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Non è un Paese per giovani. La realtà "fantasma" della generazione Neet in Calabria.

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Indice

Introduzione

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1. Chi sono i Neet?

1.1 Definizione del fenomeno e cause; 4

1.2 Profili di Neet in Italia: caratteristiche demografiche

e socio-economiche; 13

1.3 Come trascorrono i Neet il loro tempo libero?

Attività del loisir e benessere soggettivo; 20

1.4 Neet: fiducia, partecipazione sociale e stati d‟animo. 27

2.

Analisi delle interviste

2.1 Strumenti qualitativi e raccolta dei dati; 40

2.1.1 La situazione Calabrese; 40

2.1.2 Nota metodologica; 42

2.2 Aree tematiche: 45

2.2.1 situazione attuale; 46

2.2.2 esplorazione del campo biografico

degli ultimi anni; 60

2.2.3 attese e progetti personali. 73

Conclusioni

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Bibliografia

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INTRODUZIONE

Chi sono i Neet? Questo è il primo quesito al quale ho cercato di dare una risposta e rappresenta l‟argomento principale dell‟intero lavoro. In particolare ho preso in esame la condizione di Neet per i ragazzi e le ragazze che vivono in un contesto territoriale ben preciso, la Calabria. Parlare di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, attualmente significa prendere in esame un fenomeno che è sempre esistito, ma è in allarmante crescita in quanto interessa l‟Italia, l‟Europa e il resto del mondo. La società odierna presenta una situazione negativa in campo tanto economico quanto sociale e politico, e chi subisce maggiormente le conseguenze sono l‟occupazione e l‟istruzione giovanile.

Il primo capitolo si concentra interamente sulla descrizione del profilo del Neet approfondendo i criteri definitori. Le caratteristiche demografiche e socio-economiche ci aiutano a delineare il profilo del ragazzo che vive la condizione del Neet e quindi ci permette di riconoscerlo all‟interno della società.

Altro fattore fondamentale ai fini dell‟indagine è l‟uso del tempo libero da parte di giovani che non hanno impegni lavorativi, scolastici o formativi. Riuscire a capire la loro percezione del tempo, come lo vivono e lo sfruttano, il benessere soggettivo che ne traggono, sono tutti tasselli che messi insieme formano il mosaico dell‟esperienza di vita di ognuno di loro.

In base al vissuto dei ragazzi, grazie alle varie ricerche e indagini, è stato possibile constatare quali sono i livelli di fiducia verso istituzioni e/o persone e di partecipazione che contraddistinguono i Neet dai non Neet. Nel momento in cui sono state rilevate delle differenze sono stati valutati diversi parametri quali: il genere, l‟età, la collocazione abitativa e territoriale, il titolo di studi, le competenze a livello tecnologico.

Nel secondo capitolo sono stati abbandonati, in parte, i testi in cui erano presenti le varie ricerche e statistiche sull‟argomento, per lasciare spazio all‟osservazione e la discesa sul campo. Nello specifico

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ho condotto una ricerca utilizzando lo strumento metodologico qualitativo dell‟intervista su un campione di ragazzi e ragazze Neet di origine calabrese.

In questo caso ho analizzato direttamente le esperienze di vita attraverso un percorso tematico che ha facilitato la codifica e l‟interpretazione di tutte le interviste.

Valutare il fenomeno Neet in un ambiente territoriale come quello della Calabria è stato interessante. Stiamo parlando di una terra nella quale i giovani si sentono soli, abbandonati da ogni istituzione o figura di riferimento, combattuti tra il rimanere e il partire per cercare fortuna, rassegnati ad un sistema corrotto e poco trasparente. Ogni ragazzo, anche se inizialmente con imbarazzo, è riuscito a descrivere la propria situazione e ad aprirsi per dare sfogo ad un mix di sentimenti ed emozioni che dominano lo stato d‟animo con cui affrontano la quotidianità .

L‟intervista non direttiva, da questo punto di vista, risulta essere il miglior strumento metodologico qualitativo poiché permette agli intervistati di esprimersi liberamente, senza pressioni o vincoli, andando a instaurare una conversazione quasi confidenziale che, nella maggior parte dei casi, si rivelerà ricca di dati ed estremamente utile ai fini dell‟indagine.

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1.CHI SONO I NEET?

1.1 Definizione del fenomeno e cause

Il mondo giovanile odierno è diviso in due categorie ben distinte: vi sono i giovani volenterosi che hanno fiducia nel futuro, che vivono con la speranza di potersi realizzare e sono pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà esistenziale; al contrario, vi sono i giovani sfiduciati, rassegnati, privi di obiettivi e progetti per l‟avvenire. L‟intero lavoro si concentrerà sullo studio e l‟analisi di come questi giovani vivono, si rapportano alla società e in particolare faremo riferimento ai Neet.

La generazione Neet (Not in Education, Employment, or Training) indica appunto delle persone che contemporaneamente sono fuori dall‟occupazione, dall‟educazione e dalla formazione, e che hanno smesso di cercare lavoro o non hanno intenzione di farlo 1.

La figura del Neet nel contesto europeo nasce negli anni ‟90. La definizione dello status prende vita nel 1999 nel Regno Unito e ha come protagonisti giovani tra i 16 e i 18 anni che erano appena usciti dal circuito obbligatorio dell‟istruzione e che rischiavano di entrare in percorsi di criminalità. Il fine era capire le ragioni che portavano questi ragazzi a permanere a lungo nella situazione di Neet e lo scopo ultimo era creare piani di proposte che potessero dare opportunità concrete a questi giovani di inserirsi in percorsi di istruzione, formazione e occupazione. La definizione di categoria dei Neet dal Regno Unito si è progressivamente imposta in molti paesi extraeuropei e spesso viene utilizzata non solo per i fenomeni attinenti ai criteri definitori e classificatori del fenomeno stesso, ma si estende a specifici aspetti psicologici e relazionali di volta in volta indagati. Nel contesto statunitense la condizione Neet è stata affrontata prima che nel Regno Unito in occasione della proposte governative a favore della classe economicamente e culturalmente più degradata

1

Def. Riferimento al testo M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui

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5

(underclass). Secondo un importante sociologo statunitense, Charles Murray, il fenomeno dei giovani svantaggiati non ha trovato aiuto appropriato da parte dello Stato, conducendo al fallimento delle diverse iniziative dell‟assistenza sociale 2

.

Il rapporto annuale dell‟Istat sulla situazione annuale del nostro Paese nel 2010 ha rilevato la presenza del 22,1% di giovani italiani in età compresa tra i 15 e i 29 anni non inseriti in alcun percorso di formazione, istruzione o occupazione. I dati aggiornati al 2013 rilevano la crescita al 26,02% di questi giovani 3. I dati hanno acceso un forte dibattito alimentando l‟idea della presenza dei Neet anche in Italia. La rapida diffusione e persistenza del fenomeno riguarda non solo i Paesi della Comunità Europea, ma si estende anche ad altri Paesi, soprattutto asiatici e americani.

Nel contesto europeo il Paese con la più alta concentrazione di Neet e in continuo aumento è la Turchia. Nel 1996 si registrava una quota pari al 35% per passare al 42% nel 2008 . Dati più recenti rilevano che il livello di Neet è sceso dal 40% pre-crisi al 29% nel 2014 4. Anche l‟Italia presenta dati piuttosto allarmanti e il fenomeno risulta maggiormente preoccupante se ci soffermiamo sulla concentrazione territoriale. Al Nord si registra il 14,5 % di giovani Neet, al Centro 16,1%, al Sud il 30,3% (ISTAT 2010). Nel 2013, in particolare nel Mezzogiorno, la condizione di Neet è di gran lunga prevalente con l‟incidenza del fenomeno che raggiunge il livello più alto, pari al 31,9% rispetto al 16,4% per cento nel Centro-Nord.

