2. ANALISI DELLE INTERVISTE
2.2 Aree tematiche:
2.2.1 Situazione attuale
Come già detto precedentemente, il campione di ragazzi che ha preso parte alla ricerca è costituito da persone che rispecchiano la figura del Neet in quanto non lavorano, non studiano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Tutti rientrano in questo profilo, nessuno escluso, e sono stati scelti proprio perché rappresentanti della categoria. Non è stato difficile trovarli, soprattutto in un contesto come quello calabrese in cui la maggior parte dei giovani attualmente vive la condizione di Neet.
Le motivazioni per cui ragazzi e ragazze al momento non sono inseriti in alcun percorso formativo e lavorativo sono diverse e molto dipende dal livello di istruzione raggiunto.
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(Beh sì, al momento non studio e non lavoro. Ho conseguito la laurea magistrale nel dicembre 2014. Subito dopo ho seguito per due mesi un corso di inglese a Malta e da Marzo mi sono trasferita a Milano per avvicinarmi al mio compagno, anche perché il mio paese d‟origine non mi offriva nulla quindi non è stata una scelta dura o ragionata a lungo. Per questo sono attiva nella ricerca del lavoro.) S. donna, 28 anni.
In questo caso il livello di istruzione ha giocato un ruolo fondamentale poiché dopo aver raggiunto una laura magistrale ci si aspetta che lo stadio immediatamente successivo sia quello di trovare un lavoro. Spesso l‟aver concluso un ciclo di studi in maniera completa spinge il ragazzo alla ricerca di un lavoro che sia il più possibile inerente alle proprie capacità e a quelle acquisite nel corso degli anni. Avere un titolo di studi, quale la laurea, conferisce al ragazzo la speranza di poter ricoprire un ruolo di prestigio, con mansioni adeguate e una paga del tutto rispettosa. Ma la realtà e l‟esperienza sono alleate nel ricordare che ad oggi tutto questo sia mera utopia. La parola d‟ordine è sfruttamento, strettamente collegata alla scorretta e misera retribuzione.
(No, non studio e non lavoro in questo momento. Ma mi sono laureata a dicembre in scienze dell‟educazione e della formazione all‟università di Roma La Sapienza. Nei mesi successivi ho cercato qualche lavoro, in primo luogo specifico in base alle mie competenze e al percorso di studi, poi ricevevo numerose porte in faccia perché puntualmente se un minimo erano interessati mancava qualche requisito stupido, ma si sapeva, era qualche pretesto per poter sottopagare una persona laureata. Chiariamoci, senza nulla togliere a coloro che non lo sono e preferiscono fare altro, ma non mi sembra giusto.) A. donna, 24 anni.
Diverso è il discorso per coloro che invece scelgono, appena finita l‟esperienza delle scuole secondarie di secondo grado, di non voler continuare a studiare, ma piuttosto seguire le proprie passioni. Spesso sono decisioni non semplici perché la società ti ricorda continuamente
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quanto sia importante avere un‟istruzione articolata e specifica, ma potervi accedere è anche e soprattutto una questione economica che non tutti possono permettersi. In questo caso il senso di colpa di dover dipendere dai genitori è molto forte, ma in entrambi i casi le scelte sono due: continuare a studiare controvoglia grazie all‟appoggio economico dei genitori o intraprendere una strada nuova, diversa, che possa dare libero sfogo a un interesse strettamente personale con il rischio di doversi ancorare per un tempo maggiore ai familiari.
(Al momento no, ho deciso di non intraprendere gli studi Universitari per la mancanza di corsi idonei nel mio territorio, presenti però in altre città, fuori dalla mia regione e fuori anche dalla mia portata. Credo che bisogna specializzarsi in quello che è la propria passione e non per necessità di farlo. Di conseguenza ho iniziato a lavorare nel settore che più mi interessa tipo designer, informatica, grafica, ma momentaneamente sono disoccupato. Sono diplomato all„istituto tecnico commerciale e programmatori, speravo di poter aggiungere un qualcosa in più al mio titolo con il curriculum da programmatore, ma ai fini pratici sono esattamente un ragioniere disoccupato.) S. uomo, 24anni.
