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Padova in soaza

3.8 Soggetti: tra sacro e profano

Nonostante sia evidente la maggiore e diffusa reperibilità d’immagini religiose253 all’interno della documentazione analizzata, è curioso notare come dei circa 180 quadri con soggetti presenti negli inventari, solo 86 siano immagini sacre mentre sono ben 93 le raffigurazioni afferenti alla sfera del profano tra i quali notevole è la presenza di quadri

di Paese e di ritratti.

Risulta evidente l’impari distribuzione dei due contenuti e tuttavia è necessario precisare che in ciascuno degli inventari analizzati risulta la presenza di almeno un quadro di tema cristiano254. Diverso è il discorso per la quadraturistica di genere o per i

ritratti che si concentrano, invece, in uno o due inventari soltanto. Si potrebbe presupporre che elenchi in cui sono presenti opere di questo tipo (che si discostano, cioè, dalla tematica religiosa) siano redatti per famiglie più benestanti appartenenti, magari, al ramo migrante di una più nobile famiglia lagunare i cui interessi vadano ben oltre alle comuni credenze.

253 I quadri di devozione costituiscono la maggior parte dei dipinti riscontrabili anche tra gli archivi della

Venezia Seicentesca, dapprima sotto forma di figure di santi ed icone che successivamente, arricchite dalla presenza di più figure, diventano sacre conversazioni. Si veda a questo proposito: Cecchini, Quadri e

commercio, cit. pp. 42-43.

254 In un saggio di sulle immagini sacre nel Quattrocento fiorentino, Susanne Kubersky-Piredda attesta la

presenza di immagini devozionali in tutte le abitazioni di Firenze, apprezzate per il linguaggio semplice, venivano poste soprattutto nelle camere da letto e dette per questo “colmi da camera”. La preferenza di tema era accordata alla figura di “Madonna con Bambino” (presente all’ 85%). Si legga a tal proposito: S. Kubersky-Piredda, Immagini devozionali nel Rinascimento fiorentino: produzione, commercio, prezzi in

The art market in Italy (15th-17th centuries), a cura di M.Fantoni, L. C. Matthew, S. F. Matthews-Grieco,

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Anche questi documenti di caratura maggiore sono, comunque, inseriti nei medesimi faldoni archivistici in cui si conserva la documentazione pertinente alla popolazione della medio-piccola borghesia.

Mi sembra corretto porre l’accento su come questo aspetto della ricerca (l’incongruenza tra soggetti sacri e profani presenti negli inventari), sia stato intercettato anche da Andrea Menzione che nel suo libro sulle immagini domestiche nella Pisa del Seicento dice proprio: «È qui da osservare in via preliminare che in ogni periodo del lungo arco di tempo considerato le immagini profane prevalgono dal punto di vista puramente numerico, su quelle di carattere religioso e devoto. (…) Il quadro cambia però completamente se andiamo a considerare quanti arredi comprendano rispettivamente l’un genere di immagini e l’altro, vediamo allora che quasi la totalità degli arredi dai quali le immagini non siano assenti comprende qualche figura di religione, mentre non è così per i soggetti di carattere profano che compaiono in un numero assai minore di inventari»255.

È chiaro dunque che la presenza d’immagini sacre seppur prevalente, come dimostrano i diversi studi di settore nelle città italiane (da ricordare le già citate Pisa e Ferrara nonché la dominante Venezia) non risulta esclusiva.

Un esiguo numero di soggetti che esulano la sfera del devoto è attestato anche in alcuni documenti della periferica cittadina veneta256.

3.8.1 Quando i soggetti sono sacri

Per quanto riguarda i quadri con soggetto specificato, l’immagine più diffusa è senz’altro quella della Madonna di cui contiamo almeno una quarantina di raffigurazioni denominate in diverso modo. Leggiamo di quadri rappresentanti l’«Annonciata», (o

255 Menzione, Preghiera e diletto, cit. pag. 15.

256 Si tratta comunque di un numero molto esiguo di documenti. Qui, i quadri con soggetto profano

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semplicemente «Nonciata»257) o, ancora, la «Madona», altrove ella compare come

Nostra Signora e più brevemente diventa «B.V.» in altri documenti.

La devozione mariana non si arresta però alle raffigurazioni di semplici immagini della Vergine, che pure si presentano in numero notevole nelle case padovane del XVII e XVIII secolo, oltre a questi quadri troviamo infatti la Madonna affiancata da altre figure, in Sacre Famiglie o composizioni di Santi. È il caso dell’inventario di Marietta Capra nella cui casa si trova un «quadro della Madonna di S. Pietro e S. Gerolamo», in altro inventario si legge, tra gli altri, un «quadro colla Madonna e Bambino con cornize tutta dorada» e ancora un «quadro della Madonna de viaggio in Egitto con cornize di ferro negro».

Al contrario di quanto detto fino a qui, la diffusione delle immagini del Cristo non risulta di portata altrettanto consistente: sono solo nove, tra crocefissi in carta Ecce Homo e semplici raffigurazioni di Nostro Signore, le testimonianze che si trovano nei documenti analizzati, riguardanti la presenza di opere puramente cristologiche, superate in numero perfino dalle profane rappresentazioni di Paesi e ritratti.

Oltre a queste due categorie di cui si trovano gli esemplari più numerosi, s’incontrano altre immagini sacre che prediligono soggetti di Santi in voga all’epoca, come San Francesco e san Gerolamo, anche se, per essere corretti, le abitazioni padovane rivelano la fede dei proprietari verso il santo di casa, S. Antonio, preferito ad altre figure258.

È pur vero che il culto dei Santi, e delle figure sacre in genere, è legato a particolari soggetti o a corporazioni distinte delle quali essi sono i patroni.

Nella storia patavina, moderna, possiamo ritrovare corrispondenze precise tra santi, mestieri e luoghi della città.

257 In tutti gli studi effettuati sull’argomento, l’immagine dell’Annunciata sembra essere la più diffusa,

questo anche per il significato simbolico che vuole trasmettere, quale benaugurante simbolo di fertilità.

258 Come ricordato nel capitolo precedente, la devozione antoniana a Padova assume in ogni secolo

importanti dimensioni. La fede verso il Santo della città si attesta non solo dalla presenza di dipinti nelle abitazioni ma anche dalla diffusione di immagini tascabili (santini) e doni di vario genere alla Basilica.

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I mugnai, i muratori affidavano le loro preghiere alla Beata Vergine rispettivamente a Ponte Molino e a S. Giobbe (ora via VIII febbraio), Sant’Egidio proteggeva i merciai, San Michele gli speziali che si radunavano a S. Egidio e i Santi Vito e Modesto venivano invocati soprattutto dagli osti il cui luogo di ritrovo era nei pressi del Duomo259.

Questo contributo potrebbe essere interessante per delineare la professione di alcuni intestatari dei documenti analizzati.