Altre informazioni classificano l‟Italia al terzo posto dopo Turchia e Messico per l‟alta concentrazione di giovani Neet. È un fattore importante poiché indica come il fenomeno sia in netta crescita. Inoltre in Italia i dati rispetto alla durata del periodo in cui i giovani non studiano e non lavorano sono molto più alti rispetto agli altri Paesi, tanto da collocarla al secondo posto nella classifica. Sono 14 milioni i giovani d'età compresa tra i 15 e i 29 anni inattivi in Europa e costano all'Unione 153 miliardi di euro. La conferma arriva

2

Cfr allo studio di G. Rondòn, M. Szczecin, Generazione Neet: alcune caratteristiche, cause e

proposte, 2012, Università di Szczecin, Polonia.

3

M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet, Franco Angeli,

Milano, 2015.

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dall‟indagine Eurofound, Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, relativa alla disoccupazione giovanile nel nostro continente, presentata il 22 ottobre 2012 a Cipro in occasione della Presidency conference on Employment priorities: Focus on youth unemployment.

L‟inattività giovanile in Europa pesa sull'intero sistema economico soprattutto in termini di mancata produzione di ricchezza: la perdita stimata è dell'1,21 % del prodotto interno lordo di tutta l'Ue nell‟anno 2012. Una cifra importante e soprattutto in netta crescita: il 28% rispetto al 2008.

Nel contesto italiano se i giovani che non studiano e non lavorano entrassero a far parte del sistema produttivo, si potrebbero guadagnare 2,06 punti percentuali di Pil, ed una crescita in termini assoluti di circa 32,6 miliardi di euro 5.

La condizione di Neet non è una situazione stabile, ma può essere uno stato che si attraversa in maniera ricorrente o occasionale nel corso degli anni della vita del ragazzo (relativamente parlando al periodo che va dai 15 anni ai 34). Tracciando una linea teorica e generale i soggetti che sono maggiormente a rischio sono i giovani con bassi livelli di scolarizzazione che presentano una probabilità tre volte più elevata di finire nella categoria di quelli che non studiano e non lavorano rispetto ai coetanei con un'istruzione superiore. Il rischio aumenta per i giovani immigrati, quelli con problemi di salute o forme di disabilità, oppure provenienti da ambienti familiari difficili e con redditi bassi, spesso residenti in aree periferiche più arretrate.

Quattro requisiti contraddistinguono la categoria dei Neet e sono i seguenti:

1. Età: inizialmente il fenomeno prendeva in esame la categoria di minorenni tra i 16 e i 18 anni, ma si è estesa progressivamente dai 15-24, 15-29, 15-34 anni. La progressiva estensione dell‟età è dovuta alla lentezza del percorso di transizione dall‟istruzione al lavoro. È importante precisare come all‟interno della fascia di età 15-34 anni sono presenti due sotto-classi tra loro distinte in base a determinati fattori: gli hikikomori e i freeter.

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I primi sono giovani molto vicini alla definizione di Neet poiché si tratta di ragazzi che rifiutano volontariamente qualsiasi impegno di studio o di lavoro e di conseguenza si isolano dal mondo; i secondi, invece, preferiscono lavori poco qualificati o occasionali che permettono di avere più tempo libero anziché dedicarsi a una carriera professionale solida.

2. Condizione nel mercato del lavoro: la categoria comprende soggetti sia inattivi che disoccupati. Gli inattivi, in realtà, sono coloro che non accettano alcun tipo di occupazione, ma è necessario prendere in esame anche coloro i quali, pur non cercando lavoro, accetterebbero un‟offerta se gli venisse proposta.

3. Volontarietà della scelta di non lavorare: si tratta di coloro che si occupano di attività domestiche, i disabili, gli inattivi che dichiarano di non voler lavorare.

4. Natura dei corsi d‟istruzione e formazione: in alcuni casi, come criterio di inclusione nella categoria dei Neet si prende in considerazione solo l‟assenza da percorsi formali d‟istruzione o formazione, in altri casi invece il criterio comprende anche i corsi e le attività informali. La distinzione tra formali e informali può essere articolata nelle seguenti modalità:

a) Formal learning: apprendimenti/acquisizione di

saperi/competenze maturate a seguito di una attività concepita per la finalità di apprendimento di un titolo di studio;

b) Non-formal learning: apprendimento/acquisizione di saperi/ competenze intenzionale dal punto di vista del discente che matura per un‟attività che non ha finalità di apprendimento o erogazione di un titolo di studi;

c) Informal learning: apprendimento/acquisizione di saperi/ abilità non intenzionale dal punto di vista del discente, maturate a seguito della partecipazione a seminari, conferenze, non concepiti né erogati per quelle finalità di apprendimento e che non danno luogo all‟acquisizione di un titolo di studi.

I requisiti e le modalità danno vita a molteplici combinazioni attraverso le quali si possono identificare i segmenti di popolazione giovanile Neet. Nel quadro dell‟UE si è attuato un progressivo disegno di armonizzazione dei criteri necessari a studiare il fenomeno.

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La definizione di Eurostat sulla popolazione Neet nell‟UE fa riferimento a due particolari condizioni: a) non essere occupati; b) non aver ricevuto alcuna istruzione o formazione nelle 4 settimane precedenti la rilevazione.

La definizione operativa dei Neet si basa soprattutto sulla percezione che i soggetti hanno della propria condizione e l‟estensione dell‟età 15-34 è stata operata in virtù del caso italiano in cui la sindrome del ritardo nel processo di transizione all‟età adulta è molto più lento. La generazione Neet è un fenomeno ormai mondiale che coinvolge i giovani in quanto protagonisti e gli adulti in quanto corresponsabili dello scenario sociale, culturale, economico e politico dell‟umanità. Ma qual è la causa del fenomeno?

È importante precisare come a causa della complessità della realtà umana non sia possibile trovare una singola causa del fenomeno, ma una concatenazione di fattori che si presentano e manifestano in determinati contesti. Essere Neet in Italia ed esserlo in Giappone non equivale a vivere una stessa condizione, esserlo nello stesso paese non significa essere simile agli altri in quanto ogni giovane sperimenta la vita a modo proprio.

Gli studiosi hanno analizzato il fenomeno suddividendo le cause in tre livelli:

-micro: valutazione delle caratteristiche individuali e familiari; - meso: influenza dell‟ambiente scolastico;

- macro: fattori economici e sociali.

Rispetto alla prima dimensione è bene precisare la differenza tra giovani Neet e giovani non Neet. I primi si caratterizzano per una bassa autostima, bassa autoefficacia, non hanno sviluppato un senso soggettivo e durevole di autoapprovazione del proprio valore, di conseguenza sono meno propensi a godersi la vita e a realizzare desideri e progetti. Sono giovani che fanno fatica ad affrontare le difficoltà generalmente legate al processo di transizione dalla scuola al lavoro e preferiscono cercare delle condizioni compensatorie che procureranno loro maggiore sicurezza. Infatti, molti giovani Neet, vivono ancora nel nucleo familiare d‟origine prolungando così la loro adolescenza e trovando un posto in cui sono maggiormente protetti dai pericoli che incombono sulla vita da persone indipendenti.

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Ulteriore elemento connesso al livello individuale riguarda le capacità sociali maggiormente basse per i Neet, in quanto non posseggono competenze relative all‟interazione con gli altri, alla costruzione di legami significativi e alla collaborazione. Mancando di questi importanti elementi, i giovani Neet sono maggiormente esposti all‟esclusione sociale e rischiano di non trovare un impiego stabile. Ciò che contraddistingue questi ragazzi è proprio la poca determinazione nello studiare, formarsi o intraprendere una ricerca di lavoro. Nel corso della loro vita hanno completamente perso i valori motivazionali e volitivi rendendoli avversi nei confronti della formalità dell‟ambiente di formazione, di lavoro.

A questo punto non si può ignorare il ruolo della famiglia dentro la quale i giovani si sviluppano e maturano. Spesso ciò che caratterizza una famiglia è la mancanza di comunicazione e di regole precise di comportamento che non danno ai figli né la sicurezza né la stabilità necessaria per acquisire fiducia e stima di sé. Anche la situazione socioeconomica della famiglia crea importanti danni nel momento in cui quest‟ultima non potenzia l‟interesse dei figli per l‟autoformazione e la cultura, non possiede un‟adeguata sensibilità educativa e non trascorre del tempo con loro.

