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Smegma etiam odoratum idest Saponem parare soleo, que prae- prae-ter suspitionem aliquam, qui eo delinuntur a Scabie tertia die

ad

summum

liberantur.

Hoc

experti sunt

non

semel Magnifici

(1) Vitriolo.

(2) Sale ammoniaco, cloridrato d'ammoniaca.

(3) Legno delle Antille, Legno santo, Guajaco.

Secondo che scriva

il prete spagnolo Francesco Delicado nel libretto, Il

modo

di ado-perare il legno di Iniia occidentale, salutifero remedio a ognipiaga

e

mal

incuràbile (Venet.

MDXXIX),

il Guajaco cominciò ad usarsi in Ispagna nel 1508, e dopo nove anni in Italia.

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Nobiles Alphonsus Ziliolus, et Andreas Archius

Comes

facundis-simus.

Ab

Hispanis

Solimam

nuncupatur, sicut et anostris

mu-lieribus Sulima, a Gallis argent sulime.

Brasavolae, Op. cit. e. 93 n. 467.

XLII.

Qua

attendo a dare il legno dell'Antiglia (3) canonicamente a questi nostri Cappuccini (1), i quali

hanno

la più parte soprossi,

gomme

et doglie notturne: et faremo profitto eccetto in aliqui-bus, i quali per la diuturnità son fatti incurabili, et presto si

vedranno in carretto all'uscio della Pace,

come

sarebbe Fran-cesco Vittorio, et il vostro

Da

Fiorenza a di 18 di

Marzo

1522.

Giovio Mons. Paolo, A.

M.

Gio. Matteo Giberto secretarlo del Cardinal de'Medici, che poi fu

Papa

Clemente, et esso Vescovo di Verona.

In: Atanagi Dionigi, Lettere facete. Venetia 1561 p.67, 2* ediz.

Ivi, 1601, pag. 47.

*XLIII.

Hoc

anno (1277) invaluit scabies

ovium

per universam

regio-nem

Angliae, quae a vulgo dicebatur clausik (2), per

quam

in-fectae sunt

omnes

oves terrae, ad

quarum

scabiem abolendam adinventa est quaedara unctio confecta ex vivo argento et uncto porcino.

Annales Vaverleyenses. In: Gale, Script. Rer. Anglicar.II,233.

(4) I frati d'una delle regole di San Francesco detti Cappuccini, non cominciarono che nel 1525.

(1) L'Heusinger annota che Clausik deriva senza dubbio dalla voce celtica clawr, clefr o clauri (rogna, scabbia) e dall'altra anglosassone sioc, sìec (malato).

Ma

che malattia era quella? « Sans doute pas la gale qui était anciennement connue était ce peut ètre lapetite fè-role des brébis, lapicotte, qui pouvait bienètreune maladie toute nou-velle dans ce temps? (Heusinger Charles FréJóric. « Recherches de Pathologie comparée. > Cassel 1853, Voi. Il, p. CLVIII).

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XL1V.

Emergunt

in hoc

morbo

(morho gallico) ad obscoenas partes pustulae, maligna ulcera, virulentaque seminis defluxio,

ingui-num

bubones, dolores ingentes, qui medius artos obsident, vigi-liisque tandem, et diris cruciatibus conficiunt

hominem.

Supe-noribus annis cuna cruciatus implacabiles cieret, et ulcera, qui-bus vel ossa misere, ac foede rodebantur, nunc

plurimum

miti-gatus, vel reraediorum inventione, vel astrorum

imminuta

ma-lignitate, in depilationem omni fere ex parte degeneravit. Plu-rimis

enim

capitis, superciliorum, acbarbae pilisensim, aut parva, aut nulla corporis offensione defluunt. Ingentem hunc

morbum,

nobilissimarum rerum,ac

medicamentorum

inventio compensavit.

Kubei Hieronymi, Ristoriar. Bavennat. L. VII Venet. 1590, Il edit, p. 645 {Gracvii Tb.es. Antiq. et Histor. Ital. T. VII, P. I,

651).

*XLV.

Al Pelato Pelato.

« Fatemi

una

limosina per l'amor di Dio al povero storpiato dalla pelatina. Di donde sei tu povero

huomo?

d'una villa ditta Santa Croce. In che luogo? sul Contado di Lucca, et sono stato in Corte; et perchè il male

mi

si impoltronisce adosso m'hanno cacciato fuori con una pellicia di staffiliate. To, sopporta in pa-tientia, o Dio veì meriti; sievi raccomandato il povero diserto.

Compare come

va ella? Bene; Io mi son messo su questa

gamba

della calcina viva, et grattatomi tanto, che la s'è enfiata

come

tu vedi; et questo aver la pelatina mi fa guadagnare tra l'uno e l'altro di

buon

soldi.

E

tu

come

la fai? Male, che la mia

gamba

si vuol saldare.

Che

cosa è quella che tu hai sopra il capo?

È un

cerotto che fa cascare il pelo. la par la brutta cosa.

Che

cerco io altro, se

non

spaventar le genti, con queste pezze, con questa rogna, senza lavarmi testa, volto,

mano

et piedi, o raoz-zar'ugna, e pidocchi

mi

son gioie, et gli stracci oro. Sappi ch'io

ho fatto in sei mesi degli scudi più d'ottanta. Questa quaresima

io, che non son così pratico ne ho fatti sedici senza

una

borsa, ch'io ho tagliata.

Che

trovasti? Cinque scudi, et

un

Kubino,

il quale ho fasciato in questa pezza sporca; con ch'io

mi

lego

il braccio.

Che

ne farai? alla

mia

femina.

La

piastra che

man-teneva Nicolo, che fu morto dalla tortosa?

Non

questa la levai

90

su a farfoglio Pietro da Mompolieri. che ribalda gente son questi Romiti, che van predicando per le terre: tutti marioli...

Sta sano, et guardati dalle forche, ch'elle t'hanno

un mal animo

adosso. Di Piacenza alli

XXV

di

Novembre MDXLIII.

(Tre LibridiLetteredelDoni ei termini della Lingua Toscana.

Venezia, Marcolino, 1552, p. 136).

XLVI.

La

Repubblica di

Lucca

nel1532 e nel 1534 faceva provisione perchè le meretrici non fossero molestate, e potessero dimorare sicuramente nella cittàperqueste ragioni: mulieres et meretrices sunt necessarie in qunlibet civitate ut evitentur majora mala, et

cum

a

quodam

tempore atra diete meretrices male tractmtur a vicinibus civitatis nostre, nunc

Mas

verberando,

nunc

derobbando,

et mullis alijs contumihis et injuriis afficìendo.... causa-tur quod in ipsa nostra civitate ipse mulieres in ea slare non possunt

li-bere prout decens et conveniens est in civitate libera prout est nostra; ex quo procedit quod vitìiim sodomitiewn inea radicatur

et nimis incrementi suscìpit, ac etiam ex defechi ipsarum

mulie-rum

rixe fiunt et scnndala committwtar, que ex defectu proba-tionum sepe numero remanent impunita.

(Archiv. Stor. ital. T.

X

p. 143.

Docum,

alla Storia Lucchese del Tommasi).

XLVII.