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Il ruolo dell’imprenditore nel processo di formazione delle nuove imprese

THE START-UP PROCESS

Caratteri e variabili individuali di un imprenditore di

successo

Verifica della presenza delle precondizioni per la nascita di

una nuova impresa

Assunzione di decisioni strategcihe, gestionali ed

organizzative

Verifica del sistema di capacita' e di coerenze

Sistema delle coerenze

Figura 2. 12 Ruolo e funzioni dell’imprenditore nel processo di start up

La formazione di una nuova impresa è il risultato di un processo complesso che trova fondamento sia nelle caratteristiche personali del potenziale imprenditore

(caratteri e variabili individuali di un imprenditore di successo) e dell’ambiente di riferimento, sia nella loro combinazione. Quest’ultima concorre alla definizione delle opportunità e della disponibilità in termini di domanda e di risorse, necessari

per l’avvio dell’intero processo170. Accanto alla volontà creatrice del soggetto pro-

motore devono sussistere, infatti, anche una serie di presupposti - sia di carattere ambientale che di carattere specifico- in grado di creare le condizioni per l’avvio di una nuova impresa (verifica della presenza delle precondizioni per la nascita di

una nuova impresa)171.

Altro aspetto caratterizzante un processo di start up è la necessità di dare una per- sonalità ed una configurazione concreta all’impresa in termini di risorse, beni, attività e persone (Assunzione di decisioni strategiche, gestionali ed organizzative). È, infat- ti, specifico compito dell’imprenditore dotare la nuova impresa di un sistema di ca- pacità operative fondamentali e dare così avvio alle attività funzionali verso l’esterno e la relativa effettività alla propria idea imprenditoriale. Questo dovrà individuare e vagliare varie alternative, definire i criteri in base ai quali effettuare le proprie scelte e selezionare gli strumenti e le strategie da adottare per realizzare un effettivo piano di sviluppo della nuova impresa sulla base della disponibilità di risorse, dell’accessibilità a fornitori e clienti, della concorrenza esistente, delle politiche go- vernative, ecc.

Tra i compiti che spettano all’imprenditore vi è anche quello connesso alla capa- cità e necessità di arginare, controllare e gestire la forte incertezza e l’elevato tasso di rischio che caratterizzano l’intero processo. Nello specifico, l’incertezza riguarda l’assetto dei mercati di approvvigionamento, l’esistenza di idonee infrastrutture, la possibilità di reperire finanziamenti, il ruolo assunto dagli organi pubblici e di gover- no, “le reazioni delle forze aventi interessi consolidati in altre attività e minacciate dall’emergere del nuovo settore” (Buttà, 2005), ecc.

Il rischio, invece, è collegato sia alla possibile perdita in termini economici fi- nanziari sia all’alta difficoltà delle scelte strategiche e gestionali (definizione del set- tore e del business in termini di ampiezza e sviluppo, scelte produttive e di marke- ting, ecc.) che devono essere affrontate e la cui errata definizione può compromettere la riuscita dell’intero processo.

Inoltre, se è vero che la buona imprenditorialità nasce proprio sui terreni caratte- rizzati da elevata difficoltà dal momento che da questa deriva la capacità di ingegnar- si e di costruire business profittevoli (Brugnoli, 2003), emerge chiaramente come l’imprenditore debba affrontare e conseguentemente superare i diversi ostacoli che si presentano durante la realizzazione di uno start-up.

Il reperimento e la gestione delle risorse risulta, per quanto detto, essere tra le problematiche maggiormente sentite durante tali processi. Una nuova impresa, tipi-

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Durante l’intero processo estrema importanza assumono gli aspetti psicologici, motivazionali e carat- teriali del neo imprenditore ed in particolare la loro positiva correlazione con la sua volontà creatrice e alle performance della nuova impresa.

