Il curioso
documento
cheponiamo
per ultimo nella nostra serie ci mostracome
la città di Perugia facesse visitare e cu-rare le meretrici ex ufficio,ma
poi, se infette,non
leseparava,pago
di farne palese l'infermità al vulgo per mezzo di chi lemedicava; né a costui ripugnava l'incarico, egli stesso offeren-dosi dicompierloperchè ligioveninonsi infettino ditalmale(l).
Pertanto la polizia medica
non
provvedendo quanto ecome
sarebbe stato d'uopo, ciascuno dasé dovevasupplireal bisogno:quindi i consigli per isfuggire l'infezione si spingevano fino al
punto dauguagliarli a quelli comandati contro la peste(2); ed an-che quandolatrasmissione siriduceva alsolo contatto, la possibi-lità di questa trasmissione eratanta,sìvaria emolteplicecheper molto
tempo
i malati di sifilideerano riguardati quali appestati ecome
tali sfuggiti (3).Fra
leaccuse fatte alCardinaleWolsey
era pur quella d'aver parlatoall'orecchio delRe
pur sapendo d'essere infetto di malattia venerea (4): e ilTomitano
conferma che di cotesti malati (e nelle piccole città da tutti erano conosciuti) ciascuno evitava l'incontro e la conversazione, véluti si pesti-lentiasumma
correpti essent (5).Due
canonici di SantaMaria
del Fiore timentes de bullis gallicis et
morbo
francioso,ottene-vano
sul principio dell'anno 1505, d'avereun
armadiolo a parte per chiudervi il calice, la pianeta ed altri sacri paramenti (6);(1) Docum. *L.
(2) Pintor. Tractatus de morbo foedo ete. Cap. VII, XII. In: Gruner.
Aphrodisiacus 96, 102.
—
Grunpeck. Tractatus de pestilentiali scorra.Cap. X. In: Fuchs. Op. cit., p. 20, cit.
(3) Li annovera Erasmo ne'suoi Colloquia e argutamentevicelia in-torno (Gruner. Aphrodisiacus, 131).
(4) Hume. History of England. Basii., 1789,V, 406. Note C.
(5) «
Horum
nonmodo
concubitum oderunt(fi si crede agevolmente}
puellae, non
modo
amici oscula,atque complexus,sed abhalitu quoque-abstinebant, dabaturque in conviviis (si eos interesse opus erat) pro-prius locus, et vasa ciborum atque vini ab aliis separata, ne inflceren-tur illis utentes. (Tomitani B. De morbo gallico. In: Luisini, II, 1053).(6) Puccinotti Francesco. Storia della Medicina. Livorno 1859. T.?II, P- II, 505.
—
Galligo. Trat. teorie, prat. delle Malattie veneree. Firenze1864, p. 33. . . ._
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ciò che era conforme alle raccomandazioni degli autori, di Gio-vanni
"Widmann
, ad esempio, il quale caldamente insisteva di.non
toccare né in verunmodo
servirsi delle camicie, delle len-zuola, delle coperte, de'guanti, di cui pullulati usi sunt (1), col semplice sudore potendo ilmorbo
attaccarsi (2). Anzi al-tro scrittore tedesco voleva che spesso i malati si mutassero le vesti e gli altri indumenti- e con fumigazioni odorifere si asciu-gassero, che altrimenti res istae infectae acimmundae amplius
infectum inficerent (3).E come
delmorbo
s'ampliava la viru-lenza al punto da farne più che un'epidemiauna
pandemia, la quale colpivanon
solamente gli uomini,ma
i cavalli, i cani, iporci e gli altri animali (4); cosi ne veniva che per evitarne l'offesa non bastava astenersi da impuri amori, dalla conversa-zione con gl'infetti,
ma
bisognava corazzarsi di tutto punto in-cominciando dal vitto, che doveva essere elettissimo, tanto che perfino il pane s'avea da fare con frumento in terra sana et alioanno
producto (5).Ma
altro chebuona
farina ci voleva !E
quegli stessoche così suggeriva tostoammoniva
(giacché l'esperienza aveva mostratoil pericolo di congiungersi con
donna
che quantunque sana pocoprima
avesse avutoche fare conviropustalato): aprostitutisergo mulieribus hoc temporemaxime cavendum
est).Se non che quanto è facile dare simili precetti, altrettanto malagevole ne è il conseguirne l'osservanza. Se i primi infetti, diceva Paracelso, si fossero astenuti dall'atto venereo, la lue prorsus periisset (6): eppure ben avrebbe potutorisorgere, poiché quella stessa combinazione del pianeta Venere e della lussuria, da cui il nuovo malanno sarebbe nato verso il 1480, potevasi pure in appresso rinnovare!