La scelta di intraprendere un cammino universitario non è, per molti, decisamente contemplata. La motivazione più frequente ricade sulla poca voglia di studiare accompagnata dalla volontà di non voler perdere tempo in un percorso poco adatto alla persona e con un dispendio economico oneroso a carico dei genitori. La ricerca di un lavoro sembra la soluzione più adatta, nonostante la consapevolezza delle molte difficoltà nel trovarlo e soprattutto senza una laurea in mano. Decadono anche le motivazioni per intraprendere l‟Università, non solo la poca voglia, ma anche la quantità di laureati disoccupati e
senza prospettive per il futuro contribuiscono a creare
nell‟immaginario dei più giovani un‟Italia che non premia la cultura e l‟istruzione.
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(…Per studiare sono diventato grande. Non mi è mai piaciuto, quindi finito il liceo non mi sono nemmeno posto il pensiero dell‟università). G. uomo, 28 anni.
(In questo momento non sto né studiando, né lavorando e soprattutto mi mancano le motivazioni per tentare di fare entrambe le cose. Purtroppo so che la colpa in generale è anche mia, ma in linea di massima da quel poco che ho capito vivendo in questo Paese studiare serve a poco e lavorare se non hai gli agganci giusti è tutt'altro che facile. A meno che non ti metti l'anima in pace e decidi di farti sfruttare un'intera giornata per pochi spiccioli) V. donna, 23 anni. Durante le interviste è emerso spesso il quesito più importante, soprattutto parlando di motivazioni per la situazione attuale che ognuno di loro sta vivendo, ossia di chi potesse essere la colpa. È possibile trovare un singolo fattore, persona, istituzione o dobbiamo fare riferimento a una serie concatenata di elementi che hanno portato a tutto questo? Benché la maggior parte abbia ammesso la loro buona percentuale di colpa, altri hanno puntato il dito verso soggetti e istituzioni ben precisi vestiti di corruzione, poca meritocrazia, scarso interesse per l‟attività pratica che permette l‟inserimento nel mondo del lavoro dei giovani.
(Credo che il motivo di questa inattività sia dovuto ad una pluralità di fattori e se ne potrebbe parlare per ore. Ovviamente non mi sento di imputare il tutto alla semplice congiuntura economica negativa che da qualche anno affligge l‟eurozona e il nostro paese in particolare, ma credo che la maggior parte della colpa, se così può essere definita, sia da imputare alla mancanza di politiche di investimento e di stabilizzazione del lavoro. Lo Stato ci forma e poi ci abbandona e il capitale umano sprecato raggiunge vette mai viste prima. Anche il mondo universitario ha le sue lacune da colmare. Gli studenti spesso e volentieri passano ore sui libri acquisendo grandi doti scientifiche e preparazione dottrinale di primo livello ma accanto a questa qualità, chiamiamola pure “teorica”, manca nei nostri atenei la parte dedicata alla pratica. Più ore di attività materiali e ricerca sul campo
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faciliterebbero a mio avviso l‟approccio al mondo del lavoro. Infine parte di questa colpa ricade anche sulle nostre spalle che forse abbiamo smesso di crederci e ci siamo un po‟ accomodati sugli allori di un titolo, dei genitori o di attività di famiglia già avviate. A volte ho l‟impressione che neanche le motivazioni più forti ci spingono verso la necessità dell‟autonomia e dell‟indipendenza. Tenendo ferme queste motivazione credo inoltre che in Italia ci sia un forte senso di impotenza dovuto alla mancata attuazione del principio di meritocrazia e alla corruzione che dilaga nei pubblici uffici come le cronache più e meno recenti testimoniano. Tutto ciò ci fa sentire come dei moderni don Chisciotte ma meno sognatori) F. uomo,30 anni. Un segnale positivo è rappresentato dalla voglia e intenzione di più o meno tutti i ragazzi di volersi inserire o reinserire in percorsi lavorativi, di formazione/istruzione. Nonostante le molte difficoltà e la diversa natura di ognuna di esse ogni Neet non perde la speranza, anzi si dimostra intento ad evitare il più possibile l‟esclusione sociale. Gli incentivi partono dall‟apatia della quotidianità, dai genitori stanchi e preoccupati per il futuro dei figli, dai coetanei attivi e con una condizione decisamente migliore rispetto ai Neet.
