrazione tra modelli diversi di contabilità analitica: in questo caso si vuole unire il sistema a CdC con il sistema di tipo ABC, cercando di bilanciare al meglio vantaggi e svantaggi rispetto ad utilizzare i due modelli separatamente.

Come si è visto in precedenza, il sistema ABC correttamente applicato è in grado di raggiungere i principali obiettivi posti dal management, eccezione fatta per l’obiettivo di contenere la complessità. Perciò l’obiettivo dell’applicazione del sistema ibrido deve essere quella di ridurre consistentemente la complessità, senza diminuire l’efficacia dei risultati.

110 I principali problemi relativi all’applicazione di un sistema di tipo ABC nell’azienda, sono riassumibili in due punti:

 La difficoltà nell’allocare le risorse sulle attività, come illustrato nel sottocapitolo precedente

 La necessità di misurare il consumo preciso di attività da parte degli oggetti di costo, con la conseguenza di dover effettuare centinaia (se non migliaia) di rilevazioni dovute al numero di varianti di articoli prodotti e al numero di fasi

Con l’applicazione di un opportuno sistema ibrido CdC-ABC è possibile risolvere queste due criticità, senza compromettere i risultati finali. Un esempio di tale modello è mostrato nella seguente immagine.

Figura 20 – Modello di contabilità analitica ibrido CdC-ABC (Fonte: “Strumenti per l’analisi dei costi. Volume II”)

Per quanto concerne il primo punto, esso può essere risolto sostituendo l’allocazione diretta delle risorse sulle attività con le prime due fasi del modello “Contabilità per Centri di Costo & ABC

111 con doppia localizzazione dei soli costi indiretti”, illustrato nel sottocapitolo 2.7.1.. La prima fase consiste inizialmente nel localizzare i costi indiretti nei centri di costo che sono stati individuati. Tale operazione, in tutto e per tutto simile a ciò che avviene inizialmente nel sistema a CdC, non risulta troppo complessa. In seguito il CdC intermedio (per ora ne viene considerato solo uno) viene ribaltato sugli altri CdC, esattamente come nella metodologia a centri di costo.

Successivamente i costi aggregati per CdC sono allocati sulle attività in modo che, alla fine di questa fase, l’ammontare totale dei costi indiretti sia stato interamente ribaltato sulle attività. Per far questo occorre: individuare le attività che ogni CdC svolge e suddividere (utilizzando logiche opportune) i costi di ogni centro sulle attività da esso svolto; sommare i costi derivanti da tutti i centri per ciascuna specifica attività, in modo da ottenere i costi aggregati per ogni attività. In poche parole al termine di questa fase si ottiene il costo legato ad ogni attività aziendale, cioè si giunge allo stesso risultato del sistema ABC senza dover imputare direttamente le risorse alle attività.

Per quanto riguarda il secondo punto, la soluzione consiste nel creare per ogni attività delle opportune classi di complessità in cui siano classificabili gli oggetti di costo. Assegnando un’appropriata classe ad ogni specifico oggetto di costo, è possibile imputare il costo delle attività agli oggetti che hanno usufruito di esse. In questa maniera non è necessaria la misurazione e rilevazione di migliaia di valori, sostituiti da parametri facilmente individuabili dagli esperti addetti ai lavori.

Con l’applicazione di questi accorgimenti è possibile risolvere le due principali criticità rilevate, senza perdere i principali benefici apportati da un sistema di tipo ABC. Inoltre semplificazioni simili a quelle qui introdotte sono state utilizzate in vari contesti aziendali; ad esempio un modello ibrido di tipo CdC-ABC è stato applicato con successo nel caso di Pininfarina Industrie S.p.A. , come descritto nel testo “Strumenti per l’analisi dei costi. Volume II” edito Giappichelli.

In sostanza il modello ibrido di tipo CdC-ABC riesce a far fronte a tutti i fattori di complessità individuati nelle precedenti metodologie, consentendo di raggiungere, in maniera adeguata, gli obiettivi posti per il sistema di contabilità analitica (sottocapitolo 3.4).

112 Visto i risultati dell’analisi, il management ha quindi ritenuto valida la scelta di strutturare il proprio sistema di contabilità analitica ricorrendo all’uso del modello ibrido CdC-ABC. La creazione dello specifico modello, plasmato sul contesto produttivo in analisi, viene descritto ampiamente nel successivo capitolo (Capitolo 4).

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4. LA PROGETTAZIONE DEL MODELLO

DI CONTABILITÀ E LO SVILUPPO DI UN

APPLICATIVO

La prima parte del capitolo tratta la progettazione del modello di contabilità analitica per la Fly Shoes: vengono giustificate ed evidenziate le motivazioni di tutte le scelte effettuate in sede di progettazione del sistema di contabilità, in modo da fornire un quadro completo del procedimento seguito in sede di definizione del modello. La seconda parte del capitolo tratta invece la realizzazione di un applicativo, che renda possibile effettuare la contabilità secondo le logiche stabilite in precedenza. Infine vengono riportati i risultati e le informazioni che il prototipo, e più in generale il sistema, è in grado di fornire al management.

4.1. La progettazione del modello di contabilità

Una volta deciso il modello teorico di contabilità analitica a cui far riferimento (sottocapitolo 3.5), è stata avviata la progettazione del modello specifico da applicare all’interno della società in esame. La definizione del modello è suddivisa in quattro steps:

 Individuazione dei CdC

 Individuazione delle attività e allocazione dei costi dei CdC su di esse  Imputazione dei costi delle attività agli oggetti di costo

 Calcolo dei costi totali degli oggetti di costo

Da notare come in tutte le fasi della definizione del modello siano state utilizzate le informazioni derivanti dall’analisi del contesto organizzativo e degli obiettivi del management (Capitolo 3).

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