Ma, lasciando da parte i voti e gli augurj, cercavansi migliori difese. Dai nostri autori del medio evo, dalla Scuola
salerni-(1) Widmann. Tractatus de pustulìs. la: Gruner. Aphrodisiacus,p. 49.
(2) Paracelsi Theophrasti. Op. omn. Strasb., 1603, I, 191. (Gruner.
Aphrodisiacus, p. 134).
(3) Schellig Conradi. In pustulas malas
morbum
Consilium. In;Gruner. Aphrodisiacus, p. 45.
(4) Matarazzo. Cronaca di Perugia. In: Arch. Stor. ital. T.XVI, P.II p. 32-36.
(5) Cosi il
Widmann
(loc. cit.).(6) Op. cit.
53 tana (1) prendevansi le lozioni perischivare le
magagne
di coitoimpuro
(2), prescrivevansi rimedj ed una speciale medicatura (3).Il Falloppio preveniva il
Condom
nel raccomandare quel tale velamento che fu dettouna
corazza contro ilpiacereeduna
tela di ragno contro il pericolo; ed al bravo maestro pareva dinon
avere detto abbastanza ai suoi scolari, se non li istruivacome
uscire incolumi dagli abbracciamenti di qualche bellama
infetta sirena (4).Chiamava
pure intestimonio Dio immortale, che spe-rimentato avendo, meglio che in cento, in mille uomini quell'invo-lucro niuno ne era rimasto infetto; ed anche aveva curadiav-(ljAblutio
cum
aquafrigidaetcontinuaabstersio (cum pecia munda)e post coitum
cum
foeda vel meretrice defendit perfecte virgam a corruptione ex illa causa, et maxime si post ablutionemcum
frigida aqua fiat roratio locicum
aceto. (De Saliceto Guilelmi. Chirurgia. Lib. I,Cap. 48. Venetiis 1490.
—
Il Saliceto finiva di scrivere 1' opera sua inVerona nel 1275).
—
« Si quis vultmembrum
abomnicorruptione ser-vare,cum
recedit a mullerequam
babet suspectam de immundicia la-vet illudcum
aquacum
aceto mixta. (Lanfranci de Mediolano.Prac-tica. De Tract. Ili, Doctr. Ili, Cap.
XL
Venet. 1498.—
Il Lanfranco fu discepolo di Guglielmo e passò a Parigi nel 1295).Ut sit certa venus, praesto tibi sit liquor unus.
Quo veretrum et nympbae prius et vagina laventur, Lotio post coitum nova fecerit hunc fore tutum;
Tunc quoque si mingas, apte servabis urethras.
(Flos Medicinae. SaleraiCip.XVI,art.2.In: Collectio Salernitana. Napoli 1859,
V
99).(2) Vedine gli esempi nei trattati dell'Almenar (Cap. V. In: G-runer.
De Morbo gallico p. 291), del Silvio. (Ibid. II, 1112), del Borgarucci.
(Ibid., II, 1132). Ottaviano Robereto raccomandava le unzioni con olj
aromatici di rose, di viole, di mirto, ecc. Dappoiché un tale gloriavasi d'essere ognora uscito un nume, quantunque
cum
infectis etiam esset conversatus. (De peticulari febre, etc. Tridenti 1592, p. 195).(3) Frizimelicae Frane. De morbo gallico Tract. (Luisini, II, 998).
—
Torrellae. De ulceribus in Pudendagra.(Ibid.I, 554).
—
Petronii Alexan-dre Trajani. DeMorbo
gallico. (IblJ. II, 1312).(4) « Propterea ego inveni liuteolum imbutum medicamento, quod potest
commode
asportari,cum
femoralia jam ita vasta feratis, ut to-tum apothecam vobiscum habere possitis. Quoties ergo quis coiverit,
abluat, si potest, pudendum, vel panno detergat;postea habet linteolum ad mensuram glandis praeparatum; denum
cum
coiverit ponat supra glandem, et recurrat praeputium: si potest madere sputo, vel lotiobo-num
est, tamen non refert (Falloppii. De Morbo gallico Tractatus.Cap.
LXXX1X.
In: Luisini, II, 818).54
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