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Il fenomeno di formazione di nuove imprese risulta particolarmente legato a fattori sociali e culturali che agiscono da stimolo alla nascita di nuova imprenditoria. In queste prime fasi del processo riveste no- tevole importanza l’insieme delle relazioni che l’imprenditore riesce a creare ed instaurare con l’ambiente in cui si trova ad operare e dal quale può reperire le risorse che non è possibile generare all’interno.

camente, è caratterizzata da una condizione di scarsità in termini di risorse (siano es- se finanziarie, materiali ed immateriali) ed è, quindi, compito dell’imprenditore ado- perarsi al loro reperimento ed allo loro corretta utilizzazione.

A questo si deve aggiungere la difficoltà da parte delle imprese in fase di start-up di instaurare e mantenere una serie di relazioni in ottica di soddisfazione teleologica con fornitori clienti, finanziatori e tutti gli altri soggetti che entrano in relazione con questa172 (verifica del sistema di capacità e di coerenze).

Non sempre, quindi, il fallimento nella realizzazione del progetto imprenditoriale dipende dalla qualità dell’idea che l’imprenditore vorrebbe sviluppare, quanto piutto- sto dalla presenza dei numerosi ostacoli, cui questo deve far fronte durante l’intero processo.

Molte delle considerazioni sviluppate inducono a considerare la natura comples- sa di uno start-up, spesso caratterizzato da esiti molto incerti e da alti tassi di insuc- cesso. L’elevato tasso di mortalità delle nuove iniziative imprenditoriali, in particola- re nei primi 3/5 anni di vita, pur in ambiti territoriali molto diversi ed in contesti che evidenziano elevati tassi di natalità, apre la necessità di un sempre più forte contribu- to da parte di soggetti, soprattutto di tipo istituzionale, nell’aiutare, facilitare e stimo- lare i processi di formazione e gemmazione di nuove imprese e consentire così la cre- scita e lo sviluppo di un sistema locale.

Nonostante da ormai diversi anni, in molti paesi ed anche in Italia, si sia assistito ad una crescita molto rapida e vivace di programmi e politiche a tutti i livelli per il sostegno dell’imprenditorialità, il rapporto tra natalità e mortalità delle imprese è in molti paesi allarmante (su 100 imprese 80 non superano il secondo anno di vita).

Le principali motivazioni addotte per giustificare questo fenomeno sembrano convergere nell’idea, da un lato, di una generale mancanza di spirito imprenditoriale e di incentivi e, dall’altro, di una mancanza di conoscenze e competenze da poter sfruttare173.

Le politiche che tipicamente sono adottate dai principali soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Organi diversi di governo) e che tendono ad incidere sull’incentivi e sulla rimozione degli ostacoli all’imprenditorialità, ad oggi, in molti casi non sono più sufficienti.

Maggiore attenzione dovrebbe essere riservata alla creazione, alla costituzione ed all’integrazione di competenze diverse tra soggetti diversi. Sono, infatti, le conoscen- ze, le competenze e le risorse apportate dall’imprenditore, che unite alle conoscenze, competenze e risorse apportate da soggetti esterni all’impresa e che hanno interesse anch’essi al successo della stessa, -come Università, investitori di vario genere, Cen- tri di Ricerca- a poter agevolare il reale superamento dei problemi sopra ricordati.

La presenza di una tradizione produttiva o di altre “palestre” formative come centri di studio e ricerca, università, ecc. può agevolare il reperimento di manager,

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Quanto detto è maggiormente valido con riferimento alla fase di “Initial evaluation after launch” du- rante la quale l’imprenditore deve essere in grado di mantenere l’equilibrio del System’s capabilities” creato.

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A questo si deve aggiungere l’elevato tasso di rischio e di incertezza connessa all’attività imprendito- riale, alla scarsità delle risorse, alla mancanza di conoscenze e competenze gestionali e alla mancanza di un’attenta pianificazione dell’attività (Vallini e Simoni, 2006).

tecnici, operai specializzati, soggetti che spesso risultano un fattore critico di succes- so per lo sviluppo di un’iniziativa imprenditoriale. Sempre in questa logica rientra l’importanza rivestita dai fattori materiali quali terreni, locali idonei, impianti, servizi ed infrastrutture, la cui disponibilità, specie se a condizioni economiche vantaggiose, sono spesso determinanti per giudicare un progetto d’impresa fattibile.

