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Il Capitalismo, come sopraffazione dialettica della forma economica, è sempre stato. Altra cosa è, per così dire, il Capitalismo storico che è soltanto una questione di più e di meno, di prevalenza più o meno diffusa di tale sopraffazione36

34

Fernand Braudel, Una lezione di storia. Châteauvallon. Giornate Fernand Braudel. 18, 19, 20

ottobre 1985 [1986], Einaudi, Torino 1988, p. 131. 35 Ibidem.

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Collocando a più riprese l’accumulazione originaria nella «preistoria del

capitale», ad una prima lettura, Marx potrebbe dare l’impressione di individuare

nell'accumulazione originaria inglese un unicum.37 Come abbiamo però visto nel

primo paragrafo tale impressione non ci deve trarre in inganno in quanto ciò che

rende «unica», agli occhi del tedesco, l'accumulazione originaria inglese non è

tanto l'inaugurare il capitalismo con la «C» maiuscola, quanto il porre le

condizioni materiali per la realizzazione di un capitalismo agrario che a sua volta

darà i natali al primo esempio storico di capitalismo industriale compiuto.

Con tale posizione sembra concordare, facendo un passo avanti ulteriore,

anche Giovanni Arrighi; il quale dopo averci narrato le grandiose epopee dei cicli

sistemici di accumulazione genovese ed olandese,38 ci dice che a quel punto

il capitalismo in quanto sistema mondiale si era affermato. D'ora in avanti, il territorialismo avrebbe potuto conseguire i suoi obiettivi solo «internalizzando» le tecniche di potere capitalistiche. Questa, come vedremo, sarebbe stata la caratteristica principale del terzo ciclo sistemico di accumulazione (quello britannico).39

Durante tutta l’opera di Arrighi non mancano però i continui riferimenti al ruolo

che lo Stato svolse di volta in volta nel dare il via e nell’accompagnare i cicli

37 K. Marx, Il Capitale. Libro primo cit., p. 789. 38

«Ciò che intenderemo per "ciclo sistemico di accumulazione" sarà un'importante espansione materiale dell'economia-mondo, realizzata mediante la costituzione di nuove rotte di traffico e l'incorporazione di nuove zone di sfruttamento commerciale, seguita da un'espansione finanziaria che rafforza il dominio del capitale sulla più vasta economia-mondo. Inoltre una classe capitalistica chiaramente identificabile deve risultarne favorita traendo beneficio da entrambe le espansioni in virtù di una struttura di accumulazione del capitale in gran parte già sorta quando l'espansione materiale ha avuto inizio». G. Arrighi, Il lungo xx secolo, denaro potere e le origini

del nostro tempo [1994], il Saggiatore, Milano 2014 p. 141. 39 Ivi, p. 160.

37

sistemici di accumulazione, sia nelle loro fasi espansive che in quelle recessive. Il

sociologo italiano più volte sostiene l’idea per cui il capitale e il «libero mercato»

da soli non sarebbero capaci di produrre una reale espansione e un radicale approfondimento dell’economia-mondo. Questa possibilità, secondo Arrighi, si dà

solo se questo processo viene «scortato» dallo Stato il quale deve garantire l’apertura di spazi, al suo interno legalmente e al suo esterno militarmente, dentro

i quali il capitale possa inserirsi e prosperare.

Non è un caso che nel descrivere le similitudini tra il ciclo ibero-genovese e

quello olandese Arrighi individui una particolare rilevanza nella

analogia tra la strategia olandese e la precedente strategia italiana [ibero- genovese] di utilizzazione dei capitali eccedenti in investimenti nelle attività belliche e in quelle di formazione dello stato.40

Ecco quindi che emergono nella costruzione arrighiana le due dimensioni

principali dello stato, particolarmente rilevanti nelle sue fasi di ascesa e di

«rodaggio»: quella organizzativa, logistica, burocratica e quella militare.

Tramite questa evoluzione delle funzioni dello Stato si delinea un movimento (simbolicamente) parallelo all’espropriazione dei mezzi di produzione

(vedi 1.3). Se da una parte i gruppi sociali subalterni durante le accumulazioni

originarie devono essere messi in condizione di dipendenza economica di modo

che si immettano volontariamente sul mercato, in maniera analoga, di fronte

40 Ivi, p. 150.

38

all’emergere dello stato moderno, essi devono essere messi in condizione di non

nuocere venendo espropriati della possibilità di possedere armi. Questa incapacità

di nuocere è la conseguenza di una delle varie risposte che Jared Diamond dà alla

domanda: «Cosa deve fare un’élite per avere il consenso popolare e allo stesso

tempo mantenere il suo stile di vita?»:

disarmare le masse e trasformare l’esercito in una casta elitaria. Questo è molto più facile oggi, perché si può avere il monopolio delle armi tecnologiche prodotte in modo industriale; in passato chiunque poteva fabbricarsi da sè una lancia o una mazza. 41

Come si può intuire il regime di accumulazione e lo sviluppo produttivo

rafforzano ulteriormente il monopolio della forza statale nella misura in cui col

passare del tempo diverrà via via più difficile produrre privatamente armi che

possano competere con quelle prodotte industrialmente.

***

È proprio sulla base delle riflessioni di Arrighi (e di Gramsci) che nel

primo capitolo di questa tesi si è parlato di «egemonia burocatico-militare» come della «garanzia in ultima istanza» per la tenuta dell’Egemonia nel suo complesso.

Riprendendo quindi quanto detto da Arrighi nella penultima citazione «il

territorialismo avrebbe potuto conseguire i suoi obiettivi solo «internalizzando» le

tecniche di potere capitalistiche». Complementarmente il capitalismo, per imporsi

41 Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni

39

su un livello più profondo e duraturo delle strutture sociali dell’economia, avrebbe

dovuto di lì in avanti poggiarsi a sua volta sulle tecniche di potere territorialistico,

burocratico e militare. In sintesi le tecniche di potere dello Stato «moderno».

Questo ulteriore salto di qualità a cui sarà costretto il capitale non deve

però farci pensare ad uno Stato che prima di quello inglese si caratterizzava per

strutture «semplici» o poco complesse. Come ci spiega Arrighi i limiti del

capitalismo «pre-moderno» erano principalmente una conseguenza (soprattutto

nel caso genovese) di una costantemente crescente esternalizzazione dei costi

delle Difesa e conseguentemente il non poter concretizzare un territorialismo

funzionante. Salto di qualità che invece riuscirà agli olandesi i quali però non

poterono sfruttarne a pieno le conseguenze come invece successe per il ciclo

britannico che per questioni territoriali e e militari poté godere di territori e risorse

incomparabilmente maggiori. Al contrario dal punto di vista della della

sofisticazione burocratico-finanziaria Arrighi sostiene che

con la formazione della Casa di San Giorgio nel 1407 [Genova] creò un'istituzione per il controllo delle finanze pubbliche da parte dei creditori privati la cui efficacia e sofisticazione, sotto questo aspetto, non furono eguagliate fin quando, quasi tre secoli dopo, fu fondata la Banca d'Inghilterra.42

42 Giovanni Arrighi, Il lungo xx secolo, denaro potere e le origini del nostro tempo, il Saggiatore, Milano 2014, pag. 123.

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