Il livello meso riguarda il rapporto dei giovani con l‟ambiente educativo, in particolare scuole, collegi e le loro scelte connesse all‟interruzione dello studio, del lavoro e della loro formazione. Un considerevole gruppo di Neet è rappresentato da coloro che manifestano difficoltà di apprendimento o un rendimento scolastico scarso. L‟approccio dei Neet rispetto all‟istruzione è piuttosto utilitaristico e quindi non coltivano interesse nell‟istruzione per una crescita personale, quanto nell‟acquisire buone qualificazioni e ottenere un buon lavoro.

Come ammesso da molti giovani Neet, parte del loro disinteressamento del sistema educativo nasce dall‟incapacità delle scuole di garantire una buona istruzione, capace di interessare dal punto di vista contenutistico e metodologico. Oltre a questo, i giovani notano l‟inadeguatezza del personale docente e dirigente nell‟affrontare problematiche come il bullismo, che rendono l‟ambiente scolastico pericoloso e poco favorevole allo studio.

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A livello macro si possono individuare le cause legate alla realtà economica e sociale. Tra le cause maggiormente indicate e che causano la condizione Neet vi è quella legata all‟aspetto economico. Molti giovani scelgono di rimanere all‟interno delle mura domestiche della famiglia d‟origine senza contribuire economicamente alle spese poiché privi di una collocazione lavorativa che gli permetta di vivere in autonomia. Un‟immagine illusoria è inviata anche dalla società odierna nel prospettare una vita piena di sfarzo e ricchezza senza un minimo sforzo per guadagnarla. Lo scontro con la realtà produce nei giovani un senso di delusione che conduce all‟isolamento e all‟apatia. Molte sono le definizioni con cui i Neet vengono identificati: generazione perduta, senza futuro, nuovi analfabeti lavorativi. Quando si parla di condizione Neet non si può non ricollegare il tutto al concetto di disoccupazione. Infatti l‟indicatore Neet, affiancato all‟indicatore disoccupazione giovanile, è considerato un indicatore chiave, che identifica gli squilibri sociali e occupazionali maggiori tra stato e regioni dell‟UE. I dati relativi alla disoccupazione sono importanti, ma lo sono ancora di più quelli sui Neet in quanto predittori della capacità delle persone di adattarsi al cambiamento e alle trasformazioni del mercato del lavoro. L‟indicatore Neet, a differenza dell‟indicatore tasso di disoccupazione giovanile, ha la capacità di rappresentare la multidimensionalità dei possibili status dell‟attore. Il tasso di disoccupazione giovanile ha come denominatore solo la popolazione attiva (occupati e disoccupati) di un‟unità geografica. L‟indicatore Neet invece ha al denominatore la totalità della popolazione residente in un‟area. I Neet vengono considerati un campione utile su cui misurare le difficoltà che i giovani incontrano quando perdono il posto di lavoro (quando cioè diventano disoccupati) o quando smettono di cercare un impiego o non lo hanno addirittura mai fatto (quando cioè sono considerati inattivi).

Le trasformazioni che hanno investito la popolazione giovanile negli ultimi anni sono state sintetizzate dall‟UE nei seguenti punti:

• Percorsi formativi per giovani sempre più lunghi;

• Identificazione di fasi di transizione e di accesso al mercato del lavoro sempre più complesse;

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• Incremento del rischio di esclusione sociale e povertà per i giovani europei.

La crisi economica del 2008 ha avuto forte incidenza sull‟attivazione della transizione alla vita adulta producendo effetti negativi per l‟occupazione giovanile poiché si presenta come il segmento più debole del mercato del lavoro. La relazione tra crisi finanziaria e variazione della disoccupazione giovanile costituisce una tendenza di carattere generale confermata in differenti contesti. La crisi ha incrementato non solo la disoccupazione giovanile, ma anche tutti i problemi annessi ad essa: questa condizione rischia di trasformarsi da contingente a condizione di lunga durata o stabile. Il contesto in cui hanno maggiormente impatto gli effetti della crisi è quello sud-europeo in cui disoccupazione giovanile e inattività (soprattutto femminile) sono situazioni presenti stabilmente. Particolarmente rilevante è il caso spagnolo in cui ritroviamo:

• Il paradosso della crescita generale del livello di

scolarizzazione, con un incremento della quota di laureati;

• Skill mismatch con sovra-qualificazione dei giovani adulti nell‟ingresso nel mercato del lavoro;

• Dipendenza dei giovani dalla famiglia d‟origine;

• Reazione anomica a seguito della dissonanza tra struttura delle opportunità e mete culturali egocentrate dell‟attore sociale;

• Ipotesi di una reazione nelle aree metropolitane che si declina in devianza o estremismo politico.

La condizione dei Neet viene spesso affiancata a categorie concettuali quali la disgregazione sociale, marginalizzazione, esclusione sociale. Quest‟ ultima può essere letta come la combinazione di diversi fattori quali: reddito basso, disoccupazione, problemi di salute o abitativi. Tra le sottodimensioni dell‟esclusione sociale distinguiamo la marginalizzazione dalla disgregazione sociale.

La disgregazione sociale rappresenta un concetto che include elementi riferibili alla sfera culturale con azioni che portano alla stigmatizzazione dell‟attore sociale. Per marginalizzazione, invece, si fa riferimento a elementi del percorso biografico caratterizzato da disoccupazione o occupazione a tempo determinato, basso livello di istruzione e di qualificazione professionale.

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Dalle varie definizioni di esclusione sociale gli elementi che maggiormente risultano importanti sono tre: 1) l‟esclusione vista come un processo dinamico; 2) non riducibile alla dimensione economica e alla posizione occupazionale dell‟attore sociale; 3) attivazione del processo da una condizione di vulnerabilità economica e occupazionale.

Appare chiaro come l‟indicatore Neet rispetto all‟indicatore del tasso di disoccupazione giovanile rispecchia a pieno la condizione giovanile e la causa risiede nella mancata consequenzialità dei giovani europei di vivere eventi di transazione in maniera lineare, ma alternano transizioni simultanee e reversibili.

La nozione di transizione all‟età adulta prende in riferimento una serie di trasformazioni di ruolo guidate da norme informali e legali legate all‟età dei soggetti. Vari studi hanno constatato come questo periodo di transazione, nei paesi dell‟UE, si stiano mano a mano prolungando. La scelta di estendere la classe d‟età di riferimento per la condizione di Neet nasce dal contesto italiano in cui vi è una maggiore dipendenza dei giovani dalle proprie famiglie e in cui il processo di transizione all‟età adulta è sempre più lento.

Andreas Walther ha formulato 4 regimi di transazione 6:

1. Regime universalistico scandinavo: sistema scolastico

comprensivo; educazione professionale normata a livello nazionale all‟interno delle istituzioni scolastiche e con periodi di apprendistato in azienda; giovani eleggibili a 18 anni per le forme di assistenza sociale. Lo svantaggio sociale è ascrivibile a fattori individuali. Il mercato del lavoro offre numerose opportunità con un‟occupazione femminile piuttosto elevata, favorita da politiche che permettono la conciliabilità delle mansioni domestiche e di prole con quelle lavorative.

2. Regime di transizione liberale anglosassone: diritti e

responsabilità individuali; tutti i cittadini sono eleggibili per i benefici della sicurezza sociale; la condizione giovanile è considerata un periodo di transizione che si ultima con l‟entrata nel mercato del lavoro; alto grado di flessibilità per il mercato; cura della prole,

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Classificazione dei regimi di A. Walther presente nel testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni

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risoluzione problemi di conciliabilità femminile sono affidati al mercato privato.

3. Regime sub-protettivo (Portogallo, Spagna, Italia):

fondamentale il sostegno familiare; mercato del lavoro offre poche possibilità ; istruzione secondaria superiore caratterizzata da un livello di abbandono scolastico elevato; scarsa connessione tra strutture educative e imprese; politiche sociali deficitarie per la conciliabilità femminile.