Solitamente i mezzi per inserirsi nel mondo del lavoro e della formazione sono i più classici. Di notevole importanza è l‟uso della tecnologia in questo particolare contesto. Tutti utilizzano il pc per inviare CV, informarsi su concorsi, stage, tirocini. Il mondo di Internet risulta essere il migliore amico del Neet perché permette di affacciarsi virtualmente su milioni di finestre e dà la possibilità di sfogliare e vagliare altrettante opportunità. Manca il contatto visivo e personale con le agenzie di lavoro a meno che non si tratti di colloqui. La comodità di riuscire a raggiungere persone, istituzioni, enti, con un solo click seduto sul divano di casa ha superato di gran lunga la fatica di uscire dal nido e consegnare CV o chiedere informazioni utili. (Sto cercando di reinserirmi nel mondo del lavoro con i mezzi più comuni, presentando personalmente il mio Curriculum nei settori di interesse, sfruttando conoscenze personali o servizi avanzati, quali social network che si occupano di reti di contatti professionali o
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motori di ricerca in grado di automatizzare tutto con un paio di click.) S. uomo, 24 anni.
Non ci sono differenze sostanziali di genere per quanto riguarda il reinserimento nei vari percorsi lavorativi e formativi. Piuttosto ognuno cerca di seguire la sua strada e le ambizioni. C‟è chi cerca di portare avanti la carriera universitaria o di formazione con la speranza di riuscire a inserire un lavoretto part-time che permetta di guadagnare qualcosina e di trovare un‟indipendenza economica dal nucleo familiare. Chi, invece, di arricchire la propria qualifica con un tirocinio di abilitazione.
Anche nelle pratiche quotidiane di ricerca di un‟occupazione, uno stage, un tirocinio, è sempre presente una sorta di frustrazione che accompagna i giovani Neet in ogni piccola azione.
L‟accendere il pc ogni giorno per cercare offerte, inviare CV, leggere ed informarsi sono azioni di routine che per questi ragazzi stanno perdendo di senso. Alcuni sono forzati da un certo punto di vista a dedicare ogni giorno una parte di tempo alla ricerca di un lavoro, che spesso non rispecchia le aspettative del singolo, ma più che altro accontenta le richieste dei genitori.
(Sì sto cercando di trovare un lavoro. I miei non appoggiano molto la figura del barman. Soprattutto mio padre che avrebbe voluto facessi il ragioniere. Sinceramente non so cosa voglio fare da grande, sto cercando di capirlo. Sto dando una possibilità anche a loro, cioè cerco qualcosa che non sia solo il barman. Mando cv, chiedo in giro ad amici e negozi, Ma se non trovo nulla io continuo per la mia strada) G. uomo, 22 anni.
L‟impossibilità di poter cercare offerte e opportunità legate all‟interesse personale del ragazzo, può rappresentare un vero e proprio ostacolo nella ricerca stessa. Manca il piacere, la curiosità, la volontà, il tutto per accontentare richieste e aspettative di terzi che sperano in un futuro diverso e migliore. Il bivio presenta due strade:
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seguire le proprie passioni o accontentare chi ci sta affianco e lasciare da parte i sogni?
Chi vive sotto il tetto familiare e gode di una buona situazione economica non ha la necessità di farsi troppe domande o di dover optare obbligatoriamente per una scelta. Si accontenta di quello che trova, senza mai sprecarsi eccessivamente nell‟atto della ricerca. Non sono presenti grandi ambizioni, ma ci si accontenta di vivere alla giornata. È una situazione sostenibile solo da chi ha alle spalle un nucleo familiare in grado di provvedere alle necessità del ragazzo e che difficilmente mette pressioni per cambiare la situazione dello stesso.
