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2. Il settore dei rifiuti

2.3 La situazione a Formia

In questo paragrafo verrà analizzata la situazione vigente nel territorio di Formia (LT), che tornerà poi utile per la trattazione del capitolo terzo riguardante l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti proprio in questa particolare località laziale, cioè la Formia Rifiuti Zero. Iniziamo l’analisi guardando prima i dati relativi alla situazione della provincia di Latina in generale. Osservando i dati forniti da ISPRA, possiamo notare che allo stato attuale delle cose, Latina è la penultima provincia della regione laziale per quanto riguarda la raccolta differenziata, davanti solo a Rieti.

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Fonte: ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani 2015

Ma nonostante questo, nel quinquennio 2010-2014, Latina ha avuto grandi miglioramenti: infatti i dati mostrano un incremento della percentuale di raccolta differenziata, anche se con un andamento altalenante.

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Fonte: ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani 2015

In effetti osservando il grafico, notiamo che, dal 2010 al 2012, la percentuale di raccolta differenziata è aumentata ogni anno di quasi 3 punti percentuali passando dal 17,5% del 2010 al 20,4% del 2011 fino ad arrivare al 23,4% del 2012. Il 2013, poi, è stato un anno in cui il livello di raccolta differenziata ha subito un decremento, con un calo dello 0,4%. Nel 2014 invece poi è ripresa la crescita, raggiungendo un livello di raccolta differenziata pari a al 29,3% (+6,3%). Aumentando il grado di analiticità della ricerca, andiamo a vedere all’interno della provincia di Latina. In particolare andiamo a vedere l’evoluzione di un particolare comune che è Formia, sempre facendo riferimento al quinquennio 2010-2014. Osservando i dati forniti dall’area ambiente del comune di Formia, possiamo verificare come il livello della raccolta differenziata di questo comune sia più che raddoppiato dal 2010 al 2014.

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Fonte: elaborazione di dati disponibili nella sezione “area Ambiente” del comune di Formia

Innanzitutto possiamo dire che, rispetto all’andamento generale della provincia di Latina, il comune di Formia ha avuto una crescita costante nel periodo considerato. Nel 2010 il livello di raccolta differenziata era pari al 26,1% per poi avere un aumento importante l’anno successivo, in cui il livello si è alzato di circa sei punti percentuali arrivando al 32,9%. Nei due anni successivi si è avuta una crescita pari circa al 3% annuo, arrivando al 35,6% nel 2012 e 38,2% nel 2013. Ma il dato che maggiormente balza all’occhio è l’aumento che si è avuto nel 2014, anno nel quale la raccolta differenziata è arrivata al 55%.

Un risultato sicuramente importante, considerando soprattutto due elementi. Il primo è dato dal confronto fra l’evoluzione della percentuale di raccolta differenziata tra il 2010 e il 2014 della provincia di Latina, da una parte, e del comune di Formia, dall’altra.

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Fonte: elaborazione di dati disponibili nella sezione “area Ambiente” del comune di Formia e di dati ISPRA

Possiamo notare che i risultati ottenuti dal comune sono sempre maggiori di quelli della provincia;quindi il contributo che Formia ha fornito, sotto l’aspetto della raccolta differenziata, è sicuramente rilevante. Un secondo elemento, non meno rilevante, riguarda un aspetto che ha riguardato e riguarda tutt’oggi il Sud Italia: l’eco-mafia. “Quella della gestione dei rifiuti urbani è una grande questione economica, ambientale e anche giudiziaria: basti pensare all’intensa attività delle eco-mafie in questo campo e quindi alla necessità di intensificare il controllo di legalità soprattutto nelle regioni meridionali”. Queste parole sono state pronunciate da Giovanni Pitruzzella, presidente dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza

e del Mercato) nel comunicato stampa del 10 febbraio 2016149. Nello stesso

comunicato stampa si fa riferimento ai risultati di un’indagine conoscitiva sul mercato della gestione dei rifiuti urbani condotta dall’Antitrust e, a fronte di questi, il presidente Pitruzzella sottolinea come l’Italia debba adeguarsi alla direttiva europea che prevede una quota di riciclo del 50% entro il 2020 mentre nel nostro Paese è di

circa il 39% contro il 65% della Germania, il 58% dell’Austria e il 55% del Belgio150.

149 Il comunicato stampa del 10 febbraio 2016 è disponibile sul sito www.agcm.it, nella sezione “comunicati stampa” 150 Dati Eurostat

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Come detto precedentemente, l’eco-mafia purtroppo è una realtà consolidata ormai da tempo soprattutto nel Sud Italia e dagli anni ’80 ha cominciato ad espandersi verso

il Centro della nostra penisola, nelle zone del Basso Lazio e del Sud Pontino151. In

particolare queste zone sono state e sono ancora oggi teatri di traffici illeciti di rifiuti tossici e radioattivi interrati nelle campagne. Importanti sviluppi per fermare questo vero e proprio business si sono avuti con le dichiarazioni rilasciate alla Magistratura da Carmine Schiavone, ex boss della malavita, il quale afferma che negli anni sarebbero stati interrati nel sud pontino “rifiuti chimici, termonucleari, industriali e

farmaceutico-ospedalieri”152. Schiavone poi in seguito ha rilasciato altre interviste,

una delle quali alla giornalista Toffa del programma televisivo “Le Iene”. Per capire la gravità e la pericolosità di queste sostanze, durante questa intervista Schiavone afferma che se i rifiuti nucleari si sono aperti nel sottosuolo, le conseguenze

sarebbero peggiori di quelle di Chernobyl. Un articolo di giornale153,infine, molto

interessante riguardo questa tematica è stato scritto da Enzo Ciaccio, giornalista del quotidiano online “Lettera 43”, il quale afferma che è proprio nel Basso Lazio che impazza la cosiddetta Quinta Mafia, specializzata in traffici, in maniera particolare di quelli riguardanti i rifiuti fuorilegge. Ma cos’è la Quinta Mafia? Una definizione la troviamo sempre in questo articolo ed è stata rilasciata nel corso di un’intervista da Antonio Turri, ex poliziotto e leader dell’associazione Libera nel Lazio il quale dice: “Sono almeno 40 anni che qui si investono i capitali delle mafie e si riciclano i capitali illeciti. Solo nella provincia di Frosinone operano 16 famiglie, in Lazio se ne contano 46: si va dalla camorra alla ‘ndrangheta fino alla mafia siciliana. È proprio per la sua estrema eterogeneità che questa criminalità viene chiamata Quinta Mafia”.