4. Regime centrato sull‟occupazione (Germania, Francia, Paesi Bassi): il sistema scolastico è selettivo; formazione lavorativa standardizzata; sicurezza sociale rappresentata dallo stato e dalla famiglia; occupazione femminile media.

1.2 Profili di Neet in Italia: caratteristiche

demografiche e socio-economiche

I Neet rappresentano una popolazione molto differenziata ed eterogenea con diverse caratteristiche e un fattore solo in comune: il fatto di non accumulare capitale umano attraverso i canali formali. Vengono presi in esame in base a ciò che non fanno, indipendentemente dalle ragioni, volontarie o involontarie, per le quali risultano esclusi da circuiti lavorativi e formativi. Un prolungato allontanamento dal mercato del lavoro o dai circuiti formativi potrebbe rappresentare una seria difficoltà di reinserimento per il giovane stesso.

Ad oggi è stata possibile un‟armonizzazione degli istituti nazionali di statistica sulla definizione dei Neet, ma nonostante tutto esistono ancora variazioni più o meno significative per identificarli.

Nelle classi alte d‟età della popolazione Neet la prevalenza è dei lavoratori, nelle classi più basse numerosissimi sono gli studenti. Gran parte della popolazione Neet si colloca nelle classi d‟età più mature: il 63% ha più di 24 anni. Altro dato interessante è che oltre la metà dei Neet inattivi ha più di 30 anni, con una forte prevalenza femminile. Stiamo parlando per lo più di casalinghe che spesso si sono ritirate dal mondo del lavoro dopo il matrimonio o per dedicarsi ai compiti di

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cura. Inoltre gran parte dei ragazzi Neet tra i 15 e i 24 anni risulta celibe o nubile. Questo dato è particolarmente significativo poiché permette di capire come la scelta del matrimonio non deve essere considerata come una scelta obbligata che caratterizza questa condizione. È importante valutare i comportamenti differenti in questo caso in base al genere: gli uomini Neet difficilmente scelgono di sposarsi poiché sono consapevoli di non poter farsi carico del mantenimento di una famiglia; la donna, invece, decide molto più facilmente di sposarsi e di uscire definitivamente dal mercato del lavoro.

Tra le varie cause che spingono un soggetto ad uscire, temporaneamente o definitivamente, dal mercato del lavoro vi sono la presenza di handicap o di malattie per cui, anche dopo il completo recupero, appare difficile riprendere il posto precedentemente occupato.

Negli ultimi anni si è accentuata la combinazione di disuguaglianze sociali in termini intergenerazionali con le disuguaglianze territoriali. In particolare sono i giovani del Sud a risentire maggiormente gli effetti della crisi economica e vedono come unica soluzione l‟emigrazione. Il Mezzogiorno è un contesto che presentava già in passato svantaggi e che la crisi odierna ha ulteriormente rafforzato, creando un netto divario delle offerte e opportunità del mercato del lavoro tra quello del Nord e quello del Sud. Le categorie maggiormente esposte al rischio di povertà sono rappresentate da coloro che ancora non sono entrati nel mercato del lavoro o coloro che hanno contratti a termine e che quindi non godono di un sistema universale di tutela dei redditi.

Al Nord la minore incidenza di Neet nei piccoli comuni fa pensare al contesto in cui le piccole e medie imprese familiari sono ancora una garanzia per chi entra nel mercato del lavoro. Nel Mezzogiorno, invece, le zone particolarmente depresse in cui è alta l‟incidenza della disoccupazione giovanile sono quelle metropolitane.

La forte presenza dei giovani Neet in Italia, rispetto agli altri paesi europei, è causata da un basso livello di istruzione che comporta uno scarso livello di occupabilità dei giovani laureati colpendo soprattutto le donne. La gran parte dei Neet ha raggiunto al massimo la licenza

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media, ma anche coloro che hanno conseguito il diploma sono soggetti a rischio. Coloro che hanno ottenuto il diploma superiore incontrano difficoltà poiché scoraggiati da una bassa domanda di lavoro. In generale, il conseguimento di una laurea sembra essere uno dei mezzi migliori per evitare la disoccupazione anche se le statistiche rivelano una percentuale simile di disoccupati tra laureati e diplomati. Le donne sono coloro che conseguono titoli più elevati di studio rispetto agli uomini, ma presentano quote maggiori di Neet e minori di occupate. Questo dimostra come le donne siano più svantaggiate nel mercato del lavoro.

In Italia, lo scoraggiamento, la frustrazione e le difficoltà di accedere al mercato del lavoro sono le caratteristiche principali della popolazione Neet e le cause sono legate all‟assenza di qualsiasi esperienza di lavoro nonostante i 25 anni e oltre. Spesso i soggetti si dichiarano non occupati nonostante svolgano lavori che li impegnano dalle 20 alle 60 ore settimanali. Una delle possibili spiegazioni di tale risultato potrebbe essere la considerazione di questi giovani della loro stessa situazione come poco stabile e precaria, caratterizzata da lavori saltuari tali da non permettergli di definirsi come occupati.

Per quanto riguarda le ore spese alla cura dei compiti domestici riscontriamo un‟alta percentuale di Neet a farsene carico, soprattutto inattivi, mentre i più giovani dedicano molto meno tempo alla cura familiare a domestica poiché sono ancora inseriti nel contesto familiare d‟origine.

Le categorie giovanili hanno come forma di sostentamento economico la famiglia d‟origine, mentre i lavoratori riescono a mantenersi grazie alla loro occupazione. Quasi nessuno dei Neet dichiara di mantenersi grazie ad un lavoro per ovvie ragioni, per questo la famiglia rimane l‟unico punto di riferimento. Il 5% dei Neet che si mantiene grazie a pensioni, indennità o previdenza sono giovani affetti da malattie o disabilità che non gli permettono di svolgere attività lavorative.

Nel valutare e studiare la condizione dei Neet risulta rilevante prendere in esame il contesto familiare in cui vivono. Nel nostro paese più di 4 giovani su 5 vive ancora in famiglia ed è la condizione che caratterizza l‟elevato tasso di Neet. Non solo studenti, per ovvi motivi,

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ma anche Neet inattivi e disoccupati rallentano sempre di più l‟allontanamento dal nido familiare.

Il contesto territoriale e abitativo sono fattori che ipoteticamente possono costituire elementi di vulnerabilità per lo studio di questi ragazzi. Le dimensioni sono essenzialmente le seguenti: caratteristiche del quartiere, sicurezza sociale percepita, tipo di abitazione, problemi più frequenti.

Spesso i Neet dichiarano di essere molto più soggetti al rischio di criminalità nelle zone in cui risiedono, mentre lavoratori e studenti vivono in contesti migliori. La percezione personale della sicurezza nel luogo in cui si abita è minore tra studenti e Neet, i lavoratori hanno potenzialmente meno contatto con situazioni pericolose. Per quanto riguarda le caratteristiche abitative è confermata la tendenza italiana nel vivere in case di proprietà, ma per gli studenti questo vale poiché risiedono ancora nella casa familiare.

La condizione economica dei Neet è spesso poco soddisfacente, soprattutto per coloro che sono disoccupati è un aspetto poco confortante.

La relazione tra condizione giovanile e struttura del nucleo familiare nel quale il giovane vive è stata analizzata dall‟Istat nel 2012 con “L‟indagine multiscopo sulle famiglie. Aspetti della vita quotidiana”. Gran parte della ricerca utilizza l‟approccio biografico centrato sui percorsi di vita degli individui.

Il tema della transizione all‟età adulta risulta particolarmente vicino a quello della struttura familiare proprio perché con il termine stesso transizione facciamo riferimento a una serie di comportamenti e passaggi di status che sono legati a norme informali, legali e almeno in ipotesi strettamente connessi all‟età del soggetto. Questi cambiamenti legati al ruolo implicano una serie di strategie di adattamento da parte dell‟attore sociale, fondamentali affinché il processo sia possibile.