(Vivo la mia vita senza farmi troppi pensieri o paranoie, forse perché ancora i miei 23 anni me lo permettono. Ogni tanto scappa qualche festa o qualche evento dove cercano una ragazza che faccia tipo la cameriera o serva birra ad un bancone per una sera, rigorosamente a nero, e per ora mi accontento di quello. Capita tipo una volta al mese, ma almeno è qualcosa. Per lo studio non ne ho mai avuto tanta voglia. Non mi sento portata e sinceramente immaginare la mia vita su dei libri proprio no, quindi ho preferito fermarmi anche per non far sprecare soldi ai miei genitori. Era inutile. Mi hanno sempre detto chiaramente che se non voglio studiare devo dirlo apertamente, così evito di perdere soldi e tempo, così ho fatto e non me ne pento) V. donna, 23 anni.
Chi invece vive da più tempo la condizione di Neet ed ha delle idee chiare su cosa vuole fare da grande, ha una visione diversa del cammino di reinserimento o inserimento nei percorsi lavorativi e formativi. Ne risentono maggiormente della loro dipendenza dal nucleo familiare e la possibilità di vivere una vita autonoma è il loro principale sogno. Si impegnano attivamente nella ricerca di offerte e di un‟occupazione con tutti i mezzi che hanno a disposizione. C‟è chi pensa ad un ulteriore corso di specializzazione qualora le risorse economiche siano disponibili e chi organizza l‟intera settimana in base alle attività di ricerca. Qualsiasi canale di informazione è preso in
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considerazione, si ampliano le reti relazionali, le conoscenze in ambito economico, politico e sociale.
Anche l‟idea di spostarsi dalla Calabria e dall‟Italia sono alternative che vengono prese in esame. Sono solo elencate come possibili soluzioni, ma ben presto i conti con la realtà si fanno sentire. Partire significa lasciare la propria terra, le proprie radici, il sostegno fisico e morale della famiglia e degli amici, costruire una nuova vita mattoncino dopo mattoncino e senza risorse economiche, mettere il primo e tenerlo ben saldo non è per niente facile. L‟atto stesso del partire non porta necessariamente trovare nel luogo di destinazione un‟occupazione stabile e sicura. È richiesta flessibilità in una situazione di estrema precarietà e un ragazzo con tutte le sue insicurezze difficilmente abbandona il porto sicuro della casa familiare o comunque se lo farà, sarà per un breve periodo.
(Sto valutando la possibilità di iniziare a Dicembre un master post laurea in quanto non sto avendo riscontri positivi per quanto riguarda la ricerca del lavoro. Al momento sto anche seguendo dei corsi online gratuiti, proprio per non rimanere ferma) S. donna, 28 anni.
(Da diversi anni ormai cerco vie alternative per entrare e possibilmente restare a far parte del mondo del lavoro. Ho partecipato a concorsi nazionali e regionali, mi sono iscritto presso agenzie di lavoro interinali e come tanti ho mandato c.v. presso tutti quei datori di lavoro che cercano figure con il mio profilo ma anche non in linea con lo stesso visti i tempi, e controllo costantemente i siti specializzati e le istituzioni pubbliche che propongono, tra le altre cose, corsi di formazione o esperienze di stage e tirocini. Cerco di non precludermi nulla anche se vivo forte il dissidio tra il restare e il partire) F. uomo, 30 anni.
Il Neet per definizione è colui che non è inserito in alcun percorso formativo, d‟istruzione/lavorativo e gli effetti di tale situazione ha ripercussioni a livello tanto sociale quanto culturale e psicologico sui giovani.
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Uno dei quesiti fondamentali di tutta l‟intervista è stato appunto chiedere una panoramica della giornata tipo di ognuno di questi ragazzi. Anche in questo caso non vi sono state differenze marcate di genere, quanto piuttosto rispetto al contesto territoriale, quindi tra paese e città.
Per molti ragazzi sembrava assurdo parlare di tempo libero. L‟idea di non avere un lavoro e di non studiare fa pensare ad una vita caratterizzata solo ed esclusivamente da tempo libero. Tra gli intervistati c‟è chi ha ritenuto di averne fin troppo e chi invece non riusciva a tracciare una linea di confine tra il libero e l‟occupato. Quello che ha accomunato l‟intero campione è la presenza costante della tecnologia nella loro giornata. Gli usi sono tra i più svariati: ascoltare musica, guardare film, leggere quotidiani, cercare annunci e offerte di lavoro, inviare CV, essere online sui social. La parte dedicata alla ricerca di concorsi, stage, tirocini, colloqui, si svolge interamente al mattino, mentre per quanto riguarda lo svago il momento migliore sembra essere il pomeriggio.
