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Gli intellettuali e il potere

2.1 Stalin e gli intellettuali negli anni '30 e '

Dopo aver approfondito il quadro storico e le peculiarità del periodo chruscioviano, passiamo ora ad analizzare la situazione degli intellettuali e della cultura negli anni della destalinizzazione, e come essa si evolse dalla morte di Stalin fino alla metà degli anni '60.

Un'analisi molto interessante fatta da Vladimir Shlapentokh nel suo libro “Soviet Intellectuals and Political Power: the Post-Stalin Era”63 ci dà un idea

di come gli intellettuali facenti parte di una società così centralizzata abbiano dovuto sempre scendere a patti col potere, cooperando in qualche misura col regime e accettando le regole imposte dall'alto. Questo compromesso era ritenuto necessario per poter guidare la società insieme al potere politico, poiché l'intelligencija si considerava portavoce delle masse – che per parte loro invece la guardavano con sospetto, poiché la consideravano come parte di una élite che godeva di fin troppi privilegi (ad eccezione di alcuni periodi storici, come i tardi anni '50 e i primi anni '60 e il periodo della glasnost', in cui i due strati sociali si ritrovarono effettivamente allineati). D'altro canto, il potere politico fu sempre ben conscio dell'importanza degli intellettuali nel promuovere il prestigio sovietico a livello internazionale, nonostante nei periodi del Grande Terrore (soprattutto negli anni '30) l'intelligencija venisse perseguitata fin quasi ad

essere cancellata. Stalin e i suoi successori dovettero riconoscere l'unicità di alcuni studiosi, soprattutto in ambito scientifico e militare. Stalin, che lanciò la persecuzione contro gli studiosi “borghesi” e condannò al gulag Mandel'štam64 e I. Babel'65, salvò comunque dal confino S. Karalëv66, che

organizzerà poi il programma spaziale sovietico, Lev Landau67, futuro

premio Nobel per la fisica, Pasternak68 ed Erenburg69. Da parte sua,

Chruščëv perseguitò Pasternak, ma permise poi la pubblicazione di “Una giornata di Ivan Denisovič” di A. Solženicyn70 e intervenne personalmente

per sbloccare il primo film del nostro Klimov, oggetto di questa tesi.

64 Osip Emil'evič Mandel'štam, poeta, autore di una critica sarcastica nota come

Epigramma di Stalin, fu condannato una prima volta nel 1934 e nuovamente incarcerato nel

1938. Nello stesso anno morì di fame in un gulag.

65 Isaak Emanuilovič Babel', scrittore, autore de L'armata a cavallo, partecipò alla guerra civile nella cavalleria di Budënny; arrestato nel 1938, fu giustiziato nel 1940.

66 Sergej Pavlovič Karalëv, ingegnere e progettista di razzi arrestato nel 1938 e condannato a dieci anni di prigionia, fu successivamente trasferito in uno stabilimento penitenziario per la ricerca coatta (šaraška, in russo шарашка), ove si occupò di missilistica. Liberato nel 1944, fu riabilitato nel 1957.

67 Lev Davidovič Landau, eminente studioso di fisica teorica, fu arrestato nel 1938 e rimesso in libertà l'anno seguente per l'intercessione del fisico Kapica, che si rivolse direttamente a Stalin.

68 Boris Pasternak, poeta, dopo la seconda guerra mondiale scrisse il suo primo ed unico romanzo, Il dottor Živago, rifiutato dall'Unione degli Scrittori e bandito dal governo per il suo carattere biografico e per la maniera antieroica in cui raccontava i lati più oscuri della Rivoluzione d'Ottobre. Perseguitato dal regime, passò gli ultimi anni della sua vita in povertà e dovette rinunciare al ritiro del Premio Nobel, vinto nel 1958.