Gli studi prevedono una serie di eventi sequenziali che caratterizzano il processo della transizione:

• Completamento degli studi o di un periodo di formazione lavorativa;

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• Abbandono del nucleo familiare d‟origine;

• Coabitazione;

• Assunzione del ruolo di genitore con la nascita del primo figlio. Una proposta definitoria assume quattro eventi caratterizzanti il processo: a) fine della partecipazione al sistema scolastico; b) trovare un impiego temporaneo o permanente che consenta di contribuire alla propria sussistenza; c) formazione di una coppia stabile in condizione di coabitazione; d) nascita del primo figlio.

I giovani europei mancano di una sequenzialità lineare negli eventi per la transizione, di conseguenza seguono esperienze simultanee e reversibili.

Il problema della transizione all‟età adulta con l‟allungamento dei tempi legato ai problemi di inserimento nel mercato del lavoro, la dipendenza dalla famiglia d‟origine, ha comportato un‟estensione delle classi d‟età oggetto di studio del fenomeno Neet, da 25-29 anni ai 30-34 anni.

L‟idea di de-standardizzazione si fonda sull‟ipotesi di un profondo mutamento che avrebbe posto in questione la diffusione e prevalenza tra le popolazioni europee di precise sequenze di eventi, che indicano in un arco temporale ristretto la fase di transizione all‟età adulta. Quando si parla di de-standardizzazione si fa riferimento a un processo nel quale stati, eventi e la loro sequenza sono esperiti da una quota minore di soggetti, in età sempre più differenziate e con durate differenti. Al contrario, con standardizzazione si fa solitamente riferimento a un processo nel quale stati o eventi e la loro sequenza nel corso della vita di un soggetto divengono più diffusi e uniformi sotto il profilo temporale.

Gli studi sulla transizione all‟età adulta hanno prodotto la concettualizzazione di diversi modelli in cui vengono evidenziati gli elementi salienti dei singoli contesti nazionali.

Tra i vari studi ricordiamo i tre modelli di Cavalli e Galland negli anni 90:

1. Modello mediterraneo: permanenza prolungata nel nucleo

familiare d‟origine e relazione sincronica tra l‟abbandono del nucleo familiare e il matrimonio;

(18)

18

2. Modello francese nord-europeo: età di abbandono più precoce e

un ampio intervallo temporale di indipendenza;

3. Modello britannico: transizione scuola-lavoro precoce e tempi rapidi per la formazione di un nucleo familiare indipendente.

Un ulteriore studio invece distingue due soli modelli:

1. Latest-late dell‟Europa mediterranea: eventi di transizione mediamente tardivi e fortemente de-standardizzati in relazione all‟età; 2. Earliest-early dell‟Europa settentrionale: separazione precoce dal nucleo familiare d‟origine, de-standardizzazione in relazione alla formazione di unioni in coabitazione e del nuovo nucleo familiare. Walther propone una differenziazione di quattro regimi in base alle politiche di contrasto alla disoccupazione, del sistema di formazione lavorativa e scolastico, della stessa rappresentazione prevalente di disoccupazione e di svantaggio dei giovani. I regimi, già trattati precedentemente, sono: a) universalistico scandinavo; b) liberale anglosassone; c) centrato sull‟occupazione; d) sub-protettivo 7

.

Il caso italiano si presenta come estremo in tema di transizione e più standardizzato in confronto con la gran parte dei paesi Europei. A livello macro sono tre le ipotesi da tenere in considerazione: 1) l‟ estensione dei periodi trascorsi in attività di educazione incrementerebbe le aspettative lavorative; 2) la distanza tra aspettative e opportunità obbligherebbe l‟attore sociale a lunghi periodi di attesa; 3) i periodi di attesa sarebbero connotati dalla volontà dei genitori di concedere ai figli ampia autonomia a fronte di una mancata indipendenza economica.

La transizione all‟età adulta nel caso italiano viene definita come “sindrome del ritardo” e le caratteristiche sono le seguenti:

 Un basso tasso di occupazione nel confronto europeo;

 Un tenore di vita dei giovani che la maggioranza dei soggetti è determinato solo parzialmente o non è affatto determinato da reddito da lavoro;

 La lunga convivenza dei figli con il nucleo familiare di origine;

 La dilatazione dei periodi che intercorrono tra gli eventi della transizione all‟età adulta.

7

Cfr al testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet, Franco Angeli, Milano, 2015.

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In questo contesto la famiglia rappresenta un‟ancora che permetterebbe ai giovani di non cadere nel processo di esclusione sociale ma di vivere uno standard di vita accettabile. Due sono gli elementi di debolezza in merito: equità e efficienza. Nel primo caso la famiglia potrebbe aumentare e produrre disuguaglianze creando inefficienze perché sottrae ai giovani quell‟autonomia essenziale per fare esperienze utili alla transizione all‟età adulta. La permanenza nel nucleo di origine e il sostegno familiare prolungato potrebbero creare conseguenze negative per i giovani come una maggiore vulnerabilità allo sfruttamento o all‟accettazione di lavori che economicamente non permetterebbero un‟autonomia dal nucleo familiare.

Negli studi condotti sulla generazione Neet è importante tenere presente le differenti categorie di nucleo familiare e famiglia, nettamente distinte dalle definizioni date dall‟Istat. Per famiglia si intende l‟insieme delle persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio o parentela, il nucleo, invece, è l‟insieme delle persone che formano una coppia con figli celibi o nubili, una coppia senza figli… una famiglia può coincidere con un nucleo, ma può essere costituita da una persona sola, il nucleo sempre da almeno due persone.

Il fenomeno della permanenza all‟interno del nucleo familiare d‟origine risulta più marcato nel Mezzogiorno, soprattutto per ragazze e ragazzi che hanno conseguito un titolo d‟istruzione universitaria. Il prolungamento della permanenza è dovuto a diversi fattori a partire dall‟ingresso nel mondo del lavoro. Negli anni „80 e „90 era l‟evento focale per l‟adultizzazione del giovane, ad oggi, invece, il lavoro ha perso la funzione di tappa finale per divenire un‟esperienza intervallata da periodi di inattività.

Il ruolo di coniuge o convivente non rappresenta necessariamente una figura dotata di indipendenza economica rispetto alla famiglia d‟origine. Spesso la posizione di coniuge o convivente del giovane coincide con l‟entrata nella famiglia d‟origine dell‟altro poiché una famiglia può essere composta dall‟aggregazione di più nuclei familiari.

Altra figura importante è quella del membro isolato, cioè una categoria che raccoglie al suo interno le posizioni residuali rispetto

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20

alla posizione di figlio, coniuge, convivente. (Es. Giovani coinquilini, giovani che vivono soli, giovani che vivono con parenti che non sono genitori.)

L‟Italia si connota per una presenza consistente di giovani adulti Neet, soprattutto nel Mezzogiorno dove la maggioranza è costituita da donne inattive e disoccupate tra i 25-29 anni. Specificatamente la condizione prevalente è quella di Neet disoccupata in posizione di figlia, seguita da quella di studentessa e quella di lavoratrice in posizione di figlia.

Per quanto riguarda le fonti di reddito la maggioranza dei giovani in condizione di Neet ha un‟indipendenza economica dalla famiglia d‟origine o un sostegno economico dal partner o dalla famiglia di quest‟ultimo.

1.3 Come trascorrono i Neet il loro tempo libero?

Attività del loisir e benessere soggettivo

La condizione di Neet per le nuove generazioni desta particolare preoccupazione non solo dal punto di vista economico, ma anche per le conseguenze negative a livello psicologico, sociale e culturale. Oltre a escludere i giovani dai circuiti formativi e lavorativi, è forte il rischio di isolamento, disimpegno, progressiva marginalizzazione, insoddisfazione.

Lo studio sull‟uso del tempo libero dei Neet ha due importanti implicazioni: la rilevanza quantitativa del tempo libero dal lavoro e dallo studio; l‟importanza della partecipazione ad attività sociali e culturali. Per il primo punto è palese come la definizione di tempo libero è svuotata di ogni suo significato poiché il Neet non ha alcun impegno lavorativo e di studio. Questo tempo può permettere la soddisfazione o insoddisfazione di gran parte dei loro bisogni.