È forte la passione per la lettura, meno per quella digitalizzata alla quale si preferisce quella cartacea, ma il tutto avviene in casa frequentando poco biblioteche, parchi o caffè letterari.
Coloro che risiedono nelle zone più centrali e cittadine sembrano ricevere molti più stimoli esterni, rispetto ai residenti nelle zone periferiche e di paese. C‟è un maggiore coinvolgimento a livello culturale con eventi e manifestazioni, a livello partecipativo con la collaborazione con associazioni a sfondo politico e sociale, a livello artistico con mostre, cinema, spettacolo. La presenza forte di strutture e servizi crea nel Neet una maggiore propensione a sfruttare il tempo libero in maniera creativa e utile soprattutto partecipando ad eventi che portano il ragazzo fuori dalle mura domestiche e gli permette si incontrare gente, creare reti sociali e relazionali, fare esperienze nuove e stimolanti.
(Mi dedico molto alla lettura di libri, di narrativa in particolar modo, e ai quotidiani, ma anche all‟informazione alternativa via web. Sono impegnato con l‟Associazione Nazionale Partigiani d‟Italia con la quale organizziamo incontri ed iniziative e con alcuni amici ho dato
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vita ad un comitato che si occupa dei problemi relativi al nostro territorio facendo opera di sensibilizzazione e attività politica in senso stretto) F. uomo, 30 anni.
(Quando ho tempo e denaro vado a vedere qualche mostra o concerto con amici.) S. donna,28 anni.
Se la città offre molte opportunità partecipative a grandi eventi e manifestazioni, il paese può rappresentare un‟altrettanta fonte di interesse legata alla comunità di quartiere. Molti ragazzi residenti in piccoli paesi calabresi hanno dimostrato un forte attaccamento alla loro terra e preoccupazione per i problemi presenti sul territorio. Anche un momento di ritrovo al bar o in piazza con coetanei e persone più adulte potrebbe rappresentare una buona occasione per discutere e confrontarsi. L‟impegno e la volontà di fare qualcosa di concreto ha trovato posto in piccole associazioni in cui sono presenti tutti coloro che hanno a cuore le sorti del paese, qualsiasi sia l‟appartenenza politica, religiosa e culturale.
(il primo pomeriggio lo passo al bar, nel paese in cui vivo è un punto di ritrovo per grandi e piccoli, si chiacchiera, si beve, partita a carte e il tempo vola. Il tardo pomeriggio con gli amici dove il più delle volte giochiamo a calcio e la sera sempre con gli amici a discutere sulle questioni politiche e sociali del nostro paese. Non so se può interessarti, ma negli ultimi mesi abbiamo anche ottenuto una piccola vittoria. Ci siamo ribellati al sistema. Cioè in piazza hanno costruito una struttura abusiva e con un piccolo gruppo di amici abbiamo contestato pacificamente la presenza di questo mostro con le autorità di competenza. Ci siamo mobilitati tutti con volantini, striscioni, conferenze e incontri con il sindaco. Abbiamo ricevuto anche un sacco di contestazioni, ma alla fine abbiamo vinto, il mostro è stato demolito e da questa piccola vittoria abbiamo dato vita ad un„associazione. Un movimento giovanile e per ora va abbastanza bene.) G. uomo, 28 anni.
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Il tempo libero per un giovane Neet è un‟opportunità per intensificare e dedicarsi alle attività che più lo appassionano. Mettendo da parte quelle strettamente legate all‟utilizzo del pc riscopriamo un forte attaccamento alle attività fisiche e sportive, all‟aperto e in palestra. Una ragazza in particolare ha descritto il momento della corsetta serale come un modo per scaricare lo stress accumulato durante la giornata. Ha parlato di stress ed ansia consapevole che in una giornata “vuota” e libera da impegni lavorativi e scolastici possa sembrare assurdo sentire il bisogno di uscire e scaricare emotivamente il forzato far niente.
È stato un punto importante al quale ho voluto dedicare un po‟ più di