69 Il'ja Grigor'evič Erenburg, giornalista e scrittore, corrispondente per l'Izviestija negli anni '30, divenne famoso per le trasmissioni da Radio Mosca durante la Seconda Guerra Mondaiale. Vinse il premio Stalin nel 1942 per il suo romanzo La caduta di Parigi, ma si vide poi proibita la pubblicazione de Il libro nero - Genocidio nazista nei territori sovietici

1941-1945. Nel 1954 pubblicò Il Disgelo, in cui si affronta il tema della libertà artistica in

URSS.

70 Aleksandr Isaevič Solženicyn, scrittore, drammaturgo e storico russo, considerato il più influente tra i dissidenti russi, venne arrestato nel 1945 per aver criticato Stalin in una lettera ad un amico e condannato ad 8 anni di gulag e al confino perpetuo. Dopo Una

giornata di Ivan Denisovič (unico suo lavoro pubblicato in URSS fino al 1990), si vide

negata la pubblicazione di Divisione Cancro e sequestrati i manoscritti de Il primo cerchio e Arcipelago Gulag. Sfuggito a un tentativo di avvelenamento nel 1968, fu insignito del Premio Nobel nel 1970 e successivamente privato della cittadinanza sovietica e costretto all'esilio (1974). Tornerà in Russia solo nel 1994.

Gli intellettuali godettero poi sempre di privilegi e status speciali: Stalin introdusse varie competizioni, i cui vincitori venivano insigniti del titolo di Laureato e ricompensati con medaglie, appartamenti nuovi, premi in denaro; durante e soprattutto dopo la guerra assursero a uno status particolarmente privilegiato, con forti aumenti salariali (lo stipendio di un professore universitario era otto volte lo stipendio di un impiegato medio71) e accesso a

ospedali e negozi di categoria superiore. Durante gli anni '50 e '60 furono persino costruite alcune “città scientifiche” (come ad esempio l'Akademgorodok di Novosibirsk) con alti standard di vita – anche se spesso, soprattutto nel periodo di Brežnev, a godere di questi privilegi furono più che altro gli intellettuali mediocri e obbedienti al regime.

Nonostante ciò, il conflitto tra potere politico e intellettuali fu sempre una caratteristica della società sovietica – come tipico d'altronde di tutte le società non democratiche: già Lenin li guardava con grande sospetto, tanto che nel 1922 ordinò una prima espulsione di quasi 200 fra intellettuali e scienziati.72 Fin da subito dopo la rivoluzione, quando cioè divenne chiara

l'ostilità della vecchia guardia degli intellettuali, si tentò quindi di costruirne una nuova e fedele al potere, cercando soprattutto tra gli Ebrei e più in generale tra le minoranze che avevano sofferto di discriminazioni nella Russia zarista. Ma già al tempo di Stalin l'intelligencija era diventata critica rispetto agli avvenimenti e al nuovo corso del regime (vedi “Il maestro e Margherita”). L'alleanza si deteriorò rapidamente: i primi segnali si ebbero già verso la fine degli anni '20, quando si tennero i grandi processi “Šachtynskoe Delo” (1928) e “Prompartija” (1930)73, dalla forte carica anti-

71 Vladimir Shlapentokh, Soviet Intellectuals and Political Power: the Post-Stalin Era, cit., pag 12.

72 Ibid., pag. 17. 73 Ibid., pag. 18.

intellettuale. La persecuzione scattò subito dopo e durò per tutto il decennio, fino ad arrivare al culmine con le Grandi Purghe, quando gli intellettuali risultarono il secondo gruppo più colpito dopo i quadri del Partito. L'intelligencija venne praticamente ridotta al silenzio; alla fine degli anni '30 Stalin era così convinto della sua lealtà che allentò il controllo, eliminò le politiche discriminatorie di ammissione all'alta istruzione e, come visto, promosse un forte innalzamento sociale degli intellettuali. Tuttavia, anche dopo il Grande Terrore la situazione non era mutata più di tanto e gli intellettuali rimanevano fondamentalmente ostili al potere e all'ordine sociale.