Il tempo libero ha come oggetto attività che rappresentano occasioni di partecipazione alla vita sociale e culturale della società incrementando le opportunità per costruire la propria identità. Il capitale sociale rinvia a tutte quelle attività relazionali che consentono

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di attivare o mantenere rapporti sociali, il capitale culturale, invece, può essere considerato come il prodotto di tutte quelle pratiche e consumi culturali che possono contribuire ad arricchire le conoscenze dell‟individuo. Tutte queste pratiche sono alla base della partecipazione culturale che a livello nazionale costituisce uno dei fattori che influiscono positivamente sul benessere, sulla qualità della vita individuale e collettiva.

I quesiti che sono nati in merito al tempo libero per i Neet sono i seguenti:

- L‟elevata quantità di tempo libero favorisce un maggiore attivismo rispetto ai loro coetanei lavoratori o studenti? Oppure la loro condizione ha effetti negativi anche sulle altre attività creando isolamento ed esclusione? Quali sono i livelli di partecipazione dei Neet alla vita sociale e culturale nelle sue diverse manifestazioni? - Quali fattori individuali, familiari e contestuali incidono su tali livelli?

- Quali stili di vita adottano questi giovani nel tempo libero? - La partecipazione alle attività del tempo libero accresce il benessere soggettivo percepito dei giovani Neet?

Gli studi sul fenomeno dei Neet si concentrano sulle loro caratteristiche socio-demografiche e sui principali fattori di rischio connessi alla probabilità di diventare Neet. Le analisi condotte hanno evidenziato come i Neet hanno un più basso livello di impegno sociale rispetto ai non Neet in termini di partecipazione e organizzazione istituzionale e ricreativa.

Un‟importante ricerca condotta sul tempo libero dei giovani in Italia ha analizzato diverse attività di loisir - fruizione mediale, hobby, interessi culturali, pratiche sportive - su un campione di ragazzi dai 14 ai 34 anni 8. Sono emersi dei macrotipi di loisir del mondo giovanile: gli apatici; i marginali; i selettivi; gli eclettici. Sul versante dell‟inclusione, l‟eclettismo e la selettività, sono caratteristiche appartenenti a studenti e soggetti occupati, tra i non occupati si registra invece una maggior diffusione di marginalità e apatia. Livelli elevati di partecipazione culturale sono associati a titoli di studio più

8

Fare riferimento all’indagine condotta da M. S. Agnoli, M. P. Faggiano, Dinamiche di inclusione

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elevati, alla condizione di studente e di occupato. Le disuguaglianze a livello territoriale e di genere prevedono un basso livello a Sud e sulle isole, tra le donne e gli anziani.

Nel dettaglio, gli apatici hanno un profilo socio-demografico prevalentemente giovane dai 30-34 anni, con donne e coniugati. Hanno un titolo di studio elementare e medio inferiore, basso livello di capitale culturale familiare oggettivato. I marginali usufruiscono maggiormente dei media tradizionali come radio, tv e cinema. Hanno un titolo di studio medio superiore, livello di capitale familiare oggettivato prevalentemente medio basso. Il gruppo è costituito da Neet disoccupati.

I selettivi digitali si contraddistinguono da un grande uso delle nuove tecnologie. Sono attivi in rete e anche la loro vita relazionale è particolarmente attiva. Sono prevalentemente giovani dai 20 ai 24 anni, titolo di studio superiore, sono dotati di risorse economiche e culturali adeguate. Coloro che vivono più intensamente il loro tempo libero sono gli eclettici. Il loro loisir è ricco di tutti i tipi di attività e si muovono con disinvoltura tra old e new media. Sono giovani tra i 25 e i 29 anni, vivono in città medio grandi, con un livello di istruzione elevato. Il loro tempo non sembra vuoto o inutile, ma si configura come fonte di occasioni per incrementare il loro capitale sociale e culturale.

Un riferimento utile sugli studi del tempo libero riguarda quello condotto da Lazersfeld e Zeisel sui disoccupati di Marienthal. Secondo questi studiosi la disoccupazione induce nei soggetti l‟effetto di destrutturazione dell‟organizzazione del proprio tempo di vita: non avendo pressioni legate alle attività lavorative il tempo dei soggetti si svuota portandoli a vivere una vita sregolata. Il tempo libero non viene considerato una risorsa ma tempo morto, svuotato di ogni senso 9. In termini di soddisfazione per la vita in generale, si registrano notevoli differenza tra occupati e disoccupati. Generalmente sono i primi a godere di maggiore soddisfazione, ma per quanto riguarda il tempo libero esprimono una forte insoddisfazione verso la quantità di

9

Cfr al testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet, Franco Angeli, Milano, 2015.

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tempo che il lavoro lascia a loro disposizione, i disoccupati, invece, lamentano la qualità.

Una maggiore partecipazione alle attività del tempo libero può essere associata a un maggior benessere soggettivo, così come alla soddisfazione di bisogni dell‟individuo che derivano da tali attività. In astratto però non è possibile assegnare una valenza positiva o negativa al tempo libero per le diverse categorie di soggetti, ma è necessario valutare molteplici inclinazioni che esso può assumere in relazione a caratteristiche individuali e contestuali.

L‟analisi empirica condotta dall‟Istat nel 2012 su un campione di 9000 giovani tra i 15 e i 34 anni di cui 2400 Neet, tiene in considerazione indicatori riguardanti alcune caratteristiche individuali e contestuali:

1. Indicatori oggettivi utili a delineare l‟insieme delle attività svolte

(attività che consentono di attivare o mantenere rapporti sociali, sia pratiche riconducibili al concetto di partecipazione delle attività culturali.)

2. Indicatori di benessere soggettivo percepito

(vengono ricondotti a quattro costrutti: emozioni positive e negative, la soddisfazione per la vita in generale e la soddisfazione per i principali ambiti della vita.)

3. Indicatori soggettivi e oggettivi delle condizioni di vita

(per tenere conto del contesto in cui vivono i giovani vengono considerati due aspetti: condizioni materiali e quelle culturali. Le prime sono state operativizzate mediante i giudizi degli intervistati sull‟adeguatezza delle risorse economiche familiari e un indice sintetico costruito tenendo conto del tipo di abitazione in cui l‟individuo vive.)

4. Indicatori oggettivi del capitale culturale familiare

(per capitale culturale si intende: l‟apprendimento precoce, informale, esplicito e implicito nel corso della vita dell‟individuo.)

5. Indicatori riguardanti alcune caratteristiche dei contesti territoriali

( mentre alcune attività sono svincolate dalla dimensione territoriale, altre sono strettamente connesse ad essa. Le aree più ricche sono il

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Nord e il Centro in cui si registrano quote più elevate di luoghi adibiti a spettacoli teatrali, musicali, cinematografici.).

Sono state analizzate le attività del loisir dei giovani tra i 15 e i 34 anni al fine di analizzarne le differenze a prescindere dallo stato di Neet. Quest‟ultimi sono esposti a un uso più prolungato della tv, sintomo di maggior isolamento sociale o viceversa di maggiore partecipazione nel caso in cui i contenuti siano di informazione. Il divario rispetto al profilo medio del giovane italiano si diversifica notevolmente se si considerano attività che si svolgono in rete o per le pratiche sportive. Anche la partecipazione ad attività socializzanti che denotano impegno civile e politico per i Neet è mediamente più bassa. Dall‟indagine emergono chiaramente due punti: 1) la maggiore quantità di tempo libero di cui dispongono i Neet non si traduce necessariamente in elevati livelli di partecipazione alle attività del tempo libero; 2) c‟è un forte divario di attivismo tra Neet inattivi e disoccupati.

I Neet sono meno inattivi sia nella vita reale che nella vita virtuale rispetto ai giovani non Neet. Si può supporre che i livelli di partecipazione siano influenzati da diversi elementi: genere, titolo di studio, stato civile, età.