Le Università, secondo Gibson e Smilor (1991), rappresentano una delle sette principali categorie di soggetti istituzionali in grado di offrire un reale stimolo ai pro- cessi di formazione delle nuove imprese174.

Università- nuova imprenditorialità costituisce un binomio caratterizzato da una fitta rete di relazioni, di incentivi, di agevolazioni in grado di supportare la crescita di un sistema. Quanto detto è avvalorato da numerose evidenze empiriche che suggeri- scono come i sistemi locali (aree, regioni, ecc.) più avanzati siano quelli più aperti e che non si basano solo ed esclusivamente sulle proprie risorse, capacità e modelli culturali dati ma che cercano di aprirsi all’esterno cercando la collaborazione e la co- operazione con altri sistemi locali, con Università, Centri di ricerca e altri soggetti istituzionali.

L’imprenditorialità è, infatti, un fenomeno locale e seriale nel senso che si con- centra in particolari zone, aree locali e regionali dove già tradizionalmente la crea- zione di nuove realtà imprenditoriali è alta e/o dove le grandi imprese possono in

modo più o meno diretto creare imprenditorialità175. L’esempio di alcune aree degli

Stati Uniti d’America è forse il più evidente. Aree come la Silicon Valley o il Nor- theast sono esempi di come possa nascere, funzionare e svilupparsi un sistema locale imprenditoriale risultato del forte connubio tra idee, persone, relazioni e soggetti isti- tuzionali, quali le Università.

Anche in altri paesi non mancano esempi di questo tipo (si pensi ad alcune aree della Gran Bretagna) e numerosi sono gli sforzi che si stanno intraprendendo per re- plicare o comunque avviare fenomeni imprenditoriali come quelli sopra ricordati.

Per questi motivi, durante la successiva analisi empirica ampio spazio sarà offer- to alla realtà americana, che oltre a rappresentare un caso di eccellenza rappresenta anche un importante modello da seguire. Eguale spazio sarà dedicato alla realtà ita- liana dove, nonostante la percezione di una scarsa collaborazione e cooperazione tra sistema universitario e sistema imprenditoriale, esistono esempi in grado di offrire interessanti spunti di riflessione.

Sarà, infatti, nostro obiettivo porre particolare attenzione sulle possibilità che un imprenditore, sia esso potenziale che esistente, può sfruttare dal rapporto con uno dei

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Secondo gli autori esistono diversi soggetti istituzionali in grado di creare e sostenere lo sviluppo di nuove imprese sopratutto con riferimento a quelle operanti in ambito tecnologico. In particolare nello schema interpretativo, denominato “Technopolis wheel”, con l’obiettivo di descrivere il ruolo dei diversi soggetti che possono agevolare e facilitare lo sviluppo dei processi imprenditoriali nelle Tecnopli Ameri- cane, ne individuano sette. Ognuno di questi riveste uno specifico ruolo nella creazione e successivo so- stentamento di un’impresa tecnologica all’interno di una tecnopoli. Le sette categorie individuate sono: le

large companies, le emerging comanies, federal government, state governement e local government, sup- port groups ed universities.

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Si pensi all’area di San Francisco e alle numerose imprese di Biotecnologie nate intorno alla zona di Palo Alto e della Stanford University.

principali soggetti istituzionali operanti in un determinato contesto: ovvero l’Università.

Per fare questo assumeremo come base di partenza proprio quanto finora affer- mato ed in particolare la capacità delle Università di far nascere efficienti sistemi di relazioni tra le persone e le imprese scambiando, condividendo e concretizzando ide- e, progetti, conoscenze, esperienze e tecnologie favorendo così la formazione ed il

mantenimento di un capitale sociale duraturo176, alla base dei processi di nuova im-

prenditorialità.

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Per i concetti di capitale sociale, le sue fonti, le sue applicazioni e i suoi ruoli si rimanda alle successi- ve parti del presente lavoro (cap 3.2) e per una bibliografia aggiornata sul binomio capitale sociale ed Istituzioni al lavoro di Lanza (2002) "Imprenditorialità e capitale sociale" edito da Carocci editore.