Per l‟attivismo in rete risulta notevolmente rilevante il capitale culturale, il capitale familiare oggettivato, cioè la disposizione tecnologica presente all‟interno del contesto abitativo. I giovani che dispongono di un alto livello di capitale culturale oggettivato hanno una propensione ad essere molto attivi in rete nel tempo libero. Anche il capitale culturale istituzionalizzato familiare e quello individuale risultano fattori che incidono sull‟inclusione digitale nel tempo libero. L‟età incide significativamente: un Neet disoccupato di età compresa tra i 15-29 anni ha una propensione quasi doppia ad essere più attivo nel tempo libero rispetto a un altro di età compresa tra i 30-34 anni; i Neet inattivi tra i 20-24 anni hanno una propensione tripla rispetto a quelli tra i 30-34 anni.

Il contesto demografico fa leva sull‟ampiezza demografica del Comune: abitare in un piccolo comune del Nord, Centro o Sud costituisce per i Neet disoccupati una condizione sfavorevole alla

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partecipazione alle attività nel tempo libero rispetto a coloro che vivono in aree medio-grandi.

Nel valutare e indagare il modo in cui i giovani Neet occupano e sfruttano il tempo libero risulta particolarmente importante ad oggi prendere in esame anche il loro rapporto con la rete e le nuove tecnologie.

Nella società odierna lo sviluppo delle ICTs (Information and Communications Technology) ha favorito l‟emergere di una specifica forma di riorganizzazione sociale in cui lo sviluppo, l‟elaborazione e la trasmissione delle informazioni diventano fonti basilari di produttività e potere imponendo ai soggetti della contemporaneità l‟acquisizione di indispensabili capacità cognitive “tecnologiche” per gestire efficacemente le proprie chance nei progetti di vita.

I processi di digitalizzazione hanno sostenuto lo svilupparsi di una diversa forma economica basata sul “capitalismo informazionale” trasferendo potere e centralità sociale a chi è in grado di controllare l‟accesso alle reti e di amministrare in maniera ottimale i flussi informativi 10. L‟informazione diventa quindi un nuovo spartiacque nelle disuguaglianze sociali, costituisce uno degli elementi cardine dell‟agire sociale visto che gli individui orientano i propri comportamenti in base, appunto, alle informazioni che dispongono. I media tradizionali e le nuove tecnologie (Internet) nei processi di distribuzione delle informazioni hanno un peso rilevante nelle opportunità che offrono ai diversi soggetti sociali di accedere a una ricca e più articolata enciclopedia informativa in base alla quale orientare il proprio comportamento. Per i poveri di informazione aumenta maggiormente il rischio di essere estromessi dalle opportunità di partecipazione attiva alla vita economica, sociale e politica del proprio paese.

Per lo studio del fenomeno Neet risulta particolarmente importante prendere in esame le competenze tecnologiche e l‟accesso alla tecnologia come patente per l‟ammissione a pieno titolo nella società dell‟informazione. Al confronto con gli altri soggetti della medesima

10

Cfr al testo di R.Bracciale, Donne nella rete. Disuguaglianze di genere, Franco Angeli, Milano, 2010.

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classe d‟età, i Neet occupano una posizione che oscilla sistematicamente tra la marginalità e l‟esclusione.

Le problematiche legate all‟ineguale diffusione delle ICTs nella popolazione sono state inizialmente racchiuse sotto il termine di “Digital divide”. Venne usato per la prima volta in un documento ufficiale nel terzo rapporto della Ntia (1999) definendolo come il divario tra coloro che hanno accesso alle nuove tecnologie e coloro che non lo hanno. L‟idea che una volta garantito l‟accesso “fisico” al mezzo tecnico potesse rendere irrilevante le disparità digitali creò accese discussioni. Il rischio era quello di illudersi che il gap potesse ridursi all‟aumentare della diffusione delle ICTs ignorando così la capacità di saper utilizzare le nuove tecnologie e di incorporarle nei propri tempi e spazi personali.

Spostando l‟attenzione su cosa fanno le persone e cosa sono capaci di fare quando si connettono, il lavoro passa dal concetto di Digital divide al Digital inequality. Vengono individuate le dimensioni che determinano una più complessa e incisiva differenziazione tra le diverse fasce della popolazione: intensità nell‟uso, autonomia nell‟accesso, competenze digitali, esperienza d‟uso.

Il possesso di e-skills è strettamente collegato alle opportunità e benefici che il soggetto acquisisce con l‟uso delle tecnologie e Bentivegna distingue in questo caso le competenze tecniche da quelle informazionali 11. Le prime riguardano l‟uso del pc anche nella sua dimensione off line, le seconde sono relative alla capacità di accesso e gestione dei contenuti della rete, ad un uso razionale ed efficace delle informazioni ottenute on line.

Valutando il subcampione dei Neet distinti in disoccupati e inattivi emergono dati interessanti: i primi in termini di fruizione della tecnologia si avvicinano molti ai giovani lavoratori e studenti, utilizzando assiduamente pc e rete rispetto agli inattivi. È possibile affermare che lo stato di disoccupazione, breve o percepito come tale, sia un incentivo all‟utilizzo della rete per aumentare lo sviluppo delle competenze digitali e per emanciparsi dalla condizione di Neet.

11

S. Bentivegna (a cura di), La politica in 140 caratteri. Twitter e spazio pubblico, FrancoAngeli, Milano, 2014.

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I quattro profili emersi dalle indagini fanno riferimento agli inattivi, agli intermittenti per cui l‟ uso della tecnologia non è una presenza fissa, ai presenti a fini ludico-comunicativi e infine agli esperti, in prevalenza studenti laureati.

1.4 Neet: fiducia, partecipazione sociale e stati

d’animo

Nella società odierna la definizione di Neet porta con sé una serie di accezioni negative per cui questi giovani sono ritenuti responsabili del loro ritiro, quindi volontario, dal mercato del lavoro. Non è affatto semplice trovare il Neet puro, ossia colui che vive un‟esistenza del tutto parassitaria, avulso da qualsiasi forma di produttività o di formazione. Spesso si dimenticano le conseguenze negative che porta con se questa condizione come la disaffezione, mancanza di fiducia, assenza di prospettive, emarginazione politica e sociale.

Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, i nostri partner e le nostre reti di amicizie, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l‟autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono. L‟ insicurezza e l‟incertezza nascono da un senso di impotenza: ci sembra di non controllare più nulla da soli, in tanti o collettivamente. A rendere la situazione ancora peggiore concorre poi l‟assenza di quegli strumenti che potrebbero consentire alla politica di sollevarsi al livello a cui si è già insediato il potere, permettendoci di riconquistare il controllo sulle forze che determinano la nostra condizione comune e di fissare la gamma delle nostre possibilità e i limiti della nostra libertà di scelta: un controllo che ora ci è sfuggito o ci è stato strappato dalle mani. Il demone della paura non sarà esorcizzato finché non avremo trovato (o più precisamente costruito) tali strumenti.

Una volta abbattutasi sul mondo degli uomini la paura si alimenta da sola, acquisisce una sua logica di sviluppo, cresce e si diffonde senza bisogno di cure, di ulteriori apporti. Ci spinge ad un atteggiamento difensivo che una volta assunto dà immediatezza e concretezza alla

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paura. Ormai ci è entrata dentro saturando le nostre abitudini quotidiane 12.

Le paure specificatamente moderne sono nate durante la prima ondata di deregolamentazione + individualizzazione, nel momento in cui le affinità interumane e i legami di vicinato, saldamente tenuti insieme dai nodi comunitari o corporativi, in apparenza eterni ma che comunque sopravvivevano da tempo immemorabile, si sono allentati o spezzati. La scomparsa della solidarietà ha segnato la fine di quella modalità di gestione della paura tipica della modernità solida. Ora tocca alle protezioni moderne, artificiali, amministrate, di essere allentate, smantellate o comunque distrutte.

Le città sono i luoghi in cui le insicurezze concepite e incubate nella società si manifestano in forma estremamente condensata e perciò particolarmente tangibile. Luoghi in cui l‟elevata densità dell‟interazione umana ha coinciso e coincide con la tendenza della paura, figlia dell‟insicurezza, a cercare e trovare valvole di sfogo e oggetti su cui scaricarsi, anche se questa tendenza non è stata sempre una caratteristica esclusiva di questi luoghi. Marc Augè definisce la realtà una matassa indistinta e confusa di paura che rischia di paralizzarci e impedirci di vivere 13. Ogni generazione ha diversi tipi di paure e ciò che dobbiamo capire è cosa caratterizza la nostra paura. La questione sulla quale dobbiamo cercare di riflettere è quanto la fiducia nelle persone e nelle istituzioni possa avere influenza e peso nel mondo relazionale e di socializzazione dei Neet. La fiducia deve essere considerata nella sua essenza di collante sociale ed è proprio grazie ad essa e alla sua reciprocità che la società è possibile. Secondo Alain Touraine viviamo in una società in cui ci sentiamo spesso minacciati. La mondializzazione, le catastrofi naturali, la crisi economica, le difficoltà della vita quotidiana. Abbiamo la sensazione di non riuscire più a far fronte a minacce che sono spesso indefinite e imprevedibili. Ci sentiamo senza difese e incapaci di agire, di conseguenza abbiamo paura14.

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Z. Bauman, il demone della paura, Editore Laterza, Roma, 2014

13

Cfr al testo di Z. Bauman, il demone della paura, Editore Laterza, Roma, 2014.

14

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Nelle indagini emerge il dato importante per cui i Neet tendono ad avere minore fiducia sia nelle persone che nelle istituzioni probabilmente a causa della loro condizione. Tra i vari fattori quello che sembra avere una maggior influenza in questo caso è il livello di studi. Man mano che quest‟ultimo aumenta, si rafforza l‟idea per cui gran parte della gente merita fiducia.

L‟età, invece, sembra non avere grosso impatto sulla fiducia, fatta eccezione per i Neet inattivi che rispetto alle istituzioni nutrono una maggiore sfiducia probabilmente per l‟incapacità di queste ultime di far fronte alla loro condizione. A livello territoriale i ragazzi meno giovani del meridione e dell‟Italia insulare con un titolo di studi basso sono i più sfiduciati.

Per il fattore “genere” è importante fare una premessa: nella società del novecento il fenomeno identificato oggi come Neet era una condizione vissuta quasi esclusivamente dalle donne che decidevano di dedicarsi alla cura della famiglia, mentre gli uomini vivevano passaggi standard della vita all‟interno di un sistema economico fordista e di un sistema di welfare redistributivo. Ci si aspetta che il fattore del genere possa avere una forte rilevanza ai fini dell‟indagine, ma in realtà così non è. Nessuna variabile impiegata nella relazione con il genere comporta differenze significative, se non, ma in misura ridotta, per i Neet inattivi e in questo caso la sfiducia istituzionale è più delle femmine che non dei maschi15.

Sul tema dell‟associazionismo legato alla fiducia dobbiamo fare riferimento a studiosi come Putnam e Sciolla che hanno chiarito come l‟associazionismo tout court non garantisce né creazione di fiducia, né incremento del capitale sociale. Per ottenere tutto ciò è necessario combinare diversi elementi nella formula “associazionismo bridging (meccanismo fiduciari inclusivi) + fiducia interpersonale”. Sciolla precisa come solo l‟associazionismo inclusivo genera fiducia 16

.

In Italia il fenomeno dell‟associazionismo, di qualsiasi natura, è poco diffuso e a conferma di ciò appena un quinto del campione

15 Cfr al testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet,

Franco Angeli, Milano, 2015

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Cfr al testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet, Franco Angeli, Milano, 2015

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complessivo pratica un‟attività di tipo associativo. La bassa percentuale di coloro che invece praticano attività associative si concentra sull‟aspetto culturale e ricreativo. Il volontariato e l‟associazionismo sono percepite come attività di ponte verso il mondo del lavoro e non come trampolino relazionale tout court.

I non Neet hanno una vita associativa, per quanto complessivamente ridotta, di gran lunga maggiore rispetto ai Neet. Questo dato risulta come controintuitivo: i Neet dovrebbero avere maggior tempo da dedicare ad attività associative proprio perché esenti da impegni lavorativi o formativi. Anche per la partecipazione politica non convenzionale i Neet manifestano un minor coinvolgimento rispetto ai non Neet.

Il fenomeno dei Neet si sta trasformando in un terreno di contesa ideologica, funzionale almeno in parte al mantenimento dello status quo. Quello che emerge del fenomeno è il voler puntare il dito contro una categoria sociale emarginata, etichettata con epiteti di vario genere, “bamboccioni” la più utilizzata.

Ulrich Beck parlando della flessibilità del mercato del lavoro ci fa capire come è diventata sia un mantra politico che una realtà. Specialmente per le generazioni più giovani la flessibilità significa una ridistribuzione dei rischi: via dallo Stato e dall‟economia, e verso l‟ individuo. I lavori disponibili sono sempre più di breve durata e facilmente terminabili. Si tende a dimenticare però quattro aspetti fondamentali strettamente collegati alla situazione di questi giovani: il funzionamento dell‟istituto dell‟apprendistato, le caratteristiche strutturali delle imprese italiane, il sistema di welfare e il mutamento del mercato del lavoro.

Per quanto riguarda l‟istituto dell‟apprendistato la situazione del mercato del lavoro in Italia sarebbe diversa se si decidesse di adottare il sistema duale (Duales system) tedesco. È un percorso capace di coniugare teoria e pratica distribuendo così il carico della formazione tanto sulla scuola quanto sulle aziende permettendo ai giovani di trovare un raccordo con il mondo del lavoro artigianale e tecnico. Il secondo punto riguarda la peculiarità del sistema produttivo basato sulle piccole imprese che non manifestano un fabbisogno di personale laureato che coesiste con un sistema formativo vissuto spesso come

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parcheggio. Il risultato è una quota di giovani che non trovano le dovute opportunità lavorative e coloro che scelgono un percorso di formazione impiegano molto tempo. Per il sistema di welfare il neoliberismo ha preso d‟assalto i fondamenti della prima modernità e quindi stato sociale, stato nazionale e potere sindacale, ritenendoli ostacoli ideologici al libero investimento privato. Infine il mutamento del mercato del lavoro con la più importante introduzione della flessibilità e il suo corollario di drastiche minacce al diritto sul lavoro. De Masi ha trovato delle soluzioni per rivedere l‟organizzazione tra il lavoro e il tempo libero17:

- Spingere il processo di automazione per affidare alle macchine il lavoro bruto e agli uomini le attività flessibili e creative;

- Abolire l‟età di pensionamento obbligatoria e uguale per tutti; - Ridurre l‟orario di lavoro esecutivo e spalmarlo su tutta la vita attiva del lavoratore;

- Migliorare la cultura e l‟organizzazione del tempo libero;

- Dedicare la massima attenzione educativa alla longevità, all‟ozio creativo, alla decrescita serena;

- Ridistribuire il lavoro, la ricchezza, il sapere, il potere e le tutele;

- Assicurare un ruolo centrale all‟etica e all‟estetica.

L‟aggettivo sospese è utilizzato per dar conto ad uno stato di incertezza, di timore, di momentaneo arresto in cui versano molti giovani e giovani-adulti Neet. Al tempo stesso però dà anche delle speranze e dei progetti per coloro che non sono perduti, ma semplicemente smarriti.

Le diverse configurazioni istituzionali combinano le caratteristiche dei sistemi educativi e di formazione professionale vigenti nei vari paesi e le politiche adottate per attuare azioni di sostegno all‟educazione e di contrasto alla disoccupazione. I livelli di partecipazione al sistema formativo e a quello lavorativo dei giovani nell‟Europa dell‟Unione sono risultati più elevati, soprattutto nei paesi in cui vengono implementati programmi di contrasto alla disoccupazione giovanile puntando sul loro reinserimento nei percorsi di formazione e di lavoro.

17

Cfr al testo di M. S. Agnoli (a cura di), Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet, Franco Angeli, Milano, 2015.

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